Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 28
Appunti di Glottologia Pag. 1 Appunti di Glottologia Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Glottologia Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Glottologia Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Glottologia Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Glottologia Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Glottologia Pag. 26
1 su 28
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

INDOEUROPEO GERMANICO GERMANICO

Occlusive sorde fricative sorde OCCLUSIVE SONORE

à à

p f b

à à

t θ / Þ d

à à

w

k e k h g

à à

Occlusive sonore occlusive sorde

à

b p

à

d t

à

͡

w w

g e g k e k

à

Occlusive sonore asp occlusive sonore

à

bh b

à

dh d

à

g͡h w w

gh e g e g

à

***C’erano alcune eccezioni nel passaggio da occlusive sorde a fricative sorde, a cui Verner cercò

soluzione. La legge di Verner spiega che le occlusive sorde IE in posizione interna o intervocalica, se

non precedute da accento IE, dopo esser diventate fricative sorde diventano fricative sonore e infine

occlusive sonore, confondendosi con la mutazione delle occlusive sonore aspirate.

Quindi si segue prima quella di Grimm, poi quella di Verner e poi l’arretramento dell’accento (AII).

La legge di Verner funziona da correzione di quella di Grimm, la completa.

2° rotazione consonantica

La seconda rotazione consonantica è avvenuta tra V e VI secolo dC, nell’area linguistica dell’alto

tedesco. Ha interessato francone renano, alamanno, longobardo e bavarese. Lutero scelse di

tradurre la Bibbia per il movimento protestante in quest’ultima lingua. In una lettera si chiese quale

fosse la varietà più nobile e scelse quella della cancelleria di Sassonia, dove i Bavaresi lavoravano

come scrittori. Scelse quindi il bavarese e la sua idea ebbe successo e diffuse la lingua.

Occlusive bilabiali Alveolare/apicale

p pf pepper > pfeffer b p branch > pranke

à à

t ts ten > zehn d t daughter > tochter

à à

Dorsale/velare

k x book > buch

à

GRAMMATICA INDOEUROPEA

Il morfema è il più piccolo segno linguistico, e non può essere scomposto ulteriormente.

Possiamo parlare di morfologia nominale e morfologia verbale nell’indoeuropeo, ma è difficile dire

se le regole grammaticali venivano applicate tutte nello stesso periodo o se qualcuna è successiva

ad altre.

L’inglese ha superato la contrapposizione tra nome e verbo, ovvero si è distaccata dalla matrice

indoeuropea. Una stessa parola può essere nome o verbo.

Le lingue indoeuropee sono flessive, eccezion fatta per l’inglese moderno che si avvicina al cinese,

lingua isolante.

Morfologia nominale

Categorie nominali dell’IE:

- Numero: singolare, plurale, duale, collettivo.

- Genere: maschile, femminile, neutro.

- 8 Casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, locativo, ablativo, vocativo.

Le desinenze si uniscono ai temi, ovvero le parti invariabili dei nomi.

È difficile ricostruire le desinenze analizzando le lingue germaniche, perché l’arretramento

dell’accento intensivo ha indebolito le parti finali delle parole. Comunque, le lingue figlie sono

andate per il sincretismo, ovvero la semplificazione e la riduzione dei casi: greco e latino usavano 5

casi, il gotico 4…

Il sincretismo dei casi porta alla distruzione della declinazione e all’utilizzo di preposizioni e altre

forme grammaticali, quindi si indebolisce il lato sintetico della lingua (quello fatto di flessioni e

desinenze) e si rinforza quello analitico, ovvero quello che prevede l’aggiunta di elementi nuovi

come preposizioni per convogliare un messaggio.

È comunque difficile ricreare i pronomi indoeuropei in quanto il loro utilizzo è sconosciuto e troppo

vario, così come nelle lingue figlie.

Morfologia verbale

Categorie verbali dell’IE:

- persona: parlante, interlocutore, diverso dai due.

- numero: singolare, plurale, duale.

- modo: indicativo (realtà), congiuntivo (irrealtà), ottativo (desiderio), ingiuntivo, imperativo.

- aspetto: presente, aoristo (azione fatta e finita), perfetto (azione passata con effetto sul

presente).

- tempo: presente e passato, congiuntivo come futuro (meccanismo stile inglese moderno)

- diatesi: transitivo e intransitivo

Aspetto e tempo nell’IE erano complementari: l’IE aveva più aspetto che tempo, mentre oggi è il

contrario. In gotico non c’era nessun tipo di futuro, così come in inglese shall e will sono diventati

verbi ausiliari. In latino il futuro si può fare in due modi: -bo, che potrebbe essere il verbo essere

indoeuropeo* bh e l’uso del congiuntivo.

Le lingue romanze inventano il condizionale e il concetto di passivo: nel momento di unione

dell’indoeuropeo, il passivo non era ancora stato usato. Infatti ogni lingua figlia ha elaborato

differentemente il concetto di subire un’azione. Comunque in indoeuropeo sembra esserci il

concetto di personale e impersonale.

Morfemi verbali dell’IE: si usavano prefissi, suffissi e apofonia della radice.

I prefissi sono: aumento, per il passato.

raddoppiamento.

Mutamenti fonologici e morfologici

La Romània odierna è più piccola di quella del passato: oggi ci sono altre lingue, non derivate dal

latino, ma pur sempre indoeuropee come greco, slave, germaniche…

Le lingue figlie dell’indoeuropeo si sviluppano diversamente, semplificando e variando il sistema

verbale. Le lingue tendono infatti alla regolarità e alla semplificazione, sviluppano meno l’aspetto e

più il tempo, e utilizzano più frasi perifrastiche.

