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Fuori della Francia l'episodio viene duramente criticato per la violazione della
territorialità di uno Stato neutrale, oltre che per l'esecuzione di una persona innocente;
in Francia, invece, la vicenda suscita un'opposta emozione e viene sfruttata da
Napoleone per un ulteriore, decisivo mutamento costituzionale: il 18 maggio 1804 il
Senato ratifica un testo costituzionale che proclama Napoleone e i suoi discendenti
titolari della dignità imperiale; coerentemente sull'imperatore si concentra il massimo
del potere, mentre gli altri organi previsti dalla Costituzione non hanno che funzioni di
supporto e di cooperazione.
Anche questa modifica viene sottoposta a plebiscito confermativo.
In questa occasione l'esercizio della volontà popolare si affianca alla messa in scena di
un rito antico, quello dell'incoronazione dell'imperatore: il ricorso al cerimoniale
tardomedievale fa parte di una strategia che intende sottolineare il carattere
dichiaratamente neomonarchico del potere riconosciuto a Napoleone (come d'ora in
avanti viene chiamato il nuovo imperatore).
Tuttavia Napoleone non è un monarca per diritto ereditario, e quindi non lo è
nemmeno per diritto divino: dunque è necessario che nella cerimonia si introducano
innovazioni rituali capaci di correggere, in modo spettacolare, queste evidenti
«imperfezioni» nell'origine della nuova potestà imperiale.
5.2. La riorganizzazione dello Stato
Tra il 1800 e 1804 vengono compiute diverse riforme che riorganizzano aspetti
essenziali della struttura statale francese e influenzano, direttamente o
indirettamente, le strutture istituzionali e normative di molti altri Stati europei.
Le norme introdotte in questo periodo portano a compimento un processo di
rafforzamento del potere centrale nei confronti delle articolazioni periferiche dello
Stato, che è in atto ormai da diversi secoli.
Il termine che meglio sintetizza la rimodulazione dell'architettura statale compiuta in
questo periodo è accentramento.
Dal centro (da Parigi, dal primo console (poi imperatore), dal suo governo e dai suoi
funzionari centrali) devono partire gli impulsi che muovono i funzionari periferici;
costoro sono l'occhio e il braccio del potere centrale: vedono per esso e a esso
riferiscono, mentre attuano le normative che dal centro sono predisposte.
Rispetto agli equilibri politico-istituzionali di antico regime adesso i poteri centrali
hanno l'enorme vantaggio di non avere più come interlocutori tutti quegli istituti
cetuali (Stati generali, Stati provinciali, Parlamenti, assemblee di vario tipo) che erano
portavoce di istanze diverse, non riconducibili al volere sovrano, né da esso tanto
facilmente disciplinabili.
Nel febbraio del 1800 viene istituita la figura del prefetto: è un funzionario nominato
direttamente dal governo ed è posto a capo delle principali articolazioni
amministrative periferiche, i dipartimenti. Ha il compito di controllare l'ordine pubblico
e di provvedere all'applicazione delle leggi dello Stato; ha anche il compito di
raccogliere informazioni statistiche sui più vari aspetti della vita del dipartimento di cui
è a capo, da inviare poi al governo.
Questo è un tratto tipico del potere napoleonico, che intende prendere le proprie
decisioni fondandole sulla migliore conoscenza possibile delle condizioni (e delle
opinioni) delle varie aree territoriali dello Stato.
Parallelamente a questa centralizzazione amministrativa si procede a una
centralizzazione del sistema giudiziario: i magistrati diventano tutti di nomina
governativa: a loro si riconosce il diritto all’inamovibilità (cioè alla non licenziabilità),
garanzia essenziale perché i giudici possano esercitare le loro funzioni in modo
indipendente.
Viene riorganizzato il sistema scolastico, in vista soprattutto della formazione di un
adeguato personale tecnico e burocratico. Scarsa attenzione è riservata all'educazione
primaria, mentre vengono riformati i livelli educativi superiore e universitario.
L'asse portante dell'educazione superiore sono i licei, scuole impegnative e riservate
ai giovani di buona famiglia o di eccezionale talento. I licei sono pubblici, vengono cioè
finanziati dal denaro pubblico, e vi svolgono attività di insegnamento docenti che sono
dipendenti dallo Stato; inoltre nel 1806 viene introdotto il monopolio statale
dell'istruzione universitaria.
Disinteressarsi dell'istruzione primaria significa lasciare una gran parte del la
popolazione, specie nelle aree rurali, ancora sotto il controllo e l'influenza dei preti.
D'altronde una parte non trascurabile delle élite francesi continua a professarsi
cattolica e a seguire le indicazioni che vengono dal pontefice.
Come la monarchia e la nobiltà, la Chiesa cattolica ha subito durissimi colpi dalla
normativa rivoluzionaria degli anni precedenti. Tuttavia la Chiesa e i suoi preti sono
rimasti un'istituzione viva e vicina al cuore di molte persone: per riavvicinarle al nuovo
potere Napoleone ha bisogno di trovare un punto di accordo col pontefice.
Subito dopo esser stato nominato primo console, Bonaparte si preoccupa di avviare
trattative con la Santa Sede, che sono lunghe e difficili perché, se a Napoleone preme
di arrivare a una pacificazione, non vuole nemmeno fare concessioni che possano
rimettere in discussione la sua autorità e il suo prestigio.
