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Opposizione alle ordalie
L'opposizione della chiesa alle purgationes vulgares (ordalie) risale al IX sec. con le Decretali Pseudoisidoriane e l'opera di Agobardo di Lione "Liber contra iudicium Dei". Inoltre, vari papi le condannano, tuttavia gli effetti di tali condanne si produrranno solamente nel XI sec. per poi culminare nel 1215 con il IV Concilio Lateranense che vieta espressamente a tutti i prelati di partecipare al rito delle ordalie.
Nell'alto medioevo, per avere efficacia, non basta che una norma esista ma è necessario che sia conosciuta da un ampio numero di persone. Accadde infatti che alcune importanti decretali di forte opposizione alle ordalie non furono conosciute se non grazie alla Riforma gregoriana che riaccendesse l'interesse anche verso le forme originarie del processo canonico.
Le argomentazioni teologiche alla base dell'opposizione erano che la volontà di Dio è imperscrutabile e che queste pratiche tentassero Dio.
RIFORMA GREGORIANA
Pone le basi per la riscoperta del diritto romano.
Harold J. Berman: la definì la "rivoluzione pontificia" per la sua influenza sulla tradizione giuridica occidentale.
È una riforma interna alla Chiesa stessa voluta sia dal Papa che dal basso clero, diversamente dalla Riforma Carolingia che era esterna e imposta dall'alto e dalla Riforma Protestante che portò ad una divisione della Chiesa.
Questa riforma prende il nome da Papa Gregorio VII uno tra tanti dei suoi più importanti e convinti sostenitori.
1059, tradizionalmente inizia con un decreto di papa Nicolò II sulle elezioni pontificie che interrompe l'influenza dell'Impero sulle nomine pontificie.
1122, tradizionalmente si conclude con il Concordato di Worms tra Enrico V e Papa Callisto II che fissa le regole per le investiture ecclesiastiche.
Antefatti:
962, Privilegium Othonis
Ottone I (dinastia sassone) venne nominato imperatore da Papa Giovanni XII,
confermò le donazioni carolingie e ne fece di ulteriori, un chiaro segno di vicinanza e rispetto per la Chiesa, tanto da definirsi suo difensore. Tuttavia confermò anche la Constitutio romana di Lotario I (824) ratificata già da Papa Eugenio che prevedeva che l'elezione del papa spettasse al clero e al popolo di Roma e che agli inviati dell'imperatore spettasse un potere di vigilanza sul rispetto delle regole del diritto canonico. In tal modo l'elezione del pontefice era pesantemente manovrata dall'imperatore. Nel 963, Papa Giovanni XII viene chiamato di tramare contro l'Imperatore, Ottone I giunge a Roma e papa Giovanni XII si rifugia a Tivoli, viene messo sotto processo e deposto. Inoltre ai Romani è intimato di giurare fedeltà all'Imperatore e viene aggiunto al Privilegium Othonis che non avrebbero mai eletto un pontefice senza il consenso dell'Imperatore. (viene intaccato il principio gelasiano). Nel 1059, con il decreto diNicolò II la Chiesa risponde alle ingerenze imperiali dichiarando la propria indipendenza. Il decreto prevede che l'elezione del Papa spetti ai soli cardinali salvo debito, honere et reverentia nei confronti dell'imperatore. Da questo momento inizia la prassi imperiale di nominare Antipapi (quando ci sono due pontefici sono eletti entrambi in seno alla Chiesa o meno).
1122, Concordato di Worms, stabilisce che in tutto l'impero (qualche eccezione per la Chiesa germanica) l'elezione dei vescovi deve avvenire secondo le regole del diritto canonico ossia l'investitura è fatta dal papa prima nell'officium e poi nel beneficium. In Germania invece, l'Imperatore poteva investire i prescelti del beneficio feudale e l'investitura nel beneficio precedeva quella nell'ufficio. (fenomeno delle chiese private)
Il concordato mise fine alla lotta per le investiture collegato al problema delle investiture laiche e delle chiese private.