L’italiano è una delle lingue più conservative, deriva dal latino volgare e non da quello classico.

L’antenato delle lingue romanza non è il latino letterario, bensì quello popolare, volgare, molto

variegato.

Le attestazioni del latino volgare sono importanti perché la lingua non è quasi mai variata. Il 50%

delle parole romanze non appartiene al latino classico, bensì a quello volgare.

Ad esempio, EQUUS > CABALLUS (equus etimo classica, caballus volgare)

Cavallo b > v

cheval k > ʃ a > e caduta ultima sillaba

Fonti del latino volgare:

1) Plauto, lingua popolare.

2) Lettere di Cicerone.

3) Iscrizioni pompeiane (e Plinio il Giovane descrisse l’evento): sui muri di Pompei c’erano tre

lingue: latino, greco, osco. L’osco è una lingua indoeuropea, della Campania. Queste

iscrizioni pompeiane contengono insulti, manifesti elettorali, annunci di prostitute, e

testimoniano l’assimilazione del gruppo consonantico nd > nn.

4) Appendix probi: I/IV sec, lista di parole per correggere i parlanti latini. Incita all’utilizzo di

termini classici e non volgari (auris, non uricla…).

5) Parte centrale del Satyricon (Petronio), trovato nel 1400. Uso della lingua naturale, livello

sociale e locale, mutazione della lingua standard. Casa: domus, magione…

6) Glosse in testi latini per spiegare parole sconosciute o difficili.

Caratteristiche fonetiche della Romània:

- Palatalizzazione e assibilazione di k, g davanti e, i:

k > tʃ g > dʒ k > ts > s g > ʒ o z

- Vocalismo tonico: il latino aveva 10 vocali (5 timbri x 2 lunghezze).

Tre tipi di vocalismi: sardo, che mantiene 5 vocali senza lunghezze differenti; rumeno, a 8

vocali; 7 vocali, come l’italiano.

- Lenizione: rilassamento dell’articolazione (in posizione intervocalica).

Può essere: da occlusiva sonora a fricativa b > v d > z

da occlusiva sorda a sonora p > b t > d k > g

perdita completa (dileguo)

- Indebolimento delle vocali atone, tipico del francese: in finale di sillaba a > e

- Palatalizzazione di ka, ga, a tonica in sillaba libera, specialmente presente in francese:

Capra > chevre gioia > joie padre > père

- Dittongazione romanza

Queste caratteristiche fonetiche sono più marcate in certe zone che in altre perché il latino ha

attecchito su un sostrato linguistico forte o abituato a certe caratteristiche.

Italiano vs latino

Le funzioni grammaticali possono essere sintetiche o analitiche.

Il latino è più sintetico che analitico, poiché il latino modifica la parola per dare un significato.

L’italiano invece usa elementi analitici, ovvero aggiunge parole ed elementi per dare significato.

L’italiano ha sviluppato la debole tendenza analitica del latino (che usava alcune preposizioni), ma

per i verbi ha comunque mantenuto il metodo sintetico, con desinenze.

Il latino si è diffuso oralmente, non letterariamente, su lingue già esistenti. C’è stata quindi una

semplificazione del latino e un miscuglio sul sostrato esistente, risultando in più lingue diverse, ma

simili. Più ci si allontanava dall’epicentro latino e con meno forza il latino attecchiva.

In italiano l’ordine delle parole è fisso, mentre nel latino l’ordine è libero.

STORIA DELLE LINGUE

LINGUE EUROPEE

Esistono delle famiglie linguistiche con un antenato comune. Questa classificazione è di tipo

genealogico. Dal latino si è giunti all’italiano, al francese, allo spagnolo… L’antenato si chiama

indoeuropeo, o protoindoeuropeo, che è una lingua madre non attestata, ma che viene ricostruita

attraverso le lingue discendenti. Non si compara l’italiano con le lingue indiane più antiche, bensì il

latino, che è a uno stadio precedente all’italiano, quindi è più vicino, cronologicamente, al sanscrito

e alle altre lingue a cui viene comparato per capire com’era formato questo protoindoeuropeo.

Sono quattro le famiglie di lingue europee principali:

- germanica

- romanza

- slava

- indoiranica

Altre famiglie linguistiche:

- celtiche (irlandese, gallese, bretone, scozzese, che stanno regredendo)

- baltiche (ufficiali in Lettonia e Lituania)

- greca (una delle più antiche, il greco miceneo è attestato dal 1700/1600 aC, isolata)

- albanese (sempre indoeuropea, isolata)

- armeno (indoeuropea e isolata)

Lingue non indoeuropee in Europa:

- basco: origine incerta, non c’è una lingua-parente viva quindi è difficile da analizzare.

- ungherese, agglutinante, uralica.

- finnico/suomi, agglutinante, uralica.

- estone, agglutinante, uralica.

- turco, agglutinante, altaica.

LINGUE SLAVE

Cirillo e Metodio tradussero il Vangelo nel IX secolo dC in antico bulgaro (slavo ecclesiastico).

Contribuirono alla formazione culturale e linguistica, e all’ortodossia che caratterizza la zona

balcanica.

Le lingue slave si somigliano molto, ci sono tre rami:

- Orientale (russo, ucraino, bielorusso)

- Occidentale (polacco, ceco, slovacco, sorabo, casciubo)

- Meridionale (sloveno, serbo {filorusso, alfabeto cirillico}, croato {filoromano, alfabeto

latino}, macedone, bulgaro)

LINGUE INDOIRANICHE

L’italiano è imparent

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
28 pagine
9 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher steeeegtfo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Glottologia e linguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Caprini Rita.