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QUINTA CONFERENZA “LO STRANO CASO DI VIA SERVANDONI”
All’inizio di questa conferenza c’è una storia che viene raccontata da Eco relativa ad una mescolanza, ad
una proiezione nella realtà, di un testo che sosteneva qualcosa che nella realtà evidentemente non era
reale. È un esempio tratto da una storia di cronaca, è un esempio di tipo giornalistico si tratta di una
vicenda che si svolge nel 1982 relativa al conflitto delle Falkands.
Il 31 marzo, due giorni prima che gli argentini sbarcassero alle Malvine e 25 giorni prima dell’arrivo della
task force britannica alle Falklands, il quotidiano Clarin pubblicava una notizia, che pareva venire da
Londra, e secondo la quale gli inglesi avevano inviato nelle acque argentine il Superb, un sottomarino
atomico. Il Foreign Office aveva immediatamente reagito dicendo di non aver nessun commento da fare su
questa “versione”, e la stampa argentina ne aveva concluso che, se le autorità governative britanniche
parlavano di “versione”, voleva dire che si era di fronte a una fuga di notizie militari assai riservate.
Il primo aprile, proprio mentre gli argentini stavano per sbarcare alle Malvine, il Clarin aveva annunciato
che il Superb stazzava 45.000 tonnellate e aveva un equipaggio di 97 uomini specializzati in caccia
subacquea.
Le successive reazioni della stampa britannica erano state molto ambigue: un esperto militare aveva detto
che mandare sottomarini atomici della categoria Hunter-Killer era una idea abbastanza ragionevole e il
Daily Telegraph stava dando l’impressione di sapere molte cose sulla faccenda da una voce piano piano
si sta costruendo la vicenda e questo sottomarino comincia a diventare un vero e proprio personaggio
protagonista di questo testo narrativo.
Così a poco a poco la voce è diventata notizia, i lettori argentini apparivano turbati e la stampa faceva del
proprio meglio per cercare notizie. Le info dei giorni seguenti venivano ormai date come se venissero
direttamente da ambienti vicinissimi ai comandi militari argentini, e il Superb era ormai diventato “il
sottomarino che fonti inglesi collocano nell’Atlantico del sud”.
Il 4 aprile il sottomarino era già stato avvistato in prossimità delle coste argentine. Le fonti militari
britanniche, a chi chiedeva indiscrezioni, rispondevano che non avevano intenzione di rivelare la posizione
dei loro sottomarini, e un’affermazione così ovvia rinforzava l’opinione ormai diffusa che esistessero
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sottomarini inglesi e che fossero da qualche parte. Lo stesso giorno alcune agenzie di stampa europee
informavano che il Superb stava per salpare verso i mari australi alla testa della task force britannica. Se
fosse stato vero, non si sarebbe allora già trovato presso le coste argentine, ma questa contraddizione pare
abbia rinforzato, anziché indebolire, la sindrome del sottomarino atomico.
Il 5 aprile l’agenzia di stampa DAN annunciava il Superb a 250km dalle Falklands-Malvinas. Il resto della
stampa seguiva a ruota indugiando sulla descrizione delle straordinarie prestazioni di questa macchina di
guerra. Il 6 aprile era la stessa Marina argentina a segnalarne la presenza nei pressi dell’arcipelago e nella
settimana seguente fu assegnato al Superb anche un fratello, il sottomarino Oracle questa cosa si
espande e il resto della stampa mondiale comincia a seguire questa linea narrativa generata da una voce
non confermata.
Il 18 aprile Le Monde da Parigi menzionava i due sottomarini e la notizia rimbalzava sul Clarin con un titolo
drammatico: “Una flotta sottomarina?” Il 12 aprile il Clarin annunciava persino l’arrivo, nella stessa zona, di
sottomarini sovietici.
A questo punto la storia non riguardava più solo la presenza del sottomarino (di cui nessuno più dubitava),
ma piuttosto la diabolica abilità dei britannici, che riuscivano a mantenere segreta la loro posizione.
Il 18 aprile un pilota brasiliano aveva avvistato il Superb presso Santa Catarina e lo aveva persino
fotografato: sfortunatamente la foto era praticamente indecifrabile a causa del tempo nuvoloso – ed ecco
che incontriamo un altro effetto nebbia: ma questa volta la nebbia è provvista direttamente dall’interprete
per conferire alla storia la suspense necessaria.
Quando finalmente il corpo di spedizione inglese era davvero a 80km dal teatro di guerra, e con vere navi
da guerra e veri sottomarini, ecco che il Superb scompare: il 22 aprile il Clarin annuncia che esso sarebbe
tornato in Scozia. Il 23 aprile il quotidiano scozzese Daily Record rivela che, in effetti, il Superb era sempre
rimasto alla fonda nella sua base scozzese. A questo punto i giornali argentini debbono cambiare genere, e
passano dal film di guerra nel Pacifico alla lotta di spie. Il Clarin, il 23 aprile, annuncia trionfalmente che il
bluff britannico era stato finalmente smascherato.
Chi ha inventato questo sottomarino? I servizi segreti britannici, per minare il morale degli argentini? La
stampa inglese? La stampa argentina? A chi aveva giovato il diffondersi della diceria? Non è questo
l’aspetto che interessa in questa storia a Eco. Gli interessa il modo in cui la storia è venuta crescendo da
un vago pettegolezzo grazie alla collaborazione di tutti. Ciascuno ha per parte propria collaborato alla
creazione del sottomarino perché si trattava di un “personaggio” narrativamente affascinante.
