Appunti di storia del design e dell'architettura II
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ricostruire in chiave moderna (es. Hiroshima (i giapponesi costruivano le sue
strutture in legno per i terremoti così potevano riscostruire molto più veloce)).
i) 1948 e 1955, Le modulor . Misure del corpo umano e di conseguenza tutta la
città. Diventa bestseller. Ricerche sulla standardizzazione della figura umana
che assume importanza dopo la seconda guerra mondiale. Standardizzata la
produzione degli oggetti.
Unité D’Habitation (Le Corbusier). Materiali: cemento armato lasciato a vista.
Complesso residenziale all’interno del quale le persone vivono, lavorano e si riposano,
inserisce le 4 principali attività che l’essere umano compie. A ciascun appartamento
arrivano luce naturale e aria sufficiente. Sufficiente spazio libero intorno. L’edificio è
sollevato, pilastri che sorreggono l’edificio, perché così si può utilizzare questo spazio,
non blocca la circolazione, possono svolgersi attività per intrattenere i residenti
dell’edificio. La terrazza giardino utilizzata per prendere il sole, fare attività di svago,
attività fisiche. Tutto a partire delle misure del corpo umano, singoli appartamenti
incastrati a L, doppio affaccio. Appartamenti in sezione verticali, in maniera tale che
ogni appartamento può avere finestre in entrambi lati dell’edificio. Sulle due facciate
nella parte della doppia altezza gli appartamenti sono vetrati per guardare cosa succede
fuori. Interruzione della monotonia della facciata con elemento con brisoleil a doppia
altezza, dentro ci sono negozi e biblioteche per rendere la vita delle persone più
efficiente, non hanno bisogno di andare in centro. Tutte le necessità soddisfate da una
serie di spazi. Ci sono anche scuole e asili. Tempo ottimizzato. Spazio di circolazione
interno è un passaggio per raggiungere il proprio appartamento caratterizzato da una
serie di colori per renderlo meno monotono. Tutte le cucine si affacciano a questi
corridoi e hanno uno sportello con turbine per buttare l’immondizia e non devono
muoversi. Cemento armato versato all’interno delle casseforme di legno scelte da lui
che resta a vista. Casiers standard, elemento per essere all’interno del condominio, può
comodamente trovare spazio in un alloggio qualsiasi, di misure standardizzate.
Cappella di Notre-Dame du Haut, Ronchamp (Francia) 1950-55. Non ha che vedere con
la razionalizzazione e le necessità dell’essere umano, emergere la parte artistica di
esprimere attraverso la forma. Luogo dedicato al culto. Funzione spirituale accentuata
grazie alla creazione di un muro riempito con vetro colorato che fa arrivare luce colorate
alle panchine.
1953. Le Corbusier in India, viene chiamato per la costruzione di una delle capitali,
Chandigarh. Dopo la suddivisione territoriale dell’India e Pakistan. Costruire la città dal
nulla, e gli indiani fanno vedere ai vicini che loro sono più potenti. Serie di strade
principali, secondarie che razionalmente s’inseriscono sulla griglia definita dalle
principali, spai aperte e verdi, centro di commerci lavorativo terziario nel centro e il
campidoglio (parte più rappresentativa della città). Il campidoglio è un’enclave di
modernismo europeo esportato (India non è un paese all’avanguardia). Patrimonio
dell’UNESCO. Chandigarh, The City Beautiful, dal movimento iniziato a Chicago.
Dalla qualità del ambiente in cui viviamo dipende la qualità delle persone che siamo.
Lucio Costa, 1962. Progetto per la nuova capitale di Brasile.
Oscar Niemeyer, Mondadori, Segrate (Milano) 1975.
1959. Fine del CIAM e del movimento moderno.
Team X. Nuova generazione di architetti.
Lezione 21 + 22 + 23
Postmodernismo
Seconda guerra mondiale.
