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E mentre ch’e’ tenendo ‘l viso basso
essaminava del cammin la mente,
e io mirava suso intorno al sasso, 57
da man sinistra m’apparì una gente
d’anime, che movieno i piè ver’ noi,
e non pareva, sì venian lente. 60
ragione che dubita: fermando il passo. In maniera che possa salire chi non abbia delle ali.
Tenendo il viso basso e ragionando sul cammino da seguire, Dante guarda la montagna e alla
sinistra apparve la cerchia delle anime: gli scomunicati. Non sembrava si muovessero perché
camminavano molto lentamente.
«Leva», diss’io, «maestro, li occhi tuoi:
ecco di qua chi ne darà consiglio,
se tu da te medesmo aver nol puoi». 63
Guardò allora, e con libero piglio
rispuose: «Andiamo in là, ch’ei vegnon piano;
e tu ferma la spene, dolce figlio». 66
alza gli occhi maestro: loro ci daranno aiuto mancamenti dei consigli di Virgilio
accennati nell’intro. Mansuetudine, tranquillità. Atteggiamento di dolcezza: dolce figlio.
Ancora era quel popol di lontano,
i’ dico dopo i nostri mille passi,
quanto un buon gittator trarria con mano, 69
quando si strinser tutti ai duri massi
de l’alta ripa, e stetter fermi e stretti
com’a guardar, chi va dubbiando, stassi. 72
Il popolo era ancora lontano quanto una persona lancerebbe un sasso o una balestra (like un
tiro di schiocco) gruppo di anima si strinsero tra loro come se stessero dubitando.
« O ben finiti, o già spiriti eletti»,
Virgilio incominciò, «per quella pace
ch’i’ credo che per voi tutti s’aspetti, 75
ditene dove la montagna giace
sì che possibil sia l’andare in suso;
ché perder tempo a chi più sa più spiace». 78
Visto che siete salvi in purgatorio, in nome della pace che voi state aspettando, diteci dove la
montagna si abbassa e dunque diventa più accessibile, deve permettere ai due di salire. Chi
conosce il valore del tempo non vuole perderlo.
Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l’altre stanno
timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; 81
e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; 84
sì vid’io muovere a venir la testa
di quella mandra fortunata allotta,
pudica in faccia e ne l’andare onesta. 87
tema delle pecore. Stile piano che si avvicina alla prosa: sintassi e stile semplice. Accezione
Convivio:
del conformismo. (capitolo del cecità degli uomini pecora, imitazione tra uomini).
Aspetto positivo della pecora: mansuetudine. Similitudine della chiesa cristiana. No sospetto,
no malizia: uniformarsi è umile adeguarsi all’aspirazione divina, sentirsi parte di una
comunità ispirata da dio.
Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto,
sì che l’ombra era da me a la grotta, 90
restaro, e trasser sé in dietro alquanto,
e tutti li altri che venieno appresso,
non sappiendo ‘l perché, fenno altrettanto. 93
luce prodotta da Dante andava a disegnare lo spazio al fianco della montagna: meravigliati di
vedere un corpo in carne ed ossa.
«Sanza vostra domanda io vi confesso
che questo è corpo uman che voi vedete;
per che ‘l lume del sole in terra è fesso. 96
Non vi maravigliate, ma credete
che non sanza virtù che da ciel vegna
cerchi di soverchiar questa parete». 99
Così ‘l maestro; e quella gente degna
«Tornate», disse, «intrate innanzi dunque»,
coi dossi de le man faccendo insegna. 102
vi spiego che questo è un corpo umano, non vi meravigliate. È per volontà divina che sta
cercando di superare la parete. Virgilio dice di procedere avanti a loro, indicando con il
dorso della mano la strada.
E un di loro incominciò: «Chiunque
tu se’, così andando, volgi ‘l viso:
pon mente se di là mi vedesti unque». 105
Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso. 108
Quand’io mi fui umilmente disdetto
d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»;
e mostrommi una piaga a sommo ‘l petto. 111
Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice;
ond’io ti priego che, quando tu riedi, 114
vadi a mia bella figlia, genitrice
de l’onor di Cicilia e d’Aragona,
e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice. 117
Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei. 123
Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia, 126
l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora. 129
Ingresso di Manfredi. Chiede a Dante se l’abbia mai visto. Dante lo guarda attentamente.
