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XXIII
La consuetudine viene essere un meccanismo inconscio che modifica
definitivamente e in modo corruttore il nostro giudizio sulle cose.
M. ha già letto Sesto Empirico > non sa più dare un giudizio oggettivo sulle
cose sono in azione meccanismi inconsci durante il giudizio e dobbiamo
prenderne atto.
Ognuno di noi ha una personalità fluttuante di momento in momento, che
cambia con le vicende della vita ma ha una “forma padrona” (= propensione
verso un certo modo di giudicare le cose).
Capitolo con due volti:
- Più accessibile: giudizio sulla consuetudine, sull’abitudine nei nostri valori
- Riconoscere la storicità della consuetudine e quindi la storia delle
barberie
Cosa può rispecchiare la ragione? Cosa dobbiamo fare nel momento in cui
abbiamo riconosciuto il carattere artificioso delle nostre azioni.
L’individuo non agisce più in autonomia, ma agisce compulsivamente spinto
in modo non più modificabile. 24
Aggiunta strato B: l’idea di quel cibo ripugnante vuol far capire proprio lo schifo
e far capire che le usanze cambiano.
Il costume di cui parla non si limita solo ai cibi ma anche a tutte le pratiche
soggettive che vediamo in azione nelle varie società.
“maschera”: è necessario smascherare le cose, levare loro il travestimento.
γνῶθι σαυτόν
- Riconoscersi nei propri limiti di uomo e quindi essere limitato e non può
arrivare alla libertà interpretazione di Plutarco
Impostura delle religioni: riferito ai dotti personaggi che pensano di decidere la
verità in campo teologico dove invece la ragione ha un limite.
Le abitudini impianterebbero stravaganza nell’animo umano, nella quale la
ragione cerca delle giustificazioni.
La nostra consuetudine ci permette di capire quale usanza è corrispondente
alla ragione.
Il saggio con una serie di anafore ci trasmette il nesso geografico e storico che
collega tutte le usanze e abitudini.
È possibile liberarsi da questo imprigionamento mentale della consuetudine?
Strato C (sono già avvenuti quei sub movimenti che portano dallo stoicismo>
scetticismo): riconoscere che le nostre consuetudini non hanno un fondamento
razionale ma hanno un fondamento debole che è storico convenzionale.
- Per M. bisogna attenersi alle usanze del nostro paese.
Approvazione critica della consuetudine non è vincolante, non è incondizionata
e bilancia la forza del costume M. in I, XXXI non voleva essere un etnologo
ma proponeva di ridimensionare l’idea sulle altre culture nel senso che
esortava i propri contemporanei a dare un giudizio critico, ad acquisire la
consapevolezza storica di tutti costumi (vuole fare filosofia e identificare le
ragioni per cui ci comportiamo in un dato modo).
Per capire l’altro bisogna mitigare i nostri legami coi costumi e quindi acquisire
un nuovo modo di giudizio che ci farà comprendere con maggio empatia l’altro.
- Prendere coscienza del contatto di contaminazione è un arricchimento
per noi stessi.
Delle carrozze, III, 6
La maniera di scrivere di M. è ormai completamente diversa, che si allarga, che
vede una sovrapposizione di valutazioni.
Si pensa fossero 3 saggi che sono stai messi insieme. 25
Il biografo Villey dice che volesse trasferire su queste pagine il disordine del
mondo, altri dicono che è esempio di accumulo barocco di argomentazioni per
coprire il vuoto concettuale.
Le carrozze (Titolo: viaggio, cavallo, percorso, ceto sociale: ricchi-poveri, sfarzo,
ruota> sviluppo della civiltà, movimento, scosse)
- Tutti questi temi, più o meno centrali, si ritrovano nel saggio >
nonostante la struttura, apparentemente a blocchi, in M. c’è una
sufficienza coerenza che vuole trasmettere sulla pagina il movimento
ondivago che nasce per associazioni di idee ed è il nostro pensiero
(quando noi pensiamo in libertà, i nostri pensieri non seguono proprio un
filo logico ma segue piuttosto andamento fluttuante)
Questo saggio non è altro che la riproduzione del nostro pensiero: registriamo
l’esterno come appare a noi, non sappiamo com’è la cosa veramente ma solo
come appare alla nostra coscienza.
De i cannibali
Il saggio è evidente collegato a fatto storico importante: nel
1580, poco dopo la prima edizione degli Essay, il Brasile passa nelle mani degli
spagnoli.
M. ha ancora la speranza di creare quell’incontro di culture> aveva ancora la
speranza, che per quanto feroce la colonizzazione potesse essere almeno, per
la politica estera francese, un momento d’incontro.
- L’idea della semplicità dei popoli colonizzati suggeriva a M. un esempio
perfetto di uomo inserito nella natura.
- Stabilisce gradazioni di orrore: mette sullo stesso piano sia i cannibali che
per gli europei.
M. volontariamente fa vedere che siano la stessa cosa dei cannibali:
siamo tutti uguali ma con costumi diversi (sovrastruttura)
Nel I, 31 quando racconta dei cannibali uccidono il nemico M. nota che noi non
li uccidiamo ma li derubiamo M. è consapevole che gli amerindi come noi
condividono la crudeltà.
M crede nel fatto che l’Europa possa avere un sussulto morale e modificare il
suo comportamento e sfruttamento coloniale in un rapporto più equo.