Giulio Douhet scrisse “Il dominio dell’aria” (1921), spazio in maniera tale da
proteggere e distruggere le città nemiche. Insistenza sull’efficienza, utilizzo dello spazio
e tempo per massimizzare i risultati. Diventa bestseller. Arriva a teorizzare l’utilizzo di
aerei, con bombe esplosive, fare il massimo danno possibile, distruggere quanto ancora
non è stato distrutto. Bisogna essere efficiente massimizzando nello spazio e nel tempo
l’utilizzo di armi, cioè con l’aereo (distruggere gli obbiettivi sensibili). Potenza
dell’aereo in questa fase è determinante. (Teoria di Taylor)
CIAM, 1951. Come ricostruire le città. Costruire di maniera moderna o invece di
ricostruire le città com’erano, per ridare alle persone il contesto a cui erano abituate a
vivere. Non arrivano a dare una risposta.
Rotterdam viene ricostruita adottando uno stile moderno, Varsavia ricostruita com’era
prima della guerra (4 anni di bombardamenti sistematici). Architetti scelgono di andare
alla storia per ricostruire, cosi le persone riconoscono la propria storia. Dibattito di
ricostruire lo stesso che c’era prima o in modo moderno agli inizi del Postmodernismo.
Agli architetti del Postmodernismo interessa cominciare, hanno bisogno di cercare
elementi nella storia in maniera tale da poter veicolare dei messaggi attraverso
l’architettura. Ragionamento che riguarda l’immagine urbana.
Palazzo delle Nazioni Unite, NY 1952. Costruito in stile modernista, basato sul
linguaggio geometrico, senza decorazioni, rappresenta il mondo, stile internazionale.
Gruppo di architetti i cui membri provenivano da tutti i paesi del mondo, workshop per
la pace, attraverso una serie di proposte arrivano alla definizione del progetto.
Linguaggio che scelgono per rappresentare il mondo intero è modernista, che vede nella
geometria la possibilità di unificare la volontà di pace del mondo intero.
Lev Rudney, Moscow State University, Mosca 1953. Riprende gli stili storici del
passato, realizzato in tradizione orientale. Conosciuto come “wedding cake style”
attraverso degli eccessi decorativi si cercava di promuovere un’idea di stato
completamente diversa a quello che si faceva nell’altra parte del mondo (periodo della
Guerra Fredda).
L’architettura, per questa generazione che si è formata nel periodo fra le due guerre
mondiali, sono contrari ai principi del modernismo, individuano l’impossibilità
dell’architettura modernista di comunicare alle persone, movimento internazionale.
Riferimenti in maniera tale da rendere l’architettura una forma di comunicazione, vanno
a cercare nella storia, perché le persone la conoscono. (ricostruire e comunicare).
All’interno di questo contesto si capisce che la domanda del modernismo, di dare
abitazioni a tutti (standardizzazione) sia già soddisfatta. I discorsi cambiano direzione,
la parola chiave diventa la comunicazione.
Postmodernismo: termine usato per connotare la condizione antropologica e culturale
conseguente alla crisi e all’asserito tramonto della modernità della società del
capitalismo matura, entrate circa dagli anni 1960 in una fase caratterizzata dalle
dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei
messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle
informazioni sulle reti telematiche. Si caratterizza per una rilettura della storia, per
l’abbandono dei grandi progetti elaborati a partire dall’Illuminismo e fatti propri dalla
modernità. Mescolanza di riferimenti con l’obiettivo di comunicare.
BBPR (Belgiojoso, Banfi, Peressuti, Rogers), Negozio Olivetti, NY 1954. Adriano
Olivetti va negli USA e vede come stanno progettando lì e cerca di ricostruire l’azienda
del padre. Non produce un oggetto funzionale, ma un’opera d’arte (macchina da
scrivere). Serie di negozi attraverso dei quali vuole esporre una serie di prodotti, capisce
la necessità di realizzare contenitori per mettere questi oggetti. Lezioni per insegnare
alle persone a usarle, tutti possono averle. La merce esposta come un’opera d’arte.
