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BRAND è una personalità.
Reparto Creativo: è caratterizzato da una coppia creativa che è composta
dal Copy Writer che progetta e scrive i testi ha quindi esperienza con la
parola scritta, è creativo e ha la capacità di variare registri e format: deve
adattare il suo linguaggio in base a chi si rivolge.
L’Art Director invece progetta la parte visiva e grafica, pensa per
immagini, ha la capacità di riconoscere qualità estetica e tecnica e
muoversi su formati diversi (annuncio, spot), sovraintende a tutto il
processo (riprese, foto..).
Prima era una distinzione molto netta ora i ruoli sono sovrapposti.
Il Direttore creativo è un copy writer o un art director di grande esperienza.
Campagne e tipologie di pubblicità: Più pubblicità su diversi media (tv,
radio, affissioni) che sviluppano lo stesso discorso fanno una Campagna su
un soggetto di base, un’idea che si chiama discorso o soggetto della
campagna.
Se abbiamo una campagna che declina questo soggetto con delle variazioni
abbiamo una campagna multisoggetto, ovvero una campagna che prevede
soggetti diversi per media differenti.
Tipologie e pubblicità:
Annuncio: è la pubblicità su stampa periodica o quotidiana.
- Radio-comunicato: è la pubblicità trasmessa per radio.
- Spot: è la pubblicità trasmessa in tv o al cinema.
- Manifesto: è la pubblicità affissa sui muri, in formato verticale.
- Poster: pubblicità affissa sui muri in formato orizzontale e di grande
- dimensione.
Affissione dinamica: pubblicità che viaggia sui mezzi di trasporto
- pubblici/privati o i banner nel web.
Annunci stampa: Sono caratterizzati da alcune parti tipiche:
HEAD LINE: Il titolo, anche composto da più frasi. Le dimensioni
- del corpo del testo sono le maggiori, le più visibili. Può anche essere
diviso in due elementi dove uno è più piccolo dell’altro. Veicola la
promessa.
BASE LINE: frase in corpo intermedio (maggiore del body copy e
- minore della head line) che conclude il discorso iniziato nella head
line, ha un rapporto logico e di senso con la head line. O un
eventuale PAY OFF ovvero una frase che non cambia ad esempio lo
slogan di un’azienda, una frase che definisce la mission.
BODY COPY: Breve testo di spiegazione del prodotto supporting
- +
evidence.
VISUAL: L’immagine.
- PACK SHOT: Rappresentazione visiva del packing del prodotto
- CONCEPT: Quali sono i meccanismi visivi e retorici dell’annuncio.
- Parafrasi del funzionamento semiotico dell’annuncio.
Copy Strategy: Composto da:
TARGET: Sulla base di ciò che l’annuncio dice (genere, fascia
- anagrafica…) chi tiene in mano il prodotto? A chi è destinato?
BRAND’S CHARACTER: Il suo dna, ciò che la identifica e la
- distingue.
MAIN PROMISE: Dichiarazione del concetto di vendita di base
- (selling idea) e concetto centrale della comunicazione “Comprami
perché.” Cosa offre in più degli altri. Di norma si trova fra la Head
line e la Base line. Va espresso in poche parole.
REASON WHY: E’ l’argomento razionale che la pubblicità fornisce
- per rendere credibili i vantaggi promessi dal prodotto dicendo
generalmente come fa, deve essere dimostrabile, fornita di solito
(negli spot) quando si vede il prodotto in azione.
SUPPORTING EVIDENCE: Può essere un ulteriore elemento che
- motiva la promessa fornendo dati che supportano la credibilità della
precedente.
CONSUMER’S BENEFIT: Beneficio, idea che il prodotto/servizio
- offre ai consumatori e che è il principale vantaggio per cui dovrebbe
preferirlo alla concorrenza (in genere coerente con la main promise).
2.
Gli stereotipi in pubblicità: Uno stereotipo è un’opinione precostituita su
una classe di individui, di gruppi o di oggetti. Il termine viene dal greco:
stereos (rigido) + tupos (forma). Deriva dalla stampa tipografica che
utilizzava tra 600/700 lastre fisse e non modificabili. L’utilizzo figurato
viene registrato per la prima volta da W. Lippmann “Public Opinion”,
1922: “piccole immagini che portiamo nella nostra mente che orientano la
percezione degli eventi sociali e delle altre persone”.
Lippmann le descrive come rigide generalizzazioni riguardanti gruppi
sociali dal contenuto illogico, inesatto. La stereotipizzazione è un processo
che produce rappresentazioni distorte. Parte da un assunto che non viene
modificato e tende a dare giudizi a priori.
B. Mazzone in “Stereotipi e Pregiudizi” la definisce come “la tendenza a
definire prima di osservare”.
Sono immagini mentali, semplificazioni grossolane della realtà utili per chi
vive in un mondo complesso come il nostro (scorciatoie cognitive) che
servono:
A dare senso e ordine al mondo esterno permettendo una
- categorizzazione.
Hanno una funzione difensiva dell’individuo/gruppo/cultura,
- contribuiscono al mantenimento di una cultura e di determinate
forme di organizzazioni collettive, garantiscono la salvaguardia delle
posizioni sociali acquisite.
