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La diversità linguistica
Alessandro Duranti
1. La lingua nella cultura: la tradizione boasiana
L'esperienza di ricerca presso gli eschimesi e gli indiani kwakiutl indusse lo studioso statunitense Franz Boas allo studio del linguaggio e delle lingue indiane, sostenendo che non fosse possibile comprendere davvero una cultura senza accedere alla sua lingua; questo bisogno di uno studio linguistico veniva giustificato da Boas con l'esistenza di un legame tra lingua e cultura.
Questo modo di considerare il ruolo della lingua nella cultura faceva sì che i sistemi linguistici potessero essere analizzati come guide ai sistemi culturali.
Boas si preoccupava principalmente della rapida scomparsa e mutamento delle lingue e cultura indigene d'America e desiderava conservarle e documentarle finché erano ancora in vita persone in grado di parlare la lingua e di descrivere la propria tradizione.
La trascrizione e traduzione dei testi nativi di Boas lo portò a favore di...
Una posizione di relativismo culturale (tesi per cui ogni cultura dovrebbe essere compresa in base ai suoi principi). Boas utilizzò la sua conoscenza delle lingue indiane d'America per mostrare che il modo in cui le lingue classificano il mondo è arbitrario: ogni lingua ha il suo modo di costruire un vocabolario che seziona il mondo e crea categorie. Ciò che in inglese può essere rappresentato da parole diverse (acqua, lago, fiume, pioggia ecc.) in un'altra lingua può essere espresso da una sola parola o mediante derivazioni dello stesso termine. Lo sviluppo di distinzioni lessicali deve essere ricondotto a una motivazione culturale.
2. La relatività linguistica
Una delle affermazioni più nette della posizione secondo cui il modo in cui pensiamo al mondo è influenzato dalla lingua che usiamo è contenuta in un articolo del 1929 scritto da Sapir: in questo scritto viene affermato come gli esseri umani siano alla
mercé della lingua che parlano; posizione ribadita poco dopo da Whorf e formulata come principio di relativitàlinguistica: con qst termine indica il fatto che gli “utenti di grammatiche profondamente diverse sono indirizzati versotipi di osservazioni diversi”.
La struttura grammaticale di qualunque lingua contiene una teoria della struttura dell’universo; Whorf portò a favoredi qst tesi degli esempi di come diverse lingue classificano spazio, tempo e materia, l’esempio più celebre riguarda laparola inglese empty – vuoto – riferita ai fusti di benzina: si sostiene che, sebbene la situazione fisica sia pericolosa – ifusti considerati “vuoti” in realtà contengono sostanze esplosive – i parlanti tendono a considerarla innocua poichéassociano la parola empty al significato di “nulla” e “vuoto”.
3. La lingua come guida al mondo: le metafore
I recenti contributi allo
Lo studio delle metafore rappresenta un'ulteriore versione dell'ipotesi Sapir-Whorf: le metafore sono analizzate come meccanismi che forniscono schemi concettuali attraverso i quali comprendiamo il mondo.
George Lakoff e Mark Johnson ipotizzano che:
- Il nostro linguaggio quotidiano è ricco di metafore
- Le metafore sono dei mezzi per configurare un tipo di esperienza nei termini di un'altra
- Le metafore implicano alcune teorie sul mondo o sull'esperienza che facciamo di esso
Il concetto di teoria è compreso in inglese attraverso l'espressione metaforica secondo cui le teorie sono edifici (theories are buildings) e molti altri.
Questi concetti metaforici generalizzati permettono di creare connessioni fra ambiti dell'esperienza altrimenti lontani tra di loro. Le metafore strutturali possono dare vita a delle somiglianze: la metafora che le idee sono cibo (ideas are food) crea delle somiglianze fra 2 ambiti che altrimenti non sarebbero.
connessi fra di loro nell'esperienza di una persona). Secondo Lakoff e Johnson una metafora è accettabile come caratterizzazione della nostra esperienza poiché si accorda con altri concetti e forme metaforiche, creando così una realtà coerente. 4. Linguaggio, lingue e relatività linguistica Il termine linguaggio fa riferimento alla facoltà umana di comunicare facendo uso di particolari segni - come suoni o gesti -, lingua invece fa riferimento a un prodotto sociostorico che identifichiamo mediante un'etichetta come "inglese", "cinese", "polacco" ecc; ogni volta che si parla di lingua si parla quindi di un sistema linguistico utilizzato da un gruppo di persone. Quando si sottopone una lingua a una ricerca sistematica, si scopre che questa mette in luce una variazione fra i parlanti e le diverse situazioni (ogni lingua presenta più linguaggi che cambiano in base alle situazioni).–una persona cambia il proprio linguaggio a seconda se si trova in un ambiente lavorativo, tra amici o in famiglia –).
5. Comunità di parlanti multilingui
Presso la comunità dei tewa dell’Arizona studiata da Paul Kroskrity, non è stato possibile estirpare una lingua tewa.
La lingua che gli antenati dei tewa portarono con sé dai villaggi del Rio Grande (circa 3 secoli fa) è il più importantetramite simbolico di qst identità. Sebbene i membri di qst comunità abbiano una conoscenza di almeno 3 lingue – tewa,hopi e inglese –, la lingua tewa ha uno statuto speciale per loro; statuto che però, rende qst varietà linguistica vulnerabilepoiché non può essere trasmessa a persone esterne al gruppo.
