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Il Rachide

Costituito da 33-34 vertebre, è una struttura rigida e flessibile allo stesso tempo. Abbiamo quattro regioni composte da: 7 vertebre cervicali, 12 vertebre dorsali, 5 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali e 4-5 vertebre coccigee.

La qualità di questa struttura è da un lato la rigidità e quindi l'efficienza statica nella correttezza della postura eretta (antigravitazionale) e dall'altro la flessibilità, intesa come la qualità di effettuare una grande ampiezza di movimenti dovuta all'alternarsi delle vertebre con i dischi intervertebrali e dalla stessa forma delle vertebre nelle diverse zone del rachide.

Il sistema tonico posturale ha il compito di regolare il carico e la stabilizzazione scheletro muscolare in funzione dei carichi e delle sollecitazioni esterne ed è il risultato delle componenti biomeccaniche, neuromuscolari e psicomotorie.

In appoggio monopodalico, il bacino ruota dal lato opposto e la colonna lo segue in modo elastico grazie ai numerosi elementi sovrapposti.

Il rachide è il pilastro del tronco. Cervicalmente è più centrale a causa del centro di gravità del cranio, dorsalmente è arretrato a causa degli organi, e a livello lombare è al centro proprio per sorreggere radialmente il carico sul bacino.

Il rachide è composto da 33-34 vertebre, suddivise in 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali e 4/5 coccigee.

Le curve sono indice di resistenza (DELMAS). Considerando il piano sagittale, possiamo individuare le curve tipiche della colonna vertebrale. Ci sono 4 curve, due a convessità anteriore (cervicale e lombare) e due a convessità posteriore (dorsale e sacrococcigea). La quarta curva, ai fini posturali e cinetici, è inattiva e quindi non viene presa in considerazione.

Secondo Delmas, la resistenza della colonna si valuta in base alle curve presenti. Con esattezza, secondo la formula R = N + 1, in questo caso N sta ad indicare il numero di curve presenti ed avremo un indice di 10 che indicherà la massima resistenza del rachide.

La perdita di una

Una sola curva con rettilinizzazione del tratto cervicale-lombare determina una perdita di resistenza del rachide pari al 50% della resistenza massima, ad esempio nella posizione seduta, causata dall'errata posizione del bacino che si retroverte e i muscoli lombari fanno il doppio della fatica. I soggetti che hanno il dorso piatto hanno un abbattimento della resistenza massima del rachide del 90%, ovvero nessuna curva funzionalmente valida.

Teoria di Henle secondo cui le curve sarebbero dovute ad un adattamento alla posizione eretta e alla marcia e apparirebbero progressivamente con l'età.

Teoria di Delmas secondo cui le curve preesistono alla nascita, fino a 3-4 mesi di vita intrauterina si nota una sola curva a grande arco (concavità anteriore), alla fine del 4° mese appare la curva cervicale e alla fine della vita uterina appare la lombare. Delmas analizzò il rapporto altezza-lunghezza della colonna e distingue tre tipologie di curve: Indice Delmas = Altezza x 100

Lunghezza- curve forti indice <94 (rachide dinamico)- curve medie = 95,5- curve deboli >96 (rachide statico)

Unità funzionale del rachide

Per unità funzionale si intende la struttura costituita da due vertebre adiacenti, dai tessuti interposti (disco) e dalle connessioni intervertebrali (legamenti). L’efficienza funzionale complessiva del rachide dipende dall’integrità anatomo-funzionale di ogni singola unità. Viene suddivisa in pilastro anteriore ovvero il corpo vertebrale/disco con ruolo di sostegno statico e da una zona detta pilastro posteriore di reciproca connessione tra le due vertebre con funzione cinetica. Il legame funzionale tra pilastro anteriore e posteriore è assicurato dai peduncoli vertebrali, assimilando ogni vertebra ad una leva con articolazione interapofisaria.

Dobbiamo immaginare la struttura funzionale del rachide come una pinza che è legata alle estremità da due molle di diversa natura. Quando il carico

Aumenta nei confronti del corpo vertebrale determinerà un abbassamento con schiacciamento del nucleo polposo che funge da ammortizzatore determinando un estensione progressiva della muscolatura intima del rachide in particolare dei rettori che hanno sede tra i processi spinosi.

Disco intervertebrale

Struttura elastica che ha il compito di assorbire il carico ed urti grazie al liquido contenuto al suo interno 88% d'acqua, mentre le facce superiori ed inferiori presentano strutture rigide cartilaginee.

La porzione esterna detta anello fibroso è una maglia fibro-elastica con le fibre intrecciate in modo obliquo e contrapposto per consentire movimenti di oscillazione e traslazione.

Il gel colloidale contenuto all'interno del disco è sottoposto alla legge di Pascal per cui nei dischi sottoposti a pressione una parte delle fibre si rilascia, mentre le altre rimangono tese per impedire una caduta di pressione intradiscale.

L'età e l'usura dei dischi

determinano una progressiva disidratazione e caduta dellapressione intradiscale.

