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LONGOBARDII

Longobardi, nelle origini erano considerati dei guerrieri barbuti, giungono in Italia nel 568, con a capo Alboino. Le invasioni di longobardi sono state caratterizzate da estrema violenza, gli episodi sono raccontati da Paolo Diacono, storico di epoca longobarda, monaco cattolico. Autore della Historia Longobardorum, nella quale racconta le vicende legate alle invasioni, la discontinuità e di rottura. I ducati longobardi, sono delle grandi armate dell'esercito longobardo che si territorializzano.

Nel territorio dell'Italia vi è una divisione di carattere politico-geografico, perché vi è una Italia bizantina ed una longobarda. Nell'Italia longobarda, comprende Lombardia, Toscana, Ducato di Benevento e di Spoleto. Sul piano normativo, nell'Italia bizantina vige il diritto bizantino - come diritto territoriale, anche se la sua applicazione si affievolirà di più per via della lontananza e per le

consuetudini. Nell'Italia longobarda vi sono due diritti che si fronteggiano: principio della personalità del diritto. Si ha il diritto romano bizantino, che è il diritto dei romani, ed il diritto longobardo - applicato dai longobardi, come legge personale, questo per il principio della personalità del diritto, secondo il quale, ciascun popolo vive secondo la legge della propria natio.

L'età longobarda, è stata oggetto di visioni distorte della realtà, la vecchia stereografia ottocentesca, racconta delle invasioni come un flagello, di romani ridotti in schiavitù e popoli soggetti alla crudeltà. Queste barbarie perpetuate dai longobardi, le troviamo nell'Adelchi, opera manzoniana, che racconta la sconfitta dei Longobardi, nel 774 per opera di Carlo Magno, e l'ultimo dei Re longobardi, Desiderio, fu fatto prigioniero di Carlo Magno ed il figlio del Re morì in guerra. Nell'opera i romani sono

identificati come persone soggette alla schiavitù. Storia smentita dagli studi, che permette di analizzare il periodo longobardo, come epoca chiave del nostro medioevo. Nel senso che l'età longobarda, oggi, è vista come una fase di grandi trasformazioni e cambiamenti, che dà inizio al medioevo, nella quale si dispiega un processo molto importante di graduale assimilazione e scambio reciproco tra i romani e il germanesimo. Il mondo romano e longobardo, inizialmente vivono separati tra di loro, dalla metà del sesto secolo fino a tutto il settimo secolo, perché vi era il principio della personalità. Agli inizi dell'ottavo secolo, con Liutprando, i due mondi incominciano a rapportarsi, con un processo, da una parte di romanizzazione dei longobardi, dall'altra parte una graduale assimilazione della cultura longobarda. Liutprando, Re dei longobardi dal 712 al 744 d.C., riordinò il Regno, emanando un gran numero di leggi ispirate aquelle romane. Dal 726 fu in lotta con i bizantini.
Sul fronte della romanizzazione dei longobardi, fu fondamentale il ruolo svolto dalla Chiesa, attraverso la
conversione del popolo longobardo. La conversione dei longobardi, o+re la chiave, per comprendere le
maggiori trasformazioni avvenute nel popolo. La conversione significò la rinuncia agli istinti bellicosi e
risosi intrisi nel popolo guerriero significò l’abbraccio di una nuova fede e l’accettazione della latinità della
Chiesa. La conversione significò la simultanea romanizzazione dei longobardi.

EDITTO DI ROTARI
Rotari intraprese nei confronti dei bizantini una battaglia militare, che si concluse con la conquista della
Liguria e Lunigiana. Per compensare i suoi soldati, Rotari decise di elargire a loro le sue leggi, il suo editto.
Liutprando, Re dei longobardi dal 712 al 744 d.C., riordinò il Regno, emanando un grande numero di
leggi ispirate a quelle romane. Dal 726 fu in lotta con i

bizantini. L'Editto di Rotari fu emanato il 22/11/643 dal Re dei longobardi Rotari, per le popolazioni del regno, il dichiarato intento di mettere per iscritto le consuetudini del popolo, scritto in lingua latina. Lo scopo era quello di rafforzare il potere monarchico, di consolidare politicamente le strutture del Regno e di impedire una manipolazione del diritto.

L'Editto è un monumento legislativo ed il più importante realizzato in quel periodo. Fu influenzato dal diritto teodosiano e dalla compilazione giustinianea. I compilatori dell'Editto, erano sicuramente esperti, nel senso che si fa riferimento a dei giudici sovrani e primati. Il testo è articolato sia con disposizioni antiche sia recenti, di carattere prettamente germanico, composto da norme essenziali, ridotte in comandi e divieti.

L'editto di Rotari non si sa precisamente dove è stato redatto, si pensa a Pavia, mentre l'altra ipotesi è il monastero di Bobbio.

Consta di

388 capitoli e le materie in esso trattate appaiono disposte secondo un ordine prestabilito: un primo gruppo di capitoli tratta dei reati politici; seguono i reati contro le persone e quelli contro le cose; con una rubrica intitolata alla 2liazione legittima ha inizio la trattazione del diritto di famiglia e successorio, compresi i reati contro il matrimonio. Seguono i diritti reali e le obbligazioni, i reati minori e i danneggiamenti, nonché un breve gruppo di capitoli dedicati alla materia processuale. I capitoli conclusivi riguardanti diverse materie, probabilmente sono frutto di aggiunte posteriori, apposte a scopo di integrazione o di correzione di capitoli precedenti.

