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ARTICOLAZIONE COXOFEMORALE:
è differente rispetto alla spalla, questa ha una funzione di sostegno pur mantenendo
una mobilitazione buona sui tre piani anche se comunque più limitati rispetto alla
spalla. È un articolazione particolarmente preposta al carico .
Le due superfici che si affrontano sono la testa del femore e l’acetabolo che è il
punto di convergenza delle tre parti del bacino, fino a una certa età i limiti fra le ossa
del bacino sono visibili dopo terminato l’accrescimento le parti si fondono
totalmente.
La coxofemorale ha 3 gradi di libertà.
La flessione risente dalla posizione essendo limitata dalla tensione del comparto
posteriore, la quale a ginocchio esteso permette una flessione di circa 90°, mentre
se flettiamo il ginocchio riduciamo la tensione degli ischio crurali permettendo di
ottenere una flessione all’anca di circa 120°.
Se puoi si adotta anche una rotazione del bacino si ottiene un ulteriore flessione
passiva.
?L’abduzione dell’anca ad un certo punto a causa del basculamento del bacino si
determina un abduzione bilaterale?
La lussazione d’anca che è un evenienza più rara rispetto alla spalla in quanto
abbiamo una componente ossea che stabilizza maggiormente , la lussazione avviene
generalmente ad anca flessa con una forza che si sviluppa antero-posteriormente
come ad esempio in un incidente d’auto.
Il primo segno di un’artrosi dell’anca è la perdita dei gradi di rotazione in particolar
modo interna.
l’angolo di inclinazione tra asse diafisario e asse centrale,è di circa 130-135° alla
nascita e poi tende a normalizzarsi (diminuendo)? Se non si normalizza si hanno
delle patologie.
Angolo di declinazione è un angolo che si verifica tra due piani uno che passa per
l’asse del femore e uno che passa per la diafisi, questo ci fa capire che il complesso
collo testa si trova più anteriormente rispetto al piano della diafisi.
La tendenza all’azzeramento di questo angolo ci porta a determinare una
retroversione del bacino.
L’antiversione è maggiore nei bambini che tendono a camminare con le punte in
dentro poi tende a diminuire questa tendenza.
Il cotile ha un orientazione di 45° verso il basso che non guarda lateralmente ma
leggermente in dietro e in basso, questo permette di fornire una buona stabilità, in
stazione eretta una parte antero-superiore della testa del femore rimane scoperta.
Nella linea intertrocanterica si inserisce la capsula articolare, questa è una delle zone
dove si verifica più spesso frattura soprattutto nell’anziano, abbiamo due fratture
intracapsulari e trocanteriche che seguono il confine della capsula.
Il femore non è perfettamente rettilineo ma ha una curvatura antero-posteriore.
Le fratture mediali sono più vicine alla testa e poi ci sono quelle laterali.
Se la frattura avviene vicino alla testa si ha compromissione della vascolarizzazione
della testa che determina frantumazione dell’osso e artrosi secondaria, le fratture
laterali non determinano di solito compromissione vascolare.
Nelle fratture più laterali generalmente è più facile fare osteosintesi. Queste due
tipo di fratture hanno un quadro clinico diverso, quelle intracapsulari hanno meno
evidenza perché la capsula mantiene e c’è poco spostamento, mentre quelle laterali
lo spostamento e l’accorciamento sono più evidenti.
Se l’angolo viene ad essere modificato possiamo andare in contro a una condizione
di varismo o valgismo dove la differenza tra un arto e un altro può essere anche di 2-
3 cm.
Lo strabismo rotuleo ovvero quando le rotule si guardano verso il dentro, è
particolarmente svantaggioso per il ginocchio perché spesso si va in contro a
patologie dolorose del ginocchio, questa situazione poi determina una serie di altri
compensi in termini in particolar modo di rotazione di altre articolazioni.
L’emibaciono è una zona piuttosto complessa anche dal punto di vista patologico,
può essere soggetto sia a fratture del bacino sia a livello del cotile che se non
correttamente aggiustate possono facilmente portare all’artrosi secondaria.
Il cotile ha come sostegno la colonna anteriore e la colonna posteriore, un
intervento anteriore richiede competenze anche di chirurgia generale perché
l’approccio avviene anteriormente.
La caratteristica è che non tutto il cotile ha cartilagine articolare, dentro c’è una
zona più scavata rispetto alla zona periferica generalmente riempita da tessuto
adiposo e dove si riscontra il legamento rotondo.
Abbiamo inoltre il legamento acetabolare trasverso che separa l’ambiente articolare
da forame otturatorio.
Il legamento rotondo ha inserzione sulla testa del femore poi ha due branche che si
portano nella zona dove non è presente cartilagine articolare, tale legamento nella
fase di accrescimento ha un importante vascolarizzazione che nutre la testa del
femore successivamente la fusione della testa con il collo fa perdere tale funzione e
il nutrimento è fornito dai vasi capsulari.
La capsula è rinforzata da strutture legamentose, due branche dell’ileo femorale e
una del pubofemorale, posteriormente il legamento ischio-femorale .
Per la loro disposizione spaziale si riesce ad avere un buon grado di stabilizzazione.
