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RSI
È quell’insieme di problematiche integrate nella visione strategica d’impresa e
rappresenta quella dimensione che supera un minimo la norma. Questo impatto
deve essere circoscritto in base al luogo in cui l’attività viene svolta.
Definizione di responsabilità sociale d’impresa: “integrazione, da parte delle
imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni
commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate.”
Evoluzione:
Negli anni ’50 veniva correlata con l’attività dell’imprenditore, era quindi legata
ad una sfera personale.
Negli anni ’70 è cambiato l’orientamento, considerando il fatto che la RSI deve
essere uno strumento per sostenere l’interesse delle imprese nel lungo periodo,
rafforzando l’ambiente a cui esse appartengono. Inoltre, oltre alla dimensione
economica, è stata associata anche una dimensione legale, in cui vengono
individuati elementi legati all’ambiente in generale.
capire come in uno scenario sempre più dinamico l’attività dell’impresa
à
raffigura dimensioni ambientali e sociali diverse
A queste evoluzioni, corrispondono correnti di pensiero dal punto di vista
operativo, passando da questioni di carattere etico-morali alla teoria della triple
bottom line, fino alla costruzione della reputazione d’azienda.
Individuare l’impresa in quale approccio fa parte
1° approccio: approccio degli obblighi morali, secondo questo approccio le
aziende hanno il dovere morale di comportarsi in maniera ragionevole per
ottenere il successo economico restando fedeli a valori etici.
Un esempio è la presenza di google in Cina, dove è sorta la problematica
riguardo i principi dell’azienda e le condizioni poste in alcune in realtà ( nel
nostro caso in Cina) le quali si trovano in conflitto tra loro. Utilizzando questo
approccio, google non dovrebbe operare in Cina, ma ciò porterebbe un grave
danno al risultato economico. È importante dunque cercare la conciliazione tra
vari interessi divergenti, cercando un equilibrio e non semplicemente applicando
un principio etico.
2° approccio: stakeholder theory: afferma che l’azienda deve avere
un’approvazione esplicita o implicita di tutti i vari portatori d’interessi.
Questo approccio però potrebbe tradurre la RSI in un approccio difensivo,
cercando di rispondere solo in base alle richieste del momento in base alle
esigenze degli stakeholder. È importante invece promuovere un’azione che non
sia solo difensiva ma anche propositiva.
Nel lungo periodo è importante considerare la sostenibilità, ovvero lo sviluppo
che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità per le
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generazioni future di soddisfare le proprie necessità.
Triple bottom line: secondo questa teoria, l’azienda per dimostrare la sua
economicità nel tempo dovrebbe fornire un rendiconto su come questa rispetta
le 3 dimensioni principali: economica, ambientale, sociale.
Reputazione dell’azienda: si può rafforzare mediante politiche di responsabilità
sociale legate al marketing riguardante i singoli prodotti. I risultati vengono
influenzati:
-dalla percezione dei consumatori
-dall’incidenza dell’azione sulla performance economica
Cause related marketing: è un approccio interno alla reputazione dell’azienda.
Per effettuare azioni di RSI è necessario fare investimenti nel lungo periodo e i
risultati sono tangibili sono nel lungo periodo. Inoltre è necessario adottare
pratiche di RSI per evitare guai. Queste azioni vengono effettuata per evitare
un’immagine non appropriata sull’impresa. dunque la RSI è vista come un
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sinonimo di costi, obblighi, doveri. Inoltre è importante capire la sinergia che
esiste tra dimensione sociale ed economica dell’azienda.
BISOGNA VEDERE QUALE APPROCCIO è Più APPROPIATO PER L’AZIENDA.
da vedere alla fine
à
Motivazioni alla RSI:
Si è passati da una moda o avanguardia, come l’essere i primi in un settore o in
un paese, alle esigenze, che potevano essere di indirizzo normativo,
privatizzazioni, recupero d’immagine, il rischio ambientale, la quotazione in
borsa. Ciò porta ad una presa di coscienza , come il confronto con altri settori,
la policy internazionale della casa madre, reale convinzione e
autoregolamentazione 12
Stadi della RSI:
Collocale in quale di queste 4 fasi la RSI è collocata
1. RSI informale (moda o avanguardia): Responsabilità sociale che non è ben
radicata nell’azienda, riguardo gli stakeholder a cui si rivolgono e gli
investimenti fatti a supporto. Si ha nel caso in cui molte azioni vengono
effettuate senza aver definito bene qual è l’origine di questa azione.
(NESSUNA IMPRESA)
2. RSI corrente (esigenze): si cerca di mappare i rischi dei settori e degli
stakeholder. Si inizia a pensare al codice etico e ad alcune azioni
particolari. Le azioni sono rivolte principalmente agli stakeholder primari.
Ci si trova ancora in una fase embrionale. Manca una visione integrata con
il risultato economico e spesso viene associata alla filantropia.
