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LINGUE PARLATE NELL'ITALIA ANTICA

A. Messapico

B. Italico documentate a partire dal VII - I a.C. parlato nell'Italia centrale e meridionale (Marche, Osco Abruzzo, Molise, Campania, Calabria)

II. Umbro Umbria

C. Venetico Nord-Est, VI I a.C. (Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Istria)

D. Gallico

E. Latino documentato a partire da iscrizioni risalenti al VII a.C. Dal Latino volgare prosegue nelle lingue romanze (portoghese, spagnolo, catalano, provenzale/occitano, francese, italiano, ladino, dalmatico [estinto alla fine del '800], romeno)

LINGUE GERMANICHE

A. Germanico settentrionale (Nordico)

I. Islandese/norvegese (norreno) documentata a partire dal XII d.C. (carmi Eddici). - [θ])

II. Runico documentato dal II VIII d.C. scritte in alfabeto fuϸark (<ϸ>provenienti dalla Scandinavia e dalla Danimarca. Nato in riferimento al greco.

III. Faroese/feringio documentato a partire dal 1800

IV. Svedese Documentato a partire dal XIII d.C.

V. Danese

Germanico orientale

I. Gotico utilizzato dal vescovo Ulfilia nel IV d.C. per tradurre la Bibbia e convertire i Goti

C. Germanico occidentale – I. Inglese documentato dal VIII IX d.C. da testi di contenuto epico (Beowulf), chiamato anglosassone

parlato tutt’ora in Olanda settentrionale, documentato dal XIII d.C.

II. Frisone

III. Tedesco

  1. Basso tedesco (nord) che comprende
    1. Antico sassone (830 d.C.) –
    2. Basso Francone (olandese/fiammingo XIII XIV d.C.)
  2. Alto tedesco (centro-sud)
    1. Tedesco documentato a partire IX d.C. Si parlerà di tedesco moderno a partire dalla traduzione della Bibbia con Lutero (XVI d.C.)
    2. Bavarese (Austria, Tirolo, Alto-Adige)
    3. Alemanno (Svizzera, Svevia, Alsazia)
    4. Francone (Germania centrale)
    5. Longobardo (ora estinto)

12. LINGUE CELTICHE

A. Celtico Continentale documentato in territorio europeo continentale prima della romanizzazione –

  1. Celtiberico cioè parlato nella penisola iberica III / II a.C. I d.C. (scrittura sillabica)
la stessa origine e condivida caratteristiche linguistiche comuni. In base a questa classificazione, le lingue galliche e celtiche sono suddivise in due gruppi principali: il gallico e il celtico insulare. Il gallico è documentato in iscrizioni in alfabeto greco e latino fino al I secolo d.C. in Francia e nell'Italia settentrionale (Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna). Il leponzio, invece, è documentato in un alfabeto proprio di origine etrusca a partire dal VI secolo a.C. nella zona di confine tra Italia e Svizzera. Il celtico insulare è rappresentato da tre lingue: il gaelico, il brittonico e il cornico. Il gaelico è rappresentato da due lingue viventi e una estinta. L'irlandese è documentato a partire dal IV-VII secolo d.C. da iscrizioni scritte in alfabeto ogamico e a partire dal VII secolo d.C. da documentazione letteraria in antico irlandese. Lo scozzese è stato importato e parlato nell'isola di Man fino al 1900. Il manx è una lingua estinta. Il brittonico è ancora parlato in Galles ed è documentato a partire dal XII secolo d.C. Le sue varianti sono il gallese, il bretone parlato in Francia da parlanti provenienti dal Galles a partire dal XIII secolo d.C. e il cornico parlato in Cornovaglia. In conclusione, la classificazione genealogica delle lingue galliche e celtiche si basa sulla loro origine comune e sulle caratteristiche linguistiche che condividono.

Un'origine comune. Questa teoria è stata pensata da sir Jones, un inglese che viveva a Calcutta e che basò le sue scritture sul sanscrito, affermando che essa pur essendo diversa al latino e al greco, essa aveva basi tanto fortemente legate ad esse da non potersi essere generata casualmente e che perciò dovevano avere per forza una radice comune, così come per gotico, celtico, persiano... Fino alla prima metà dell'800 si riteneva che tutte le lingue parlate nel mondo avessero un'origine comune, l'ebraico, per via del mito di Babele narrato nella Bibbia. Tranne che in rarissime eccezioni storicamente motivate, le lingue non ereditano i pronomi, i numeri da 1 a 10 e la parentela strettissima (padre, madre, figlio, fratello sorella).

"PADRE" [ˊaθir]<athir> Ant. Irlandese [ˊfaðar]<fadar> Gotico [ˊpater]<pater> Latino <pater> [paˊte:r] Greco <pitár>

[piʹtar] Sanscrito [ʹpaʦar]<pacar> Tocario [ʹhajr]<hayr> Armeno

Tutte queste parole hanno lo stesso significato, ma significante diverso. I significanti però hanno particolarifonetici di un certo rilievo: se osserviamo il consonantismo notiamo delle costanti:

  1. R sempre presente
  2. Presentano la P
  3. Consonanti dentali alveolari
  4. A come vocale della prima sillaba ‘indeuropea’, perciò queste lingue

La protolingua (lingua madre) di tutte queste lingue la chiamiamo lechiamiamo ‘Indeuropee’

Il gotico presenta una fricativa alveolare sorda, cosa che le altre non hanno. Quindi da quali suoni era fatta laparola indeuropea che significava ‘PADRE’? E attraverso quali meccanismi (regolari) si arriva dalla parolaindeuropea X a quelle che conosciamo?

