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La museologia indigena in Brasile

Questa museologia indigena è molto recente, perché il primo museo è del 1991. Sono stati i primi ad avere l'idea di appropriarsi dello spazio museale per raccontarsi. Quello dopo è del '95, in un altro stato, e poi sono iniziati a sorgerne tantissimi. È un'esperienza che si sta diffondendo in modo capillare in Brasile grazie anche all'istituzione nel 2014 della rete di memoria dei musei indigeni, e che contribuisce a creare delle relazioni e un dialogo tra tutte quelle che sono le varie realtà perché possano aiutarsi a vicenda e stimolare gli uni i processi degli altri, scambiarsi conoscenze e aiuti, creare una forza maggiore piuttosto che restare un piccolo e singolo museo. Substrato che sia politicamente anche rilevante.

Etnia, ricostruzione di una storia. Il contesto in cui sorgono questi musei si basa su due concetti principali in Brasile, che sono il concetto di emergenza etnica e il concetto di territorializzazione.

L'emergenza etnica è un processo che è peculiare di tutta la zona del nord est, e prevede che i gruppi e le comunità che nel tempo sono state assimilate e mescolate alla popolazione brasiliana, sulla base di una serie di elementi culturali presenti nella comunità, iniziano a rivendicarne una identità indigena. Hanno una serie di abitudini, saperi, memorie, che fanno sì che si considerino indigeni. Senso di appartenenza a gruppi indigeni è stata una scossa latente, magari tramandato solo in senso familiare e non detto all'esterno per paura di venire uccisi. Grazie a quella che è la costruzione di questa rete, processo a catena, diverse comunità iniziano a rivendicare questi spazi. Per rivendicarsi come comunità indigena si deve andare alla Funai, l'organo di gestione/protezione a livello nazionale in Brasile, e dire che sono indigeni per una serie di motivi. Gli unici che possono definirsi come indigeni sono la comunità.

non qualcuno di esterno. Processo che si unisce anche a situazioni esterne per il processo di riconoscimento di un territorio. Dal 1998 nella costituzione brasiliana alle popolazioni indigene è stato garantita la possibilità di avere l'esclusivo usufrutto dei territori originari, cioè quelli che avevano quando sono arrivati i Portoghesi. Processo molto lungo per cui la comunità indigena va identificata, riconosciuta ecc. In questi casi solitamente è necessaria la presenza di un antropologo o uno studioso di una istituzione che vada e faccia una ricerca e scriva una serie di testimonianze che dicano che per quegli elementi la comunità può essere riconosciuta come indigena e quindi ha il diritto alle loro terre, e tutti quelli che stanno su quelle terre e non sono indigene se ne devono andare. Questo dà origine a una serie di conflitti. Memoria indigena è la memoria che fa storia. Legame con il territorio per il fatto che molto spesso,quando si parla di territorio indigeno, è un territorio molto vasto, per il legame particolare che le comunità indigene hanno con il territorio. Discorso molto complesso della spiritualità, il legame che le popolazioni indigene hanno con il territorio non è solo di tipo economico ma spirituale, per le religioni indigene il territorio è abitato da una serie di entità spirituali che si chiamano incantados che proteggono quel territorio e gli danno vita, e che aiutano le stesse popolazioni indigene a riscoprire e mantenere una serie di elementi identitari. Il territorio diventa una parte fondamentale dell'identità indigena intesa come identità di gruppo. Il gruppo si costruisce su un territorio e sul territorio si costruiscono le relazioni, quindi privarlo di quel territorio significa privarli di una parte della propria identità. Quindi anche questo dà origine a una serie di conflitti. Territorio sacralizzato. Situazione

politica del riconoscimento politico e componente spirituale che è invece percepibile solo attraverso un'analisi di un antropologo che vada nella comunità e cerchi di capire come si costruisce questa relazione con il territorio e quali significati abbiano certi luoghi piuttosto che altri.

Variabilità: altra cosa importante. Queste esperienze indigene sono tutte diverse proprio perché si basano sulla località e su contesti diversi hanno, pur su una base comune, ognuno i suoi elementi diversi. Si può trovare di tutto in questi musei, l'importante è che corrispondano a quelle che sono la storia, la memoria e gli elementi della comunità.

