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Estratto del documento

Lenin.

Nelle Tesi di aprile egli aveva affermato che la fase democratico-borghese della

rivoluzione si era conclusa col crollo dello zarismo ed era arrivato il momento di

instaurare la dittatura del proletariato con la presa del potere da parte dei

soviet, l’abolizione della repubblica parlamentare, la cessazione della guerra, il

rifiuto dell’appoggio al governo, la distribuzione delle terre confiscate e

l’autodeterminazione dei popoli. Tuttavia, duramente repressi, i bolscevichi

dovettero tornare alla clandestinità, fino a che l’aiuto nello sventare un colpo di

stato controrivoluzionario valse loro la maggioranza all’interno del soviet. Grazie

all’assalto del Palazzo d’Inverno del 24-25 ottobre, Lenin si autoproclamò capo

del governo e venne proclamata la repubblica sovietica.

Il 26 ottobre, con il Decreto della Pace, fu avviato l’Armistizio con la Germania

(a cui seguirà la pace di Brest-Litovsk firmata a marzo) e, con il Decreto della

Terra, questa divenne “bene di tutto il popolo” gestito dai soviet. Il 2 novembre

venne riconosciuta l’autodeterminazione dei popoli (concedendo indipendenza e

rispetto delle minoranze, con diritto di intervento russo solo in difesa del

proletariato) e l’assegnazione delle terre ai contadini, con Lenin

autoproclamatosi capo del Governo. Le elezioni di novembre per l’Assemblea

costituente furono vinte dai socialrivolzuonari, che non riconobbero il potere

sovietico, causandone lo scioglimento. Le forze reazionarie zariste delle armate

Bianche furono sostenute dall’Intesa contro il “pericolo rosso”, che nel 19 ebbe

la meglio nella guerra civile contro l’Armata rossa guidata da Trockij del Partito

Comunista Russo e affiancata dalla CEKA, la polizia segreta sovietica. Dal

conflitto con la Polonia (19-20), il cui esercito aveva invaso l’Ucraina, l’Armata

rossa uscì sconfitta.

I bolscevichi imposero requisizioni forzate per sfamare il paese, nazionalizzando

industrie e banche, militarizzando il lavoro nelle fabbriche, rendendo gratuiti i

servizi fondamentali ed abolendo libero commercio e moneta. Tale sistema

economico, definito “comunismo di guerra”, causò la carestia del 21 (dato che i

contadini non producevano più del necessario) e la dei marinai di Kronstadt,

baluardo del bolscevismo, che spinse i bolscevichi ad approvare una nuova

politica economica, la NEP. Essa ripristinò l’economia di mercato e la moneta,

abolendo il lavoro obbligatorio, sostituendo le requisizioni con imposte fisse,

concedendo il salario accottimo e permettendo ai contadini di affittare

appezzamenti e assumere manodopera salariata. Tale economia mista

concedeva quindi il commercio privato all’interno e l’iniziativa statale per

l’estero.

Totalitarismi

4.

Un totalitarismo è una dottrina che impone un modello di Stato che controlla

tutti gli aspetti della vita della popolazione, modellandone il modo di pensare e

di vivere. I fascismi principali furono quello italiano (dalla marcia su Roma del

22 alla sfiducia a Mussolini del 43), il nazismo tedesco (dal 33 alla morte di

Hitler nel 45) e il franchismo spagnolo (dal 39 alla morte dei Franco nel 75). Tra

i totalitarismi rientra, tuttavia, anche lo Stalinismo, durato dall’ascesa di Stalin

nel 27, alla sua morte nel 53.

I caratteri comuni furono: la direzione di un’unica persona, il culto della

personalità del dittatore che incarna valori e caratteristiche ideali dei cittadini,

un’unica sede di “discussione politica” (con l’abolizione o il monopolio degli

organi parlamentari che impedisse il confronto e l’opposizione), l’uso di una

violenza legittimata, strutture organizzative generazionali e lavorative e

monopolio dei mezzi di comunicazione. L’obiettivo era quello di penetrare la vita

del cittadino “dalla culla alla tomba”, inculcando dalla nascita i valori di

disciplina, forza fisica e nazionalismo, attraverso la propaganda (con mezzi di

comunicazione che pubblicizzassero i momenti significativi del regime come

comizi e inaugurazioni, attraverso documentari come quelli dell’Istituto Luce),

ma soprattutto attraverso attività ricreative come lo sport (con una particolare

predilezione per boxe, automobilismo e ginnastica, portatrice dei valori del

totalitarismo).

Sbocchi rivoluzionari si avranno solo negli Stati economicamente più fragili, e

non nei paesi dalla struttura più organica, che vedranno soltanto rafforzato il

loro ideale di democrazia. I partigiani vivevano, tuttavia, la resistenza, come

azione militare, malgrado esistesse anche una resistenza civile che manipolava il

nemico reprimendo le rappresaglie attraverso azioni morali (con le donne che

rischiavano la vita per seppellire gli uomini di entrambi gli schieramenti o

rifornendo i partigiani di cibo e vestiti).

Caso particolare fu la Danimarca (considerata giusta tra le nazioni), che con

poche azioni militari resistette interamente all’occupazione nazista, nella

convinzione che la Germania sarebbe diventata un protettorato modello.

Convinti dell’incapacità militare di affrontarla, essi dettero vita ad una resistenza

non violenta mirata a far sentire il tedesco poco gradito (ad esempio, uscendo

dal negozio in cui entrava un tedesco, ma anche reagendo con scioperi a

qualunque tipo di violenza e nascondendo gli ebrei).

