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CRISI DI FINE SECOLO
Tra il 96 e l’inizio del 1901 abbiamo prima al governo subito dopo Crispi Rudinì, ci sta dal 1896 al 98; e a fronte della
situazione Rudinì punta su un governo un po’ più pieto rispetto le condizioni che c’erano, e rispetto la scelta che Crispi
aveva fatto di spendere sulle spese militari, Rudinì inverte questa tendenza, e riduce le potenze armate con l’obiettivo
di diminuire le spese militari.
Rudinì cade con i famosi moti di aprile del 1898 che si diffondono un po’ in tutta Italia, ma che hanno il loro punto di
massima attenzione a Milano, e quindi anche il governo Rudinì non ha funzionato e dopo questi episodi cade.
L’alternativa che verrà dopo tra il 1898 e il 1900 è quello di mettere al governo il Generale Pelloux. Quindi portare al
governo il generale e riattaccarsi a quegli ideali della prima unità d’Italia che avevano fatto da collante nei primi anni.
Ma anche questo tentativo fallisce, che sarà la volta di qualche mese di Giuseppe Saracco, era presidente del Senato,
quindi una figura istituzionale e un governo di pacificazione, ma un mese dopo ammazzano il Re. Quindi anche questo
governo fallisce. Nel 1901 entrerà Zanardelli e Giolitti al Ministero dell’interno, e da qui si apre la strada per risolvere i
problemi della crisi di fine secolo.
Che era successo in Italia per arrivare a questa crisi da fine secolo?
C’erano stati degli errori di istituzione, ma anche qui c’era un percorso dove chi governa dovrebbe essere bravo a
trovare delle soluzioni, ma i periodi di crisi ci sono sempre nei momenti in cui avvengono contemporaneamente dei
cambiamenti nell’ambito della società. Noi siamo entrati in un governo nuovo e quindi non si poteva evitare la crisi.
Oltre che in Italia anche in altri paesi c’è stato questo processo dell’industrializzazione che da una parte aveva portato
la nascita delle industrie ma dall’altra esse si erano legate alle ricerche scientifiche, e contemporaneamente questo
aspetto positivo del progresso, aveva il suo lato negativo, ovvero chi pagava questo progresso e chi rimaneva escluso
da questo progresso.
C’erano le correnti di pensiero, il positivismo per esempio da una parte esalta la scienza, e dall’altra insulta i costi della
scienza e del progresso, però non da nessuna soluzione.
Quindi trasferito questo in politica, le istituzioni sono convinti da fare bene e di essere sostenuti nel finanziare le
nuove scoperte e le industrie che dovrebbero portare benessere per tutti.
Ma esisteva un’altra parte della popolazione che questo progresso non solo non lo voleva, ma era l’operaio che
pagava questo progresso con il lavoro senza diritti e sfruttati.
Allora nascono tutte queste forze, Partito Socialista, le Leghe, le prime Associazioni Sindacali, a difesa di chi il
progresso lo subisce, però anche qui come tutte le organizzazioni che nascono su esigenze di grande rilievo e che
compaiano all’improvviso, hanno i loro difetti: il primo è la difficoltà a trovare soluzioni, dall’altra la difficoltà a
governare gli aderenti.
Anche tutte le manifestazioni che avvengono è normale che le prime sono poco organizzate e violente.
Già da Rudinì ci si rende conto che il problema è quello della Rappresentanza, ovvero il governo e il parlamento sono
una cosa e il popolo è un’altra. Quindi il parlamento non è vero che rappresenta il popolo, ma agisce per conto suo, e
quindi è la distanza tra paese reale e paese legale. Cominciano i primi tentativi per farlo, siamo nella Crisi di fine
secolo perché nessuno ci riesce.
Il più famoso tentativo è quello di ‘’torniamo allo Statuto’’ che è il titolo di un articolo apparso a gennaio del 1897 su
una rivista ‘’La nuova ontologia’’, firmata un deputato ma che poi a breve si viene a sapere essere Sonnino. 11
Dove dice: questa crisi è colpa dello Statuto o colpa di tutte le istituzioni che abbiamo creato sopra lo statuto? Il
Parlamento non funziona, quindi noi dobbiamo fare qualcosa. Per Sonnino l’insieme degli interessi particolari di un
paese non fa l’interesse generale, e nè ci fornisce gli strumenti per garantire e tutelare l’interesse generale.
Sta succedendo con il Parlamentalismo quello che era successo con lo Stato Assoluto. Però non ci sono in questo
momento soluzioni alternative.
Quindi a quel tempo erano tutti d’accordo di questa distanza tra Parlamento e popolo.
Quindi c’è anche l’allerta di una rivoluzione, per di più se non troviamo una soluzione o una alternativa, ci sarà
qualcuno che dice di tornare indietro, i conservatori (la chiesa), e chi tende a rovesciare tutto, cercando cose
completamente nuove. Solo che chi vuole cose nuove, rispetto a una situazione che non va bene, il nuovo governo
dice tutto che non va e eliminarlo e le cose che vanno, ma non si può sapere cosa succederà nel futuro.
Ma se la somma degli interessi particolari non fa l’interesse generale, dobbiamo trovare un sistema dove l’interesse
generale prevalga su quello particolare. E quello che dice Sonnino ‘’torniamo allo Statuto’’ significava a dire che il
governo doveva tornare a rispondere al Re, e quindi era il governo che prendeva le decisioni senza ricorrere al
parlamento. In un’impostazione che se il sistema è parlamentare si finisce che per accontentare il singolo non si
guarda l’interesse generale.
