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MODULO B
Revisioni e riscritture nel Novecento: l’esempio dei romanzi di Elio Vittorini
1.
La maggior parte degli autori del Novecento sono sconosciuti dal punto di vista della
riscrittura. Si consideri Il codice di Perelà di Palazzeschi di cui sono uscite varie edizioni:
1911, 1920 e 1954 che porta un titolo diverso cioè L’uomo di fumo. Quale testo abbiamo
letto? Evidentemente si ha di fronte il caso di un autore che non si è limitato a piccole
correzioni ma ha ampiamente rivisitato il proprio testo. Quando si parla di revisioni, si
intendono revisioni di entità rilevante, non piccoli cambiamenti lessicali, ma modifiche a
porzioni estese di testo. Si pone attenzione non tanto alla singola variante ma alle
correzioni per comprendere se hanno modificato la natura di quel testo o se hanno portato
soprattutto in primo piano una trasformazione nella poetica dell’autore. Il testo
revisionato dall’autore trent’anni dopo non è lo stesso, a meno che l’autore non lo
ripubblichi tale e quale ovviamente.
Alcuni esempi:
Palazzeschi, Il codice di Perelà / L’uomo di fumo (cambio di titolo dell’edizione del
1954):
«vesti leggere» (1920) a «vesti leggerissime e impalpabili» (1954), la modifica
riguarda la precisazione di un grado dell’aggettivo; Da «sorriso candido» a «gioia
candida».
Palazzeschi, Le Sorelle Materassi: l’opera presenta varie edizioni (1931, 1942, 1943,
1960) e man mano si nota l’inserimento della voce diretta dei personaggi («ah, ah»).
Dunque, si ha a che fare con modifiche che, in questo caso, non sono semplicemente
di tipo stilistico, ma con una sorta di cambiamento del punto di vista: oltre alla voce
diretta, introduce anche una didascalia che spiega.
Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini: la prima edizione esce nel 1940 con il
titolo Storia di Debora; la seconda del 1949 è intitolata Storia d’amore che, con lo stesso
titolo, entra a far parte di un volume del 1953 intitolato La passeggiata prima di cena.
In seguito, Lidia Mantovani pubblica l’opera nel volume Einaudi Cinque storie
Ferraresi del 1956, ripubblicato poi nel 1960. Tra la versione del 1949 e quella del
1956 ci sono alcune differenze:
«verso sera i barroccianti che risiedevano nei Paesi di là dal Po» (1949)
«verso sera i birocianti che risiedevano nei paesi di là dal Po – Occhiobello
(ecc)» (1956)
Nella versione del 1956 vengono specificati i Paesi; si nota uno spostamento
linguistico tendente al realismo. O ancora:
«In un paese delle Alpi» (1940)
«in un paese del Veneto» (1949)
«a Feltre in una cittadina di mezza montagna» (1956)
Testori, Il dio di Roserio: pubblicato nel 1954 da Vittorini, inserito poi in un volume
del 1958 intitolato Il ponte di Ghisolfa. L’edizione del 1954 riporta un linguaggio
fortemente impressionista che mescolava dialetto e italiano; tuttavia, nel 1958
vengono eliminati tutti gli inserti dialettali e la lingua è stata portata la lingua a un
registro medio; è stata apportata, dunque, una trasformazione verso un italiano
standard medio che cancella l’elemento dialettale della prima edizione. In tal caso,
modifica è evidente, poiché viene adottata una lingua di tipo standard; si parte da
un realismo accentuato al punto da scrivere in dialetto, per arrivare a una lingua
media più standard.
Pontiggia, La grande sera: esce nell’1989 in un’edizione Mondadori nella Collezione
di autori italiani e stranieri; a distanza di sei anni esce in un’edizione Oscar.
Pontiggia dichiara di avere avuto varie recensioni con osservazioni riguardanti
alcune particolarità stilistiche che non avevano convinto i critici, per questo ripensa
alla sua scrittura. Sono presenti notevoli trasformazioni nell’edizione nel 1995,
rispetto a quella del 1989, anche dal punto di vista contenutistico. Tuttavia, si
sottolinea la differenza nei titoli dei capitoli:
Un appuntamento mancato/Appuntamenti
- Disordine e naufragio/ Domani ordine
- Amori e investimenti/Amori e profitti
- La memoria tascabile/La seconda memoria
- Cancellare e scrivere/Parole e dilazioni
-
Ciò mostra come l’autore intervenne sulle edizioni successive alla prima con
modifiche che riguardavano pochi elementi lessicali per poi passare a modifiche
sull’impianto strutturale. Già l’indice potrebbe essere una spia di un andamento
diverso.
Nell’ambito della letteratura del Novecento prendere in considerazione un’edizione
piuttosto che un’altra potrebbe non essere secondario ma si vuole cercare di costruire un
elenco di testi novecenteschi che hanno subito revisioni o riscritture nel passaggio da
un’edizione all’altra, ci si accorgerebbe che solo pochi romanzi non hanno subito
modifiche (il 90% dei testi novecenteschi hanno subito trasformazioni). Alcune
trasformazioni partono dal titolo. La filologia dei testi a stampa, nell’ambito della filologia
del Novecento, pone attenzione sulle trasformazioni apportate da un’edizione all’altra.
Capire queste trasformazioni significa cogliere le trasformazioni che un autore ha avuto
nel corso della sua scrittura; a volte studiare due testi come se fossero diversi può non
essere secondario.
