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Carlo assegnerà poi il regno longobardo al figlio Pipino.
Carlo Magno vs i Sassoni
Nell’anno 772 d.C. Carlo aveva iniziato una guerra che si protrarrà per decenni, quella contro i Sassoni, che
già suo padre e suo nonno avevano combattuto. Si trovavano ai limiti orientali del regno franco, erano un
insieme di tribù divise in tre grandi aree (Vestfalia, Astfalia, Anglia) > c’era una sostanziale differenza tra
queste popolazioni e quella carolingia (nella struttura militare) e una delle motivazioni dell’ostilità poteva
essere la differenza religiosa (i Sassoni non accettavano la religione cristiana, infatti, erano pagani). Oltre a
questo, le due popolazioni dovevano condividere un lungo confine. È probabile quindi che le cause della
guerra siano sia per i confini sia di tipo religioso, in quanto i sassoni veneravano divinità pagane: la prima
campagna (772 d.C.) portò alla distruzione di uno dei principali santuari dei sassoni. È un attacco preciso alle
credenze di questo popolo, come poco tempo prima aveva fatto monaco Bonifacio, che aveva evangelizzato
le terre germaniche, distruggendo in un’occasione le “querce sacre” delle popolazioni pagane col supporto
delle truppe franche.
La guerra contro i Sassoni, iniziata nel 772 d.C., durò per un trentennio, fino all’804 d.C.
Weinfurter ritiene che nell’impegno di Carlo in questa guerra ci sia un’intenzione di cristianizzazione di
queste popolazioni, la volontà di salvare queste anime ed espandere il territorio della cristianità. Carlo
interpreta alla lettera la frase biblica “compelle intrare”, costringere ad entrare queste popolazioni nel
Cristianesimo. Si trattava di far entrare la vera fede del mondo tramite la forza del bene (frasi
decontestualizzate e applicate alla lettera).
I Sassoni resistono per molto tempo, eleggendo un re, Vidukindo, che svolgeva anche il compito di
comandante.
Nel 782 d.C. Carlo, dopo aver sconfitto e imprigionato dei soldati sassoni, li fece trucidare tutti per la rabbia
che portava verso questa popolazione. Dopo questo massacro, Carlo fece emanare la Capitulatio de
partibus Saxoniae (785 d.C.), in cui vengono sancite persecuzioni contro i sassoni. Nel punto 17 di questa
legge viene citata la DECIMA = tassa sacramentale utilizzata dai franchi a partire da Carlo Martello e Pipino il
Breve, che consiste nel consegnare alla chiesa la decima parte del raccolto. Ciò era reso possibile grazie alla
divisione del territorio in PIEVI, che riscuotevano la decima. Quando vengono assoggettati, la decima, che
permetteva il sostentamento dei chierici quando a loro vennero sottratto i territori, viene imposta anche ai
sassoni. Nella maggior parte dei casi, i conti inviati ad amministrare le aree sassoni erano di origine sassone.
Nello stesso anno (785 d.C.), Vidukindo viene sconfitto (deve farsi battezzare e il suo padrino è proprio Carlo
Magno, poi di questo personaggio si perdono le notizie), ma nonostante questo i sassoni continuano, a
intermittenza, a dare luogo a sporadiche ribellioni. La situazione, comunque, è più tranquilla perché viene
emanata un’altra legge che mitiga molte norme della Capitulatio de partibus Saxoniae.
Le ragioni sono di espansione territoriale ma anche ragioni religiose e a tal proposito è anche importante il
ruolo dei missionari. Alcuino, uno dei dotti della Schola Palatina, esorta Carlo Magno a non imporre ai
sassoni, che si erano appena convertiti al Cristianesimo, la decima. In un altro punto, sostiene che il
battesimo, che veniva imposto prima della conversione, non aveva senso se la conversione non avveniva
spontaneamente (voci critiche rispetto a questi argomenti).
Agli inizi dell’Ottocento (1819), nasce la collezione Monumenta Germaniae Historiae (www.mgh.de) che
raccoglie e pubblica le fonti che riguardano la Germania. Il periodo è quello Romantico e nonostante la
nazione tedesca, come quella italiana, non sia ancora unita, gli intellettuali sentono il desiderio di cercare
l’origine del popolo tedesco e lo fanno proprio indagando il Medioevo. Siccome molto spesso, soprattutto in
epoca medievale, la storia dei popoli germani si intreccia con l’Italia, nella collezione si trovano anche
documenti d’archivio riguardanti il territorio italiano. È divisa in scriptores (fonti narrative), leges (normative
legislative), diplomata (documenti emanati dalle autorità pubbliche, come re, imperatori e più raramente
papi), epistolae e antiquitates. Il sesto volume degli Scriptores contiene gli Annales Regni Francorum.
Carlo Magno vs gli Arabi (penisola Iberica)
La guerra contro i Sassoni permette di allargare il territorio che controlla annettendo anche il dominio dei
sassoni. Un altro territorio che impegnò le truppe carolinge, fu la penisola iberica. Carlo interviene oltre i
Pirenei perché invitato da alcuni capi arabi, divisi tra di loro, per essere aiutati nel combattere l’emiro di Al-
Andalus. Anche in questo caso, il motivo è di nuovo religioso.
Il primo intervento, nel 778 d.C., vede il dividersi dell’esercito in due parti che compiono due percorsi diversi
per attorniare i nemici (tecnica a tenaglia): le due parti dell’esercito si incontrano a Saragozza. Carlo non
riesce a conquistare questo territorio perché subisce la sconfitta di Roncisvalle, in cui i Baschi sconfissero il
suo esercito. Nella battaglia, vengono uccisi, ricorda Eginardo, il siniscalco Eggiardo, il corte palatino
Anselmo e il prefetto dei confini di Bretagna, Rolando (il paladino Orlando).