3. RSI sistemica ( forse snai): si tiene conto anche dell’aspetto economico. Si
hanno documenti consolidati. Si ha un’ottica di lungo periodo. Si ha il
coinvolgimento degli stakeholder ( non è l’impresa che gestisce in maniera
isolata ma c’è il coinvolgimento degli stakeholder in base alle loro
aspettative)
4. RSI innovativa: la rsi diventa un fattore importante per uanto riguarda il
vantaggio competitivo e l’innovazione. Vanno collocate le imprese che
sono esempi lampanti su questi temi.
Valore condiviso
È l’insieme delle politiche e delle pratiche operative che rafforzano la
competitività di un’azienda migliorando nello stesso tempo le condizioni
economiche e sociali delle comunità in cui opera.
Progresso economico+sociale
Bisogna quindi considerare non solo il valore economico ma anche quello
sociale.
La competitività di un’impresa e il benessere delle comunità che la circondano
sono strettamente connessi.
Il valore condiviso non sta alla periferia, ma ala centro di ciò che fanno le
imprese.
Le imprese devono riconciliare il successo economico-finanziario con il
progresso sociale.
Il business e la società vengono rappresentati da troppo tempo come 2 forze
antitetiche. Le comunità in cui operano le imprese percepiscono scarsi benefici
anche quando crescono i profitti. Per avere un’equa distribuzione del valore, una
soluzione potrebbe essere limitare l’attività dell’azienda, la quale però
sposterebbe la sua produzione da un’altra parte.
Altrimenti si potrebbe introdurre una tassa per l’inquinamento ambientale, ma
spesso il problema è che le esternalità non sono sempre direttamente collegate
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al processo oppure l’azienda cambia il suo modello per il processo produttivo e
questo rischio viene ricondotto ad un’altra impresa.
I danni sociali o i problemi sociali creano frequentemente dei costi interni per le
imprese, come lo spreco di energie o di materie prime, oppure corsi di
formazione per dipendenti.
* 14
Vedere in quale categoria rientra il valore condiviso, in base all’azione intrapresa
dall’impresa (risultati economici e sociali devono essere messi sullo stesso piano
altrimenti non si parla di valore condiviso. Bisogna associare a ciascun risultato
economico il risultato sociale corrispondente.)
*RIDEFINIZIONE DELLA PRODUTTIVITA’ DELLA CATENA DEL VALORE
Fasi della catena del valore nell’ottica del valore condiviso: la catena del valore
è l’insieme di quelle attività che l’impresa all’interno delle attività produttive
mette insieme, come distribuzione e vendita e assistenza relativa ai prodotti, per
offrire i suoi prodotti e servizi all’interno di un determinato settore. La catena del
valore suddivide le varie operazioni in: attività primarie, attività di supporto.
Questa analisi aiuta a capire come questi processi vengono messi insieme
all’interno dell’azienda in maniera individuale, ovvero l’apporto che viene dato
da ogni attività in modo da definire dove risiede il vantaggio competitivo
dell’impresa.
Nell’analisi del bilancio sociale bisogna vedere in quale fase risiede
maggiormente il valore
Attività primarie:
1) Logistica in entrata: magazzino, ricevimento, distribuzione dell’input
(materie prime). Le attività che possono migliorare i risultati economici e
sociali riguardano tutte le attività che possono migliorare l’aspetto
ambientale, come per esempio la riduzione di trasporti, quindi di CO2,
oppure riguarda l’introduzione di sistemi di consegna innovativi.
2) Attività operative: lavorazione, montaggio, confezionamento,
manutenzione e gestione impianti. Anche in questo caso i vantaggi
economici possono essere la riduzione di costi, mentre i vantaggi dal punto
di vista ambientale sono la riduzione delle emissioni, utilizzando materiali
sostenibili. Per le imprese di servizi, si può avere la trasparenza delle
risorse utilizzate (denaro non deriva da riciclaggio).
3) Logistica in uscita: anche in questo caso vale lo stesso discorso visto per la
logistica in entrata. Particolare attenzione va all’imballaggio: è necessario
curare la qualità degli imballaggi utilizzati, utilizzando materiali altamente
riciclabili.
4) Marketing e vendite: pubblicità, promozione, scelta dei canali distributivi,
determinazione dei prezzi. L’attenzione viene rivolta al fatto che non deve
essere attuata una concorrenza sleale ed inoltre l’informazione nei
confronti del cliente deve essere corretta.
5) Servizi: installazioni, riparazioni, addestramento, fornitura di ricambi,
assistenza ecc.. questa categorie riguarda tutto ciò che succede in seguito
alla vendita quando il prodotto non viene più utilizzato dismissione.
à
Oggi c’è attenzione da parte del produttore per quanto riguarda lo
smaltimento dei prodotti quando diventano rifiuti. 15
Attività di supporto:
1) Approvvigionamento: riguarda l’acquisto degli input usati nella catena del
valore. È importante in quanto è un criterio per arrivare alla certificazione
del valore sociale condiviso: è importante dimostrare che tutti i canali di
rifornimenti rispettino gli stessi criteri e hanno lo stesso approccio.
2) Sviluppo della tecnologia: si tratta di automatizzare i processi, attraverso i
risultati della ricerca e