Il legamento anteriore va in tensione in rotazione esterna mentre posteriore si
tende in rotazione interna.
Il grande gluteo avendo massa notevole e avendo decorso obliquo, ha azione di
estensione ma anche abduttoria. Medio e piccolo gluteo oltre a stabilizzare il bacino
e determinare il parallelismo del bacino al suolo, svolgono abduzione.
Quando questi muscoli sono accorciati si va incontro a insufficienza attiva che
determina la caduta dell’emibaciono opposto e l’inclinazione del rachide verso il lato
insufficiente si viene così a presentare il segno di trendelemburg.
Gli adduttori hanno anche un azione destabilizzante del bacino, sono i primi a
determinare deformità in caso di patologie.
Rotatori interni sono essenzialmente gli adduttori e tensore della fascia lata, in
quanto non esiste un muscolo che fa come unica azione la rotazione interna.
GINOCCHIO:
Ha due gradi di libertà. La stabilità è fornita dalle strutture legamentose.
Deve essere mobile ma al contempo stabile. Esiste la possibilità di movimenti in
lateralità non attivo ma passivo di abduzione dovuto al fatto che i legamenti durante
il passaggio dall’estensione alla flessione si detendono.
L’asse in un ginocchio ben allineato passa al centro della diafisi al centro della
tibiotarsica, 2 dita all’interno della sias corrisponde alla testa del femore.
Nella tibia al meno di patologie asse meccanico e tibiale coincidono, questo
comporta che fisiologicamente il ginocchio è valgo 174° anche se nella pratica
comune si dice che il ginocchio ha un valgismo di 6-7° in realtà dovrebbe essere
indicato come valgismo 174°, questo perché c’è discrepanza tra asse meccanico e
asse diafisario del femore.
Se l’angolo aumenta abbiamo ginocchio valgo quindi aumento della distanza
malleolare, in varismo aumenta la distanza trocanterica, queste condizioni
determinano spostamento del carico con maggior incidenza in particolar modo sul
comparto mediale che sarà più soggetto a usura.
Nella fase di appoggio monopodalica l’asse meccanico già di per se fisiologicamente
passa medialmente al femore quindi il peso si sposta medialmente ecco perché
anche in condizioni di normo-allineamento 9 volte su 10 l’artrosi del ginocchio inizia
dal compartimento mediale.
L’iperestensione del ginocchio determina una modificazione del grado che si
definisce recurvato, che come conseguenza determina che l’asse meccanico si
sposta anteriormente e quindi sollecita più il compartimento anteriore del ginocchio
al contrario possiamo anche avere un ginocchio con un angolo ottuso
posteriormente.
Spesso un ginocchio recurvato poteva facilmente essere osservato in caso di
poliomelite.
Se non funziona il quadricipite il soggetto tende ad aumentare di per se
l’iperestersione perché questa condizione gli fornisce maggiore stabilità a discapito
però del compartimento legamentoso posteriore, lo spostamento del carico tenderà
a peggiorare ad aggravare la situazione determinando un circolo vizioso di
interessamento della parte con maggior sollecitazione.
A causa della morfologia dei condili femorali che presentano differenza di curvatura
si determinerà il fatto che il condilo esterno verrà a compiere maggiore strada
rispetto all’interno causando un extrarotazione automatica della tibia di circa 15°
quando il ginocchio passa dalla flessione all’estensione.
I raggi di curvatura sono maggiori nella zona centrale e tendono a ridursi
anteriormente e posteriormente, questo causa problemi in caso di protesi le quali
devono garantire stabilità anche antero-posteriormente.
Se non ci fossero i menischi il contatto tra le superfici ossee sarebbe un contatto
puntiforme anche se in realtà il piatto tibiale proprio piatto non è, inoltre il condilo
laterale è convesso sul piano sagittale e concavo in quello frontale e questo
determina un’ulteriore difficoltà nella stabilizzazione.
Esiste una discrepanza importante tra tibia e femore quindi se fosse il passaggio
flesso estensione un semplice rotolamento avremo una lussazione quindi
l’alternativa è che possa esserci un movimento di scivolamento questo tipo di
meccanismo ha come negatività un contatto molto anticipato ecco perché il
compromesso è un movimento di rotolamento-scivolamento che si determina
durante la flesso-estensione.
Il centro di rotazione non è proprio la superficie della tibia ma è spostato più
medialmente questo determina una strada minore del mediale rispetto al laterale
nella rotazione.
La maggior incongruenza del laterale e la maggior lassità determina che il comparto
laterale sia più mobile rispetto al mediale.
Il ginocchio è definito anche un articolazione tricompartimentale.
La rotula ha sia funzione di protezione del tendine del quadricipite ma
maggiormente la presenza della rotula fa si che aumenti la forza del quadricipite,
senza rotula l’estensione funziona ma la forza risulta compromessa. La rotula ha una
faccia laterale più estesa e una mediale più piccola, il contatto fra rotula e femore
dipende dal grado di flessione, aumentando in flessione diminuendo in estensione.
Il modesto valgismo fa si che la rotula viene spostata più lateralmente anche dovuto
a una maggiore lassità del comparto laterale.