Progetto realizzato nella 5th Av. I BBPR sono un gruppo di progettisti italiani milanesi
(Olivetti vuole promuovere il made in Italy in anticipo), sono architetti rimpregnati della
cultura umanistica e italiana, cercano di comunicare l’Italia. Viene definito il negozio
più bello sulla quinta strada. La vetrina non si trova sul filo della strada, c’è spazio
filtro, decidono di utilizzare lo spazio per collocarci una macchina da scrivere (persone
non sapevano la necessita di utilizzare una macchina da scrivere nella sua vita
quotidiana). Invita alle persone a interagire con la macchina, e di avere il desiderio di
ottenere quella macchina, senza che diventino possibili buyer perché ancora non sono
dentro il negozio. Olivetti riesce a mettere il discorso funzionale e la parte dell’estetica
nei suoi prodotti (colori che attirano l’attenzione). Superficie del pavimento di marmo
verde, che arriva fino al punto in cui comincia il marciapiede, a rafforzare l’idea dello
spazio filtro, elemento in cui viene messa la macchina da scrivere: stalagmite; tutte le
altre macchine vengono esposte su tavoli e sedie all’interno del negozio. In tutti i negozi
Olivetti, le macchine vengono sempre abbinate a una vera opera d’arte (strategia
attraverso la quale comunica che le macchine da scrivere sono opere d’arte), qui si vede
un bassorilievo. Un altro elemento che si trova in tutti i negozi è la scala, all’interno di
questo negozio si svolge l’assistenza al cliente, non solo la vendita. Ruota che serve per
trasportare le macchine all’interno dei negozi dal magazzino al primo piano. Non c’è un
percorso pre stabilito, spazio montato sul concetto di gioco. 23 metri di profondità, sorta
di corridoio, ambiente poco interessante dal punto di vista architettonico, gli architetti
adottano la scala, per rompere visivamente lo spazio, in maniera obliqua e rendere più
dinamico lo spazio (se fosse modernista sarebbe perfettamente in asse). Sopra ci sono
una serie di tavole e sedie dove insegnano alle persone come utilizzare gli oggetti che
dovranno acquistare. Inclinazione della vetrina alla facciata, per incuriosire con l’opera
d’arte (bassorilievo) alle persone che passano. Si vede l’elemento strutturale, trave di
acciaio che sorreggono il peso. Non ci sono tantissimi spazi espositivi, da maniera di
non creare panico agli acquirenti. Oggetti che poco per volta vengono inseriti nelle case
delle persone. Non è postmoderno, ma introduce.
1966. R. Venturi. “Complexity and Contradition in Architecture”. Anno di svolta del
Postmodernismo. Sorta di storia dell’architettura, attraverso la quale cerca di far vedere
come i postmodernisti capiscono la storia. Il suo obbiettivo è quello di far vedere alle
persone quanto la proiezione dell’architettura sia stato un processo di contradizione. Fa
vedere quali erano gli architetti che la cercavano diversamente. ‘More is not less’.
R. Venturi, Casa di Vanna Venturi, Philadelphia 1964. Confronto con la casa Farnsworth
di Van der Rohe (less is more); questa è ‘less is bore’. Casa della mamma di Venturi.
Elementi di varia provenienza, storica, tradizionale, modernista. Ritorno del colore, a
differenza di quello che si faceva prima. Finestra a nastro (riferimento a Le Corbusier,
ma in chiave completamente diversa) interrotta. Tetto a doppia falda. All’interno
dell’entrata c’è un elemento che interrompe la porta. Dimensione giocosa. Finestra
sovradimensionata. Cammino. Ripresa di elementi tutti insieme e propongono progetti
completamente diversi, in prima fase vogliono differenziarsi.
Hans Hollein, 1934 – 2014
Architetti del postmodernismo cercano di liberarsi dal modernismo, movimento come
reazione. Architettura fatta di citazioni. Spazi commerciali servono per sperimentare e
richiamare l’attenzione del potenziale acquirente.
Quello che c’era prima lo sentiva come una gabbia. All’interno di questa sfera entra
ogni cosa, riformulazione completo di tutto quello che c’era nell’ambiente.