Uno dei cigli separato da un colpo. Disse di non averlo mai visto. Mostrò una piaga nel petto,
ferita mortale. Sorridendo: fa capire il rapporto che hanno le anime con il loro passato, si
sono riappacificate con il passato, non odi attivi. Costanza, figlia di Manfredi ha Giacomo che
diventerà re d’Aragona e Federico che diventerà re della Sicilia. Dì a mia figlia che non mi
trovo all’inferno ma in purgatorio. Manfredi si abbandona a dio, si pente al momento della
morte, piange e dunque viene salvato. I suoi peccati furono orribili, ma la bontà infinita di
dio accoglie tutti coloro che si rivolgono a lui e che si pentono. Se l’arcivescovo Pignatelli e il
papa avessero interpretato l’aspetto di dio ossia la misericordia, il suo corpo sarebbe ancora
a Benevento, sotto la guardia del tumulo di pietra creato dai soldati in segno di rispetto.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde,
dov’e’ le trasmutò a lume spento. 132
Per lor maladizion sì non si perde,
che non possa tornar, l’etterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde. 135
corpo fuori dal regno, no sepoltura e no luce, appunto a causa della scomunica. A causa della
scomunica non si perde tanto da non avere la misericordia di dio. (negligenti: stanno quanto
hanno vissuto) gli scomunicati hanno tempo maggiore: anni della scomunica moltiplicati per
30.
Vero è che quale in contumacia more
di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta,
star li convien da questa ripa in fore, 138
per ognun tempo ch’elli è stato, trenta,
in sua presunzion, se tal decreto
più corto per buon prieghi non diventa. 141
viene spiegato la durata della ‘pena’ del purgatorio. Anni di scomunica per 30. Il tempo può
essere accorciato dalle preghiere dei vivi, accelerare la salita: sconto di bene.
Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto,
revelando a la mia buona Costanza
come m’hai visto, e anco esto divieto;
ché qui per quei di là molto s’avanza». 145
racconta a mia figlia di dove mi trovo. Grazie ai vivi che pregano si procede notevolmente
per raggiungere il paradiso.
Le anime devono aspettare prima nell’antipurgatorio prima di poter far la scalata.
12/12/2018
CANTO XXVI PURGATORIO cor’ gentile rempaire sempre
Collegamenti: Guido Guinizzelli, fondatore dello Stilnovo, al
amor amor c’ha cor gentil ratto s’apprende
(nesso con canto VI dell’inferno ) ultima cornice
del purgatorio si conclude con i lussuriosi, al contrario dell’inferno che inizia con i lussuriosi.
Due schiere: lussuriosi secondo natura (eterosessuali) e i sodomiti (omosessuali). Avvolti
nelle fiamme girano attorno alla montagna del purgatorio in senso opposto; si baciano
castamente quando si incontrano: urlano delle frasi per ricordare a sé stessi la natura del
peccato commesso. Nell’inferno le due schiere sono divisi. Quando parla dei lussuriosi entra
in guioco l’elemento stilnovista (anche nel canto VI quando parla Francesca), nella Vita
nuova infatti possiamo trovare una possibile risposta di dante a Francesca, in quanto lei ha
errato amore, non è quello passionale quello giusto. Esempio della figura di Beatrice che
rispetta i canoni.
Nel purgatorio i peccati sono in ordine decrescente secondo i peccati capitali. Elemento
letterario, oltre la teologia. Ci si sofferma sulla filosofia e sulla letteratura, presa di posizione
sulla poesia (a partire dal purgatorio vengono citati Forese Donati, da Lentini, Guinizzelli, il
provenzale Girault de Bornehl, Bonagiunta, … hanno in comune che sono contemporanei di
Dante che scrivono in volgare). Una schiera di anime vede Dante e sono stupiti di vedere la
sua ombra.
‘Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura: 96
così ha tolto l’uno a l’altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l’uno e l’altro caccerà del nido.’ 99
Purgatorio XI, confronto tra Cimabue e Giotto: Guido Cavalcanti che supererà Guinizzelli.
Allude però che è già nato chi supererà entrambi: Dante. Ritorna l’elemento del nido, uccelli,
volo, penne, … ritorna l’elemento del volo e della questione tra differenze tra voli: aquila vola
meglio di altri uccelli. Perizia tecnica, conoscenza di termini.
«O tu che vai, non per esser più tardo,
ma forse reverente, a li altri dopo,
rispondi a me che ’n sete e ’n foco ardo. 18
Né solo a me la tua risposta è uopo;
ché tutti questi n’hanno maggior sete
che d’acqua fredda Indo o Etïopo. 21
Procedono Stazio e Virgilio e poi Dante, in quanto reputa maggiori i due, segno di riverenza.
È guido che parla.
Dinne com’è che fai di te parete
al sol, pur come tu non fossi ancora
di morte intrato dentro da la rete». 24
Sì mi parlava un d’essi; e io mi fora
già manifesto, s’io non fossi atteso
ad altra novità ch’apparve allora; 27
ché per lo mezzo del cammino acceso
venne gente col viso incontro a questa,
la qual mi fece a rimirar sospeso. 30
Come fa a diventare il tuo corpo un muro in quanto blocca i raggi del sole? Dante stava per
rispondere ma pone attenzione a qualcosa, non risponde subito: sta arrivando l’altra schiera
dei lussuriosi contro matura.
Lì veggio d’ogne parte farsi presta
ciascun’ombra e basciarsi una con una
sanza restar, contente a brieve festa; 33
così per e