Kats e Braly (1933) studiarono le credenze stereotipiche in particolare
etniche e razziali, diedero un questionario a un gruppo di studenti bianchi
di Princeton che dovevano selezionare da una lista di 84 aggettivi riferiti a
tratti di personalità, inclinazioni sportive e artistiche quelli che ritenevano
più caratteristici per i 10 gruppi etnici proposti e le risposte si rivelarono
fortemente condizionate dai mezzi di comunicazione e gli aggettivi erano
in linea con gli stereotipi più diffusi.
Gli stereotipi funzionano molto bene in pubblicità perché è un tipo di
comunicazione semplice, veloce e generalista.
Gli stereotipi di razza furono tra i primi ad essere usati (Sapone Fairy) ma
vengono usati ancora oggi (Nivea 2001 “Look like you give a damn/re-
civilize yourself).
Il concetto di razza fu coniato da Joseph Arthur de Gobineau che tra il
1853 e il 1854 pubblicò il “Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane”
su cui si basa il pensiero razzista contemporaneo, classificò le diverse
razze umane:
La razza bianca (caucasica) che possiede un’intelligenza, volontà e
- moralità superiori alle altre razze umane
La razza nera (negroide) che non è dotata di moralità ed ha una
- natura animalesca
La razza gialla (mongoloide) che è a metà fra le due.
-
Ancora oggi in pubblicità si fa riferimento a questi stereotipi (es.
cicciobello anni ’70 – profumo “animale” – pubblicità Magnum).
Il felino trasmette l’idea di una femminilità attiva, sensualità, è la
proiezione di una fantasia maschile, si fa uso di animali esotici. C’è
un’eroticizzazione dell’esotico. Il concetto di esotismo coincide con quello
di orientalismo, ovvero l’interesse della società cristiana occidentale dei
confronti di culture diverse che risultano enigmatiche e colme di fascino ai
loro occhi.
Ageismo: In Italia questa forma di stereotipizzazione è più pronunciata di
quella razziale.
Il concetto dell’ageism, introdotto nel 1969 da Robert Butler, direttore del
National institute of aging lo ha collegato a numerose forme di
discriminazione come razzismo e sessismo contro gli anziani per via della
loro età.
La vecchiaia viene vista come un taboo: dà l’idea di inattività,
improduttività, morte, decadimento fisico, erosione del capitale estetico,
fragilità, perdita di autonomia.
Gli stereotipi sono però quasi sempre inaffidabili e controfattuali. Gli
anziani compaiono solitamente solo nei prodotti destinati alle loro fasce
d’età (apparecchi acustici, dentiere, montascale..) o altrimenti la figura
dell’anziano è rappresentata in modo bisbetico e burbero, caricaturiale (es.
pubblicità delle sottilette) o ancora in prodotti di natura generalista, a
carattere familiare.
(Pubb. Dolce e gabbana)
Un altro ruolo dell’anziano che compare in pubblicità è quello
“rassicurativo”, la figura dell’anziano trasmette saggezza e competenza e
tradizioni (ricette, tecniche di bucato…)
La donna anziana, rappresentata ad esempio nella pubblicità dell’ace
(detersivo) sembra essere relegata alla vita domestica/familiare,
rappresentata come fonte di esperienza e saggezza e non come risorsa
sociale.
L’uomo anziano (patek philippe) è protagonista di una trasmissione,
garante della qualità del prodotto, rappresentato come capostipite della
tradizione, ha un ruolo anche economico ed è rappresentato anziano
(capostipite dell’impressa industriale visto che il target è l’alta borghesia
industriale) mentre la versione femminile di questa pubblicità è molto bella
è il messaggio si concentra sul valore di questa bellezza. L’uomo trasmette
attività, la donna appare mentre lui fa, lei ha un capitale estetico e lui
economico.
Intersezionalità è la sovrapposizione di due discriminazioni, infatti non
c’è nessuno stereotipo nelle forme di discriminazione che non sia anche di
genere.
Esempio nell’ageismo (Madonna attaccata perché troppo vecchia per gli
mtv music awards/Rolling stones no – Clinton in campagna elettorale
discriminata per le rughe/ Trump no, per i capelli ma non per la sua età).
Stereotipi di genere: Insieme di credenze, condivise e trasmesse
socialmente su quelle che sono le caratteristiche fisiche, psicologiche e le
attività tipiche dei due sessi, hanno il potere di rafforzare identità
tradizionali rendendo difficile la costruzione di una propria individualità.
Bisognerebbe riuscire ad interrogarli fino allo sfinimento in modo da
liberarsi dalla gabbia di preconcetti che rappresentano.
Fino agli anni 70 ad esempio l’uomo e la sua maschilità sono stati
rappresentati come BREAD WINNER (colui che guadagna il pane), la
“maschilità egemone” è quel modo di essere uomo che si afferma in
maniera vincente in un determinato contesto sociale e in un determinato
periodo storico e il suo rappresentante è l’uomo bianco, eterosessuale,
sposato, di classe media a cui si contrappone la “maschilità subordinata”:
di colore, di ceti inferiori o omosessuali.
Dagli anni 80 in poi c’è un mutamento della rappresentazione della
maschilità, una “crisi”, infatti i ruoli maschili e femminili si stanno
fondendo e non solo le donne assomigliano di più agli uomini, ma
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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