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Estratto del documento

Tutte le società umane tendono a conservare qualcosa, a distruggerne altre e a dimenticarne altre.

L’oblio è una pratica culturale elaborata.

Non si può prendere congedo dalla storia neanche quando si parla di riti.

Due percorsi di lettura:

• riti di iniziazione che sono soggetti a trasformazioni storiche

• logica iniziatica applicata a eventi dela vita → specifici eventi storici sono incorporati nella cultura

locale attraverso la logica dell’iniziazione. Il rito è usato in chiave metaforica per descrivere alcuni

eventi.

es. il viaggio naturalistico di fine ‘800 veniva percepito come un rito di iniziazione anche se non lo era. Idem

per il pellegrinaggio.

Condizione del rifugiato quando si trova impigliato in mondi intermedi: la storia dell’Italia di questi ultimi

anni è la storia di questo aspetto. Questa condizione liminare del perdurare a lungo in una tappa intermedia di

un viaggio non prevista può essere descritta come un rito di passaggio.

La liminarità è pericolosa perché quando dura troppo è ansiogena.

L’antropologia non è una disciplina antiquaria, ma studia le trasformazioni che sono spesso frutto di contagi.

Primo tema: riti di iniziazione che si trasformano nel tempo.

Cisungu → rito di iniziazione in Zambia. Le ragazze venivano recluse durante le prime mestruazioni e

istruite da una donna della famiglia secondo dei dettami interni alla cultura locale soprattutto in relazione ai

diritti e doveri della donna in quanto madre e sposa.

Cosa succede a questi rituali durante la colonizzazione? E durante l’urbanizzazione?

I riti di iniziazione maschili subiscono una crisi perché prevedevano investimenti di tempo e denaro. Quelli

femminili che sono individuali perché corrispondono con il menarca, aumentano, vengono rafforzati perché

l’istruzione come madre e sposa è compatibile con le usanze dei gruppi missionari. Le chiese si inseriscono

in contesto urbano come organizzatrici dei riti di iniziazione femminili tradizionali.

La chiesa si appropria dei riti per trasmettere i valori attraverso di essi.

Nell’ambiente urbano le figure di riferimento femminili (le donne che educano le bambine) scompaiono

perché durante la migrazione in città i punti di riferimento della famiglia vengono meno, quindi la parrocchia

è utile per recuperare i ruoli femminili di prestigio che sono le donne animatrici dei gruppi parrocchiali.

Il rito sta a galla modificandosi e inglobando elementi esterni.

Le ragazze attraverso il rito urbanizzato che verifica la verginità della ragazza può cercarsi il marito in

autonomia. In assenza della verifica di verginità le ragazze sarebbero orientate a matrimoni combinati. Le

ragazze quindi vivono il rito non come tradizione ma come anticamera per vivere il matrimonio moderno.

LEZIONE 20 – 17.04

Le ultime pagine del capitolo 3 riportano un caso particolare: rito di iniziazione in Gambia.

I coloni in America prendevano i loro schiavi in quella zona, vicino al Senegal.

Il tema della schiavitù lì ha avuto centralità negli ultimi decenni. Le persone in Gambia hanno deciso di

ricordare la tratta degli schiavi, quindi prendono forma pratiche di patrimonializzazione (costruzione di

musei, celebrazioni ecc). Ci sono progetti per il recupero della memoria pubblica della schiavitù.

In Gambia a un certo punto alcune popolazioni decidono di attribuire nuovi significati ai loro riti di

iniziazione in chiave turistica offrendo ai ragazzi afroamericani un viaggio verso le loro origini.

Queste operazioni non hanno rigore filologico, ma hanno significato di riconnessione con una storia che un

bambino afroamericana non ha mai vissuto.

L’antropologo ha analizzato questo rito, il locut. Questo rito ha subito trasformazioni nel tempo.

I villaggi sono stati smembrati e si assiste in tutta l’Africa ad un processo di urbanizzazione.

Urbanizzazione → il rito in ambiente rurale si adatta alle vacanze estive per accogliere i bambini che si sono

spostati in città.

Si crea una sorta di business del rito di iniziazione.

Capitolo 4 è diviso in 2:

• immortalità

• il dolore nei riti di iniziazione.

Alla luce del percorso fatto (immersione etnografica, comparazione dei dati, analisi delle trasformazioni

storiche) ci manca ancora qualcosa? È lecito che l’antropologo aspiri a considerazioni di ordine più generale.

L’antropologo ha “paura” di farlo perché nel momento in cui una spiegazione travalica il contesto specifico

rischia di essere invalidabile. Gli antropologi hanno deciso di prendere la strada del viaggio accettando le

turbolenze che hanno come effetto quello di trasmettere prudenza nelle generalizzazioni.

Prudenza nel dare spiegazioni univoche.

Eppure gli antropologi non possono esimersi dal provare a dare spiegazioni sull’umanità intera.

Antropologo Block prova a fornire un’interpretazione quasi universale sull’esperienza religione a proposito

della violenza di ritorno.

Noi qui proviamo a indagare due temi in una prospettiva di quasi universalità.

Nei riti di iniziazione c’è quasi sempre un tentativo di recupero di immortalità da parte degli esseri umani e

c’è sempre il dolore.

• Immortalità

Non tutti gli esseri umani hanno ritenuto di credere in una divinità che vince la morte. Ci sono divinità che

non vincono la morte.