Un altro caso in cui è possibile osservare come una lingua di minoranza possa sopravvivere come simbolo di identitàetnica è lo studio di Kathrin Woolard sull’uso e
il prestigio del catalano a Barcellona. Nonostante i secoli di controllo politico da parte del governo centrale spagnolo e la graduale imposizione del castigliano come lingua dell'istruzione scolastica, il catalano è sopravvissuto in Catalogna come prima lingua di gran parte della popolazione. Questo perché in Catalogna assistiamo a un rovesciamento dei rapporti di potere fra lingue maggioritarie e minoritarie: la "lingua minoritaria" - catalano - non è una lingua "dotata di minor prestigio" ma è la lingua dominante sul piano economico. Il castigliano invece è la lingua dei lavoratori immigrati dalle altre parti della Spagna (popolazione nativa più ricca della popolazione di immigranti la cui prima lingua è il castigliano). Un altro studio condotto da Jane e Kenneth Hill invece affronta il destino del messicano - azteco/nahuatl - discendente moderno della lingua degli aztechi e dellepopolazioni precolombiane del Messico e dell'America Centrale. Con questo studio si è scoperto che spagnolo e messicano sono intrecciati l'uno all'altro: i parlanti del messicano hanno analizzato alcune forme spagnole e le hanno adattate alle forme della sintassi o della morfologia del nahuatl. Fino ai tempi recenti i parlanti del messicano sono riusciti a controllare la forza dello spagnolo da un punto di vista ideologico; tuttavia, questa strategia del sincretismo è oggi messa in crisi: lo spagnolo infatti sta prendendo il posto del messicano, ormai utilizzato per una serie di funzioni comunicative ristretta. Si assiste infatti a una completa svalutazione del messicano così come è parlato oggi. Lo spagnolo svolge una funzione di "distanziamento" dei parlanti tra mexicanos e castellanos. LA CONOSCENZA DEL CORPO Michael Jackson Affronta l'argomento attraverso rituali iniziazione femminile presso una popolazione della Sierra Leone (rituali)In cuipersone passano da un ruolo sociale di adolescente a un ruolo sociale di adulti). J. critica l'analisi classica del rituale: analisi in cui si cerca di capire il significato e il senso di determinate azioni; approcciounilaterale con il quale scompare la realtà vissute dalle persone che viene sostituita dall'interpretazione dell'osservatoreesterno. Spiegazioni lontane dalle azioni delle persone Jackson ci dà una spiegazione dove sono le azioni che vanno a definire ed esprimere in maniera diretta il loro significatosenza bisogno di un commento ulteriore o di un'aggiunta interpretativa dell'osservatore esterno. La prima cosa che ci mette in evidenza è un'inversione dei ruoli sociali accettati dal ruolo maschile a femminile e dafemminile a maschile: prendono in prestito forme e modi d'agire generalmente praticati nei rituali funebri, i rituali mettono in scena e contrappongono villaggio - boscaglia (mette in scena nel
villaggio delle pratiche proprie degli animali della boscaglia, azione animale e non addomesticata/civilizzata).
Qst forme devono essere spiegate come pratiche che producono dei pensieri sulle persone che agiscono concentrandosi sul concetto di habitus: azioni corporee costruite e sedimentate dopo un processo di apprendimento che sono diventate un'abitudine, abbiamo quindi delle azioni propri dei ruoli maschili, dei ruoli femminili o di certi momenti sociali.
Jackson individua 3 grandi direzioni verso le quali qst azioni di sconvolgimento dell'habitus vanno:
- Mimesi pratica: azioni svolte in qst rituale sono una mimesi dei ruoli sociali. All'interno del rito di iniziazione i ruoli e le posizioni sociali ordinarie sono sospese ed esposte ad altre forme d'azione che servono ad assumere e incorporare nuovi ruoli ed identità. Mimesi pratica permette al rituale di abbattere le barriere sociali tra un ruolo e l'altro.
- Relazione stretta tra pratiche corporee e
Pratiche di costruzione del sé, della soggettività: campo unitario tra corpo, mente, rappresentazioni simboliche e habitus. Se le azioni corporee vengono smontate, questa alterazione favorisce l'acquisizione di nuove identità e nuove rappresentazioni simboliche. Questa forma di cambiamento e apprendimento di nuovi ruoli è centrale nelle società orali (trasmissione conoscenza secondo mezzi orali) che si fondano su un continuo rapporto di mimesi; il linguaggio stesso, ad esempio, viene appreso ascoltando gli altri e non attraverso uno studio della grammatica: in queste società quindi ogni processo acquisitivo è un processo di mimesi pratica.
3. Maggiore malleabilità: Il contesto rituale trasforma il corpo da qualcosa di preformattato a qualcosa di malleabile che può quindi diventare qualcos'altro. Il linguaggio del corpo messo in scena in un contesto rituale permette un ampliamento della propria capacità di azione.
tus quotidiano. In altre parole, l'interpretazione di Jackson si concentra sull'effetto che le azioni rituali hanno sulla trasformazione dei partecipanti, anziché cercare significati nascosti dietro di esse. Per fare ciò, Jackson analizza le azioni pratiche come strumenti per rompere le abitudini quotidiane delle persone e creare nuovi soggetti. Questo processo di rottura degli schemi abituali permette ai partecipanti di sperimentare una nuova identità e di entrare in contatto con nuove possibilità sociali. In conclusione, l'interpretazione dell'azione rituale di Jackson si basa sull'idea che le azioni pratiche durante i rituali siano in grado di produrre nuovi soggetti attraverso la rottura delle abitudini quotidiane.