È necessario che la corrispondenza tra ant. Irlandese [0-], lat. gr. scr. toc. [p-], got. [f-], arm. [h-] siaregolare, cioè che le singole corrispondenze tra i singoli suoni siano

regolari.

RICOSTRUZIONE

Indeuropeo* → è verosimile che la parola indeuropea per PADRE fosse formata da 5 fonemi (maggioranzanelle forme documentate) → *12345 > *C(onsonante)V(ocale)CVC1(C) → il fonema iniziale possiamo sceglierlo tra /0-/ /p-/ /f-/ /h-/. Statisticamente la /p-/ è più frequente.

Dobbiamo però giustificare la presenza ah esempio della /f-/ in gotico. Prendiamo quindi altre parole di egualsignificato nelle quali abbiamo in lat. gr. San. [p-], in got. [f-], in cel. [0-],in arm. [h-]

<pedem>es. lat.<póda> <pénte>gr. gr. <pán͂<pádam> ca>san. san.<fōtu> <finf>got. ted.<fuβ> <five>ted. ing.<hotn>arm. <per> <porcus>Lat. lat.<per> / <perí>gr. <for>Ing. <für> <ferkel>Ted. ted.<[0-]er> <[0-]orc>Cel. celt.<pecu>Lat. <páçu>sans.<faíhu>got.

arm.Se cambia [p], cambiano tutti i suoni appartenenti alla sua classeariticolatoria.2 (V) → nella prima sillaba troviamo la /(-)a-/, quindi verosimilmente potrebbe essere quello il fonema (pareperò che non fosse /(-)a-/)5 (C) → tutte le parole finiscono con /-r/ dell'indeuropeoQuanto abbiamo visto ci dice che le occlusive sorde diventano regolarmente fricativesorde in germanico. Per ricreare una serie di occlusive sorde germaniche (non avendo più quelleindeuropee), il germanico converte la serie delle occlusive sonore indeuropee (conservate come tali in lat.,gr. e scr.) in occlusive sorde germaniche:ie. *b > germ. *pdē-bilis bél-teros"debole, inadatto, incapace" (il pref. dē- "migliore, piùlat. ha valore privativo), gr.bálam pelforte", "forza": "energia"scr. ant. islandeseie. *d > germ. *twideō wôida véda witan"(io) vedo", "(io) so",

“(egli) sa”: “sapere”lat. gr. scr. got.ie. *g > germ. *kiugum zugón yugám juk“giogo”, “giogo”, “giogo”: “giogo”

1) lat. gr. scr. got.gustus géuomai . jósati“gusto, sapore”, “(io) assaporo”, [ʹʤosati] (invece dell’atteso

2) lat. gr. scrgósati kiusan) “(egli) assapora”: “gustare”* got.ager agrós ájras agras)“campo”, “campo”, [ʹaʤras] (invece dell’attesi

3) lat. gr. scr. *akrs“campo”: “campo”got. dell’indeuropeo

Quanto abbiamo visto ci dice che le occlusive sonore diventano regolarmente occlusivesorde in germanico. Per ricreare una serie di occlusive sonore germaniche (non avendo più quelleindeuropee), il germanico converte la serie delle occlusive sonore aspirate indeuropee (conservate come taliin scr. e divenute occlusive sorde aspirate in

greco) in occlusive sonore germaniche:ie. *bh > germ. *b. bhārāmi . phérō baíran“(io) porto”, “(io) porto”: [ʹbɛran] “portare”1) scr gr got.ie. *dh > germ. *d áithō ādédhas “combustibile”, “(io) brucio”: “brace”1) scr. gr. angolsassonedhumās thumós fumus“fumo”, “anima, spirito”, “fumo”: antico2) scr. gr. lat.domian “fumare”sassoneie. *gh > germ. *g1. khēn goose“oca”:gr. ingl.Questa ristrutturazione del sistema delle occlusive indeuropee in germanico è detta Irotazione/mutazione consonantica o rotazione/mutazione consonantica germanica o Legge di GrimmIl cambiamento fonetico è descrivibile attraverso una serie di “regole”, che chiamiamo, con termine dato lorodai Neogrammatici, leggi fonetiche.“Una legge fonetica è la descrizione della regolarità

del mutamento fonetico a parità di condizioni fonotattiche (la posizione del suono che cambia, rispetto agli altri suoni nella parola in cui si trova) e (tipicamente, dove si trova il suono che cambia rispetto all'accento prosodiche della parola di cui fa parte)" [ʹfaðar], [θ]gotico <fadar> [ð] invece dell'atteso con [ʹpater] latino <pater> [paʹte:r] greco <patér> [piʹtar] sanscrito <pitár> "strada", "strada, percorso": iθu-lat. iter scr. ítar- ant. sassone sanscrito sono le lingue indeuropee che meglio conservano l'accento Il greco e il indeuropeo. Karl Verner (1874) osservò che: "Le occlusive sorde indeuropee passano in germanico a fricative sorde, secondo la legge di Grimm: ma, se 1) le occlusive sorde indeuropee si trovavano in contesto sonoro [cioè fra vocali o liquide/nasali] e 2) l'accento indeuropeo precedente l'occlusiva sorda non cadeva

Sulla sillaba immediatamente (e non sorde) "indeuropea", in germanico le occlusive sorde indeuropee passano a fricative sonore (Legge di Verner). Legge di Grimm e di Verner sono complementari. Le eccezioni alla regolarità del cambiamento fonetico sono dovute a tre fattori:

  1. Fonetica sintattica: quando si creano condizioni di impronunciabilità di nesso consonantico <stare> <(to) stay> *[sθay]
  2. Lat. > ing. (invece di) [ˊspi:wan] <spuō>
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
22 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luna.olivieri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di glottologia e linguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Filippin Antonio.