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Leggi linguistiche di Grassmann, Grimm e Verner

Da notare che in greco e in sanscrito funziona la (o legge della dissimilazione dell'aspirata iniziale): se due aspirate occorrono in sillabe contigue, per dissimilazione la prima si deaspira (es. forme di perfetto a raddoppiamento) *bh *dh > f e *gh > f se è vicino ad u, altrimenti > h- il latino trasforma (es. frater/ hostis)

Legge di Grimm: nelle lingue germaniche funziona la (o legge della rotazione consonantica), ma se l'occlusiva sorda è preceduta da una fricativa, allora non diventa fricativa. Ulteriori eccezioni sono spiegate dalla legge di Verner: ci si domanda come mai "padre", pater/pitar abbia generato "fadar"/"father" con ð (fric dent sonora). Bisogna tenere conto del contesto e dell'accento: il passaggio da occlusive sorde a fricative avviene se le occlusive sono tra elementi sonori (vocali e liquide) e se non erano immediatamente precedute dall'accento I.E.

In greco, la lettera *s all'inizio di una parola seguita da una vocale diventa una fricativa laringale sorda [h], che è chiamata spirito aspro. Viene segnalata nella grafia greca standard con il cosiddetto "h" (lat. septem/got. sibun/sscr. saptà – gr. ἑπτά). Questo fenomeno è chiamato psilosi.

In alcuni dialetti greco-orientali (lesbico e ionico d'Asia), la "h" si annulla davanti a una consonante.

Davanti a una consonante, in particolare una occlusiva, la sibilante si conserva: istemi < histami <*sistami digamma.

Per quanto riguarda la lettera *w, davanti a una vocale si annulla oppure viene resa con il "v" (testimoniato a Creta, Cipro... ad esempio nel corrispettivo all'attico oikos).

Invece, in latino, la "s" iniziale antevocalica rimane, mentre la "s" interna tra vocali si sonorizza in "z" e poi in "r": ausosa rotacismo, > aurora, ausis > auris. Questo fenomeno è noto come rotacismo e ha un forte impatto morfonologico in latino. L'alternanza "r/s" si riscontra anche all'interno di uno stesso paradigma.

dello stesso gruppo di voci etimologicamente connesse: genus< *genos (con s mantenuto perché in posizione non intervocalica) generis<*genes-es. Le sonanti Osservando i numerali, ad esempio: si nota che alcune lingue presentano come terminazione solo una vocale, altre una vocale + una nasale e le vocali sono eterogenee (e in latino, a in greco e sanscrito, u in gotico). Come spiegare i diversi esiti nelle varie lingue indoeuropee? Sono state formulate 3 ipotesi: - l'elemento indoeuropeo era solo vocalico - l'indoeuropeo presentava una sequenza vocale + nasale che si è ridotta in alcune lingue - era un elemento nasale cui alcune lingue hanno aggiunto una vocale d'appoggio (come avviene in Sloveno Trst > T rst) L'ipotesi più accreditata è la terza; le corrispondenze si spiegano se facciamo derivare le diverse vocali nasali sonanti: ṃ(em; à; à; un) da un più antico "-m", una *sept. (Nel caso suddetto chi)

Ci garantisce che la sonante fosse una -m e non una -n? È più sempliceṃ ṇche si passi dalla bilabiale alla dentale che viceversa. Dipende da una difficoltà di pronuncia dellaṃbilabiale. Se non abbiamo altri dati diamo la precedenza alla che troviamo in latino.)ṃLa “ ” non si conserva in nessuna lingua perché, dato che la condizione non marcata di suono apertosono le VOCALI, iniziarono a svilupparsi nelle varie lingue delle APPENDICI VOCALICHE che vanno asostituirsi o ad accostarsi alla nasale che, in ogni caso, perde il suo ruolo di sonante. Se la vocaledi appoggio diventa importante, la nasale cade e rimane soltanto la vocale.In tutto, le sonanti attribuite all’indoeuropeo sono le due nasali e le due liquide. Tuttavia, con l’eccezionedel sanscrito, nessuna lingua IE conserva le sonanti della lingua-madre ma…a- la vocale d’appoggio sviluppata dal greco è la per le nasali, le liquide rimangono

comeconsonanti (al, ar)o e)- dal latino è una (ma le nasali sviluppano una- dal gotico è la "u" (es. hund)

Schema delle trasformazioni:

Il vocalismo indoeuropeo e o

Il sistema vocalico indoeuropeo sembra formato principalmente da due vocali basiche e, duej w i uelementi che funzionano da semivocale e e da vocale ed, spesso in concomitanza conal'alternanza apofonica, e la che ha una frequenza molto bassa. La quantità era rilevante, per cuiaffianco alla serie breve è presente anche la serie lunga, infatti il fenomeno più rilevante delvocalismo indoeuropeo è l'apofonia.

L'apofonia consiste in un'alternanza di vocali all'interno di una radice, che pur partecipando di uncambiamento di ambito semantico o morfologico, non cambia il significato base della radice.qualitativa

L'alternanza è se ha la forma e/o/0 (grado normale, grado pieno, grado 0) e quantitativa seha la forma e/e)/o). Le lingue IE

che meglio conservano il meccanismo apofonico sono il greco, dove è evidente nel sistema verbale ad esempio: presente (leipo) aoristo (elipon) perfetto (leloipa), e il sanscrito. Tuttavia, nelle singole lingue, le alternanze vocaliche possono risultare oscurate dalle evoluzioni fonetiche proprie di ciascuna lingua.

pater pather pitar

Una corrispondenza da spiegare è quella presentata tra lat. gr. scr. cioè dià- ì- una corrispondenza tra e del sanscrito e delle altre lingue indoiraniche, per cui è postulata l'esistenza di un suono indeterminato che possa evolvere nell'uno o nell'altro senso. Questo suono, ǝ, presente nell'alfabeto ebraico, è indicato col nome di shva e rappresentato come e o a.