Le trattative arrivano a una conclusione il 16 luglio del 1801, quando viene firmato un
Concordato tra il pontefice e lo Stato francese. Attraverso questo accordo Pio VII
riconosce ufficialmente la Repubblica francese; riconosce la validità delle vendite dei
beni espropriati agli enti ecclesiastici; accetta che tutti i vescovi in carica vengano
destituiti e che i nuovi siano nominati dal primo console, per essere poi da lui
consacrati.
Ai vescovi spetta il compito di nominare i parroci della diocesi di competenza e costoro
devono giurare fedeltà al governo, atto in cambio del quale ricevono uno stipendio
statale. Infine la religione cattolica viene definita nel Concordato come «la religione
della maggior parte dei francesi»; ciò significa che non la si riconosce come religione
di Stato e che la si mette sostanzialmente sullo stesso piano di altre confessioni
religiose.
L'accordo è indubbiamente importante, ma per qualche verso precario. Il pontefice
riconquista il ruolo di interlocutore ufficiale del potere laico; ma la separazione tra
Stato e Chiesa rimane molto netta.
Da molti punti di vista l'atto normativo più ambizioso della prima fase dell'epoca
napoleonica è la redazione del Codice civile, un testo che fissa le norme legislative
fondamentali che regolano i rapporti tra i cittadini.
La commissione di giuristi incaricata di prepararlo comincia a lavorare nell'agosto del
1800; quattro anni più tardi, il 21 marzo 1804, il Codice è definitivamente approvato.
Due aspetti della normativa sono particolarmente rilevanti:
1. il diritto individuale di proprietà, già indicato dal proclama del 15 dicembre 1799
come un «sacro diritto», è posto al centro dell'elaborazione normativa;
idealmente è il principio-guida che struttura la giurisprudenza della società
napoleonica;
2. il matrimonio è riconosciuto come l'atto fondamentale fra le relazioni che
devono strutturare la società. Il padre è riconosciuto come il capo della famiglia;
nei confronti dei figli minori esercita la «patria potestà», che lo autorizza a
chiedere il loro imprigionamento in caso di comportamento ribelle, il suo
consenso è necessario perché un figlio o una figlia possano sposarsi;
amministra i beni comuni (dei figli minori o della moglie).
I diritti patrimoniali dei figli sono tutelati dalle norme successorie, che riconoscono ai
genitori il diritto di disporre liberamente del proprio patrimonio attraverso testamento
per una parte soltanto dei loro beni, l'altra essendo da dividere in modo egualitario tra
i discendenti.
Molto più nettamente squilibrati sono i rapporti tra il capofamiglia e la moglie, come
vuole espressamente Napoleone. Coerentemente, l'articolo 213 del Codice stabilisce
che: «Il marito deve protezione alla moglie, e la moglie deve obbedienza al marito».
Concretamente questo principio si traduce nel fatto che una donna non può
sottoscrivere un contratto (di affitto, di vendita, di acquisto) né avviare un'azione
legale se non in presenza del marito.
Quanto alle controversie tra moglie e marito il Codice prevede che possano essere
risolte con un divorzio, quando esso sia chiesto consensualmente dai due coniugi. Ma
c'è una differenza notevole nel caso di divorzi richiesti per adulterio: il marito può
chiederlo per l'adulterio della moglie, in qualunque forma e luogo sia avvenuto; la
moglie ha la stessa possibilità solo quando il marito abbia introdotto la sua amante nel
domicilio della famiglia.
Queste norme restringono ulteriormente l'ambito dei diritti riconosciuti alle donne e
sono da affiancare all'esclusione delle donne da ogni momento significativo
dell'attività politica.
5.3. Le guerre dell'imperatore
La fase che segue l’autoincoronazione a imperatore di Napoleone è caratterizzata da
un'incessante catena di guerre. È provocata dalle potenze europee che vogliono
assolutamente ridimensionare il peso della Francia e allontanare l'usurpatore dal trono.
L'antagonista più tenace, in effetti mai battuta dagli eserciti napoleonici, è la Gran
Bretagna, con la quale la Francia è formalmente in guerra sin dal 1803.
I preparativi per un possibile attacco navale, curati da Napoleone e dai suoi generali
per tutto il 1804, alla fine vengono abbandonati: anche a un condottiero temerario
quale Napoleone l'idea di affrontare la fortissima flotta britannica sembra decisamente
troppo rischiosa.
Tutto ciò è dimostrato dalla disastrosa sconfitta che la flotta francese subisce il 21
ottobre 1805 a Trafalgar, nei pressi di Cadice (Spagna): per la seconda volta, dopo
Abukir, l'ammiraglio che guida la flotta britannica, Horatio Nelson, mostra la grande
superiorità delle sue navi da guerra su quelle francesi. In questa occasione Nelson,
colpito da una fucilata nemica, paga la sua abilità con la propria vita.
Tra aprile e agosto del 1805 si è formata la Terza coalizione antifrancese, alla quale
partecipano Austria, Russia e Gran Bretagna. Non riuscendo a battere quest'ultima,
Napoleone volge dunque le sue forze contro gli austriaci.
Le armate francesi si muovono verso est, con l'appoggio dei sovrani di Baviera, da
tempo in contrasto con l'imperatore Francesco II d'Asburgo.