Negozio di candele Retti, Vienna 1965-66. Negozio inserito all’interno dell’ambiente
urbano, contesto dove succedono cose completamente diverse, dal punto di vista
stilistico. Cerca l’unicità dell’esperienza. Facciata di materiale metallico (alluminio) che
sembra essere scivolando nella superficie, perfettamente simmetrica rafforzata dalla
presenza di due vetrinette laterali. Riferimenti a Otto Wagner (Postsparkasse, elementi
metallici: bulloni) e Adolf Loos (negozio Knize, struttura della facciata);
postmodernismo si basa sulla citazione. Negozio piccolo, forma allungata. Due
vetrinette girate in maniera tale da catturare l’attenzione del passante, ciascuna indica
una direzione diversa. La pianta composta di due quadrati, il primo ruotato in maniera
tale che si vede uno spazio che si allarga, percezione di uno spazio piccolo, lo spazio si
allarga che poi è ulteriormente dilatato grazie a una serie di specchi per far apparire il
primo spazio ancora più largo in quanto è in realtà, e passare finalmente al secondo
quadrato dove si può fare l’acquisto, ottenendo così l’ampiamento dello spazio.
Gioielleria Schullin, Vienna 1972. Forte richiamo a opere architettoniche più o meno
riconosciute, in una seconda fase del Postmodernismo, verso un’astrazione del proprio
linguaggio utilizzando sempre di più un linguaggio simbolico. La parte più importante
della facciata è la collata d’oro che sembra scendere lungo la facciata, attraverso la
quale escono una serie di tubi, che servono per scaldare e raffreddare l’ambiente, che
sembrano essere volutamente collocati li. Vetrinetta piccola, porta che sembra essere
integrata alla collata d’oro, e marmo. Materiale diventa simbolo stesso della merce
all’interno del negozio. Forte presenza di citazioni provenienti da tutte le culture. Forme
sempre più astratte.
Victor Gruen, 1903-1980
Centro commerciali diventano posto di sperimentazione degli architetti. Viennese,
decide scappare dalla Seconda guerra mondiale verso gli USA negli anni della crisi di
Wall Street; quando lui arriva le persone vivevano in Hooverville a Central Park,
costrinsi a lasciare le case; successivamente Roosevelt risolve con il New Deal e c’è
l’iniziativa di modernizzare con i centri commerciali per favorire l’acquisto della merce
dai consumatori americani. Trova lavoro nell’Esposizione universale di NY di 1939
(Robert Moses costruisce NY, e fa anche l’esposizione) a Flushing Meadows, luogo non
favorevole, dovevano rappresentare il progresso americano. Gruen vede la
rappresentazione del progresso, all’interno della quale vengono rappresentati due
modelli di città a base dell’utilizzo della macchina (Futurama e Democracity); capisce
che gli USA hanno come elemento fondamentale l’automobile e il governo investe nella
ricostruzione della società americana e i negozi (iniziativa “modernize main street”) ;
però non c’è nessun tipo di linguaggio architettonico in questi negozi. Scrive serie di
articoli dove si definisce come un ‘environmental architect’, coglie il termine ‘machines
for selling’ (come Le Corbusier chiama le sue case), e il termine ‘retail design’.
All’interno di questa città comincia a progettare spazi espositivi, messa in scena della
merce; diventa punto di riferimento per i commercianti che vogliono vendere i propri
prodotti. Crea uno spazio all’interno del quale la merce venne esposta e la persona che
lo vede ancora non è dentro il negozio, ma in uno spazio rassicurante, spazio filtro
(Morris Gift Shop, di Lloyd Wright).
I centri commerciali nascono durante la seconda guerra mondiale. “The Architectural
Forum”, rivista del 1943, dove progettano quello che sarà costruito al fine della guerra,
la città del futuro, Syracuse, appare il termine centro commerciale, progetto affidato a
Gruen. Gruen è preoccupato per le condizioni di vita delle persone che vivono nelle
periferie delle città, capisce che c’è bisogno di uno spazio molto grande, riproponendo
un modello del centro storico europeo qualsiasi dove possono ricrearsi e fare allo stesso
tempo shopping, per americani dotati di automobile. Strutture che devono avere parking
lots, ambiente protetto per soddisfare le proprie necessità.
