Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 214
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 1 Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 214.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti dell'esame di Letteratura teatrle italiana: dalle pastorali fino all'Aminta del Tasso Pag. 41
1 su 214
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

TIRSI

Pasce l'agna l'herbette, il lupo l'agne,

ma il crudo Amor di lagrime si pasce,

né se ne mostra mai satollo.

AMINTA(abbiamo subito il proposito)

Ahi, lasso,

ch'Amor satollo è del mio pianto homai,

e solo ha sete del mio sangue, e tosto

voglio ch'egli e quest'empia il sangue mio

bevan con gli occhi.(è già decviso al suicido, dove Aminta entra in scena come personaggio votato

al suicidio, da notare che anche Torismondo (protaogonista della tragedia del Tasso entra in scena

votato al suicidio) per Tasso il personaggio disperato per amore che sia pastore o che sia re e quindi

Amore qui prende sia gli eroi che i pastori (prologo Aminta). Il pastore è votato alla morte fin dal

principio.

TIRSI

Ahi Aminta, ahi Aminta,

che parli? o che vaneggi? Hor ti conforta,

ch' un'altra troverai, se ti disprezza

questa crudele.

AMINTA

Ohimè, come poss'ìo

altri trovar, se me trovar non posso?

Se perduto ho me stesso, quale acquisto

farò mai che mi piaccia?(il personaggio diAninta si deliene come personaggio innamorato del

tempo. Aminta ha poerduto se stesso perché trasfuso nell’amata)

TIRSI

O miserello,

non disperar, che acquistarai costei.

La lunga etate insegna a l'huom di porre

freno a i leoni et a le tigri hircane.(Tirsi dice di avere pazienza)

AMINTA

Ma 'l misero non puote a la sua morte

indugio sostener di lungo tempo.(non posso reggere ancora)

TIRSI

Sarà corto l'indugio: in breve spatio

s'adira e 'n breve spatio poi si placa

femina, cosa mobil per natura

più che fraschetta al vento e più che cima

di pieghevole spiga. Ma, ti prego,

fa ch'io sappia più a dentro de la tua

dura conditione e de l'amore;

che se ben confessato m'hai più volte

d'amare, mi tacesti però dove

fosse posto l'amore. Ed è ben degna

la fedele amicitia et il commune

studio de le Muse (sono entrambi poeti)ch'a me scopra

ciò ch'a gli altri si cela.(Aminta è unpastore particolare. Da ora in avanti non saranno solo pastori

ricchi, ma gentile di sangue e di discendenza semidiva e saranno pastori poeti. I pastori del

Sannazaro sarranno sempre rozzi era il Sincero che ci riporatva in termini colti cosa facevano i rozzi

pastori, qui invece sono gli stessi pastori. Sono pastori quindi degni della tragedia. Questo

innalzamento dello stato sociale del pastore punta in direzione del tragico. Tirsi gli chiede

l’antefatto, nella drammaturgia del 500 la narrazione dell’antefatto ha il compito di risparmiarci

tempo.)

AMINTA

Io son contento.

Tirsi, a te dir ciò che le selve e i monti

e i fiumi sanno, e gli huomini non sanno.(questo perché come tutti i pastori delle egloghe si è

sfogato con la natura)

Ch'io son homai sì presso alla morte,

ch'è ben ragion ch'io lasci chi ridica

la cagion del morire, e chi l'incida

ne la scorza d'un faggio, appresso il luoco

ove sarà sepolto il corpo essangue;(abbiamo già la delineazione della tomaba.)

sì che tal'hor passandovi quell'empia

si goda di calcar l'ossa infelici

co'1 pié superbo, e tra sé dica:,Équesto

pur mio trionfo; e goda di vedere

che nota sia la sua vitoria a tutti

i pastor paesani e peregrini

che quivi il caso guidi; e forse (ahi, spero

troppo alte cose) un giorno esser potrebbe

ch'ella, commossa da tarda (tardiva)pietate,

piangesse morto chi già vivo uccise,

dicendo: O pur qui fosse, e fosse mio!

Hor odi.(abbiamo il solito finale di chier frecshe e dolci acque di Petrarca che toenrà ovunque.

Quindi l’asprazione di un futuro dopo la morte da parte di questi pastori dove la donna amata vada

alla loro tomba)

TIRSI

Segui pur ch'io t'ascolto,

e forse a miglior fin che tu non pensi.

AMINTA(racconta la storia di Carino)

Essendo io fanciulletto, sì che a pena

giunger potea con la man pargoletta

a côrre i frutti da i piegati rami

de gli arboscelli, (questo è Damone presso Virgilio)intrinseco divenni

de la più vaga e cara virginella

che mai spiegasse al vento chiome d'oro.

La figliola conosci di Cidippe

e di Montan, richissimo d'armenti,

Silvia, honor de le selve, ardor de l'arme?

Di questa parlo, ahi lasso; vissi a questa

così unito alcun tempo, che fra due

tortorelle più fida compagnia

non sarà mai, né fue.

Congiunti eran gli alberghi,

ma più congiunti i cuori;(vivevano praticamente insieme)

conforme era l'etate,

Ma 'l pensier più conforme;

seco tendeva insidie con le reti

a i pesci et a gli augelli, e seguitava

i cervi seco e le veloci damme:

e 'l diletto e la preda era commune(questa è la storia di Carino. Però è depurata di ogni crudeltà.

Priam di tutto Tasso è sintetico e non si lascia nadare a descrizione anzi sta potando le

drammaturgie finora viste. Questi sono ormai dei pastori evoluti e non rozzi e quindi non godano

più di certe cose. La caccia è un’attività quasi araldica e depurata di ogni carattere sanguinolento.)

