Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 1 Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Psicologia della narrazione Pag. 21
1 su 22
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

NARRAZIONE COME ARTEFATTO

L'artefatto è uno strumento di mediazione tra noi e il mondo. Gli artefatti possono essere materiali o cognitivi. La narrazione è un artefatto cognitivo.

Un esempio di percezione narrativa è l'esperimento di Michotte (1945), "the perception of causality": l'esperimento dimostra che la nostra percezione di stimoli visivi è già intrinsecamente narrativa. Viene presentata una sfera rossa grande e una sfera blu piccola che si spostano: le due sfere vengono messe in relazione in uno schema narrativo.

  • La sfera rossa causa lo spostamento della blu
  • La sfera rossa "insegue" la sfera blu
  • La sfera rossa "guida" la sfera blu

I soggetti impongono quindi una formattazione narrativa.

Una storia prodotta da una bambina di 2 anni: "Il bambino piangeva. La mamma lo prese."

- È una narrazione?

- Se sì, come costruiamo il frame narrativo a partire dalle due frasi?

- È una costruzione idiosincratica o un processo?

comune e condiviso?- Qual è la relazione tra costruzione narrativa e cultura?

Sacks, Lectures

Sacks commenta la storia della bambina di due anni, affermando che si tratta di due frasi che riportano ognuna un'occorrenza.

F1 = il bambino piangeva

F2 = la mamma lo prese

Il pronome "lo" ci costringe a cercare nella frase precedente il nome a cui si riferisce e a fare di queste due frasi un testo unico. Diamo un senso a queste due frasi mettendo in relazione i due soggetti secondo la visione del mondo (lo prende in braccio per consolarlo e calmarlo).

I tre step interpretativi

  1. Assumiamo che la madre sia la madre del bambino ("la" madre, non "una")
  2. Interpretiamo la F2 come temporalmente successiva alla F1
  3. Data la successione temporale, interpretiamo F2 come conseguenza di F1

Primo step: è la madre del bambino

Capiamo che è la madre del bambino a prenderlo, perché è la persona che è tenuta a farlo.

Se la madre

è la persona tenuta a farlob. E il bambino è preso da qualcuno che potrebbe essere la madrec. Allora quella persona sarà la madre

Secondo step: F2 segue F1

Si è legittimati a interpretare la successione nel testo come successione nel tempo, se non ho informazioni contrarie.

Esempio di informazioni contrarie: il bambino piangeva, prima qualcuno lo aveva picchiato.

Terzo step: causa-effetto

Se i due eventi sono successivi nel tempo, allora F2 può essere spiegato alla luce di F1. In questo modo si instaura larelazione causa-effetto.

La cultura all’opera- Ciò che solitamente succede (o dovrebbe succedere) guida l’interpretazione del testo- Attiviamo lo script, cioè l’insieme di conoscenze relative ad una data situazione e a determinati ruoli (madre-bambino)- Nei tre step interpretativi è all’opera la cultura condivisa da coloro che mettono in atto il processointerpretativo descritto

Il ruolo di chi legge o ascolta-

Nell'esempio si vede il ruolo attivo di chi interpreta il testo. La narrazione è produzione + processo interpretativo. Ci sono sia regole di produzione che regole di ricezione. Le storie sono di chi le racconta ma anche di chi le ascolta o legge.

LA PSICOLOGIA POPOLARE: CREDENZE, PREGIUDIZI, CONVINZIONI

Teorie e credenze che acquisiamo spontaneamente, nell'ambiente culturale in cui viviamo in base alle quali:

  • Intuiamo il funzionamento della mente degli altri
  • Interpretiamo e prevediamo il comportamento degli altri
  • Interpretiamo le azioni e le reazioni degli altri

Credenze = tutto ciò che pensiamo essere vero senza ricorrere a verifica (opinioni, convinzioni, persuasioni). Le crediamo perché altri lo credono e perché è funzionale ai nostri scopi. Le credenze sono proprie di gruppi sociali e culturali e contribuiscono al mantenimento della loro identità.

Narrazione e psicologia popolare

La narrazione organizza i domini della psicologia.

popolare: - Dominio delle procedure sociali (ciò che la gente fa) - Immagine che si ha delle persone e del modo in cui devono rapportarsi l'una all'altra - I modi in cui colleghiamo le azioni alle intenzioni e agli scopi delle persone - Dominio delle credenze (ciò che la gente dice di fare e di essere)

Le storie sono un artefatto culturale potente: - Introducono la prospettiva umana all'interno della realtà - Introducono la dimensione temporale: un prima, un dopo, un andare verso - Congiungono lo scenario dell'azione e lo scenario della coscienza

Bruner e l'esempio della piscina: Nella narrazione, il dato di realtà e il punto di vista sul dato di realtà, l'interpretazione dello stesso, sono inscindibili. Un esempio di Bruner è quello della piscina: - Dato di realtà = piscina - La narrazione giuridica trasforma la piscina in un "reato di attrazione" (se la piscina è lì e non

ostacolal’accesso può attrarre persone ed essere causa di eventi tragici)- La narrazione trasforma la piscina in una tentazione irresistibile che induce il soggetto a comportamentipericolosi- Il significato narrativo si impone sul referente “piscina”

La costruzione della prospettiva narrativa

Esempio di un racconto virale in rete: foto dell’attentato sul ponte di Westminster (2017). “La donna musulmana non presta la minima attenzione all’orrore dell’attacco, cammina tranquillamente accanto aun uomo che sta morendo e controlla il suo telefono”.