Pontiggia, L’arte della fuga. Si nota sin dal titolo un tasso di ambiguità fortissimo: la
figa può essere in tesa nel senso letterale del fuggire oppure potrebbe riguardare
l’ambito musicale. Questo testo è uscito nel 1969: sull’onda di quella che era stata
l’avanguardia degli anni Sessanta viene riscritto anni dopo perdendo le
caratteristiche di sperimentalismo che l’avevano segnato nella prima edizione.
Com’è possibile verificare e utilizzare le riscritture e le revisioni? La pratica fondamentale
nell’ambito della filologia dei testi a stampa è la collazione tra esemplari. Per quanto
riguarda i testi usciti dalle case editrici del Novecento è inutile e impossibile fare la
collazione tra gli esemplari della stessa tiratura mentre diventa fondamentale la collazione
tra esemplari di impressioni diverse della stessa edizione e altrettanto fondamentale la
collazione tra esemplari che appartengono a edizioni diverse. Le ristampe possono portare
varianti d’autore rilevanti: le modifiche possono essere introdotte in un’edizione
successiva alla prima. Dunque, innanzitutto è necessaria una recensio di tutte le edizioni
esistenti; dalla recensio, si passa alla collazione. Una volta individuate le stampe che
trasmettono il testo occorre fare un confronto e mettere in risalto le possibili differenze. È
importante la data per le edizioni del Cinquecento e del Seicento, mentre per quelle del
Novecento l’indagine temporale è inutile dato che la data è segnalata. Dove spostiamo
l’attenzione? Sulle ragioni della correzione, cercando di capire se modificano il progetto
iniziale. Nel momento in cui porto in risalto le modifiche introdotte nei loro diversi piani
di intervento, devo cercare di cogliere se esiste un processo correttorio sistematico, ma che
rispondano a un preciso disegno di correzione, anche inconscio ma comunque esistente.
Su queste modifiche è rilevante, porsi il problema della direzione in cui si è mosso
l’autore per modificare.
Cos’è cambiato nell’atteggiamento dell’autore nei confronti della poetica e dell’ideologia
che aveva abbracciato precedentemente? Il lavoro che la filologia ci permette di fare
diventa una corrente interpretativa che necessita di una solida competenza in ambiti
differenti. Nel momento in cui si introduce uno sguardo critico, la competenza deve
diventare critica. La conoscenza del momento storico e letterario in cui un’opera esce
aiuterebbe l’editore e non fare errori.
Si considerino due autori, Romano Bilenchi e Massimo Bontempelli. Bilenchi ha scritto
poco ma i suoi testi sono di grande valore. Tra i titoli di Bilenchi spiccano i suoi Racconti e
in particolare due racconti lunghi scritti nei primissimi anni ‘40 pubblicati prima in rivista,
poi raccolti in volumi. Il primo racconto è La siccità, il secondo La miseria. Questi due
racconti sono stati pubblicati autonomamente, addirittura La Siccità ha dato il titolo a una
raccolta di racconti; l’interno di questa raccolta porta racconti autonomi. Nel primo
racconto La Siccità si descrive la vita quotidiana di un bambino e in particolare del
rapporto tra il bambino e suo nonno sullo sfondo di una campagna senese. Questa visione
positiva viene completamente alterata per la siccità che devasta i campi, la natura e fa
coincidere la siccità stessa con la cattiveria dei familiari che contrastano il nonno. Il
bambino scopre quindi il male della natura e il male degli uomini: la siccità viene vista
come la guerra che entra nel mondo umano. L’altro racconto, La miseria ha come
protagonista un bambino che vive un rapporto difficile con un ambiente cittadino dentro
al quale si trova costretto a muoversi essendo venuto meno, nel frattempo, il rapporto con
il nonno causa morte: la morte del nonno fa emergere gli investimenti sbagliati del
protagonista che provocano la miseria della famiglia. Ogni volta che Bilenchi pubblicava
questi racconti li modificava facendo in modo che alcuni elementi dell’uno entrassero
nell’altro, creando dei ponti tra un racconto e l’altro. Le correzioni progressive permettono
di far convergere i due racconti in uno stesso contesto. Nel 1982 esce autonomamente un
altro lungo racconto intitolato Il Gelo: il protagonista è un adolescente che scopre il
rapporto tra se stesso e gli altri. Il gelo non rappresenta dunque una condizione fisica ma
una condizione morale. Il terzo racconto parla di questo ragazzo che subito ricorda la
morte del nonno e il riferimento intertestuale agli altri due racconti è palese. La morte del
nonno viene descritta anche ne Il gelo. Esiste un legame tra questi tre racconti? Come
dobbiamo leggere le correzioni progressive? Nel 1984 esce un volume intitolato Gli anni
impossibili che raccoglie i tre racconti in un unico libro che porta un nuovo titolo; i tre
racconti autonomi sono diventati non solo un trittico ma forse addirittura tre “ante di uno
stesso quadro”. A questo punto, si pone un problema: racconti autonomi inseriti in una
struttura diversa cambiano?
2.
Nella raccolta La Siccità di Bilenchi sono presenti due racconti ambientati nella casa in «via
dei tre moli», modificata successivamente nella casa in «via delle tre donzelle». Perché
questa modifica? Quella via indicata subito viene cambiata per sottolineare l’uscita
dall’orbita della Siccità. Il racconto la Miseria è autonomo risp