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Il lavoro filologico di Ariosto
Lui si mette a lavoro per interesse filologico, volontà di riportare in primo piano la totale volontà dell'autore, riprodurre esattamente ciò che l'autore ha scritto. Nella prefazione sottolinea che Ariosto ha rivisto e corretto egli stesso i fogli che uscivano dal torchio; il problema è che non è stato utilizzato il testo corretto del 1532 ma sono state apportate delle alterazioni, che divennero sempre maggiori. Si tratta della prima edizione critica compiuta, prese le edizioni dell'Orlando uscite dopo il 1532, fece una collazione con la stampa del '32 e segnò tutte le alterazioni compiute. Fece una tabella con alcune edizioni (12) del '500 e registrò gli errori e i cambiamenti per dimostrare come nessuna delle edizioni successive al '32 teneva conto del testo dell'autore. Trascrive con fedeltà l'esemplare appartenente alla biblioteca di Gaetano Melzi (nella sua biblioteca ce ne erano due, uno in carta grande).mancante la prima carta e unoin carta comune–usa quest’ultimo). Nella quinta tavola dell’appendice indicale differenze tra la sua edizione e quella del 32, per dare una perfettacorrispondenza con l’originale. La denuncia di morali verso gli editori prima diui si fondava su un’ampia documentazione raccolta, partendo dai dati relativialle alterazioni introdotte nel corso del tempo metteva in risalto leconseguenze delle cattive stampe per gli studi linguistici–esempio nellaprefazione della crusca che per aveva fatto riferimento ad una scorrettissimaedizione di Onorati per l’uso sbagliato di brage.Prima colonna come è scritto nell’edizione del 32 e poi le altre colonne cosariportano le varie edizioni.Ruscelli opera interventi arbitrari con lo stampatore Valgrisi, Venezia nel 1556,considera errori di grammatica tutto quello che non rientra nelle sue regole.Nella prefazione dell’editore si dice che dopo la stampa del 1532 non si è
avuta nessuna stampa con il vero furioso e quindi era tempo che la letteratura italiana risolvesse questo scempio. Le indicazioni ecdotiche date da Morali: occorre scegliere come unico testo di riferimento l'edizione del '32 in quanto osservata dallo stesso Ariosto per lo stampatore Francesco Rosso di Ferrara. Morali fa sempre riferimento alle edizioni successive che alterano il testo. L'editore introduce i risultati della collazione, quindi errori e il loro commento, in varie note dalla prefazione e li riassume presentando 300 di casi (la tabella di prima). Queste informazioni vengono affidate ad una fascia a piede della pagina nella quale riporta le lezioni differenti tratte dai vari esemplari - edizione critica, nel senso che è possibile seguire con le diverse dizioni hanno trattato le singole lezioni, c'è consapevolezza dell'editore che motiva le scelte compiute con una riflessione. Ma sa che ci sono delle conseguenze per una lezione sbagliata. Sono
necessari gli studi sul testo per evitare anche attribuzioni inesistenti (caso sul libro dell'errore della crusca sull'airone). Perché si è arrivati a questa situazione? Furono tanti gli stampatori che misero sul frontespizio che era la migliore edizione, lui le riduce tutte ad una ed è quella del 32, tutte le edizioni fino a quel momento pubblicate sono un mostruoso mosaico. La stampa se seguita dall'autore assume il ruolo di autografo. Modello per successive stampe sia del furioso sia per come trattare i testi di altri autori -> sottolineare l'impegno di morali e il suo sodalizio con Lamberti vuol dire valorizzare il cantiere filologico braidense, nel quale la filologia della letteratura italiana si intrecciava con i risultati fecondi della filologia delle letterature classiche. La filologia degli scrittori di cui si conoscevano autografi e stampe da loro stessi sorvegliati cominciava ad afferrare l'importanza di riprodurre il testo conL'ultima volontà dell'autore e attuava modalità ecdotiche nuove. L'edizione di morali suscitò un dibattito sulla biblioteca italiana per quanto riguarda l'edizione molini uscita intorno al 23, molto complimentata ma veniva fatta una segnalazione relativamente ad una lezione inserita che era stata introdotta dal Ruscelli e tratta da una stampa del 36 che comunque riesce a dare prestigio all'edizione e che l'altra versione è presente in nota, mentre il canto XII di morali non è presente; l'edizione del 32 presenta sì errori, ma tra due lezioni sospette è meglio dar credito a quella stampata sotto gli occhi dell'editore e quindi inserire la variante in nota.
Lezione 4/10
Il restauro del testo originario. L'edizione di Antonio Marsand delle Rime di Petrarca.
