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IL CODICE NAPOLEONE
La ragione degli insuccessi dei tentativi di codificazione è da ricercarsi nella mancanza di una precisa volontà politica, che si realizza con Napoleone. Napoleone Bonaparte considera il codice come strumento di rafforzamento del proprio potere e di normalizzazione della società: occorre terminare la rivoluzione e gestirne l'eredità. Per raggiungere questo obiettivo, Napoleone dovrà allearsi con i giuristi. Il giurista è visto come espressione dell'antico regime e come colui che attraverso i regimi del diritto impedisce la rigenerazione dell'uomo; Napoleone ha bisogno dei giuristi per ricostruire la società e terminare la rivoluzione. Napoleone conclude questa alleanza con i giuristi che abbiano un particolare patrimonio genetico: giuristi veri, seri, professionisti del diritto, che avessero attenuto una posizione moderata nell'ambito della rivoluzione e favorevoli alle monarchie costituzionali dopo.L'89 (di impronta pre rivoluzionaria, di carattere moderato, perseguitato durante le fasi più radicali della rivoluzione), giuristi che non considerassero il diritto come un mero filosofeo; il diritto deve servire non in astratto ma a modellare delle norme per modificare la società. Essi sono i giuristi che poi fecero parte della commissione incaricata di redigere il codice civile, con obiettivo di costituzionalizzare l'ordine della società, con il ribaltamento della costituzione giacobina con la condizione che fossero mantenute quelle proprietà sottratte agli ecclesiastici e distribuite alla classe media.
Con il decreto del 22 agosto 1800, Napoleone istituisce presso il ministero della giustizia, una commissione incaricata di redigere entro il 21 novembre un progetto di codice civile.
La commissione scelta da Napoleone, era formata da:
- Tronchet: diritto consuetudinario
- Portails: diritto romano
- Preamenau: diritto romano consuetudinario
- Maleville
Diritto romano
L'edizione a stampa del progetto del 21 gennaio 1801 viene inviata al tribunale di cassazione e a tutti i tribunali d'appello per il parere, sempre corredata dal discorso preliminare del Portalis. Il discorso preliminare proviene da tutta la commissione (i 4 giuristi) ma le idee che sono rappresentate dal discorso preliminare sono soprattutto di Portalis.
IL DISCORSO PRELIMINARE DI PORTALIS
Portalis assume una visione giusnaturalista, ispirata al diritto naturale. Vi è una superiore giustizia naturale, che deve essere tradotta in diritto positivo approfittando della massime antiche: scrive Portalis:
"Non si deve disdegnare di approfittare dell'esperienza del passato e di questa tradizione di buon senso, di regole e di massime, che è arrivata fino a noi e che costituisce lo spirito dei secoli".
Le fonti utilizzate sono fonti pienamente giuridiche: terzo progetto Cambaceres, progetto Jacqueminot, grandi sistemazioni dottrinali 700 (Domat e...)
Pothier): il codice è una transazione tra diritto romano e consuetudinario, cioè le fonti all'interno sono incrociate; la transazione per il giurista è un particolare tipo di contratto con il quale le parti chiudono un controversia facendosi delle reciproche concessioni; ognuno rinuncia a una parte della propria. Però, scrive Portalis: "Occorre preservarsi dalla pericolosa ambizione di voler disciplinare e prevedere tutto". Il codice non può e non deve porsi come codice completo, cioè contenente la disciplina per tutti possibili che in futuro possono presentarsi al giudice. Portalis dice: "Un codice per completo che possa sembrare, non è ancora finito che mille problemi si presentano al magistrato; i codici dei popoli si fanno con il tempo. Gli organi respiratori del codice sono 2: 1. Diritto naturale 2. Consuetudine Grazie ad essi, potranno essere superate le lacune che il codice avrà. Il manovratore di questi organirespiratori è il giudice, al quale viene restituito un potere interpretativo; non può essere la semplice bocca delle legge, egli deve poter interpretare il codice e colmarne le lacune attraverso il ricorso alla consuetudine e al diritto naturale (implicita abolizione del refere legislatif per il quale di fronte a una lacuna il giudice doveva sospendere il giudizio e affidarlo al legislatore). Secondo Portalis, il giudice è un arbitro illuminato e imparziale, che non ha un potere incondizionale cioè non si sostituisce mai al legislatore, perché colma la lacuna utilizzando il diritto naturale ma la sua sentenza vale solamente per le parti di quel giudizio, quindi liberissimo sarà un altro giudice di utilizzare norme diverse per risolvere la medesima lacuna.