Ma, mentre io fea rapine d'animali,

fui non so come a me stesso rapito.(colpito)

A poco a poco nacque nel mio petto,

non so da qual radice,

com'herba suol che da se stessa germini,

un incognito affetto

che mi fea desiare

d'esser sempre presente

a la mia bella Silvia;

e bevea da' suoi lumi

una strania dolcezza,(è una cosa che lui stesso non sa cposa sia)

che lasciava nel fine

un non so che d'amaro;

sospirava sovente, e non sapeva

la cagion de i sospiri.(definizione d’amore assolutamente lirica, sembra quasi un sonetto. Da ora in

poi i pastori si esprimeranno sempre così)

Così fui prima amante che intendessi

che cosa fosse Amore.(è una nascita d’amore che il personaggio non sa neanche definire è una

specie di istinto naturale.)

Ben me n'accorsi alfine: et in qual modo,

hora m'ascolta, e nota.

TIRSI

È da notare.

AMINTA

A l'ombra d'un bel faggio Silvia e Filli

sedean un giorno, et io con loro insieme,

quando un'ape ingegnosa, che cogliendo

s'en giva il mel per que' prati fioriti,

alle guancie di Fillide volando,

a le guancie vermiglie come rosa,

le morse e le rimorse avidamente:

ch'a la similitudine ingannata

forse un fior le credette. All'hora Filli

cominciò a lamentarsi, impatiente

de l'acuto dolor de la pontura:

ma la mia bella Silvia disse:Taci,

taci, non ti lagnar, Filli, perch'io

con parole d'incanto leverotti

il dolor de la picciola ferrita.

A me insegnò già questo secreto

la saggia Aresia, e n'hebbe per mercede

quel mio corno d'avorio ornato d'oro.

Così dicendo, avicinò le labra

de la sua bella e dolcissima bocca

a la guancia rimorsa, e con soave

sussurro mormorò non so che versi.

Oh mirabili effetti! Sentì tosto

cessar la doglia, o fosse la virtute

di que' magici detti, o, com'io credo,

la virtù della bocca

che sana ciò che tocca.

Io, che sino a quel punto altro non volsi

che 'l soave splendor degli occhi belli,

e le dolci parole, assai più dolci

che 'l mormorar d'un lento fiumicello

che rompa il corso fra minuti sassi

o che 'l garir de l'aura fra le frondi

all'hor sentii nel cuor novo desire

d'appressare alla sua questa mia bocca;

e fatto non so come astuto e scaltro

più de l'usato (guarda quanto Amore

aguzza l'intelletto!) mi sovenne

d'un inganno gentile (abbiamo l’inganno d’amore. Qiuesto sarà momento topico. Non è però un

inganno violento e fisico come accadeva nella precedente produzione.)

co 'l qual io

recar potessi a fine il mio talento;(anche lui vuole recare a fine i suoi desideri, ma tutta la rozzaze e

la lascivia dei comportamenti dei pastori precedenti qui abbiamo una forma di depurazione

sistematica delle azioni pastorali, in uso fino a questo momento.)

che fingendo ch'un'ape havesse morso

il mio labro di sotto, incominciai

a lamentarmi di cotal maniera,

che quella medicina che la lingua

non richiedeva, il volto richiedeva.

La simplicetta Silvia,(è ingenua come tutte le ninfe che si specchiano nella fonte)

pietosa del mio male,

s'offrì di dare aita

a la finta ferita, ahi lasso, e fece

più cupa e più mortale

la mia piaga verace,

quando le labra sue

giunse a le labra mie.(abbiamo la descrizione del bacio che arriva dalla lirica.)

Né l'api d'alcun fiore

còglion sì dolce il suco

come fu dolce il mele ch'all'hor colsi

da quelle fresche rose,(la metafora lirica del bacio è suggere il miele dalle labbra. Qui siamo ad un

trapianto di un modulo lirico conosciutissimo, cantato da tutti i madrigali dell’epoca all’interno d

una dimensione drammaturgica pastorale che non era questa, ma era che era molto più sbrigativa. È

l’Aminta che capovolge e offre ai letterati del tempo la dimostrazione che è possibile inventarsi un

nuovo genere teatrale, non la siolita tragedia o commedia. L’Ingegneri nel 98 osserverà che i due

generi non si rappresentano più perché la tragedia finisce male visto che le rappresentazioni si

facevano per eveneti lienti inoltre costavano tanto allestirle, le commedie non divertano più visto

che ci sono i comici dell’arte. Le commedie si vanno quindi solo a vedere per gli intermezzi. Quindi

ormai rimangono solo le pastorali perché simettono in scena in maniera facile, si mettono in scene

fatti onesti, mettono anche le vergini in scena la commedia invece mette amori disonesti in scena.

Tasso mostrava che queste pastorali nate in maniera sbrigative e come testi di rappresentazione

potevano avere dignità letterari e potevano assumere un valore letterario e quindi un vaolore

culturale alto. Le pastorali saranno ad appannaggio di nobili ch esi dilettano a scriverele comprese

le donne. Prime le donne al massimo scrivevano sacre rappresentazioni,. La pastorale diventerà

veramente quel territorio fra commedia e tragedia e grazie al fatto che Aristotele non ne aveva

parlato sarà anche libera da lacci normativi; diventando un terreno sperimentale. Tasso dimostra

quindi come questo sperimentalismo possa virare in direzione del tragico. Non a caso il Guarini

scrive una tragicomeddia pastorale riconoscendo la capacità delle selve di accogliere

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
214 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nausicaa93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura teatrale italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Riccò Laura.