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All’interno di questo contesto si capisce che la domanda del modernismo, di dare
abitazioni a tutti (standardizzazione) sia già soddisfatta. I discorsi cambiano direzione,
la parola chiave diventa la comunicazione.
Postmodernismo: termine usato per connotare la condizione antropologica e culturale
conseguente alla crisi e all’asserito tramonto della modernità della società del
capitalismo matura, entrate circa dagli anni 1960 in una fase caratterizzata dalle
dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei
messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle
informazioni sulle reti telematiche. Si caratterizza per una rilettura della storia, per
l’abbandono dei grandi progetti elaborati a partire dall’Illuminismo e fatti propri dalla
modernità. Mescolanza di riferimenti con l’obiettivo di comunicare.
BBPR (Belgiojoso, Banfi, Peressuti, Rogers), Negozio Olivetti, NY 1954. Adriano
Olivetti va negli USA e vede come stanno progettando lì e cerca di ricostruire l’azienda
del padre. Non produce un oggetto funzionale, ma un’opera d’arte (macchina da
scrivere). Serie di negozi attraverso dei quali vuole esporre una serie di prodotti, capisce
la necessità di realizzare contenitori per mettere questi oggetti. Lezioni per insegnare
alle persone a usarle, tutti possono averle. La merce esposta come un’opera d’arte.
Progetto realizzato nella 5th Av. I BBPR sono un gruppo di progettisti italiani milanesi
(Olivetti vuole promuovere il made in Italy in anticipo), sono architetti rimpregnati della
cultura umanistica e italiana, cercano di comunicare l’Italia. Viene definito il negozio
più bello sulla quinta strada. La vetrina non si trova sul filo della strada, c’è spazio
filtro, decidono di utilizzare lo spazio per collocarci una macchina da scrivere (persone
non sapevano la necessita di utilizzare una macchina da scrivere nella sua vita
quotidiana). Invita alle persone a interagire con la macchina, e di avere il desiderio di
ottenere quella macchina, senza che diventino possibili buyer perché ancora non sono
dentro il negozio. Olivetti riesce a mettere il discorso funzionale e la parte dell’estetica
nei suoi prodotti (colori che attirano l’attenzione). Superficie del pavimento di marmo
verde, che arriva fino al punto in cui comincia il marciapiede, a rafforzare l’idea dello
spazio filtro, elemento in cui viene messa la macchina da scrivere: stalagmite; tutte le
altre macchine vengono esposte su tavoli e sedie all’interno del negozio. In tutti i negozi
Olivetti, le macchine vengono sempre abbinate a una vera opera d’arte (strategia
attraverso la quale comunica che le macchine da scrivere sono opere d’arte), qui si vede
un bassorilievo. Un altro elemento che si trova in tutti i negozi è la scala, all’interno di
questo negozio si svolge l’assistenza al cliente, non solo la vendita. Ruota che serve per
trasportare le macchine all’interno dei negozi dal magazzino al primo piano. Non c’è un
percorso pre stabilito, spazio montato sul concetto di gioco. 23 metri di profondità, sorta
di corridoio, ambiente poco interessante dal punto di vista architettonico, gli architetti
adottano la scala, per rompere visivamente lo spazio, in maniera obliqua e rendere più
dinamico lo spazio (se fosse modernista sarebbe perfettamente in asse). Sopra ci sono
una serie di tavole e sedie dove insegnano alle persone come utilizzare gli oggetti che
dovranno acquistare. Inclinazione della vetrina alla facciata, per incuriosire con l’opera
d’arte (bassorilievo) alle persone che passano. Si vede l’elemento strutturale, trave di
acciaio che sorreggono il peso. Non ci sono tantissimi spazi espositivi, da maniera di
non creare panico agli acquirenti. Oggetti che poco per volta vengono inseriti nelle case
delle persone. Non è postmoderno, ma introduce.
1966. R. Venturi. “Complexity and Contradition in Architecture”. Anno di svolta del
Postmodernismo. Sorta di storia dell’architettura, attraverso la quale cerca di far vedere
come i postmodernisti capiscono la storia. Il suo obbiettivo è quello di far vedere alle
persone quanto la proiezione dell’architettura sia stato un processo di contradizione. Fa
vedere quali erano gli architetti che la cercavano diversamente. ‘More is not less’.
R. Venturi, Casa di Vanna Venturi, Philadelphia 1964. Confronto con la casa Farnsworth
di Van der Rohe (less is more); questa è ‘less is bore’. Casa della mamma di Venturi.
Elementi di varia provenienza, storica, tradizionale, modernista. Ritorno del colore, a
differenza di quello che si faceva prima. Finestra a nastro (riferimento a Le Corbusier,
ma in chiave completamente diversa) interrotta. Tetto a doppia falda. All’interno
dell’entrata c’è un elemento che interrompe la porta. Dimensione giocosa. Finestra
sovradimensionata. Cammino. Ripresa di elementi tutti insieme e propongono progetti
completamente diversi, in prima fase vogliono differenziarsi.
Hans Hollein, 1934 – 2014
Architetti del postmodernismo cercano di liberarsi dal modernismo, movimento come
reazione. Architettura fatta di citazioni. Spazi commerciali servono per sperimentare e
richiamare l’attenzione del potenziale acquirente.