Il greco, però, presenta anche breve oppure breve laddove il latino presenta solo breve; per ǝ con tre diverse colorazioni questo si ipotizza che l'IE avesse e che nel passaggio alle lingue IEǝlo si sia evoluto: ǝ- al

grado ridotto come i tre diversi nel greco, come a nel latino, come i nelle lingue indoiraniche- al grado normale (grado-e) fondendosi con la e precedente, allungandola e lasciando e lunga se loǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ era (colorato in e), a lunga se lo era , o lunga se lo era1 2 3ǝ

Poiché lo appare essere stato vocalico al grado-0, mentre al grado-e accompagnava una vocale eshvà vera e propria, la storia dello è stata completata con LA TEORIA DELLE LARINGALI (che ne costituirebbero il grado zero).

La teoria delle laringali ipotizza nell’IE l'esistenza di suoni consonantici di tipo laringale completamente scomparsi in tutte le lingue indoeuropee attestate, ma che sono stati individuati nelle lingue anatoliche, in particolare in quella ittita. Esse sono presenti nelle lingue semitiche e possono avere sia valore vocalico che consonantico.

Si attribuiscono all’IE tre fricative articolate nella glottide o nella parte posteriore del tratto orofaringeo: *h1,*h2, *h3,

di cui si postulano i seguenti sviluppi:
  • *H > *e
  • *H > *a
  • *H > *o
Essi avrebbero funto da elementi non vocalici al grado-e ma vocalici al grado-0. Quindi, ad esempio:

dhH 1dheH si azzera dopo aver allungato e colorato la vocale1 precedente

Esempio: data la radice IE h erh nell’esito greco 23h erh -io-h232- *oh > o lunga2- *h e > a breve2- *rh > o (in base al comportamento delle laringali con3 consonante) La parola finale sarà aroo (il verbo arare) La teoria delle laringali aiuta a spiegare la provenienza di certe radici indoeuropee. Ad esempio, le radici inizianti con una vocale, originariamente avevano una laringale che ha colorato la vocale adiacente e poi è scomparsa: *h ent > ant; *h ed > od23 Allo stesso modo, anche le radici con vocale lunga terminanti in una laringale hanno perso la laringale e subito la colorazione e allungamento della vocale precedente: *dheh > dhē; *peh > pā12

Principali regole fonologiche delle laringali:

VOCALIZZAZIONE TRA CONSONANTI:

  • In greco i 3 esiti (*ḥ >e …)1i breve
  • In sanscrito a breve
  • Nelle altre lingue, accade in tutte le lingue tranne

COLORAZIONE VOCALE CONTIGUA ED EVENTUALE ALLUNGAMENTO:

  • Quelle anatoliche: ĕ *e + cade)- *h > *ĕ (colora1 + cade con allungamento)- *ĕh > * e lunga /_C (colora1 caduta +- *VH > V lunga /_C (solo allungamento) invece in Ittita:
  • *h cade come nelle altre lingue1
  • *h colora in a, la laringale resta a meno che non sia in posizione finale2
  • *h colora in o > a, la laringale rimane solo in posizione iniziale3

TRA SONANTE E CONSONANTE:

  • Ra- in latino si ha sempre lunga (per qualunque R e H)
  • ir, ur, a- in sanscrito rH > lH > mH/nH > lunga Rh > Re
  • In greco influenza il timbro della vocale d’appoggio, sempre lunga (es. lunga…)1(solo greco e armeno)

VOCALIZZAZIONE INIZIALE SEGUITA DA CONSONANTE:

  • ḥ- greco: h > e breve… (anche il latino
vocale h iniziale ma solo se è RC)1- armeno h > sempre a breveFORMAZIONE SORDE ASPIRATE IN SANSCRITO●FAMIGLIE LINGUISTICHELa somiglianza tra due lingue, come ad esempio tra francese e italiano, è data innanzitutto dal lessico condiviso, o lessico in comune, ossia quella percentuale più o meno elevata di voci che danno realmente l'idea di corrispondersi nelle due lingue.Il lessico comprende 4 strati:ereditario: la percentuale di lessico che una lingua riceve dall'immediato antecedente● (lingua-madre). Si ricorda che esistono settori lessicali tendenzialmente più stabili (numerali, terminologia parentale, parti del corpo...). Questo strato fornisce la morfologia flessiva, cioè le marche grammaticali, a tutto il resto del lessico.prestiti: le voci assunte dalle lingue con cui c'è stato un contatto. Il maggior numero● dei prestiti si ha dalla lingua di maggior prestigio verso quella meno prestigiosa. Un ruolo

Importante è svolto dal greco e latino, cui hanno attinto le lingue europee occidentali per secoli per incrementare il proprio lessico. Per la loro genesi, i cultismi presentano differenze minime o nulle rispetto al latino.

Onomatopeico e fonosimbolico: le forme che tentano di riprodurre suoni e rumori, oppure suggeriscono l'idea di ciò che indicano (minimo rapporto tra significante e significato).

Neoformazioni: parole nate dall'applicazione di regole sincronicamente produttive a voci di tutti gli altri strati. Scarto sistematico.

Nel confronto del lessico proveniente da due lingue, se uno diventa allora è poss

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

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