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Il declino del tasso di click sui banner pubblicitari
È stato creato un indice chiamato CTR (Click-Through Rate) che indica il tasso medio di click sui banner, a cui corrisponde il rapporto tra il numero di click del banner e il totale delle impression, cioè il totale di coloro che hanno visitato la pagina web, moltiplicato per 100. Questo calcolo registra un dato molto preoccupante per i brand: oggi, il tasso medio di click sul banner è ormai dello 0,15% in confronto al 30% del primo periodo.
Alcune indagini fatte sull'eye tracking analysis mostrano che ormai l'internauta si è abituato al formato della pagina web, per cui l'occhio evita automaticamente quegli spazi dove sa che potrebbe trovare l'annuncio pubblicitario di un determinato brand.
Il brand, quindi, non può più avere come obiettivo quello di attrarre l'attenzione dei consumatori. Una ricerca ha studiato come è cambiato il potere di concentrazione dell'uomo dal 2000 al 2015: il potere dell'uomo è passato dai 12 agli 8,5 secondi. Il pesce rosso è...
L'animale con il potere di concentrazione più basso al mondo è di 9 secondi. Oggi, l'uomo è quindi l'animale con il potere di concentrazione più basso al mondo. Il web ha peggiorato le nostre capacità di prestare attenzione. Tutti i giorni fruiamo di migliaia di contenuti ma siamo incapaci di concentrarci. Secondo questi dati, controlliamo più di 15 volte al giorno la nostra email e 46 volte il nostro smartphone, ma solo al 4% delle pagine viste dedichiamo più di 10 minuti di attenzione.
Attirare l'attenzione dell'utente usando il banner è come comprare un biglietto della lotteria e sperare di vincere. I brand oggi devono quindi fornire delle nuove risposte. Oggi, con il consumatore che si ha di fronte, c'è bisogno di coinvolgerlo in conversazioni intime, partecipazione e non con delle promesse. Quello che il consumatore di oggi cerca è attiva al processo di branding, una partecipazione.
In cui il consumatore non ha un comportamento passivo ma attivo e propositivo. Ecco perché il brand non può pretendere di catturare l'attenzione del proprio consumatore, piuttosto deve essere in grado di dargli attenzione, di diventare connettore tra vari consumatori con cui può condividere un certo modo di sentire, di pensare alcuni valori che possono essere fondamentali. Questa idea emerge già da parte di nel nel concetto di permission marketing.
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Seconda fase:
- Oggi gli utenti fruiscono dei contenuti online in modo diverso, e ciò che aveva anticipato Godin è diventato più vero da quando lo smartphone è entrato nella nostra vita.
- Tutti noi oggi siamo continuamente connessi, continuamente alla ricerca di contenuti di cui fruire facilmente e velocemente. I brand devono sapersi inserire in questo mondo, devono saper dare delle risposte a una nuova esigenza di partecipazione attiva.
complesso.• È quel tipo di annuncio che si inserisce perfettamente nella pagina web: medesimo layout e con funzione legata al contesto promozionale. Ad esempio, Facebook mostra annunci nativi con lo stesso format e la stessa dimensione degli altri post.
Search and Promoted Listings, Un altro esempio è quello del che riguarda• essenzialmente i motori di ricerca. I primi risultati di una ricerca, quelli colorati in giallo, sono gli annunci dei brand che pagano per essere disposti per primi in una ricerca.
Raccomandation Widgets, Esistono poi i ovvero elementi inseriti contestualmente• all’interno di una pagina articolo o su un sito editoriale. È un elemento creativo, nel senso che si inserisce, a livello di contenuto, in modo armonico rispetto ai contenuti scelti.
Custom Content, L’ultimo esempio è il che è il jolly che si differenzia dagli altri, è il più• creativo. È quello più ricco di innovazioni.
E si adegua perfettamente per forma, funzione, integrazione e misura al sito che lo ospita. Ha sempre una posizione inaspettata e decisamente creativa. Cerca di sconfiggere il problema dell'eye tracking, sorprendendo l'internauta. Anche in questo campo l'internauta sta compiendo grandi passi in avanti ed è sempre più difficile da sorprendere. L'advertising del nuovo Millennio ha un obiettivo fondamentale in tutte le sue forme: produrre engagement, essere in grado di generare contenuti di marca. Il fine è Content marketing: strategia, pianificazione degli interventi che un brand può fare per riuscire a costruire il proprio immaginario online nel mondo virtuale. Branded content: prodotto. Narrative advertising: distribuzione del contenuto. Generare branded content vuol dire riuscire a coinvolgere gli utenti. Per poterlo fare, bisogna rispettare alcune caratteristiche fondamentali:
- Identità
- Rilevanza
- Credibilità
Originalità: 5. Ispirazione: 6. Forma: 7. Inclusività: 8. Portabilità
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99. Ottimizzazione: 10. Trasparenza
È importante che l'internauta non si senta ingannato, non senta che il brand ha tentato di violare la sua libertà di scelta.