M. potrebbe essere passato al modello storico reale a quello ideale per tendere
un filo continuo tra quello che c’è nel vecchio continente e quello che c’è
invece in America.
M. vorrebbe dimostrare che:
1. c’è un’unica umanità
2. modello filosofico in cui la Natura offre il cibo ecc. Natura come
benefica.
M. non condanna solo gli spagnoli, che sono i principali responsabili di questo
genocidio, non approfitta il saggio per fare filo-francesismo ma piuttosto
europei.
condanna tutti gli 26
- Non ritratto della vita quotidiana come frastornata e disordinata, ma c’è
una spinta morale nella frammentazione
6 temi:
1. Il mal di mare
2. La vanità dei re romani
3. Vecchio e nuovo mondo
4. Le età del mondo
5. Le strade
6. Le carrozze
Esordio molto legato al problema della ragione umana a trovare le risposte alla
domanda “perché succedono queste cose?”
- Il vero filosofo dovrebbe astenersi a cercare le cause del sapere
- Il secondo M. dice che non esiste un unico tipo di umanità, esistono gli
individui, noi conosciamo solo il particolare.
M. oppone l’autorità alla propria soggettività e oppone la fantasia di Plutarco e
la sua approssimità con la concretezza dell’esperienza.
Chi siamo noi per ritenerci migliori dell’animale? Siamo tutti esseri viventi come
gli animali.
La paura non ha niente a che vedere con questi fenomeni di nausea.
Fasto delle carrozze in guerra e in periodo di pace nell’antica Roma
- La carrozza ungherese è ampliamente armata ma non sembra turbarlo
- Più sotto appare di nuovo il pronome io
- Si passa ai cocchi usati per far colpo sulla fantasia del popolo, per
mostrare la grandezza e lo sfarzo: prova della debolezza del potere dei
forti che in teoria sono nel proprio paese e dovrebbero mostrare invece
attenzione alle spese, attenzione allo sfarzo.
- I potenti usano i denari che servirebbero al popolo per una vita più
tranquilla e si sprecano, ma allo steso tempo M identifica la grandezza
degli ingegni antichi.
L’ingegno degli antichi si è spento, siamo come in una vecchiaia del
mondo, invecchiamento della fantasia
Sono gli antichi ad avere sistematizzato un pensiero che ai tempi di M.
sta decadendo > venir meno di una perfezione antica> solo spreco di
denaro ma incapacità di fare belle cose.
Movimento come percorso unilineare se non conoscessimo rispetto al
passato ance una parte più ampia di quello che conosciamo non saremo così;
parte del mondo che crede di far parte del progresso. 27
- Ristrettezza della nostra conoscenza > conoscenza prigioniera di una
porzione minima di realtà, tempo e spazio e quindi è limitata sul presente
come sul passato (es. polvere da sparo)
- Crediamo di valutare la nostra civiltà con le altre ma in realtà ignoriamo
la maggior parte delle conoscenze che abbiamo > la nostra memoria ha
perso il ricordo del passato VECCHIAIA
Noi non siamo dentro a un progresso ma siamo dentro a un percorso
frammentario> VECCHIAIA DEL MONDO.
- Applichiamo al mondo l’immagine di quello che siamo diventati noi.
- Noi europei apparteniamo alla vecchiaia ma non possiamo pensare che
esiste solo la realtà europea deduce la giovinezza del mondi dal vigore
degli ingegni del suo tempo ma ne deduce anche l’estrema vecchia del
mondo (contraddierità della ragione Lucreziano > in realtà M. sta
affrontando un tema cruciale: la scoperta dell’America chi sono gli
Amerindi? Come interpretare le Sacre scritture?)
C’era chi diceva che gli indiani fossero discendenti della tribù perduta
israeliana dallo stretto Bering
Altri sostengono che fossero popoli marinari e poi per una amnesia
generale avevano scordato a navigare.
Giordano Bruno: queste popolazioni erano un ceppo autoctono diverso
da quell’europeo; non è un problema se la esperienza esclude la Sacra
Scrittura perché quest’ultima deve parlare a tutti, non solo ai filosofi.
> il compito delle sacre scritture non è svelare i segreti della Natura
ma di insegnare la vita a tutti gli altri, anche a chi non è capace di
arrivarci in autonomia.
M fa riferimento non a caso alla generazione spontanea e d entra nel discorso
del Nuovo Mondo
- mondo che viene definito come ingenuo e fanciullo
- Trittico: Europa, America e Indios> toni di sarcasmo molto aspri
- Si fa avanti un altro motivo che non è scettico per sé ma caratterizza M:
la critica morale
Senso di solidarietà fra uomini, capacità e sensibilità di capire l’altro
La tragedia americano ha distorto il sogno d’equilibrio tra Europa e
America.
Superiorità degli europei era solo nell’inganno, nella frode che gli
europei hanno perpetrato nel Nuovo Mondo (America viene definito in
modo contraddittorio un mondo fanciullo ma anche visto come un
mondo non inferiore agli europei)
Descrizione di Cuzco e delle città del Messico:
- Contraddizione: popolo apparentemente primitivo/bambino vs. forse
erano superiori nell’ingegno, perché avevano valori morali più saldi.
- Gli orrori della colonizzazione spagnole avrebbero potuto essere evitati e
più efficace il contatto con gli euro