La maggior parte delle norme di diritto penale erano corredate da un tariffario attraverso cui venivano fissati dei compensi pecuniari, destinati a sostituire la faida, con relative varianti a seconda del valore che veniva assegnato alla persona offesa (guidrigildo).

Nel suo complesso l'Editto contribuisce,

In maniera decisiva, a rendere più consapevole la popolazione longobarda di costituire una comunità unitaria della quale era superiore garante l'autorità regia. Fu un potente strumento di conservazione dello spirito nazionalistico e della coesione di stirpe tra i Longobardi. I destinatari dell'Editto erano principalmente, se non esclusivamente, i Longobardi: alla popolazione di origine romana era consentito il ricorso al proprio diritto.

TERRITORIO IN ETA' LONGOBARDA

Pavia capitale fissa del Regno del Nord. A Pavia c'è il palatium, costruito da Teodorico, e divenne la cancelleria dell'Impero, dove uscivano le leggi e le disposizioni. Il Re assume i panni di Sovrano, non più quelli di capo militare del suo popolo. Liutprando (inizi VIII secolo, al tempo della conversione) nel suo editto dichiara di essere colui che governa il popolo.

Si ebbe un fenomeno complesso di territorializzazione dell'esercito. L'esercito era

Composto da varie formazioni militari: grandi formazioni militari, detti ducati comandati da duchi. I ducati, con il tempo si territorializzano e si insediano stabilmente sul territorio. Oltre ai ducati, vi sono anche le sculdascie e decanie. Esse erano formazioni militari ristrette che si insediano sul territorio, dando vita a circondari minori. Il territorio è diviso quindi in ducati, sculdascie e decanie.

I duchi erano abituati a comandare, con autonomia ed indipendenza. Il rapporto tra i duchi ed i sovrani fu un rapporto di sudditanza, per una situazione di sovranità sopportata dal duca, in quanto doveva sottostare alle volontà del sovrano.

I castaldi erano comandanti militari, a cui l'editto del re longobardo Rotari attribuiva funzioni di rappresentanza del re, di tutela dei continenti sottoporti alle loro dipendenze e di giurisdizione. In seguito assunsero la funzione di governatori e amministratori, nel nome e per conto del rex, della curtis regia, ossia delle terre.

Appartenenti al sovrano. Essi avevano cura che i fondi regi venissero ben coltivati, che i prodotti fossero ben conservati e che i redditi dei beni di pertinenza reale venissero convogliati verso le casse del sovrano. Inoltre avevano lo scopo di controllare l'operato dei duchi.

Anche le piccole unità dell'esercito si radicarono nel territorio: le fare. La fara la famiglia germanica, costituita sul modello agnatizio, ossia composta da un vasto gruppo di persone che si consideravano discendenti da un capostipite comune e legate tra loro non solo e non tanto da vincoli di sangue, quanto da comuni interessi patrimoniali. All'interno della fara il potere del capo del gruppo era più limitato rispetto a quello del pater familias romano, partecipava alle vendette e al godimento del prezzo del sangue, sfruttava i beni comuni, assisteva al compimento dei negozi giuridici e provvedeva alla tutela delle donne e dei minori.

La patria potestas germanica non aveva un carattere perpetuo.

Cessando nel momento in cui il giovane diventava atto alle armi e costituiva accanto a quella paterna una nuova fara.

DIRITTO LONGOBARDO

Tra il diritto privato romano e longobardo vi sono molte differenze. La popolazione longobarda non è in grado di pensare all'astratto: sfugge ai longobardi il concetto di persona giuridica, cioè un ente distinto ed autonomo dalle persone fisiche che lo compongono.

Anche per quanto riguarda le persone fisiche, vi erano differenze tra i romani ed i longobardi: i romani attribuivano dei diritti al nascituro, i longobardi no. Una disposizione dell'editto di Rotari, disponeva che si puniva il reo per le percosse inferte alla donna, ma non per l'uccisione del nascituro. Questo è un principio meramente materiale.

La capacità di agire si lega alla idoneità alle armi, ovvero all'attitudine di saper usare le armi. Questo principio determina una incapacità di agire permanente nei confronti delle donne, negli

anziani e dicoloro che hanno problemi fisici.

POSIZIONE GIURIDICA DELLA DONNA NELLA SOCIETÀ LONGOBARDA

Vive in una situazione di incapacità permanente per tutta la sua vita, la quale vincola la donna sia danubile che da sposata. La donna deve fare sempre riferimento ad una autorità maschile: il mondualdo.

Il mondualdo è il titolare del mundio ed integra la capacità di agire della donna.

Il mundio è un Istituto del diritto germanico, indicava il potere del capofamiglia sugli altri componenti del gruppo e la tutela da questi esercitata.

In particolare, nel diritto longobardo, il mundio aveva carattere essenzialmente patrimoniale, consistendo nel diritto-potere di amministrare i beni della donna, considerata incapace di agire, e di assisterla nel compimento di atti giuridici, anche di quelli relativi a beni di sua proprietà. Senza l'approvazione del mundoaldo gli atti giuridici della donna non erano validi.

Rotari ribadì

l'impossibilità giuridica della donna di liberarsi da tale istituto. Quando iniziarono le invasioni, i longobardi conobbero la situazione giuridica della donna romana e rimasero sconcertati dalla sua autonomia. La
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Publisher
A.A. 2018-2019
42 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martina954 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Lucchesi Marzia.