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I SEGUACCI DI BRUNELLESCHI – MICHELOZZO

Michelozzo vicinissimo alla corte dei Medici, e soprattutto a Cosimo de’ Medici. Esegue per la famiglia

fiorentina l’ampliamento del convento di San Marco, esempio della straordinaria capacità di organizzazione

degli spazi attraverso le intelaiature architettoniche di matrice brunelleschiana. Tuttavia la più grande

opera che Cosimo de Medici affida a Michelozzo è la realizzazione del proprio palazzo, iniziato nel 1444, che

rappresenta il primo palazzo rinascimentale costruito a Firenze.

PALAZZO MEDICI ora RICCIARDI _ 1444 _ FIRENZE

L’imponente edificio rappresenta il primo palazzo rinascimentale a Firenze, per il suo

accentuato valore espressivo alla simmetria e all’equilibrio.

L’esterno era ricoperto con blocchi di bugnato impiegati all’interno di un preciso

disegno e assoggettato ad una logica di sovrapposizione, che nei tre piani dell’alzato

dell’edificio presenta la massima e la minima vibrazione. I piani superiori hanno

finestre uguali a tutto sesto, diaframmate da bifore su colonne ed archi, nel piano

terreno si trova una loggia ad angolo e due ingressi che interrompono il ritmo delle

finestre tagliate nel bugnato. L’estesa cornice che chiude in alto l’edificio accentua

una sua visione in termini volumetrici. All’interno gli ambienti si organizzano intorno

ad un cortile quadrato (colonne ed archi al piano terreno, doppia cornice, finestre a

bifora della galleria e salone al primo piano e loggia al secondo piano). E’ la prima

volta che compare una simile sovrapposizione di parti in una precisa collocazione

formale. L’edificio era completato da un giardino pensile retrostante. 64

BENEDETTO DA MAIANO

PALAZZO STROZZI _ 1489 _ FIRENZE

Il palazzo rappresenta l'esempio più perfetto dell'ideale di dimora signorile del Rinascimento.

Fu volontariamente costruito di grandezza superiore del Palazzo

Medici, dal quale copiò la forma cubica sviluppata su tre piani attorno

ad un cortile centrale, ed il bugnato di pietraforte digradante verso

l'alto, a sottolineare il naturale alleggerimento dei pesi via via che si

procede verso l'alto. Al pian terreno si aprono delle finestre

rettangolari, mentre ai piani superiori sono presenti due ordini di

eleganti bifore, poggianti su cornici marcapiano dentellate. Il

cornicione realizzato da Il Cronaca è staccato dal forte bugnato per

mezzo di una fascia neutra, ma non risolve adeguatamente l’edificio.

Su ciascuno dei tre lati che danno sulla strada si aprono tre portali ad

arco, di solenne classicismo. Intorno al palazzo corre uno zoccolo a

pancale continuo ed è coronato da un possente cornicione, poggiante

su un'alta fascia liscia.

GIULIANO DA SANGALLO

Giuliano da Sangallo può essere considerato il maggiore architetto fiorentino post-Brunelleschi. Attivo a

Roma già nel 1465, è presente anche nei cantieri del palazzo di San Marco e dell’abside di San Pietro.

Apprezzato da Lorenzo il Magnifico, Giuliano viene da questi scelto come architetto per la sua villa di

Poggio a Caiano.

VILLA LORENZO il MAGNIFICO _ 1485 _ POGGIO a CAIANO

Essa mostra la concretizzazione degli ideali umanistici dell’ambiente mediceo. La ricerca di un più preciso

rapporto con il territorio è alla base di tale edificio. Su di un podio a pianta quadrata, porticato a cui si

accedeva tramite due scale rettilinee, si svolgono due blocchi, paralleli

fra loro, collegati da un nucleo centrale contenente il salone principale

(coperto con volta a botte) che nella sua altezza impegna i due piani

dell’edificio; una perfetta geometria derivata dal quadrato organizza

gli spazi interni. Il “tempio classico” posto in facciata costituisce una

delle maggiori soluzioni formali di tutto il Rinascimento che avrà degli

sviluppi soprattutto in Palladio. Sulla facciata possiamo notare la

sperimentazione di una villa esastila, i capitelli di ordine ionico

sorreggono una trabeazione e il sovrastante timpano che accoglie lo

stemma familiare de’ Medici.

S. MARIA DELLE CARCERI _ 1484 _ PRATO

Dal 1484 al 1492 Giuliano realizza per conto dei Medici la chiesa di Santa Maria

delle carceri a Prato. L’edificio ha una pianta a croce greca, organizzata intorno al

quadrato centrale dominato dalla cupola internamente percorsa da costoloni che

definiscono lunette traforate da oculi. Il rivestimento adotta la bicromia tipica

dell'architettura pratese, in forme però originali: l'ordine inferiore suggerisce un

classico telaio sorretto da slanciate lesene binate sugli spigoli, che doveva essere

riprodotto nell'ordine superiore per concludersi con un timpano; questo sistema è

sottolineato da fasce in serpentino verde che suddividono gli spazi centrali intorno

alle porte con timpano. La cupoletta sorge da un attico quadrato, con tamburo

forato da dodici occhi, e copertura conica coronata dalla elegante lanterna.

