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SEMANTICA
Il livello di analisi linguistica che studia il significato. Il significato è l’informazione veicolata da un segno o
elemento linguistico; per l’appunto con “significato” intendiamo quello linguistico, diverso dal cosiddetto
“senso” che è il significato contestuale, a sua volta diverso dall’“enciclopedia”, il sapere in senso generale sul
mondo.
Esistono diversi tipi di significato: quello DENOTATIVO costituisce la parte “oggettiva” del significato di una
parola, condivisa dai membri di una comunità linguistica; quello CONNOTATIVO raggruppa gli aspetti che
hanno carattere di “attributo”, ossia le proprietà che possono aggiungersi al significato di base (denotativo).
Inoltre, si distingue tra il significato sociale (che una parola assume nel rapporto tra i parlanti) e quello
propriamente linguistico (della parola intesa come rappresentazione mentale) all’interno del quale si divide
tra: lessicale: quello delle parole piene, i termini che rappresentano oggetti concreti o astratti e fatti del
● mondo esterno (esempi: gatto, buono, mangiare, idea…)
grammaticale: quello delle parole vuote, i termini interni al mondo linguistico (esempi: benché,
● relativo, io, anche…)
L’unità minima di analisi della semantica è il lessema, la parola considerata per il suo significato. L’insieme
dei lessemi di una lingua costituisce il suo lessico, la componente più esposta ad influenze esterne (prestiti,
calchi…)
Ciascun lessema è caratterizzato da una certa intensione ed estensione: l’intensione è l’insieme delle
proprietà che costituiscono il concetto designato da un termine, l’estensione è l’insieme degli individui
(oggetti) cui il termine si può applicare.
Rapporti di significato tra i lessemi:
omonimia: stesso significante ma significati diversi non sono imparentati tra di loro né derivabili l’uno
● dall’altro (si distingue tra termini omografi e omofoni)
polisemia: diversi significati sullo stesso significante che sono imparentati tra loro e derivabili/derivati
● l’uno dall’altro
enantiosemia: significati diversi dello stesso termine in opposizione (es. ospite)
● sinonimia: lessemi diversi hanno lo stesso significato
● iponimia: si ha quando il significato di un lessema rientra in un significato più ampio e generico
● rappresentato da un altro lessema (il quale è iperonimo). L’iponimo ha più intensione e meno
estensione del suo iperonimo, cioè ha più proprietà nel suo significato ma è applicabile a meno
referenti
meronimia: è il rapporto tra termini che designano una parte specifica di un tutto unico e il termine
● che designa il tutto
solidarietà semantica (o lessicale): cooccorrenza obbligatoria o quasi di lessemi (es. cane-abbaiare)
● collocazioni: cooccorrenze frequenti nel discorso (es. salutare-cordialmente)
● antonimia: lessemi con significati contrari, ai poli opposto di un continuum (es. bello-brutto)
● complementarietà: lessemi contradditori, uno nega l’altro (es. vivo-morto)
● inversione: lessemi che esprimono la stessa relazione semantica da due punti di vista opposti (es.
● comprare-vendere)
CAMPO>SFERA>FAMIGLIA>GERARCHIA SEMANTICA: l’insieme dei lessemi che hanno uno stesso iperonimo
immediato costituisce un campo semantico, i lessemi che hanno in comune il riferimento a un certo ambito
semantico formano una sfera semantica, i lessemi che derivano dalla stessa radice formano una famiglia.
Spostamenti di significato possono avvenire per:
metafora: significato esteso per similitudine
● metonimia: significato esteso per contiguità concettuale
●
Vi sono due modi di analizzare il significato:
1. Analisi componenziale
L’ipotesi di fondo dell’approccio componenziale è che è possibile analizzare il significato delle parole in unità
semantiche più piccole, dette tratti o componenti semantici. Si applicano al lessico i metodi sviluppati
dagli strutturalisti in ambito fonologico: come i fonemi sono descritti in termini di opposizioni di tratti
fonologici astratti, così il significato può essere descritto come una configurazione di tratti semantici
che emergono per via oppositiva (per confronto tra lessemi).
Uomo ± UMANO Cavallo
Uomo ± MASCHIO Donna
Uomo ± ADULTO Bambino
Il significato di uomo è descrivibile come [+ UMANO, + MASCHIO, + ADULTO]; Il significato di donna è
descrivibile come [+ UMANO, - MASCHIO, + ADULTO].
2. Analisi prototipica
è un sistema di categorizzazione graduata, in base al quale alcuni membri di una
categoria semantica occupano una posizione più centrale di altri.
Il ruolo della pragmatica
È studiare le relazioni tra segni e parlanti e i modi in cui è possibile usare le frasi in situazioni concrete.
In base alla teoria degli atti linguistici, un enunciato non solo può descrivere il contenuto o sostenerne la
veridicità, ma anche compiere delle vere e proprie azioni in ambito comunicativo per esercitare un particolare
influsso sul mondo circostante. Un atto linguistico ha tre livelli:
Locutivo (struttura ed enunciato)
● Illocutivo (obiettivo, intenzione comunicativa)
● Perlocutivo (effetto dell'atto linguistico sull'interlocutore)
●
La pragmatica studia in particolare il secondo.