Portalis giustifica questa posizione del giudice nel discorso preliminare; egli parla di 2 specie di interpretazione:
- Interpretazione dottrinale: consiste nel cogliere il vero senso delle
leggi, nell'applicarle con discernimento e nel supplirle nei casi da esse non preveduti
2. Interpretazione legislativa: spetta SOLAMENTE al legislatore e consiste nel risolvere le questioni ed i dubbi in via di regolamento o disposizioni generali. Questo modo di interpretare è l'unico modo proibito al giudice. "Quando la legge è chiara bisogna eseguirla, quando è oscure bisogna approfondirne le disposizioni. Se non vi è legge, bisogna consultare l'uso o l'equità. L'equità è il ritorno alla legge naturale, nell'oscurità, nel silenzio o nell'opposizione delle leggi positive".
La posizione era sancita in tre articoli del titolo V del Libro Preliminare "Du droit et des lois", del progetto del codice:
1. Art.3: "Il giudice non potrà mai intromettersi e sostituirsi al legislatore, perché il potere di pronunciare per forma di disposizione generale è
1. Art. 10: "Il giudice non può pronunciare sentenze che abbiano effetto generale, cioè che valgano come legge generale. La sentenza del giudice può valere solamente tra le parti. Garantisce la separatezza della funzione giudicante da quella del legislatore positivo."
2. Art. 11: "Nelle materie civili, il giudice in difetto della legge precisa è un ministro d'equità. L'equità è il ritorno alla legge naturale o agli usi accolti nel silenzio della legge positiva." Il giudice in presenza di una lacuna della legge deve diventare un ministro d'equità, cioè colmare la lacuna ricorrendo alla legge naturale. Non può rifiutarsi di colmare la lacuna.
3. Art. 12: "Il giudice che rifiuta o che differisce di giudicare sotto pretesto di silenzio, di oscurità o pretesto della legge, si rende colpevole d'abuso di potere o di negata giustizia." Ciò vale nelle materie civili (giudice colma la lacuna), in campo penale vi è un'altra norma che rimanda al principio di...
legalità: Art.13: "Nelle materie criminali, il giudice deve non può supplire alla legge, sostituirsi alla legge". Nella legge penale, il giudice non può costruire una pena, deve assolverla.
ITER LEGISLATIVO SECONDO LA COSTITUZIONE DELL'ANNO VIII (1799)
- Discussione di fronte al consiglio di Stato
- Discussione per un parere di fronte al Tribunato
- Approvazione o rigetto di fronte al corpo legislativo (assemblea dei muti, perché il corpo legislativo non discuteva ma poteva solo dire si o no)
Questo fu l'iter al quale fu sottoposto il codice napoleone.
In consiglio di stato, il progetto viene dibattuto dal 1801 al 1804 in 102 sedute, spesso con l'intervento di Napoleone, che dimostra così il suo legame al codice civile.
In seguito, vi fu la promulgazione e fusione delle 37 leggi particolari con la legge 30 ventoso anno XII 21 marzo 1804: con il nome code civil de francais. Nel 1807, la repubblica si trasforma in impero e il codice
Divenne Code Napoleone. Nel 1814 con la caduta di Napoleone, torna Code Civil. Il Code Napoleone è un codice che ha un numero abbondante di articoli: 2281 divisi in 3 libri, preceduti da un titolo preliminare ("Della pubblicazione, degli effetti e dell'applicazione delle leggi in generale") in sostituzione del libro preliminare. Non vi è più riferimento al droit, ma si parla solamente della legge.
Struttura:
- Primo libro: delle persone
- Secondo libro: dei beni e delle differenti modificazioni della proprietà
- Terzo libro: delle successioni e obbligazioni
Possiamo notare come dei 3 libri che caratterizzano il Codice Napoleone, 2 sono dedicati alla proprietà. A ben vedere, anche il primo libro tratta delle persone, ma considerate dal punto di vista che possano diventare proprietari.
Il centro del Codice Napoleone è la disciplina del diritto di proprietà. Per comodità,