Quello che c’era prima lo sentiva come una gabbia. All’interno di questa sfera entra
ogni cosa, riformulazione completo di tutto quello che c’era nell’ambiente.
Negozio di candele Retti, Vienna 1965-66. Negozio inserito all’interno dell’ambiente
urbano, contesto dove succedono cose completamente diverse, dal punto di vista
stilistico. Cerca l’unicità dell’esperienza. Facciata di materiale metallico (alluminio) che
sembra essere scivolando nella superficie, perfettamente simmetrica rafforzata dalla
presenza di due vetrinette laterali. Riferimenti a Otto Wagner (Postsparkasse, elementi
metallici: bulloni) e Adolf Loos (negozio Knize, struttura della facciata);
postmodernismo si basa sulla citazione. Negozio piccolo, forma allungata. Due
vetrinette girate in maniera tale da catturare l’attenzione del passante, ciascuna indica
una direzione diversa. La pianta composta di due quadrati, il primo ruotato in maniera
tale che si vede uno spazio che si allarga, percezione di uno spazio piccolo, lo spazio si
allarga che poi è ulteriormente dilatato grazie a una serie di specchi per far apparire il
primo spazio ancora più largo in quanto è in realtà, e passare finalmente al secondo
quadrato dove si può fare l’acquisto, ottenendo così l’ampiamento dello spazio.
Gioielleria Schullin, Vienna 1972. Forte richiamo a opere architettoniche più o meno
riconosciute, in una seconda fase del Postmodernismo, verso un’astrazione del proprio
linguaggio utilizzando sempre di più un linguaggio simbolico. La parte più importante
della facciata è la collata d’oro che sembra scendere lungo la facciata, attraverso la
quale escono una serie di tubi, che servono per scaldare e raffreddare l’ambiente, che
sembrano essere volutamente collocati li. Vetrinetta piccola, porta che sembra essere
integrata alla collata d’oro, e marmo. Materiale diventa simbolo stesso della merce
all’interno del negozio. Forte presenza di citazioni provenienti da tutte le culture. Forme
sempre più astratte.
Victor Gruen, 1903-1980
Centro commerciali diventano posto di sperimentazione degli architetti. Viennese,
decide scappare dalla Seconda guerra mondiale verso gli USA negli anni della crisi di
Wall Street; quando lui arriva le persone vivevano in Hooverville a Central Park,
costrinsi a lasciare le case; successivamente Roosevelt risolve con il New Deal e c’è
l’iniziativa di modernizzare con i centri commerciali per favorire l’acquisto della merce
dai consumatori americani. Trova lavoro nell’Esposizione universale di NY di 1939
(Robert Moses costruisce NY, e fa anche l’esposizione) a Flushing Meadows, luogo non
favorevole, dovevano rappresentare il progresso americano. Gruen vede la
rappresentazione del progresso, all’interno della quale vengono rappresentati due
modelli di città a base dell’utilizzo della macchina (Futurama e Democracity); capisce
che gli USA hanno come elemento fondamentale l’automobile e il governo investe nella
ricostruzione della società americana e i negozi (iniziativa “modernize main street”) ;
però non c’è nessun tipo di linguaggio architettonico in questi negozi. Scrive serie di
articoli dove si definisce come un ‘environmental architect’, coglie il termine ‘machines
for selling’ (come Le Corbusier chiama le sue case), e il termine ‘retail design’.
All’interno di questa città comincia a progettare spazi espositivi, messa in scena della
merce; diventa punto di riferimento per i commercianti che vogliono vendere i propri
prodotti. Crea uno spazio all’interno del quale la merce venne esposta e la persona che
lo vede ancora non è dentro il negozio, ma in uno spazio rassicurante, spazio filtro
(Morris Gift Shop, di Lloyd Wright).
I centri commerciali nascono durante la seconda guerra mondiale. “The Architectural
Forum”, rivista del 1943, dove progettano quello che sarà costruito al fine della guerra,
la città del futuro, Syracuse, appare il termine centro commerciale, progetto affidato a
Gruen. Gruen è preoccupato per le condizioni di vita delle persone che vivono nelle
periferie delle città, capisce che c’è bisogno di uno spazio molto grande, riproponendo
un modello del centro storico europeo qualsiasi dove possono ricrearsi e fare allo stesso
tempo shopping, per americani dotati di automobile. Strutture che devono avere parking
lots, ambiente protetto per soddisfare le proprie necessità.
“Mall Market”: tipologia del centro commerciale come lo conosciamo oggi.
Milliron’s, Los Angeles 1949. Primo progetto, ancora non è un centro commerciale.
Parcheggio sul tetto dell’edificio che comincia a essere un punto di riferimento.
Southdale Center, Edina (Minnesota) 1949. Primo centro commerciale. Inserisce
all’interno risotranti, cinema, che possano servire alle persone come attrattiva. Comincia
a creare un centro comunitario con questo, e fa il gioco dei commercianti secondo la
legge più tempo la gente passa gli viene voglia di comprare. Ambienti protetti,
all’interno di queste architetture il clima e l’illuminazione sono controllati, persone
invitate a recarsi anche per passare volontariamente il pomeriggio. Nella fase di
realizzazione si trovano serie di ragionamenti che lui fa: dimensione dei parcheggi (le
persone rischiano di dimenticare dove lasciano la macchina) fa una