Lui ritiene che l’interesse generale non riesce a farlo un gruppo ampio, ma ci vuole una direzione. D’altra parte il bene
comune non è così facile da fare e l’aveva capito anche Mazzini quando lui parla della costruzione del suo stato di
diritto, però dice che uno stato di diritto può reggersi solo se c’è il senso di dovere di ognuno.
Quindi la proposta di Sonnino è di carattere autoritario, gli indirizzi devono essere dati dal governo, scelti dal re e che
rispondono al re.
Governo debole di Rudinì portano a far si che nel 1898 si uniscono una serie di cose che fanno si che nella primavera
del 1898 aumenta tantissimo il prezzo del grano e di conseguenza il prezzo del pane aumenta quasi del doppio. E
quindi cominciano queste grandi proteste in piazza. Queste proteste si organizzano con lo sciopero che va in piazza a
protestare, arrivano le forze dell’ordine che cercano di bloccare la protesta, ma continuavano a protestare e si
disponevano a combattere. E quindi a Milano nel 1898 la protesta diventa una guerriglia e riprende il modello
Risorgimentale.
Allora dall’altra parte si chiede il permesso di far intervenire l’esercito e quindi, per fare il caso di Milano, chiede di
poter intervenire come si interviene in guerra, la cavalleria non riesce a sfondare le barricate e l’unica cosa era quella
di sparare contro le barricate dove dietro c’era la gente. I bollettini ufficiali parlarono di 20 morti, mentre i
manifestanti di 300.
Finita la protesta ci sono parecchi arresti, e quindi si agisce in applicazione della legge Crispi, per cui ognuno non aveva
fatto niente di male, il Re gli da la medaglia e immediatamente gli da il posto al Senato visto che era di nomina regia.
Siccome era vivo il timore della rivoluzione, dal punto di vista dello stato viene visto come un tentativo di rivoluzione e
di attacco allo stato, e le forze dell’ordine quindi hanno fatto il loro lavoro.
Si considera solo il timore del colpo di Stato. Questa paura aveva anche delle origini concrete, e cioè in questo periodo
vengono fuori tutta una serie di testi complottisti, come se ci fosse qualche regia oscura che fomentava le disgrazie dei
poveri cittadini per altri disegni di politica segreta, e una delle cose che circolava di più era che dall’estero c’erano dei
gruppi di potere in accordo con alcuni personaggi italiani influenti dell’industria e della politica, che avevano interessi
a far sparire l’Italia, e che quindi si frantumasse in diversi stati, magari con il ritorno di qualche dinastia che poi a
questi personaggi, che si muovevano in cambio gli avevano garantito una serie di privilegi. E quindi il fatto di vedere in
queste manifestazioni un disegno occulto e quindi la convinzione che bisogna combattere come una guerra veniva
anche appunto da questi disegni segreti che mano a mano si scoprivano.
Si arriverà al momento più eclatante e simbolico dello sfollamento tra istituzioni e popolo 29 luglio del 1900,
l’assassinio del Re Umberto I.
Ma anche in questo avvenimento ci sono dietro un’infinità di misteri che riconducono a questo disegno segreto.
Gaetano Bresci, l’anarchico, si era mescolato nella folla e gli spara 3-4 colpi di pistola e poi viene arrestato.
Lui si trovava a Monza per la residenza estiva, c’era una manifestazione sportiva di basso profilo, ma essendo
internazionale c’erano anche dei giovani che venivano da Trento e Trieste, e questa è una possibile spiegazione del
perché il Re era qui. Il Re di solito portava il suo ‘’giubbetto anti-proiettile’’ nelle uscite, stranamente quella sera non
se l’era messo. Bresci riesce a salire sulla carrozza dove c’era il Re.
Si tira fuori pure il fatto che dentro questo c’entrasse Maria Sofia Borbone perché legata agli anarchici.
Comunque Bresci viene catturato, e in meno di un mese viene condannato all’ergastolo. A maggio del 1901 si impicca.
Il fatto che sia stato tenuto così sotto sorveglianza e mai tenuto a contatto con altri carcerati, era per via che lui non
aveva agito da solo, e si aveva paura a farlo stare in contatto con altra gente perché poteva parlare delle istituzioni
che stavano sopra di lui.
È chiaro che se vengono fuori queste cose non si sa se siano vere, però il clima era quello e qualcosa in quella
direzione c’era. 12
Quindi, la crisi di fine secolo tocca parecchi aspetti, e sullo sfondo c’era il tentativo di destabilizzare il paese al punto di
dargli una nuova fisionomia. E questo è il primo tentativo di distruggere quello che era stato fatto nel 1861.
La crisi di fine secolo si chiude con questo atto e su questo mistero sul chi fossero i mandanti di Gaetano Bresci.
A questo punto si può parlare di una svolta, con Zanardelli e con Giolitti a fianco, dove a fronte di una situazione così
complessa, l’unico modo per ripartire era quello di ripartire dal basso, la loro intuizione quindi è che rispetto una
situazione che hai contro forze del governo e la popolazione, qualunque provvedimento che prendi dall’alto andrà
comunque sempre contro la maggior parte del popolo.
L’ETA’ GIOLITTIANA
Il cambio di passo è che presa consapevolezza della crisi si cercano soluzioni andando a prenderle e modificandole dal
basso. Quindi c’è un tentativo di rimuovere la causa. La linea di fon