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La storia: tra scienza e arte
La storia ha caratteristiche a metà tra la scienza e l'arte. Uno studioso del passato (Droysen) ha definito la storia come l'unica scienza che gode del privilegio di essere allo stesso tempo un'arte. Huizinga, studioso norvegese, dice che la storia deve essere considerata una scienza inesatta, e conferma che la storia ha caratteristiche diverse rispetto alle altre scienze esatte (come la matematica o la fisica).
Uno studioso medievalista, Le Goffe, ha detto che ogni storico (indipendentemente dall'epoca storica oggetto del suo studio) deve fare ricorso alla narrazione, ossia ad un aspetto prettamente artistico, per esprimere i risultati della sua ricerca (i risultati della ricerca dello storico, a cui egli è arrivato tramite analisi anche scientifiche, devono essere narrati).
In realtà il problema sta se analizziamo altri aspetti. Quale è il problema dello storico? Il problema centrale dello storico è quello di avvicinarsi il più possibile alla verità storica, ma la verità storica è un concetto complesso e sfuggente.
Possibile alla verità. Siccome i protagonisti dei fatti indagati dallo storico sono umani, questo aspetto di avvicinarsi alla verità si confronta con altri due aspetti, ossia i problemi del soggettivo e dell'oggettivo.
C'è un'oggettività di fatti storici accaduti, ma siccome i protagonisti di questi fatti storici sono uomini, ciascun uomo rivive tale fatto in maniera soggettiva. Lo storico deve muoversi considerando sia l'oggettività dei fatti accaduti sia la soggettività della testimonianza di chi ha vissuto o visto accadere questi fatti.
La storia è da una parte scienza all'approcciarsi all'aspetto oggettivo (certezza dei dati, interpretati dallo storico); è arte nella ricerca di un metodo espressivo che tiene conto della necessità di esprimere ciò che è accaduto che della soggettività di ciò che sta accadendo.
Le Goffe ha sottolineato anche un'altra cosa.
Avevamo detto che uno storico deve sempre far ricorso allanarrazione, Le Goffe ha aggiunto che se questo è stato vero sin dall'antichità (il primo storico è ritenuto Erodoto, dove l'aspetto narrativo è prevalente rispetto all'aspetto scientifico), questo lato dello storico è quasi assente negli storici del ventesimo secolo. Anche se in maniera meno evidente, anche la scienza storica ha dovuto fare i conti con la crescente presenza (e invadenza, sotto certi sensi) della tecnica. Questo aspetto è visibile anche (e soprattutto) in medicina (qualche secolo fa il medico visitava e poteva fare una diagnosi al momento; ora invece molti medici di base rimandano allo specialista/al tecnico/alla macchina/ad un esame preciso). Questo aspetto della crescente presenza della specializzazione è visibile dal fatto che fino all'inizio del secolo gli storici potevano spaziare dal Medioevo all'età contemporanea. Ora lo storicoDeve fare i conti con più informazioni, è difficile trovare uno storico specializzato in tutte le diverse epoche della storia. Inoltre, le diverse discipline comunicano sempre meno tra di loro. Se noi analizziamo le opere scritte dei secoli scorsi, possiamo vedere che gli storici del periodo (e le loro opere sottolineano questo aspetto) erano in costante dialogo con altre discipline (come il diritto o l'economia). Fino alla prima metà del Novecento tutti gli storici accademici erano laureati in giurisprudenza, solo dopo la seconda metà del Novecento gli storici cominciano a formarsi in altre aree (lettere, lauree in storia...). Questa specializzazione ha toccato anche le altre discipline. L'economia ha cominciato ad avvalersi in maniera sempre crescente della matematica (risvolto opposto alla storia). Le opere degli economisti adesso non hanno più aspetto narrativo, ma sono degli scritti di matematica (con algoritmi).
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ecc.).L’allontanamento tra storia e diritto è dovuto dalla crescente specializzazione che tocca vari campi del sapere,ma anche dal fatto che la logica che guida il discorso storico e quello giuridico sono due logiche diverse: ildiritto (che ha anche esso, così come la storia, l’obiettivo di raggiungere la verità) cerca di raggiungere la verità in base alla logica dell’“aut aut” (di fronte alla verità uno o è innocente, o è colpevole). Solo nella definizione della pena possono esserci aspetti della soggettività. Lo storico non è un giudice, non dà mai giudizi definitivi. Non agisce in base alla logica dell’“aut aut”, bensì in base alla logica dell’“et et”: l’aspetto soggettivo deve essere considerato tanto quanto quello oggettivo. Lostorico nella sua ricerca della verità non deve giungere a giudizi finali (o a sentenze, quantomeno non sentenze definitive),
Infatti non esistono opere storiche definitive, la maggior parte viene ridiscussa tenendo anche conto di altre soggettività. Sono due logiche intimamente diverse tra loro.
Sempre riguardo alla logica di diritto e storia: mentre il giudice non deve tenere conto del contesto storico in cui accade l'azione/crimine, lo storico, al contrario, deve tenere conto del contesto storico in cui avviene un evento (lo storico non può tenere conto di tutte le soggettività di ogni singolo individuo, ma delle diverse soggettività del contesto storico tramite la logica et-et). Avviene poi la scelta dello storico.