“Mall Market”: tipologia del centro commerciale come lo conosciamo oggi.
Milliron’s, Los Angeles 1949. Primo progetto, ancora non è un centro commerciale.
Parcheggio sul tetto dell’edificio che comincia a essere un punto di riferimento.
Southdale Center, Edina (Minnesota) 1949. Primo centro commerciale. Inserisce
all’interno risotranti, cinema, che possano servire alle persone come attrattiva. Comincia
a creare un centro comunitario con questo, e fa il gioco dei commercianti secondo la
legge più tempo la gente passa gli viene voglia di comprare. Ambienti protetti,
all’interno di queste architetture il clima e l’illuminazione sono controllati, persone
invitate a recarsi anche per passare volontariamente il pomeriggio. Nella fase di
realizzazione si trovano serie di ragionamenti che lui fa: dimensione dei parcheggi (le
persone rischiano di dimenticare dove lasciano la macchina) fa una serie di meccanismi
per fare che le persone siano comode. Salva le periferie e allo stesso tempo mette in
crisi l’esistenza dei piccoli spazi in centro della città. Centri commerciali soddisfano
tutti i bisogni delle signore.
1972. “Learning from Las Vegas: The Forgotten Symbolism of Architectural Form”,
Robert Venturi. Denise e Scott Brown. Studia Las Vegas perché si accorge che non c’è
una visione in questa città, cambia continuamente in relazione al messaggio che vuole
dare all’interno di questa strip. Nessuno si era mai interessato a questa città. Libro
diventa caposaldo del Postmoderno. La forma architettonica ha anche aspetti simbolici.
La forma è la portatrice di un messaggio, bisogno di comunicare. Si muovono in
macchina attraverso Las Vegas (città progettata per essere percorsa in automobile). La
strip diventa simbolo, non più citazione. Cercano di inquadrarla all’interno di uno stile
architettonico e individuano una serie di elementi presenti, elementi abbinati senza una
coerenza; obiettivo attirare le persone che viaggiano in automobile per entrare in un
casino e non in un altro. All’interno di questi edifici è la forma ad attirare la funzione,
senza coerenza con una storia dell’architettura e senza coerenza con il contesto. Quello
che va di moda si abbina a quello che c’è già. Non c’è volontà di costruire per sempre,
le cose durano quanto tanto dura lo stile del momento in cui fu costruito, poi verrà
demolita e ricostruita. Robert Venturi diventa denigrato nell’architettura.
SITE, Grandi magazzini Best, 1971-84. Grande gruppo che lavorò i grandi magazzini. 4
esempi. Serie di applicazioni artistiche a oggetti architettonici, l’unico obiettivo è far
comunicare l’architettura.
Nell’ultima fase dell’evoluzione dei grandi magazzini riproposti elementi caratteristici
di città storiche (Venezia a Las Vegas), per fare sentire a la gente in casa, far andare alla
gente dentro di questi posti e fargli restare li il più tempo possibile (ristoranti, cinema,
servizi postali, banche). Diventa sempre una macchina più complessa all’interno della
quale le persone si sentono sempre più costrette a restare dentro.
Tema delle case. 1960. Peter Blake, “The Master Builders” dedicato ai modernisti Van
der Rohe, Le Corbusier e Frank Lloyd Wright.
1977. “Form Follows Fiasco”, serie di esperienze fallimentari con progetti del
movimento moderno.
Minoru Yamasaki, Pruitt Igoe, St. Louis, 1954. 1956, prima di costruire le torri gemelle
di NY, costruisce questo quartiere ispirato al movimento moderno, per dare alloggio alle
persone che non hanno case. Pensato per popolazione che non hanno soldi per comprare
una casa, diventa un quartiere malfamato (criminalità). In periferie, non hanno luoghi
dove possono ritrovarsi, si sentono alienati. Nel 1972, 15 luglio, distruggono questo
complesso residenziale. La situazione era diventata irrecuperabile. Secondo con Charles
Jencks (storico) questo coincide con la fine del movimento moderno, nel suo libro
“Post-modern Architcture”.