Il testo costruisce un rapporto figura-sfondo, dove la donna è la figura, che in realtà non è affatto tranquilla e non staguardando il telefono.

Gli attori:

  • La donna ritratta
  • Il fotoreporter autore dello scatto (ha difeso la donna, ma la versione condivisa è rimasta quella del tweet)
  • L’account @southlonestar, “un orgoglioso patriota texano e

americano”- La rete- Utente occulto (troll russo) che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggiprovocatori

Elementi che contribuiscono alla creazione della versione diffusa:

  • Associazione del testo alla fotografia
  • Diffusione virale della notizia

Conclusioni:

  • Il fatto = la donna consulta il cellulare in un contesto di devastazione
  • La costruzione narrativa = un testo è associato all’immagine, la interpreta e ci dice cosa “dobbiamo” vederenella foto
  • Il testo interviene nel processo di costruzione figura-sfondo; la consultazione del cellulare è posta inevidenza rispetto all’espressione facciale della donna
  • Il testo attiva e disattiva elementi contestuali; l’espressione della donna e altri soggetti che adottano lostesso comportamento della donna
  • La diffusione in rete consolida la versione costruita e indebolisce (quasi annulla) l’autorevolezza dell’autoredella foto
  • Le smentite e la diffusione di
Formattazione del testo

una versione alternativa non possono annullare l'effetto della versione ormaidiffusa- Più versioni dello stesso fatto convivono- Qual è il fatto? Ciò che è dipende dalla scelta interpretativa che operiamo

Testi narrativi e realtà

Qual è il rapporto tra i testi narrativi e la realtà di cui parlano? Il rapporto tra testo narrativo e realtà è indeterminatoperché:

  • Non formula significati univoci
  • Può inglobare prospettive molteplici
  • Non produce certezze sul mondo

Di cosa parlano le storie

  • Del reale
  • Del possibile

Creano un dialogo tra ciò che è e le alternative possibili.

Scena de La vita è bella

Benigni prende gli elementi del frame primario e li ingloba nel frame secondario (giocoso) per mascherare gli orroriper suo figlio.

  • Raccontare una storia è un modo di inquadrare gli eventi
  • Il padre sceglie una chiave che riporta tutti gli eventi al frame “gioco”
  • La storia del

padre "addomestica" i molti imprevisti che si verificano nel campo e tiene lontana l'interpretazione tragica degli eventi- Il "è vero!" finale sospende il giudizio di verità e lo riconduce alla credenza, al "credere vero"

I RACCONTI DEI BAMBINI

Filogenesi della narrazione = origine ed evoluzione culturale della narrazione.

Ontogenesi della narrazione = origine ed evoluzione della narrazione del singolo individuo.

Il modello della socializzazione linguistica (Ochs)

La ricerca sulla socializzazione linguistica esamina il modo in cui:

  • Le pratiche linguistiche organizzano il processo di maturazione del nuovo membro (il bambino, guardato in relazione alla comunità di appartenenza)
  • Le pratiche linguistiche attraverso le quali si diventa partecipanti attivi e competenti di una comunità

I luoghi della socializzazione sono: famiglie, gruppi di coetanei, scuola, luoghi di lavoro, professioni, organizzazioni religiose,

Attività ricreative, ecc. La narrazione è presente dall'inizio. In famiglia si raccontano e si leggono fiabe ai bambini anche in fase prelinguistica. Siamo esposti alla narrazione fin dalle prime fasi della nostra vita, per i bambini prelinguistici si fa molto appello al visivo e al tattile. Attraverso la narrazione il bambino è socializzato, oltre che al gruppo di appartenenza, al libro e alla lettura.

In principio è l'interazione. La socializzazione alla narrazione si sviluppa in un mondo discorsivo.

Proto-conversazioni allattamento e turni conversazionali: alternanza tra suzione e verbalizzazioni materne.

  • La madre parla quando il bambino si interrompe, con lo scopo di incoraggiarlo e mantenere l'attenzione condivisa.
  • Il bambino riprende la suzione verso la fine della verbalizzazione materna e la madre tace mentre il bambino prende il latte.
  • Dopo alcuni giorni, le madri accorciano i loro turni in modo da favorire una successione più

rapida delle fasidi suzione

Il ruolo del care-giver

  • Il care-giver è l'adulto che si occupa del bambino
  • Il care-giver tratta i comportamenti espressivi e i programmi motori del bambino come comunicativi (pianto, sorrisi, vocalizzi)
  • La reazione del care-giver costruisce il senso comunicativo dei comportamenti che il bambino mette in atto
  • La madre ripete i comportamenti del bambino che così impara a distinguerli e a farli emergere dal flusso comunicativo continuo
  • Il comportamento materno è organizzato in cicli composti da fasi di impegno mantenuto e spostamenti di impegno

Le prime parole

  • Compaiono intorno alla metà del secondo anno di vita
  • Sono nomi che si riferiscono alle funzioni o all'aspetto di referenti presenti nell'ambiente o associati ad attività che il bambino svolge in modo regolare (es: "pigiama")
  • Singole pa
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alidst di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione interpersonale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Galatolo Renata.