Tutta l’impresa, comunque, non fu un successo perché non portò all’allargamento del territorio, per cui
dovette tornare nel territorio iberico. Nel frattempo, tuttavia, costituisce il Regno di Aquitania, che viene
affidato a Ludovico (il futuro Ludovico il Pio che in questo momento ha 3 anni; allo stesso modo, il figlio
Pipino era stato nominato re del Regno d’Italia). Nel 793 d.C. gli arabi compiono una scorreria nella zona
provenzale e sbaragliano un esercito franco: questo è il motivo per Carlo di intervenire nuovamente nella
penisola iberica. Nel 797 d.C. l’emiro di Cordova era morto e suo fratello chiede l’intervento di Carlo per
spodestare il nipote che ne aveva preso il posto. Questa volta l’esercito è guidato da Ludovico, che conquista
Barcellona (800-801 d.C.).
In questo periodo, i carolingi si battono non solo in battaglie terrestri ma anche in battaglie navali, ad
esempio contro i Mori che devastavano la Corsica ma che poi furono messi in fuga.
Questo territorio, nell’età di Ludovico diventerà la Marca Hispanica (per questo motivo gli abitanti della
Catalogna si sentono autonomi, anche storicamente). Una marca era una provincia di confine (in Italia ha
dato origine alla regione delle Marche), zone altamente militarizzate.
Weinfurter nel suo libro espone quali furono secondo il suo parere le finalità delle guerre intraprese nella
penisola Iberica da Carlo Magno: l’autore, fa notare che in alcune lettere Carlo mostra di essere preoccupato
perché il suo scopo è quello liberare i cristiani iberici dal gioco mussulmano. Secondo questa ottico,
Weinfurter, allora sostiene che anche altre imprese militari erano motivate da un programma di
cristianizzazione, ad esempio la guerra contro i Sassoni che una volta vinta includeva l’obbligo del battesimo;
le guerre contro le tribù slave come i Vilzi (789 d.C.), infatti, dopo la vittoria contro questa tribù seguì un
programma di missione per rendere cristiane queste popolazioni. Quindi, in Carlo Magno, non c’era solo un
progetto di espansione territoriale ma anche di cristianizzazione = sentiva la responsabilità di portare le
anime alla salvezza.
Carlo Magno vs i Bavari
Un’altra importante impresa di Carlo Magno fu contro la BAVIERA = ha una situazione un po’ diversa perché
diversamente dai Longobardi, era già nell’”orbita” di influenza franca: il duca di Baviera aveva sposato la
sorella di Pipino il Breve (legame matrimoniale con il mondo franco) e dalla loro unione era nato il duca
Tassilone III che rimane al potere dal 748 d.C. (prima della incoronazione regia di Pipino) al 788 d.C.
Secondo Weinfurter, Carlo Magno voleva eliminare tutti i possibili “concorrenti/correggenti” = tutti
coloro che all’interno del mondo cristiano potevano essere reggitori di una porzione di popolo come
lui (almeno i maggiori che avrebbero potuto essere una minaccia): perché avrebbe fatto questo?
Avere un unico sovrano corrisponderebbe a un progetto divino (idea delineata anche negli scritti di
Agostino), il concetto di sovrano unico sarebbe la motivazione forte di Carlo nell’eliminazione dei
suoi competitori e Weinfurter trova anche una sponda per la sua affermazione in un opera poetica
di un ignoto autore irlandese (cit. a pp.95) che elogia il sovrano unico > l’ordine del mondo
prevedeva un unico Dio nel Cielo e corrispondentemente doveva esserci un unico sovrano sulla
Terra.
Tassilone III di Baviera era cugino di Carlo Magno e da parte di padre era anche erede di una nobilissima
dinastia che aveva dato duchi alla baviera fin dal VI secolo. Alla morte del padre, Tassilone III, era molto
piccolo e quindi la sorella di Pipino si appoggia ai Franchi per governare il ducato e sia lei che il giovane
Tassilone giurarono fedeltà ai Pipinidi > alcuni dicono che sia un giuramento vassallatico, infatti, è vero che
Tassilone partecipò a alcune campagne militari di Pipino e di Carlo (ad esempio, nel 778 d.C. mandò dei
contingenti bavari durante la campagna iberica), tuttavia, con il matrimonio con una delle figlie del re
longobardo Desiderio si nota una volontà di rendersi più autonomo dall’influenza dei Franchi e di
destreggiarsi tra questi due regni.
Questa autonomia che emerge dalla scelta matrimoniale di Tassilone non piace molto a Carlo Magno,
diventato re dei franchi e poi nel 774 dei Longobardi, così nel 781 d.C. Carlo chiede a Tassilone di rinnovare
il giuramento di fedeltà (Tassilone riceve questo invito di rinnovare il giuramento a Carlo anche dal papa) e
secondo gli Annales Regni Francorum (sempre una fonte carolingia e quindi dall’attendibilità di parte) non
mantenne la promessa di giurare sebbene il papa lo avesse incitato a dare piena obbedienza a Carlo > l’asse
tra Carlo e il papato è molto solido.
Nel 787 d.C. Carlo pretese che Tassilone andasse da lui e partecipasse alla vita del regno Franco ma il duca
bavaro non si recò dal re e per questo venne accusato di infedeltà > un vassallo avrebbe sempre dovuto
rispondere alla chiamata del signore. Prendendo come pretesto questa disobbedienza Carlo preparò
un’invasione in Baviera, a quel punto Tassilone, spaventato da questa minaccia imminente si sottomise.
L’anno successivo, però, alcuni vescovi e uomini dell’aristocrazia bavara che erano pass