Charles Moore, Piazza d’Italia, New Orleans 1978. Rendere l’architettura leggibile a chi
non sa niente di architettura. Incaricato dalla comunità d’italiani per costruire questo
progetto. Caratteristiche principali del post modernismo: utilizzo di elementi di
derivazione storica, portici, colonne doriche e archi del trionfo. Funzionale per il
committente (cittadini italiani che finanziano il progetto). Piazza da sopra mostra
tentativo di rappresentare la comunità italiana all’estremo; bacino d’acqua.
Rappresentazione dell’Italia stessa.
1980: Prima Biennale di Architettura, Venezia: Strada Novissima. Nuovo spazio
dell’arsenale viene inaugurato. Dedicata al post modernismo, dove architetti di tutte le
nazioni vengono chiesti di realizzare una facciata nel loro stile. Dibattiti sull’architettura
si concentrano sulla forma, solamente alla facciata di quest’opera architettonica. Lungo
corridoio all’interno della quale ogni architetto era destinato una porzione. Ogni
architetto per se, ognuno con il suo linguaggio. Istituzione estremamente importante,
l’interesse del mondo molto interessato su questo. Post modernismo codificato come
elemento storico. Non è più la funzione, è comunicare con le persone attraverso la
facciata. Hans Hollein (elemento citato: grattacielo che diventa colonna dorica di Loos),
Venturi e Scott Brown.
Ricardo Bofill, The Spaces of Abraxas (1982), Marne-la-Vallée, Francia. (non si deve
ricordare). Quartiere di dimensione urbana. Pianta che si richiama alla tradizione, forma
di antiteatro, reinterpretandolo completamente, sia nella scala e nelle dimensioni.
Architettura gigante. Le colonne non sorreggono niente, soltanto sono lì nella facciata,
prive della loro funzione, sono lì per questione decorative. Tentativo di comunicare
qualche cosa alle persone. La colonna sparisce a un certo punto.
Philip Johnson, PPG Place, Pittsburgh 1981-84. Modernista a un tempo (International
Style). Personalità postmoderna, non è un architetto coerente. Grattacielo con
linguaggio formale di derivazione gotica. Acciaio e vetro.
Philip Johnson, AT&T building (oggi Sony Building), NY 1978-1984. Basamento di
derivazione classica (riferimento alla storia), modernista per la parte che riguarda il
grattacielo, e la parte alta dove riprende la spalla di una sedia. Riprende 3 elementi
canonici della struttura del grattacielo e assembla come se fosse un collage. Suscita l’ira
dei suoi colleghi contemporanei, il Time gli dedica una copertina “U.S. Architects doing
their own thing”. In questo edifico il portico no serve a niente.
Walt Disney, Epcot, Orlando. Disney considerato modernista. Si mette progettare dopo
l’Esposizione di NY del 1964, una città sperimentale con edifici a disposizione
dell’avanguardia tecnologica. Experimental Protootype Community of Tomorrow. Far
vedere alle persone come si vivrà nel futuro. Michael Eisner, amministratore della Walt
Disney Company, incaricato a espandere l’impero della Disney dopo la morte di Walt.
Walt si rivolge a Michael Graves, esponente del post modernista.
Michael Graves, Swan & Dolphin Hotels, Orlando FL 1989 e 1990. È l’elemento ha
incarnare il nome. Elementi moderni: elementi geometrici. Colonne che non volgiono
dire assolutamente niente.
Micheal Graves, Eisner building, Burbank (California) 1991. Elementi postmodernisti.
Elementi di tradizione classica: i cariatidi (utilizzate al posto delle colonne)
rappresentati con i sette nani, il timpano, portici, l’uso del colore. Vetro e acciaio.
Arata Isozaki, Sede per Uffici Disney, Orlando FL 1991. Edifico postmoderno: colore,
non c’è nessun ordine (aggregazione di volumi apparentemente casuale), linguaggio
architettonico si svincola dalla funzione. Forte connotazione geometrica.