Comunità di Nazarè si trova in cima a un promontorio, e secondo la storia che raccontano gli anziani un gruppo di famiglie indigene provenienti da stati confinanti, intorno agli anni '20-'30 hanno risalito i vari fiumi e sorgenti e sono giunti in questo promontorio fondando

Un insediamento su cui c'erano già altre famiglie arrivate nei secoli precedenti. Prima chiesa costruita nel 1910 dai missionari francescani. Comunità che si è formata in vari momenti migratori che riunisce varie famiglie, che oggi si presenta come abbastanza omogenea ma che ancora 50 anni fa era costituita ancora da case isolate, costruita per famiglie. Ancora oggi le memorie presenti nella comunità sono un po' diverse in base alle famiglie, ognuna racconta storie un po' diverse ma pur sempre la stessa. A un certo punto sono arrivati due signori che hanno cominciato a comprare le terre in cambio di cibo a causa del periodo di secca e si sono quindi appropriati come un latifondo di tutta la zona rurale, riassumendo poi le varie persone per lavorare per loro. Storie di fame e di grande difficoltà in cui però si sono mantenute una serie di attività economiche. Negli anni '80 le terre sono state progressivamente ridistribuite.

alle varie famiglie o comprate da altre, quindi oggi la situazione territoriale è molto più sfaccettata. Una cosa importante è che arrivato un sistema educativo con una figura particolare di un'antropologa che ha iniziato a guardare queste persone e a dirgli che come vivevano erano diversi dalle altre comunità, coltivavano la terra in modo diverso, hanno diverse attività artigianali e soprattutto non hanno questa memoria prettamente indigena. Quindi inizia a dire che questa memoria la devono valorizzare, e inizia tutto un processo di recupero e ricostruzione della memoria e della storia indigena, sebbene sia rimasta molto sfaccettata dagli anni '80 fino al 2016 in cui alcuni componenti di una famiglia in particolare, che è quella del capo, hanno deciso di iniziare a farsi sentire e hanno messo insieme una associazione di famiglie che erano interessate alla comunità. Hanno cominciano a portare avanti una serie di battaglie e di lotte.per rivendicarsi come indigeni, e allo stesso modo è stato fondato un museo per sostenere questo processo e dare anche una testimonianza materiale a questa comunità indigena. Oggetti che fanno parte della comunità indigena e quindi della loro identità, raccontano la storia come comunità indigena. Il fatto che in questo museo ci siano sia oggetti più ricondotti tradizionalmente al mondo indigeno sia altri più "contemporanei" porta a un altro discorso su cosa voglia dire essere indigeni oggi. Quindi si propone anche di decostruire una serie di idee. Per queste esperienze la memoria è importantissima, è una memoria che da un punto di vista della storiografia può essere considerata una fonte non attendibile perché la storia si rifà sui documenti, ma come si fa a costruire una storia di una popolazione se non sono stati prodotti documenti su questa popolazione? Chi costruiva la storia li lasciava da parte.e un equilibrio tra le diverse versioni e prospettive delle storie raccontate. Il museo diventa quindi un luogo di confronto e dialogo, dove si cercano di superare le differenze e le divisioni, per costruire una narrazione condivisa e inclusiva. Durante le visite sul campo, il ricercatore tiene un diario di campo, dove annota le sue osservazioni, le conversazioni avute e le emozioni provate. Questo diario diventa un importante strumento per documentare e analizzare il processo di costruzione della memoria. In conclusione, il museo diventa un luogo politico, dove si combatte una lotta politica per dare voce alle storie marginalizzate e ricostruire la memoria collettiva. Il processo di costruzione della memoria avviene attraverso la negoziazione e il confronto tra diverse versioni e prospettive, al fine di trovare un compromesso e costruire una narrazione inclusiva.

per quella che è una storia che è successa ma che deve anche stare in piedi per come si propone all'esterno, e queste riunioni sono utili per vedere questo processo in atto. Momenti in cui anche la socialità acquista forza.

All'interno del museo, come durante queste riunioni viene ricostruita la storia, anche attraverso il museo viene ricostruita la storia, e viene ricostruita attraverso la raccolta di oggetti, che vengono risignificati. Gli viene dato un valore diverso rispetto a quello che avevano prima dell'inizio di questa ricostruzione storica e di questo processo di ripensamento di sé come comunità indigena. Questo processo di risignificazione punta a cercare quella che è una presunta autenticità dell'essere indigeni, elementi che possano testimoniare l'essere indigeni rispetto ad altre persone o comunità che non hanno questi elementi.

Cercare di riscattare i propri saperi tradizionali. A Nazaré

L'elemento centrale su cui tutto il museo ruota e il riscatto della comunità indigena ruota sono i saperi tradizionali. Attività principalmente artigiane, alcune economiche e manuali, che vengono considerate tradizionali, che altre comunità non hanno, e che diventano degli elementi chiave per dire che è indigeno.

Modo in cui è impostata la ricerca. Discorso della collaborazione. Nel nuovo movimento di riforma museale uno dei nuovi approcci in generale antropologici è il discorso dell'antropologia collaborativa. Per includere queste popolazioni nelle ricerche si deve collaborare, che significa trovare un compromesso tra una serie di elementi che molte volte non si riescono neanche a concepire. Ricerca si crea collaborando.

Collaborare non vuol dire solo fare delle attività insieme. Serie di pensieri e riflessioni che partivano dalla stessa comunità, punto di vista interno. Riuscire a realizzare delle attività evitando di

imporsi e imporre il proprio pensiero, le proprie categorie e modi di lavorare, è molto di
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
48 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher .Artemis. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei patrimoni culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Rossi Emanuela.