In riferimento alla parte illocutiva, dunque in base alle varie funzioni comunicative, secondo John Rogers
Searle gli atti linguistici possono essere suddivisi in cinque classi: rappresentativi/assertivi (sostenere,
comunicare, annunciare), direttivi (pregare, ordinare, consigliare), commissivi (promettere, accordare,
offrire, minacciare), espressivi (ringraziare, salutare, augurare, denunciare), dichiarativi (nominare,
rilasciare, battezzare).
Per il criterio dell’asimmetria della prima persona del presente indicativo attivo, alcuni verbi risultano
performativi (prometto, battezzo, giuro, dico, ammetto…); essi si distinguono dagli altri verbi che hanno
solitamente valore constatativo o descrittivo perché il pronunciarli equivale a compiere l'azione che essi
descrivono, ovvero per compiere l'azione che essi descrivono bisogna pronunciarli.
Vi sono dei principi regolativi che governano la conversazione secondo logica e pertinenza, necessarie quanto
il rispetto del principio di cooperazione fra i parlanti. Grice individua quattro tipi di massime per cooperare
alla conversazione mediante enunciati, ordinate recuperando le quattro categorie filosofiche kantiane di
quantità, qualità, relazione e modo:
quantità, “non essere reticente o ridondante”: non ci si aspetta che un parlante dia un'informazione
● sovrabbondante o che dica troppo poco, egli fornirà l'informazione necessaria, né più né meno.
qualità, “sii sincero, e fornisci informazione veritiera secondo quanto sai”: il parlante non dirà ciò che
● ritiene falso o ciò di cui non ha prove sufficienti
relazione, “sii pertinente”: il parlante cercherà di essere pertinente all'argomento della
● conversazione
modo, “evita l'ambiguità”: il parlante adotterà parole che gli permettano di non risultare ambiguo o
● oscuro
AMBIGUITÁ: un’espressione è ambigua quando può prendere convenzionalmente due o più significati
Le massime costituiscono delle norme comportamentali in genere seguite dal parlante, ma violate in
determinati casi. La violazione di una o più massime genera “implicature conversazionali”, che tuttavia
trasmettono il significato voluto.
Un tipo particolare di significato implicito è la presupposizione: la parte del significato di una frase che rimane
vera o valida negando la frase. Esistono dei verbi, detti fattivi, che veicolano automaticamente la
presupposizione di verità della preposizione che reggono: sapere, confessare, rimpiangere…
Le presupposizioni sono ancorate alla forma linguistica, sono agganciate alla proposizione che viene
formulata, diversamente sono le interferenze, fondate per lo più sulla nostra conoscenza del mondo.
IL MUTAMENTO DEI SISTEMI FONOLOGICI
Vi sono 4 tipi di mutamento nella lingua:
-dovuto a motivi fonetici, cioè la SEMPLIFICAZIONE ARTICOLATORIA di segmenti (psicolgia>
sicologia/pisicologia) o SEQUENZIALE dei suoni in accordo col contesto fonetico
-dovuto a motivazioni fonologiche: studiato dagli strutturalisti basandosi sulla distinzione fonematica della
coppia minima e la prova di commutazione
-dovuto ad analogia: parole o gruppi di parole che vengono modellati secondo altre unità simili
-dovuto a motivazioni esterne, socio-culturali, psicologiche secondo cui caratteristiche o varietà di altri
parlanti vengono adottate perché ritenute più prestigiose
Fermo restando che il mutamento interessa ogni livello della lingua, quello più percepito avviene a livello
fonetico-fonologico: a livello fonetico il mutamento riguarda la produzione concreta dei foni, vale a dire il
modo in cui i suoni vengono articolati, in quale punto dell’apparato fonatorio, con quali organi; a livello
fonologico il mutamento riguarda il numero dei fonemi o le opposizioni distintive.
Esempio di mutamento fonetico e fonologico
esempi di mutamenti fonetici lat. > fr.: lat. [kanˈta:re] > fr. [ʃɑ̃ˈte]
k > ʃ an > ɑ̃ t = t ˈa: > ˈe r > ø e > ø
lat. [kanˈta:re] > it. [kanˈta:re] (identici) Ma: lat. /kanˈta:re/ > it. /kanˈtare/ (diversi!)
Il fonema è l’unità fonica più piccola che, pur non avendo di per sé un suo significato, permette di distinguere
tra significati diversi. Le coppie che si distinguono per un solo punto della sequenza si dicono coppie minime.
I diversi modi, determinati dal contesto, di realizzare uno stesso fonema si dicono varianti combinatorie o
allofoni di quel fonema. Quando le varianti di fonema sono determinate dal contesto si dice che esse
presentano distribuzione complementare.
Poiché i fonemi o gli allofoni non sono pronunciati sempre allo stesso modo, è possibile che nel corso del
tempo le singole realizzazioni si allontanino lentamente dalla pronuncia “standard”; in realtà, possiamo dire
che non è la sostanza fonica di un suono a cambiare, ma vengono sostituiti dei tratti fonematici con altri
pertinenti ad una determinata lingua.
Il mutamento fonetico interessa generalmente tutte le realizzazioni di un fonema o di un allofono in ogni
parola o forma in cui ricorre, senza eccezioni, perciò viene definito dai neogrammatici LEGGE FONETICA.
Le regole che governano il cambiamento fonetico sono esclusivamente fonologiche perché sono indipendenti<