(Eigenkirchen)che venivano date in beneficium a "vescovi" laici nominati dall'Imperatore. La Riforma Gregoriana condannò fortemente le investiture laiche considerandole simoniache (peccato mortale, compravendita di beni e cariche ecclesiastiche). Tuttavia per evitare uno scisma non furono considerati invalidi tutti gli atti e i sacramenti compiuti da tali vescovi e ci fu un atteggiamento riconciliatorio. Dopo la scomunica, l'Imperatore Enrico V giunse al castello di Matilde di Canossa in cui stava soggiornando papa Gregorio VII per chiedere perdono. All'interno della Riforma Gregoriana si individuano due aspetti fondamentali: a) il movimento cluniacense nato dal basso nel monastero di Cluny che promuoveva una purificazione della Chiesa dalla corruzione e dai peccati di simonia e nicolaismo e un ritorno alle origini. b) l'affermazione delle tesi ierocratiche da parte dei pontefici i quali affermavano che il potere spirituale era superiore aquello temporale. Ne è esempio lampante il Dictatus Papae del 1075, una raccolta di 27 proposizioni contenuta nel registro di papa Gregorio VII che esprime nel modo più assoluto la supremazia e l'esaltazione della figura del pontefice non solo nei confronti dell'Imperatore ma anche delle gerarchie ecclesiastiche territoriali molto restie a subordinarsi alla sua autorità (a causa della forte laicizzazione e feudalizzazione). Le affermazioni hanno tutte un fondamento canonico essendoci pervenuta una redazione del dictatus contenente anche le fonti in riferimento ad ogni proposizione. È considerato il manifesto della Riforma Gregoriana. L'attuale centralità del Papa, sebbene con le dovute modifiche dovute all'evoluzione storica, nacque proprio con la Riforma Gregoriana. Alcuni esempi di affermazioni apodittiche sulla centralità del Papa: - tutte le norme canoniche devono essere approvate dal papa - al papa compete la giurisdizione nellecause maggiori- nessuno ha il diritto di giudicarlo- il papa è al di sopra del concilio, lo convoca e le decisioni sono sottoposte alla sua ratifica- il legato papale, anche se di grado inferiore, precede nelle sinodi tutti i vescovi e può deporliPer quanto riguarda i rapporti Chiesa-Impero prevede:- tutti i principi della terra baciano il piede al papa- nessun contatto si può avere con gli scomunicati dal pontefice- il papa può sciogliere i sudditi dal giuramento ai re e deporre i sovrani.- solo il papa può usare le insegne imperiali.La scomunica prevedeva l'esclusione dalla comunità spirituale, nel caso di scomunica di un imperatore i suoi sudditi essendo anche fedeli potevano essere sciolti dal giuramento di fedeltà e quindi deporre il sovrano.lo scioglimento dal giuramento di fedeltà poteva verificarsi anche quando il sovrano non adempiva ai suoi doveri nella sfera spirituale.Per quanto riguarda l'inquadramento delDictatus Papae
In un genere letterario possono farsi solamente delle ipotesi, qualcuno lo ha inteso come un indice di rubriche per una futura collezione canonica da affidare all'illustre canonista Pier Damiani.
LA SCIENZA CANONISTICA
Contestualmente alla Riforma Gregoriana fiorisce anche una scienza canonistica espressa in forme altomedievali caratterizzata dai seguenti aspetti:
- La dialettica
L'XI sec. è caratterizzato da una frenesia generale che porta alla rinascita di molti settori, dal punto di vista culturale si ravviva l'interesse per gli studi teologici intrapresi non passivamente come fino a poco tempo prima ma applicandovi il metodo della logica aristotelica e della dialettica. (la Logica di Aristotele fu tradotta parzialmente da Severino Boetio V-VI sec. e fu tradotta interamente solo nel 1200 prendendo il nome di logica nova)
La logica è alla base della dialettica che prevede un avanzamento della conoscenza fondato sulla contrapposizione di
Un'affermazione e una negazione c.d. oppositio contrariorum che produce una soluzione seguendo lo schema: tesi, antitesi, sintesi. (caratterizzerà anche la prima fase dellarinascita della scienza giuridica)
A livello più generale la logica comprende qualsiasi processo argomentativo della ragione.
Per la prima volta la dialettica viene impiegata nello studio della teologia al fine di risolvere le contraddizioni producendo un necessario scontro tra fede e ragione e spaccando in due correnti la dottrina: da un lato gli antidialettici tra cui Pier Damiani che si opponevano all'uso della dialettica ritenendo che le questioni di fede non possono affrontarsi con la critica della ragione che le verità della fede non possono essere conosciute tramite il ragionamento; dall'altro lato i dialettici tra cui Lanfranco da Pavia (poi vescovo di Canterbury) maestro di Anselmo da Lucca e di Ivo di Chartes che sostenevano il contrario.
La dialettica è usata anche nel
Il diritto canonico come primo criterio di risoluzione delle antinomie tra la tradizione romanistica e quelle territoriali.
La produzione di collezioni canoniche. Le collezioni canoniche di questo periodo risentono dell'utilizzo della dialettica, il procedimento dialettico fondato sulla contrapposizione tra norme che origina come risultato le varie norme interpretative. L'autore come prima non compare tuttavia ora appare chiara e facilmente intuibile la sua posizione che si riflette sulla scelta di alcune norme rispetto ad altre.
In questo periodo c'è un incremento della produzione di collezioni canoniche che possono ascriversi in tre grandi blocchi: costituzioni canoniche gregoriane, costituzioni imperiali ecclesiastiche, costituzioni di mediazione.
Interesse per i testi originali.
Riscoperta dei testi giustinianei. 483/XI/MMXXI
Le collezioni canoniche della riforma sono moltissime, tra tutte le più importanti sono le seguenti.
Decretum di Burcardo di Worms,
1012-1023 È una collezione di poco antecedente alla Riforma gregoriana tuttavia rimase la più diffusa in assoluto almeno fino alla diffusione del decreto di Graziano. Trovò ampio utilizzo nella riforma gregoriana per via della sua struttura sistematica e di agevole consultazione. Brucardo fu vescovo di Worms per cui la sua opera è espressione della Chiesa germanica, contiene infatti, numerosi canoni germanici di cui Burcardo, ricorrendo alla falsificazione, modificò la provenienza al fine di conciliare le antinomie.
b) Collezione in 74 titoli, 1076 È in genere attribuita ad Umberto da Silvacandida.
c) Collectio Canonum, di Anselmo da Lucca 1083 Ebbe molta più diffusione della precedente. L'autore, oltre ad essere nipote di papa Alessandro II, era anche un convinto sostenitore della riforma, per questo la collezione in origine conteneva esclusivamente fonti concordanti con la riforma gregoriana, scartando tutte le altre. Tuttavia, a causa della sua
grande diffusione sono comparse varie