Nazismo

5.

L’ascesa del nazismo si verificò in un clima di disagio economico-sociale dovuto

alla crisi economica (causata da riparazioni di guerra troppo alte),

all’occupazione francese della Ruhr (zona mineraria) dovuta al mancato

pagamento delle riparazioni, all’inflazione del marco e alla disoccupazione di

massa. Sul piano politico, dopo il fallimento della repubblica federale di Weimar

(dovuto alla diversità dei Lander, ossia delle regioni), la divisione e la debolezza

dei partiti democratici avevano portato ad una polarizzazione politica tra

estrema destra comunista ed estrema sinistra nazionalsocialista, che istituì un

governo di stampo militare con Von Hindenburg, che applicò l’articolo 48 della

Costituzione (secondo cui il cancelliere può legiferare senza il controllo

parlamentare).

Il nazismo conquistò il potere legalmente attraverso le elezioni, con l’appoggio

di militari (riuniti in organizzazioni paramilitari violente quali le SA del 21 e le SS

del 26), industriali, Junker e principali partiti di destra. Ma il consenso fu

ottenuto anche grazie alla propaganda effettuata tramite i nuovi mezzi di

comunicazione di massa e al leader carismatico, Hitler, imbianchino

ossessionato dall’idea di Gloria della Germania. Arrestato dopo un tentativo di

colpo di Stato a Monaco nel 23, scrive il “Mein Kampf” (“La mia battaglia”), in

cui si propone di costruire uno stato forte (comprendente i territori persi durante

il Pangermanesimo) per restituire al Volk uno spazio vitale, in cui preservare la

Razza Ariana dominatrice dagli ebrei parassiti.

Tali principi saranno applicati al Partito, intenzionato a recuperare la potenza

economica e l’ordine attraverso una “rigida disciplina sociale”. Le elezioni del 33

videro il Partito Nazista ottenere il 12% dei voti e 3 ministeri. Hindenburg affida

il compito di formare il governo in qualità di cancelliere ad Hitler, che a febbraio

fa sciogliere il parlamento e, dopo l’attribuzione dell’incendio del Reichstag (sede

del parlamento) ai comunisti, dà il via agli arresti dei principali oppositori politici

(rendendo illegittimo il partito comunista) e alla soppressione dei diritti

fondamentali dell’uomo (stampa, opinione, associazione).

Nel marzo vengono aperti il primo campo di concentramento (a Dachau, ad

opera del capo delle SS, Himmer) e il nuovo parlamento, che con una legge

attribuisce pieni poteri al cancelliere, permettendogli di sovrastare Parlamento,

Presidente e Costituzione. Si procederà quindi all’”allineamento” della Germania

al partito nazista, attraverso il controllo di istituzioni, Lander e sindacati da

parte di uomini scelti dal governo centrale. A maggio saranno bruciati i libri di

autori antinazionali, ebrei e dell’opposizione. La rivoluzione nazista si conclude a

luglio con la legge che vieta la ricostituzione dei partiti ed identifica quello

Nazista con la nazione.

Stalinismo

6.

In Russia, dopo la morte di Lenin nel 24, l’assunzione di potere da parte del

Commissario delle Nazionalità Stalin, espressione di un partito autoritario ed

unito (anche grazie al decreto segreto che rese illegali tutti i partiti che

esistevano prima del 17), fu agevolata dal suo seguito di violenti sottufficiali del

sud, nello scontro con Trockij, che proponeva di sostituire la NEP con una

struttura simile al Comunismo di Guerra, per industrializzare il Paese.

Eliminate politicamente le figure di rilievo del partito, nel 28 egli conquistò il

potere, avviando una politica di distruzione della cultura contadina attraverso

collettivizzazione forzata (obbligandoli ad entrare in cooperative dette kolchoz),

dekulakizzazione (esecuzione e deportazione dei Kulaki, fino al 32 accusati di

essere capitalisti sabotatori) e requisizione dei prodotti (per comprare

macchinari e far sopravvivere le città, compromettendo però i contadini).

La crisi alimentare ungherese sarà affrontata da Stalin con una politica

genocidiale che nega l’esistenza della crisi, condannando così il paese

all’Holodomor. Nel 28 la GPU (polizia politica stalinista) sostituirà la CEKA, ed

inizierà la politica economica dell’industrializzazione forzata, caratterizzata da

gigantismo, investimenti nelle industrie pesanti, pianificazione quinquennali (che

spinsero le fabbriche a falsare i bilanci), militarizzazione del lavoro,

stacanovismo, inurbamento e lavoro forzato nei GULAG. In Ucraina, Paese più

nazionalista che comunista, ai contadini fu vietato di comprare il pane e migrare

in città, mentre dopo il Decreto delle Spighe, chi fosse sorpreso a rubare nei

kolchoz veniva ucciso all’istante.

La fase di stabilità tra 34 e 36 portò alla redazione di una Costituzione,

contemporanea alla propaganda di miti come Stakanov, del capo infallibile

Stalin e della stessa Grande Russia all’estero, in un clima di timore e

repressione. Attraverso le “Grandi purghe”, Stalin si liberò della classe dirigente

sovietica, fino all’arresto, nel 38, del capo della NKDV (il commissariato agli

affari interni) e al conseguente inizio del totalitarismo staliniano.

Guerra civile spagnola e franchismo

7.

Negli anni 20, la Spagna era retta da una monarchia costituzionale dalla

struttura arcaica, che rendeva lo stato arretrato non permettendo lo sviluppo

della borghesia, anche a causa della di

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiovannaUrb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Tonelli Anna.