In ogni asserzione che contiene nomi propri o descrizioni definite si suppone che il destinatario assuma
come indiscutibile l’esistenza dei soggetti di cui viene detto qualcosa se qualcuno mi dice che non può
venire perché la moglie è ammalata, do per scontato che sia sposato, se è scapolo penserò che mi abbia
mentito. È una tendenza per il lettore giustificare in qualche modo il testo, il lettore prende per buoni gli
elementi del testo.
Se io leggo un testo che inizia con “Come ciascuno sa, l’attuale re di Francia è calvo!”, dando per buona
l’affermazione, sono portato a giustificare in qualche modo l’affermazione sapendo che la Francia è una
repubblica e sapendo che è esistito un re chiamato Carlo il Calvo, il fruitore colloca la storia ai tempi di
Carlo il Calvo; il lettore quando ha elementi sul tavolo cerca di collegarli in modo coerente nel testo.
Così è successo con il sottomarino, si è cercato di mantenere la storia coerente pensando sempre che
essendo nel giornale sia una storia vera in questo caso tutti hanno collaborato per fare in modo che il
sottomarino sia reale. Il sottomarino inglese era stato posto da mas media ma com’era stato posto era
stato preso per vero e siccome si suppone che i giornali dicano affermazioni vere, ognuno ha fatto poi del
proprio meglio per avvistare questo sottomarino da qualche parte.
Cosa succede quando, come nel caso del sottomarino, il testo mi presenta come reale qualcosa che nella
realtà non c’è? Vedremo un esempio che ci porterà a fare considerazioni tra l’universo fittizio e quello
reale. La conferenza si intitola “lo strano caso di via Servandoni” ed è proprio via Servandoni al centro di
questo esempio che ci aiuta a riflettere sul rapporto tra universo fittizio e reale; l’oggetto è i Tre
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Moschettieri di Dumas (1844) romanzo popolare che si avvale anche di una costruzione storica non
orientata verso gli specialisti della storia stessa. Il mondo che fa da sfondo al romanzo è la Parigi del 1625.
D’Artagnan, all’inizio della narrazione, prende alloggio a Parigi in Rue Des Fossoyeurs (la ricostruzione da
parte del testo è piuttosto fedele e i personaggi si aggireranno in questa Parigi del 1600 ricostruita). Nel
cap.7 capiamo che anche Porthos abita nella stessa via mentre Athos abita in Rue Ferou. Dove abita
l’individuo misterioso Aramis? Nel cap.11 scopriamo che abita su un angolo di Rue Servandonie.
(Eco ricorda che Rue Servandonie era una via
cara anche ai semiotici perché abitava Roland
Barthes sostanzialmente).
Eco dice che il problema era che la via dove
abitava Aramis nella Parigi del 1625 non
poteva esistere perché Nicolò Servandoni
(architetto fiorentino) nasce nel 1695, nel 1733 ha
disegnato la facciata della chiesa di Saint Suplice
e quella via gli è stata dedicata solo nel 1806.
Per cui nel testo la via funziona anche se il nome
è sbagliato (è un po’ come dire che anche se non
c’era l’incendio nel Pendolo di Foucault tutto il
testo stava impiedi).
L’idea è questa ci troviamo in una Parigi
reale simile a quella del 1625 in cui appare
una via che non poteva esistere.
Il fatto che Rue Servandonie non possa esistere nel 1925 non lo sappiamo sulla base del testo ma lo
sappiamo sulla base della realtà ma, ovviamente, il testo non ci chiede di approfondire come ha fatto il
lettore del Pendolo di Foucault che si è andato a vedere tutti i giornali e ha trovato l’incendio (es. lezione
7).
La cosa però è più complicata il problema dice Eco è che in
sostanza Rue Servandonie e Rue des Fossoyeurs sono la
e quindi Aramis e D’Artagnan abitavano nella stessa
stessa via
via non sapendo che fosse la stessa via ma pensando fossero
due vie diverse.
Questa situazione crea un paradosso: non solo d’Artagnan
percorreva una via pensando fossero due diverse ma non è la
prospettiva di D’Artagnan che deve essere considerata (dal
punto di vista testuale non c’è niente che non vada), il
paradosso è che le due vie sono la stessa via ma solo
nell’universo reale la posizione del lettore è quella che conta.
Il testo ci dice che d’Artagnan arriva in Rue Servandoni, NON
che pensava di essere in Rue Servandoni.
Se leggiamo il testo non sapendo della ricostruzione della Parigi
del 1625 lo consideriamo reale, il fatto che ci sia tale paradosso
dipende dalla conoscenza del mondo reale che abbiamo.
Noi terrestri osserviamo da lontano la Stella del Mattino e la
Stella della Sera (Espero e Fosforo), ma si tratta della stessa
stella. Per secoli si pensava fossero 2 ma in realtà è sempre la
stessa, che poi è Venere.
Ma non si tratta della stessa situazione di d’Artagnan. Noi terrestri osserviamo da lontano due entità,
Espero e Fosforo, in due diversi momenti del giorno, ed è comprensibile che possiamo credere che si tratti
di 2 stelle diverse. Ma se noi fossimo abitanti di Fosforo non potremmo credere all’esistenza di Espero
perché nessuno l’avrebbe mai vista brillare in cielo Il problema di Espero e Fosforo esisteva per Frege ed
esiste per i filosofi terrestri, ma non esiste per i filosofi fosforici, se ce ne sono.
Dumas, come