Venturi e Scott Brown, _______, Orlando FL, 1991. All’interno del Magic Kingdom,
non si finalizza. Stazione di pompieri. Linguaggio architettonico ironico divertente.
L’obiettivo è cercare il divertimento delle persone dentro del parco.
Celebration, 1995. Quartiere tipo delle periferie americane, città giardino. Gated
comunity, luoghi all’interno della quale vivono persone selezionate, non c’è mescolanza
di ceti, ammessi solo se rispondo a certe esigenze e mantenere quel stile di vita. Serie di
regole. Persone che vogliono sicurezza.
Frank Gehry, Edificio per uffici, Anaheim (California) 1996. Anni del postmodernismo
a cavallo con il decostruttivismo. Architetti selezionati in base allo stile attraverso i
quale realizzato le loro opere (linguaggio proprio, diventano committenti di opere d’arte
a scala architettonici).
Frank Gehry, Walt Disney Concert Hall, Los Angeles 2003. Edificio realizzato per
rappresentare l’architettura di Frank Gehry. Nel momento che Walt Disney commissiona
questo ripropone il modello del Guggenheim di Bilbao (rivestito in titanio). Il contesto è
sempre importante. Crea problemi alle persone circostanti e le persone dentro.
James Stirling, 1926 – 1992.
Nasce fra le due guerre mondiali e si forma con i modernisti.
Decostruttivismo reazione ai dogmi del movimento moderno, come fortemente
limitante. Realizza il padiglione del libro in sostituzione di quello di Carlo Scarpa,
brucciato, nella Biennale di Venezia che possa fungere da bookshop; ispirato a un
vaporetto e ribaltarlo di maniera tale di utilizzare come tetto la parte che sta nell’acqua
al solito. Sceglie di utilizzare elemento tipico del panorama veneziano. Tetto verde
(originalmente rame), parte bianca (dove sta la gente). Vuole far vedere la curvatura che
funge da balcone dove si vendono i libri. Ritorno alla simmetria di derivazione classica.
Utilizzo di elementi strutturali che non hanno funzione strutturale. Laser per attirare
l’attenzione delle persone. Modo per esporre i libri innovativo, libri esposti in maniera
da vedere la copertina. Legno supporta il peso della copertura dell’edificio.
(Ordine di leggere i libri per l’esame: maurizio vita (panoramica di tutto quello che
succede), darius codel (comprendere i meccanismi), lo spettacolo dell’architettura,
(leggere) breve storia del design italiano (concentrare sulle triennale) e tornare a
studiare maurizio vita.)
Lezione 25 + 26 +27
Decostruttivismo
Emerge a partire degli anni ’80 sia in Europa sia in America (comunicazione degli
architetti è diventata globale per la prima volta grazie ai nuovi mezzi di comunicazione
e tecnologie). Abbandono del “postmodernismo” (disagio nei confronti di quel periodo
storico dai critici). Ha rifiutato ogni forma d’interesse per il recupero della storia del
passato, abbandonando l’ortodossia modernista e operando una cesura della continuità
con il razionalismo e con le sue più o meno tarde derivazioni. In termini tecnologici ha
prediletto l’uso di materiali quali il vetro e l’acciaio, ma anche il cemento armato, usato
spesso ai limiti delle sue possibilità e della sua efficacia (materiali portati al limite delle
sue abilità, il computer è entrato per controllare la struttura; permette di creare forme
nuove ed esprimere messaggi all’interno della produzione architettonica). (Reazione a
quello che è stato prima).
Progetti decostruiti.
Termine viene da Jacques Derrida, filosofo: bisogna andare a leggere tutti i saggi della
filosofia classica, per portare qualcosa di nuovo, così succede nell’architettura, rivedere
tutti i classici dell’architettura attraverso il computer per ristrutturare con un nuovo
linguaggio espressivo, rompere con il passato.
Philip Johnson e Mark Wigley, “Deconstructivist Architecture”, MoMA, NY 1988.