L'interno costituisce il più sintetico e compiuto tempio rinascimentale a croce

greca, di solenne classicità: i quattro bracci - mezzi cubi sormontati da semicilindri

- lasciano al centro un vano cubico, sul quale si imposta la cupola emisferica. Tutti

gli spigoli sono segnati da una serie di membrature in pietra serena (lesene

angolari con preziosi capitelli, sormontate da trabeazione e cornici a sottolineare

la volta). Al piano inferiore paraste doriche marcano gli angoli, al piano superiore

troviamo paraste ioniche, i fronti si concludono con timpani triangolari. 65

FRANCESCO di GIORGIO MARTINI

Francesco di Giorgio Martini all’attività di scultore e pittore praticata a Siena, fa seguire quella di architetto

ed ingegnere. Discussa dagli storici la sua presenza architettonica nel palazzo ducale di Urbino, fu dal

Montefeltro impiegato soprattutto in architettura militare, dove introdusse nuove tipologie e nuove

tecniche di fortificazione. L’ambiente estremamente colto urbinate, la possibilità di usufruire della fornita e

scelta biblioteca di Federico e l’incentivo del duca portarono il Martini a scrivere il “trattato” di architettura

civile e militare.

SAN BERNARDINO _ 1469 _ URBINO

La chiesa convento di San Bernardino, è progettata tra il 1469 e il 1472 come un’aula terminante in un vano

quadrato sui cui lati liberi si innestano tre absidi; l’alzato, con un evidente sviluppo verticale, è diviso da tre

cornici continue attorno al perimetro. L’aula è illuminata da una doppia serie di finestre ad “edicola” (a

timpani alternati) nella fascia centrale, ripetute anche all’interno. La terminazione,

sormontata da una cupola bianca internamente emisferica (con oculo e lanterna a sua

conclusione) si costituisce come parte a se rispetto all’aula. Sempre all’interno

possiamo notare le vere colonne poggianti su appoggi parallelepipedi inoltre è

evidente la percezione del volume, infine la trabeazione mostra una scritta

dedicatoria che si estende per tutto il suo perimetro. E’ evidente l’intenzione di

Francesco di Giorgio di fondere l’immagine della basilica civile con il tempio o sacello.

L’intelaiatura architettonica è estremamente decisa nel disegno e nella distribuzione.

SANTA MARIA delle GRAZIE al CALCINAIO_ 1484 _ CORTONA

Realizzata su di una pianta meno compatta del San Bernardino, con presenza

maggiore di membrature architettoniche, la chiesa di Santa Maria delle Grazie al

Calcinaio a Cortona ha una pianta a croce latina e rinuncia a chiari rapporti

proporzionali anche nell’elevato. Il discorso della scansione in fasce orizzontali è

contestato da quella verticale meno decisa. La presenza della cupola a padiglione,

posta su un alto tamburo ottagonale traforato da finestre (e non oculi),

internamente raccordata tramite pennacchi non sferici, testimonia uno

sperimentalismo tecnico e formale.

Il Rinascimento viene visto come una scintilla partita dall’esperienza architettonica di Brunelleschi e

trasmigrata poi nel resto d’Italia e d’Europa, una corrente che ha dato il là a diversi “tipi” di rinascimento

come nel caso milanese, dove Branda Castiglioni invita illustri architetti toscani o meglio li incarica della

progettazione del proprio palazzo, inoltre egli si fa promotore di alcuni celebri edifici che riprendono

genericamente l’impronta fiorentina, come ad esempio il Sant’Eustorgio.

SANT’EUSTORGIO-CAPPELLA PORTINARI_ 1480 (circa)_ MILANO

Si tratta di una cappella funeraria per il bancario fiorentino Portinari. Viene utilizzato il mattone, come è

stato dichiarato inoltre la scuola di restauro dell’800 eliminerà tutto ciò che è stato aggiunto in seguito. Tale

cappella è stata attribuita a Michelozzo, che invierà i suoi disegni ai maestri

milanesi che eseguiranno l’opera. Per quanto riguarda la pianta si tratta di un

disegno molto complesso possiamo notare a chiusura dell’edificio nella parte

occidentale, retrostante al coro due ambienti quadrati (uno più piccolo

dell’altro, appunto la cappella Portinari) coperti da due cupole. La facciata si

mostra profilata da lesene, in essa vi è l’assenza di capitelli bensì la presenza di

archetti pensili, la scansione è approssimata dal proporzionamento dell’ordine.

La cupola principale poligonale (evidenziata dalle nervature cromatiche angolari)

si mostra in tutta la sua altezza sovrastata da una guglia con forme classiche

(pilastri, archi e trabeazione). Il tamburo alla fiorentina con oculi che tendono a

nascondere la curvatura interna. Le finestre a ogiva a sottolineare il permanere

dello stile gotico del prodotto fiorentino, tuttavia questo edificio è

estremamente importante perché è un’innovazione del rinascimento. 66

LA CITTA’ DEL RINASCIMENTO

Una sostanziale stabilità e l’equilibrio dei valori religiosi politici ed economici erano stati i dati

caratterizzanti la città medievale, rappresentata dal sistema curtense. L’emergenza della cattedrale sul

profilo della città, la sua presenza sulla piazza principale unitamente ad edifici quali il “palazzo comunale” e

la “loggia del mercato”, realizzarono il simbolo stesso di una comunità urbana soggiogata al potere feudale.

Si era andato sviluppando, soprattutto dopo il 1000, un tessuto residenziale compatto formato da edifici

unifamiliari composti dall’abitazione, dalla bottega, dalla stalla e dall’orto. Questo corpo della città

medievale è soggetto a combinazioni articolate. L’affermarsi sempre maggiore dell’egemonia politica di una

classe imprenditoriale legata al commercio e alla produzione di beni su larga scala costituiranno i motivi di

fondo di una crisi della vecchia città medievale, sviluppatasi sul sistema di valori economici. La città del

rinasc

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A.A. 2017-2018
93 pagine
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mojhozze di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura occidentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Loi Maria Cristina.