Immortalità provvisoria → tentativi che gli esseri umani mettono in atto per dire a se stessi che sono più di

un ammasso di carne che andrà in putrefazione.

Claude Levi Strauss è uno degli antropologi più noti, è immortalato nella storia dell’antropologia. Ha

studiato strutture rendendole astoriche e quindi rendendo i suoi testi immortali. Lui però dice che l’umanità è

una fioritura temporanea.

Noi siamo ossessionati dall’immortalità.

Un modo per ottenerla è pensare che la discendenza sia una forma di immortalità.

Molti casi etnografici sono stati presi in esame qui:

• Iniziazione Orocaiba (?), popolazione della Nuova Guinea. Punto di partenza: uomini e maiali. I

maiali in Nuova Guinea sono animali domestici. Si parla di adozione interspecifica (i maiali fanno

parte della famiglia). L’iniziazione alla vita adulta è diventare veri uomini: dalla foresta arrivano dei

personaggi mascherati vestiti da uccelli del paradiso che danno la caccia ai bambini. Quando i

bambini vengono presi vengono incappucciati e portati nella foresta. Viene insegnato ai bambini a

indossare questi piumaggi che sono i vestiti degli antenati. Quando i bambini tornano al villaggio

tolgono le maschere e ritornano trasformati perché per un po’ sono stati antenati. Questo garantisce

loro un’esistenza che è più della mera esistenza animale. Al villaggio i ragazzi iniziati danno la

caccia ai maialini loro fratelli uccidendoli. Il rito di iniziazione garantisce una via di fuga all’umanità

verso una immortalità provvisoria. Noi non siamo solo maiali, siamo anche un po’ uccelli del

paradiso. Gli Orocaiba interpretano questo in più degli esseri umani in termini di trascendenza.

• Agli iniziandi vengono mostrati degli oggetti che sono “lì da sempre”, trascendono ogni ciclo

iniziatico. Il rito di iniziazione prevede un viaggio verso gli antenati. Gli oggetti hanno una potenza

per pensare l’immortalità provvisoria (quando muore una persona se ne recuperano gli oggetti). I

ragazzi iniziati vengono tatuati come gli oggetti che sono tutti tatuati.

Il tema dell’immortalità è ossessivamente presente nei riti di iniziazione.

LEZIONE 21 – 18.04

Il tema della maschera è molto importante: la maschera è un abito. Le maschere africane sono spesso fatte di

materiale deteriorabile quindi quello che ne resta è sempre molto poco, magari solo la parte che copre il viso.

Indossare la maschera significa pensare in quel momento di essere la cosa che si sta indossando (spirito,

animale ecc). Gli antropologi hanno molto riflettuto su cosa pensa chi indossa una maschera.

Nel momento in cui si indossa la maschera l’uomo diventa qualcosa in più nonostante ci sia spesso la

consapevolezza della finzione. Si è nella categoria del “come se”.

• Dolore

Il fatto che nei riti di iniziazione puberali (alla vita adulta) ci sia dolore è evidente (a differenza del tema

dell’immortalità che va spiegato) ma non ne è chiaro il motivo.

La presenza del dolore non è casuale. Alcune pratiche potrebbero essere svolte senza dolore eppure esso è

presente ed è fisico (anche se può esserci anche il dolore psicologico dell’umiliazione).

Il dolore è inflitto da un adulto del gruppo che probabilmente vuole bene all’iniziando.

Non è una supponenza culturale quella di dover sempre giustificare le pratiche a cui assistiamo?

Forse non tutto è spiegabile. A noi la spiegazione serve per diminuire l’ansia.

Quindi noi ci limitiamo a ricostruire il dibattito a proposito del dolore nei riti di iniziazione.

1973 sulla rivista …. “nome tizio” scrive a proposito della tortura svolta con ganci praticata durante i riti. Il

termine tortura svela già un giudizio.

Il dolore ci rende tutti uguali: sesso, status, prestigio non hanno nessun valore.

In una società fortemente egualitaria il dolore è un modo per sottolineare l’appartenenza di una persona al

gruppo e per rimarcare la sua uguaglianza agli altri.

In molte parti del mondo invece il dolore inflitto è segno di distinzione (tra ragazzi grandi e bambini per

esempio), alcune persone non vengono sottoposti a riti di iniziazione. Fra i Baruja i bambini che sopportano

meglio vengono scelti.

Block dice che non è tanto importante concentrarsi sul dolore subito, ma sulla violenza di ritorno

dell’iniziando che tornando al villaggio decide di esercitare lui stesso la violenza.

La centralità dei corpi feriti è per alcuni antropologi una centralità da dimostrare: il dolore che si prova non è

solo corporeo, è anche psicologico. È limitativo fermarsi alla superficie corporea.

Negli anni ‘80 alcuni antropologi, prendendo strade differenti, si concetrano solo sui risvolti psicologici dei

riti di iniziazione.

Uno di loro scrive Provare l’iniziazione → qual è il ruolo dell’iniziazione dentro di me? Nel popolo da lui

studiato sono i ragazzi che scelgono di sottoporsi al rito che infligge un dolore prevalentemente psicologico.

I sentimenti tipici della crescita vengono esteriorizzati in questo rito.

Antropologo americano Whitehouse analizza i riti del terrore della Nuova Guinea. Perché bisogna

terrorizzare i bambini? Lui investe tutto sulla dimension

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher noemicalgaro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Allovio Stefano.