Successione non sulla cronologia degli autori ma sulla base della cronologia delle edizioni, questa tra il 1819-1820. Antonio Marsand, sacerdote.
venivainviato nelle città -in primo luogo a Milano- come predicatore quaresimale. Perragioni di salute dovette rinunciare alla predicazione e si dedicò all'insegnamento, in particolare sulla cattedra di economia politica e statistica all'università di Padova. In realtà non coltivò l'economia, ma la letteratura, edivenne il più grande collezionista di codici e stampe petrarchesche e su Petrarca, allestendo anche una bibliografia su Petrarca che prendeva le mosse dalla sua ricca collezione. Del 1815 è il suo Memoria bibliografica sulla scoperta d'una edizione del Decamerone del secolo quintodecimo... (si interroga sullararità degli esemplari dell'edizione ritrovata e si dava una risposta bibliologica: ciò che rende rari alcuni libri è il fatto che piacendo a tutti ed essendo ampiamente circolati, pian piano furono consumati dall'uso e dal tempo; presenta dettagliate descrizioni.Bibliografia: dell’esemplare da lui trovato e si sofferma su tutte le edizioni 400centesche dell’opera e la loro collocazione) soprattutto a lui si deve l’edizione più importante dell’epoca delle Rime di F.Petrarca (I-II, Padova, 1819-1820) riportare i versi come li aveva scritti il poeta. Prima di lui Muratori aveva curato un’edizione delle rime uscita nel 1711 valorizzando il riscontro tra i testi a penna della libreria estense e gli originali del poeta per la formazione di un’edizione corretta. La collazione tra codici, soprattutto se copiati in epoca vicina alla genesi può portare in risalto lezioni diverse che giovano alla lettura: il compito dell’editore è capire quale varianti sono importanti e pubblicarle in apparatoattenzioni per le varianti condizionata dal ruolo che avrebbero svolto per il lettore, dovevano essere un aiuto a comprendere meglio i versi e anche una sollecitazione a scegliere le migliori. Altraedizione è quella uscita a padova nel 1732 a cura dei fratelli volpi con un apparato di varie lezioni tratte da un codice del 1444. Rimasero queste edizioni dei modelli di riferimento per le edizioni dei primi due decenni del nuovo secolo. Tipografia del seminario -> grande tipografia, i volumi usciti avevano un pregio riconosciuto da tutti, su carta giallina, formato grande, illustrazioni. Perché questa edizione è così importante? Petrarca era diffuso ampiamente, era in tutte le grandi biblioteche di collezionisti con esemplari che venivano dal passato, spesso con numerose note e commenti. Marsand si pone da un punto di vista filologico nuovo, quale testo di petrarca si stia leggendo con la differenza che petrarca non ha seguito la stampa, ha trascritto le rime, abbiamo parte degli abbozzi, ma è comunque un codice che nel 1819 era scomparso, nessuno conosceva il codice vaticano su cui noi sappiamo che petrarca è intervenuto. Solo nella seconda metàdell'ottocento viene riconosciuto un codice come di Petrarca contenuto nel Vaticano. La preoccupazione spiega la regione della nuova stampa: constata continue modifiche introdotte nel tempo dalle varie edizioni, che per quanto avessero emendato il testo dagli errori, non avevano eliminato molti dubbi e perplessità. Per questo era necessario che l'editore e lo studioso si attenessero alla volontà dello scrittore. Il problema dell'editore era testuale, ovvero quali scelte compiere per pubblicare un testo il più vicino possibile a quello scritto dall'autore. Premessa: bisogno di fare collazione tra le ultime edizioni e i codici antichi. Perché leggendo e confrontando i diversi codici, che essendo antichi Marsand ritiene arrivare da Petrarca, si è accorto che le lezioni sono molto diverse, qual è la lezione da porre a testo? Necessario un criterio per arrivare ad individuare le lezioni dell'autore. L'editore non deve mai cercare laLezione che a suo dire è più bella ma occorre cercare quella che l'autore ci lasciò scritto. La volontà non può mai essere definita se non da codici autografi o da codici immediatamente copiati e dallo scrittore medesimo riveduti o da edizioni che siano state fatte sulla base di quegli stessi codici. Se dobbiamo usare documenti che non sono dell'autore o che non siano copiati è perché non è stato tramandato nulla e non abbiamo nessuna stampa che sia stata fatta tramite l'autografo. Per quanto riguarda Petrarca non abbiamo autografi o manoscritti da lì copiati, andare quindi a cercare le stampe individuando quelle che possono essere ricondotte ad antichi codici. Il codice usato da Bembo è scomparso però la stampa ricavata da quel codice può essere un testimone utile e su questa linea Marsand individua tre stampe perché da autografo del poeta e da scritti dal poeta stesso riveduti quelle.
Le stampe furono tratte e pubblicate. Quella di Martino de Septem Arboribus stampata in Padova nel 1472 a cura di Bartolomeo Valdizocco; quella di Aldo stampata a Venezia nel 1501 con la sovrintendenza di messer Pietro Bembo; e quella di Stagnino stampata a Venezia nel 1513 per opera del prete Marsilio Umbro forsempronese. Il termine tecnico per indicare un testo copiato da qualcosa è antigrafo. L'antigrafo è il testo che viene utilizzato in tipografia per la composizione della stampa, non importa se sia un manoscritto, un dattiloscritto o una stampa precedente, l'importante è che ci sia la possibilità di individuare l'antigrafo di una stampa. In questo caso, l'antigrafo di queste tre stampe è uno degli antichi codici che noi non abbiamo più ma che è esistito. Secondo lui, potrebbe essere un codice di Petrarca o un codice da lui rivisto. Marsand suggerisce un nuovo metodo ecdotico per l'individuazione delle lezioni da mettere a testo, che potremmo dire
Il testo si basa sull'oggettività dei dati. Presupponiamo che portino delle lezioni identi