L'engagement può essere valutato attraverso un feedback che ci esprime l'effettiva efficacia di una comunicazione. Ci sono degli indicatori che aiutano a capire il livello di engagement:
- Visualizzazione
- Tempo speso
- Interazione
- Effetti
L'engagement è l'attenzione e l'intenzione combinate tra loro, è un processo continuo che matura su questi due parametri fondamentali. È un obiettivo che si riesce a raggiungere in vari modi:
- Social post
- Articolo su sito/blog
- Contenuti scaricabili
- Video
In particolare, i video sono il patrimonio più prezioso di un brand per fare un advertising online efficiente. Secondo un istituto di ricerca, nel 2020
L'80% del traffico internet dei consumatori sarà un traffico legato all'online, e nel 2018 il 90% dei contenuti condivisi online era costituito da video. Il video è il mezzo migliore per il brand per instaurare un rapporto e una conversazione con il proprio consumatore. Guardare video online è diventata l'attività principale degli internauti. Facebook, nel 2014, aveva inserito un nuovo newsfeed, ovvero lo stream dei contenuti personali: in sei mesi è passato da un miliardo di video views al giorno nel terzo del 2014 a 4 miliardi nel primo quarter del 2015, di cui il 75% su mobile. Alcuni dati provenienti dal Nielsen ci dicono che l'impatto, il recall che producono i video online è decisamente superiore a quello prodotto dall'advertising tradizionale. I video online di marca sono contenuti di intrattenimento o di informazione, rilevanti per gli utenti, in cui il prodotto non sempre è protagonista.
Protagonista, infatti, è il storytelling. Alla logica della velocità si contrappone quella del slow, dove il brand compare in modo discreto. Il brand è sempre più un content generator, che racconta storie, che intrattiene e diverte. Nessuno oggi vuole comprare caratteristiche di prodotto, ma tutti comprano una storia. 4. Marketing esperienziale e unconventional Il flusso comunicativo fra la marca e il proprio pubblico è cambiato, quindi è cambiato anche il ruolo del pubblicitario. Prima fase - Interruption marketing: la comunicazione partiva dalla marca e cercava di colpire i propri pubblici. Seconda fase - Viral marketing: la comunicazione deve per forza innescarsi in modo completamente diverso, assecondando il bisogno di scambio e relazione tipico del consumatore post-moderno. Anche il pubblicitario deve riuscire a creare una comunicazione che sia in grado di attivare delle nuove dinamiche di comunicazione fra i consumatori stessi.Il pubblicitario deve riuscire a privilegiare la relazione con pochi clienti innescando un vortice di comunicazione di tipo virale.
COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA 304.1 - Marketing esperienziale
L'unconventional è una risposta che la marca dà in questi termini: è un modo di creare canale esperienziale comunicazione attraverso un brand che diventa per il cliente. Il consumatore vive un'esperienza a 360 gradi con il brand. Questo approccio marketing delle esperienze, comunicazionale della marca trova le sue radici nel che è un approccio strategico differente da quello tradizionale, perché pone al centro il consumatore, con le sue esperienze. Intende il consumatore non solo per la sua parte razionale, quindi un individuo che ragiona prima di effettuare le proprie scelte d'acquisto, ma come un individuo che compie delle scelte anche non dettate dalla ragione.
Il manager che adotta un approccio di questo tipo individua nel corpo del consumatore un interlocutore,
che vive passioni ed esperienze che condizionano la sua parte più razionale e condizionano anche l'elaborazione cognitiva dell'esperienza stessa. Esiste un'elaborazione della significazione a partire dall'esperienza fornita dal nostro corpo, e dall'esperienza che ci viene al contempo fornita dai corpi che sono accanto a noi. Si creano una sorta di segni sul corpo che partecipano alla valutazione e ai criteri valutativi che vengono adottati da ciascun individuo. La somma di queste esperienze permette all'identità di ciascun individuo di prendere forma e coscienza di sé, anche nell'atto del consumo. Il consumo, soprattutto nelle nostre società, fa parte anche della nostra cultura. Una volta che l'esperienza interna si è formata, essa condiziona anche le scelte che