Utilizza la parola decostruttivismo per realizzare una mostra. Persona che vede opere
che non sono uguali a quelle che sono state fate prime, e sceglie lui architetti per esporre
nella mostra. Nuova tendenza chiamata decostruttivismo. Ha visto collegamenti che
nessuno aveva mai visti prima. Quello che succede al MoMA è grande rilevanza, arriva
a un pubblico internazionale. Decostruttivismo è la tendenza collettiva che si manifesta
in una serie di opere realizzate da diversi architetti. Tutti cominciano a parlare del
decostruttivismo dopo questo.
Coop Himmelb(l)au , Soprelevazione per uno studio legale, Vienna 1983-88 . Gruppo di
architetti austriachi, gioco di parlo nel nome (himmel è cielo, blau è azzurro e bau è
costruzione). Progetto alla mostra del 1988 a NY. Edificio preesistente tradizionale, sul
tetto viene costruito qualcosa decostruita. Si espande verso l’alto. Complessità di questo
progetto, dura 5 anni; edificio rappresentato con modellino tridimensionale (l’unico
modo di comunicare questo tipo di progetti). Edificio perde la forma, non c’è volontà di
rappresentarla. Materiali sono gli stessi, ma il modo in cui gli utilizzano è diverso.
Manifesto del 1980 per segnalare gli obiettivi del loro movimento architettonico
(Biedermeier). Contro il postmodernismo (maschere storiche) e qualsiasi richiamo alla
storia. Fanno emergere le pulsioni più profonde dell’architettura, sono emozioni quelle
che vengono messe in gioco. Nuovo ambito di ricerca che mira a individuare le
emozioni dell’architetto. Vogliono differenziarsi. Linguaggio individuale.
Coop Himmelb(l)au, Cinema, Dresda 1993. Nuove forme, la forma non segue la
funzione; da fuori non si sa cosa è l’edificio perché non comunica. Crea stupore.
Sembra che non possa stare in piedi, ma grazie al computer permette di individuare una
forma nonostante precaria riesce a stare in piedi e solida, con materiali usati prima
(vetro, acciaio, cemento armato), ma impiegati in forma innovativa. Pianta: volumi
racchiusi all’interno di altri volumi; strutture portanti non sono più geometriche, sono
inclinate fino a raggiungere il punto di rottura; la sezione (pianta) cambia ogni metro,
per capire come fa a star in piedi l’edificio, tutto questo si realizza con il computer,
modello tridimensionale.
Coop Himmelb(l)au, Art Museum Strongoli, Strongoli 2008. Periodo di crisi
economica, progetto non finito.
Coop Himmelb(l)au, Energy Roof, Perugia 2009. Dibattito di inserire un’architettura
decostruttivista all’interno di un centro storico italiano, contesto urbano.
Frank Gehry , Casa dell’architetto, Santa Monica (CA) 1979 . Architetto presente alla
mostra di Johnson del 1988. Compra la casa già fatta e la decostruisce e la ricompone
per creare stupore alle persone che passano davanti alla sua abitazione. S’intravede la
parte preesistente.
A seguito della mostra del 1988 (Johnson e Wigley), Gehry riceve serie di commissioni
in Europa; Barcellona (pesce), Praga e Berlino.
Frank Gehry, Museo Guggenheim di Bilbao. Bilbao in questo momento a un problema
d’immagine, tradizionalmente è una città industriale, e vuole ri immaginare se stessa
come città culturale, offre un terreno gratis all’istituzione americana Guggenheim e
offre una parte per realizzare questo progetto. Realizza questo progetto rivestito in lastre
di metallo, tutte completamente diverse l’una con le altre (problema del Concert Hall di
Disney qui risolto con titanio). Effetto “Bilbao”, tutti viaggiano verso Bilbao per vedere
questo progetto. Edificio che parla dell’architetto. Si crea un meccanismo di
collezionismo, opere di architetti riconosciuti come se fossero diventati dei marchi.
Architetti non vogliono essere messi insieme, non vogliono essere chiamati
decostruttivisti, ma che abbiano un proprio linguaggio individuale. All’interno della
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