Nucleo come nodo sferico

La zona che comprende il nucleo polposo può essere equiparata a un nodo sferico tra due piatti vertebrali che permette 6 gradi di libertà (flesso-estensione, inclinazione sui lati, scivolamento sagittale e trasversale, rotazione destra e sinistra). Non sono permessi tutti i gradi di libertà in ogni zona del rachide perché dipende dalla zona dinamica funzionale della vertebra.

Sforzi di compressione

L'entità dello sforzo aumenta avvicinandosi al sacro. Per un soggetto di 80 kg a livello di L5-S1 il rachide sopporta circa ⅔ del carico totale (37 kg) a cui si aggiunge il carico del tono muscolare e dei carichi esterni gravanti sul rachide. La struttura tra L5-S1 è quella sottoposta a maggior sforzo su tutta la lunghezza del rachide.

Movimenti nel tratto lombare specialmente a carico di L3.

La pressione senza carico nel nucleo si mantiene per la sua

idrofilia (la capacità di richiamare liquido a sé) che determina una precompressione per resistere al carico esterno. Il carico che imponiamo sul rachide dall'insieme di carichi interni ed esterni grava per il 75% sul nucleo e per il 25% sull'anello fibroso che ha una funzione di contenimento del nucleo nelle sue deformazioni sotto carico. Il nucleo agisce come distributore di pressione. In piedi a livello di L5-S1 il nucleo trasmette carichi per 28 kg/cm lineare e 16 kg per cm2. Nella flessione il carico sale a 58 kg/cm2 e 87 kg/cm lineare. Nell'estensione il carico sale ancora a 107 kg/cm2 e 174 kg/cm2. Anello e nucleo formano una coppia funzionale. Carichi improvvisi determinano cambiamenti di spessore da minimo a massimo per circa 1", carichi violenti possono ledere una delle due strutture e fare perdere la funzionalità. La perdita di acqua da parte del nucleo polposo per carico statico può arrivare a 2 cm dal mattino alla sera. Durante la notte rimane solo

Il tono muscolare ed essendo distesi le vertebre non sono sottoposte a carico assiale ciò determina una corretta reidratazione del nucleo che renderà il rachide maggiormente elastico al mattino. Es: Secondo la cultura giapponese la salute di un uomo si vede dalla propria schiena si può accomunare la funzione del nucleo vertebrale ad una spugna che deve costantemente essere spremuta sotto carico ed imbibita d'acqua durante il riposo così facendo possiamo mantenere una corretta funzionalità. Mentre se si lascia ad asciugare una volta che la reimmergeremo in acqua la spugna avrà perso gran parte della capacità di richiamo idrico.

Variazioni del disco a seconda del livello: 5Cervicale 3mm (corpo v. h 7,5 mm), dorsale 5mm (corpo v. h 25 mm), lombare 9 mm (corpo v. h 27 mm), da notare la variazione di spessore del disco a seconda della zona, tale differenza è riferibile alla modifica del carico in funzione alla regione vertebrale interessata.

Proporzionalità in funzione all'altezza del corpo e alla sua mobilità cervicale > dorsale > lombare. Durante l'età, specialmente superati i 40 anni, si va incontro ad una modificazione del gel contenuto all'interno del nucleo polposo dei dischi intervertebrali: si disidratano (perdita di proteoglicani, diminuendo la capacità di idratarsi) e si arricchiscono di fibre collagene, diventando rigidi. Formano un tutt'uno con l'anello fibroso, limitando i movimenti ed essendo meno efficienti ed elastici nella trasmissione dei carichi dal nucleo all'anello. COMPORTAMENTO NEI carico assiale MOVIMENTI ELEMENTARI Precompressione A La precompressione riguarda lo stato di equilibrio del corpo in stazione eretta e con il solo carico interno gravante sul disco. Elongazione B In questo caso, i corpi vertebrali dell'unità funzionale vertebrale tendono a distaccarsi l'uno dall'altro e il nucleo polposo avrà unadirezione del lato inclinato. Questo causa una rotazione automatica della colonna vertebrale, con il nucleo polposo che si sposta verso il lato opposto dell'inclinazione.convessità e la linea delle spinose si sposta verso la concavità, per due effetti, uno per la compressione dei dischi, l'altro per la messa in tensione dei legamenti posteriori. Quando facciamo movimenti ad ampio raggio determinano l'utilizzo della muscolatura superficiale, mentre i piccoli e segmentali movimenti della colonna determinano la contrazione della muscolatura intima della colonna. Nel mal di schiena dei giorni nostri è frequente quello di disincronizzazione dei muscoli profondi, la muscolatura superficiale chiamata in causa, avendo un braccio di leva maggiore, modifica il momento di forza e aumenta il dispendio energetico, si stanca presto e il soggetto si accascia per il dispendio energetico eccessivo. Il riposo della muscolatura superficiale determina un sovraccarico per le strutture vertebrali perché non correttamente allineate. L'ampiezza globale della flesso-estensione va considerata globalmente come un'articolazione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
37 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fabius_83 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiologia articolare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Zangla Daniele.