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DIFFERENZA TRA STORIA E STORIOGRAFIA
Storia: narrazione di eventi.
Storiografia: opere relative a quei determinati eventi.
Il problema della periodizzazione è centrale per il compito dello storico e ha subito alcune significative evoluzioni nel corso dei secoli. Gli storici si sono dedicati molto intensamente al problema della periodizzazione e la riflessione di storici attorno al problema della suddivisione della storia in età ha condotto tra il Seicento e il Settecento ad una conclusione, che ha determinato una divisione della storia in tre età: età antica, età medievale e età moderna.
Nel corso dell'Ottocento, questo schema di periodizzazione era diventato quasi un'ovvietà, quasi comunemente accettato al punto di non essere più discusso, passando dunque dagli studi scientifici all'insegnamento scolastico (i manuali di storia dividevano la storia in questi tre periodi fino a non molti anni fa), ma gli uomini e le
società cambiano nel tempo, anche se di solito in maniera lenta, dando così la falsa impressione di contemporaneità. Bisogna dunque periodizzare, ossia rendere comprensibile il mutamento storico determinando la successione di momenti ed epoche di una stessa civiltà oppure di distinte civiltà nel corso dell'intera umanità. Periodizzare la storia significa tentare di raggiungere l'obiettivo di pensare la storia tenendo conto di due principi: permanenza e cambiamento. Per quanto riguarda la tripartizione che per secoli è stata fissata, essa tentava di tenere insieme i due principi di permanenza e cambiamento, ma era una visione ingenua della periodizzazione, poiché se si analizzava da vicino, questa periodizzazione individuava il passaggio da un'epoca all'altra in avvenimenti databili con precisione (che si pensavano essere in grado di porre fine ad un'epoca storica e iniziarne un'altra). Le date cheindividuavano questo passaggio però cambiavano, così il passaggio dall'età antica a quella medievale era segnato per alcuni dal trasferimento della capitale dell'Impero da Roma a Costantinopoli (330 d.C.), per altri dal Sacco di Roma (410 d.C.), per altri ancora dalla deposizione di Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d'Occidente (476 d.C.). Allo stesso modo, il passaggio dall'età medievale all'età moderna secondo alcuni era segnato dalla conquista turca di Costantinopoli (1453), per altri dalla scoperta dell'America (1492), per altri ancora dalla pubblicazione delle tesi di Lutero (1517). Tutti questi esempi si prestano ad una serie di obbiezioni: se analizziamo più da vicino queste date, notiamo che esse appartengono tutte alla storia europea e fanno quindi riferimento ad una storia eurocentrica. In più, anche se ammettiamo l'esistenza di confini tra un periodo e l'altro, dobbiamoperò anche riconoscere che all'interno di un periodo ce ne possono essere altri, si possono dunque moltiplicare i periodi. Ma l'obbiezione più seria è quella che osserva che il passaggio tra un'epoca all'altra non avviene di colpo, ma ha bisogno di tempo. Nella storia, tracciare una linea netta tra un'epoca e un'altra o tra un evento e l'altro non è possibile, poiché nulla inizia e finisce di colpo. Nel corso del Novecento all'idea di passaggio epocale e all'idea stessa di periodizzazione si è affiancato il processo di transizione, che rende meglio l'idea del passaggio (e non di divisione netta). La transizione motiva anche il fatto di trovare dei tratti di un'epoca successiva all'interno di un'epoca precedente. Inoltre, questa idea di cambiamento e passaggio deve essere tenuta conto non solo per una civiltà (il passaggio tra un'epoca e un'altra è
La transizione storica è determinata da diversi tipi di cambiamenti: politici, militari, religiosi, economici, scientifici…). Così al concetto di transizione si associa un secondo concetto, ossia il concetto di evoluzione multilineare, per indicare che più di un ordine di successione universale nelle varie epoche storiche, abbiamo di fronte molto spesso un ventaglio di diverse società e situazioni geografiche, ognuna delle quali ha una sua collocazione nel tempo, la sua più o meno lunga durata e la sua evoluzione interna. Ciascuna area del mondo possiede una diversa capacità di cambiamento e trasformazione: diventa quindi molto difficile immaginare un'unità del mondo in cui si possano applicare ovunque le stesse categorie di trasformazione, tali da esprimere in maniera sintetica gli aspetti più diversi (religioso, culturale, politico…), tanto più per epoche dove i rapporti tra civiltà scarseggiavano e quindi dove ogni civiltà
evolveva seguendo un percorso proprio. https://www.youtube.com/watch?v=MZX5wIJPhwo http://www.edit4.it/demo/edit4/169-piramide_V2/index.html L'andamento demografico può essere in linea generale un metodo di periodizzazione della storia e può essere diviso in tre fasi:- La prima fase è quella che vede alti livelli di natalità e alti indici di mortalità. La piramide demografica ha una base molto ampia (nascono tanti bambini), ma si restringe andando verso l'alto molto rapidamente (i casi di mortalità sono talmente alti che l'età media è estremamente bassa). Ha bassi tassi di accrescimento generale anche quando la popolazione si accresce lentamente, si instaura quel ciclo guerra-carestia-epidemia che riporta la popolazione al livello di partenza (Promessi Sposi e Italia trecentesca di Manzoni).
- A sua volta divisa in due sottofasi:
- rivoluzione demografica, caratterizzata da un declino della mortalità dovuta a...
vari fattori, come il miglioramento delle condizioni igieniche e la scoperta di medicine che curavano infezioni. È un alternarsi del ciclo guerra-pandemia-carestia che aveva impedito l'aumento della popolazione (assistiamo dunque ad un aumento della popolazione).
declino della natalità. Ciò accade per il mutato ruolo della donna nella società sotto vari aspetti (siamo nel Novecento, dove le donne cominciano a studiare di più, prolungare la propria istruzione e lavorare in massa). Tutti questi valori, con anche l'aggiunta della scoperta dei contraccettivi, fa sì che le donne rinviino sia l'età del matrimonio sia il momento in cui decidono di fare figli, riducendo allo stesso tempo il loro periodo di fertilità.
Bassa livelli di natalità e mortalità, cioè una società in cui i tassi di crescita sono negativi, dove nascono pochi bambini e dove c'è un numero alto di persone anziane.
Questo aumento può essere corretto dai movimenti migratori. Questa terza fase è dove si trovano da qualche decennio tutti quegli Stati occidentali capitalisti, tra cui l'Italia, con tutti i problemi sul bilancio degli Stati. Quello che hanno visto gli storici della demografia mettendo a confronto le piramidi è che questa successione di fasi interessa tutte le popolazioni, ma con tempi differenti. Questa successione si è sviluppata prima in tutti i paesi dell'Occidente capitalistico. La transizione in Europa occidentale è iniziata con il declino della mortalità nel secolo XVIII. Se noi andiamo ad osservare solo la piramide demografica dei paesi che si affacciano sull'altra sponda del mediterraneo, ossia sulle coste nord dell'Africa, assistiamo che paesi seppur vicini a noi geograficamente sono ancora a cavallo tra la fase 2a e 2b, e spiega poiché quei paesi sono scolarizzati e giovani, avvantaggiando l'immigrazione.
verso il Mediterraneo. Siamo in un caso di evoluzione multilineare (seguonolo stesso percorso ma con tempi diversi).Pluralità dei tempi storici & possibilità di periodizzazioni non sempre coincidenti tra loro.Questo lo aveva intuito il filosofo tedesco Herder che, polemizzando con Kant, dove la critica aveva sostenutoche lo spazio e tempo erano concetti apriori dati una volta per tutti, Herder aveva replicato che non potevaessere così. Gli storici si sono accorti con le loro ricerche che già i contemporanei dell'epoca attribuivano inmodo diverso i due concetti.I due storici Bennassar nell'opera "1492", dimostrarono che quell'anno, che era considerato come l'anno dellascoperta dell'America, aveva tutt'altro significato per i contemporanei: la consapevolezza della scoperta di unnuovo continente giunse in Europa molto tempo dopo con Vespucci; e quindi per gli europei dell'epocaquell'anno fuimportante per altri due motivi, ossia per la morte di Lorenzo Il Magnifico (e quindi per la fine dell’equilibrio fra stati italiani che avrebbe poi portato alla conquista da parte della Francia di Carlo VIII) oper il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia (che consentì la riunificazione tra questi due regni e la formazione dello stato-nazione unitario della Spagna).
Questo spiega anche il perché, rispetto a tutti gli eventi storici, noi possiamo dare delle periodizzazioni che hanno tempi diversi fra loro: le origini della Prima Guerra Mondiale è il problema storico più studiato, e non deve sorprendere il fatto che legati a questo evento ci siano periodizzazioni diverse. Numerosissimi libri studiano ciò che avvenne tra il 24 luglio 1914 (momento in cui la notizia dell’attentato di Sarajevo) e il 2-3 agosto 1914 (dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia): essi studiano fino al più piccolo dettaglio.
ciò che avvenne nei vari paesi europei in questo periodo (periodizzazione di brevissimo periodo, poiché concentrata su quei 30 giorni). Un'altra opera che tratta il problema delle origini della Prima Guerra Mondiale è il libro di Lenin scritto nel 1916 e intitolato "Imperialismo fase suprema del capitalismo", in cui egli adotta una periodizzazione di medio periodo, poiché egli parte dal 1873 (grande crisi economica) per giustificare le origini dello scoppio della Prima guerra mondiale. Lenin scrive questo libro durante l'esilio svizzero prima del rientro in Russia dove iniziò il suo percorso rivoluzionario. Nel 1919 Joseph Schumpeter (filosofo e politico) scrisse "Sociologia dell'imperialismo" che è da considerare di fatto come una risposta al libro di Lenin (anche se non lo dichiara esplicitamente). Egli indaga le origini della Prima Guerra Mondiale e, analizzando il fenomeno dell'imperialismo, Schumpeteruo, ha radici antiche e può essere rintracciato fin dai tempi dell'antica Persia e dell'Assiria-Babilonia. Secondo Schumpeter, l'imperialismo è un fenomeno che si è manifestato in diverse forme nel corso dei secoli, ma che ha sempre avuto l'obiettivo di espandere il potere e l'influenza di una nazione o di un impero. Schumpeter identifica quattro fasi principali nella storia dell'imperialismo: l'era dell'impero persiano e assiro-babilonese (4000 a.C. - 500 a.C.), l'era dell'impero romano (500 a.C. - 500 d.C.), l'era delle grandi scoperte geografiche e dell'imperialismo coloniale europeo (1500 - 1800) e infine l'era dell'imperialismo moderno (1800 - 1900). Durante l'era dell'impero persiano e assiro-babilonese, l'imperialismo era principalmente basato sulla conquista militare e sull'espansione territoriale. Gli imperi persiano e assiro-babilonese dominavano gran parte del Medio Oriente e dell'Asia Minore, esercitando un controllo politico ed economico su una vasta area. Nell'era dell'impero romano, l'imperialismo assunse una forma diversa. L'Impero romano si estendeva su gran parte dell'Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente, e il suo dominio era basato su un sistema di governo centralizzato e su una vasta rete di strade e infrastrutture. L'imperialismo romano si basava anche sull'assimilazione culturale e sull'esportazione della civiltà romana. Nell'era delle grandi scoperte geografiche e dell'imperialismo coloniale europeo, le nazioni europee iniziarono a esplorare e colonizzare nuove terre in tutto il mondo. Questo periodo vide la nascita di imperi coloniali come quelli di Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia e Olanda. L'imperialismo coloniale si basava sulla conquista e sull'occupazione di territori stranieri, nonché sull'esportazione di risorse e sulla creazione di mercati per le merci europee. Infine, nell'era dell'imperialismo moderno, le potenze europee si scontrarono per il controllo delle colonie e delle risorse in Africa, Asia e America Latina. Questo periodo fu caratterizzato da una competizione acuta tra le nazioni europee per l'espansione coloniale e per l'accesso alle risorse naturali. L'imperialismo moderno si basava anche sull'espansione economica e sull'influenza politica delle potenze coloniali. In conclusione, secondo Schumpeter, l'imperialismo è un fenomeno che ha attraversato diverse fasi nella storia umana, ma che ha sempre avuto l'obiettivo di espandere il potere e l'influenza di una nazione o di un impero. La sua periodizzazione di lunghissimo periodo ci permette di comprendere meglio l'evoluzione e le radici storiche di questo fenomeno.