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LA BELLA VERITÀ
Siamo in un periodo che precede la partenza di Goldoni per Parigi che alcuni considerano come un esilio e
altri come un rilancio.
Ci soffermiamo su un momento particolare del viaggio di Goldoni per la Francia. Lascia Venezia nell’aprile
del ’62. Rimane a Bologna a maggio per dei dolori reumatici. A Bologna incontra un nobile che gli aveva
commissionato delle opere. Gli chiede di scrivere un testo per la compagnia del teatro d’opera
dell’impresario Bortolo Ganassetti. Goldoni acconsente a scrivere un testo per musica (non una commedia).
Dall’inizio della sua carriera, Goldoni scrive anche libretti, destinati ad essere musicati. Nel caso dell’opera
in musica, la componente musicale è preponderante (Metastasio era un gran librettista, teneva conto delle
convenzioni dell’epoca e delle intonazioni, ne aveva venti diverse intonazioni per libretto). L’effetto
dell’opera è affidato alla musica, non c’è tanto l’adattamento ai ruoli dei personaggi e agli attori come c’era
invece nella commedia. Goldoni aveva cominciato rifacendo arie di opere serie. Per tutta la carriera, scrive
anche testi di opera buffa, di teatro comico ma per musica. Un duetto tra innamorati, grazie alla mimica e
alla musica, si capisce anche se non si capiscono le parole. Goldoni è famoso come librettista, però mette i
libretti in secondo piano perché aveva più a cuore la commedia italiana.
A Bologna scrive un testo in cui racconta la vicenda di un autore che, trovandosi in città, deve scrivere un
libretto e si trova di fronte a tutte le difficoltà del caso. Testo metateatrale. Riflette sul teatro, sulle scene
e da questo punto di vista (metateatralità) si ricollega alla tradizione. Per quanto riguarda il genere del
teatro musicale, la tradizione era ancora più viva e presente nel ’62 quando Goldoni scrive La bella verità. Si
tratta dei metalibretti: come ci sono commedie metateatrali, ci sono metalibretti il cui tema era metter su
un’impresa di teatro musicale.
1720 → libretto pubblicato da Benedetto Marcello. Contiene una serie di elementi satirici. Titolo: il teatro
alla moda…. (lungo). Ci si propone di regolare le diverse categorie di persone che sono interessate alla
buona riuscita di un’opera di teatro musicale. Il teatro musicale è un’impresa paragonabile in tutto e per
tutto al cinema, come a un film (bello o brutto che sia) servono molte cose affinché finisca nelle sale, anche
il teatro musicale ha bisogno di una serie di figure per arrivare ad essere rappresentato. Anche nel teatro è
così, ma le competenze richieste si moltiplicano nel teatro musicale.
Lezione 29 19/05/2017
Terzo atto – Gli innamorati 67
Quando il secondo atto è interrotto i personaggi devono ancora recarsi al pranzo organizzato da Fabrizio.
L’atto terzo, come ne “Il teatro comico”, si apre con il pranzo che è già avvenuto. Goldoni sta rispettando le
regole di unità di tempo, luogo e azione? Si prevede che tutta la storia si svolga in non più di 24 ore.
All’apertura del terzo atto ci sono i due servitori che commentano ciò che è accaduto e osservano ciò che
sta avvenendo attraverso il buco della serratura. Tutto è visto da un punto di vista insolito.
Il problema sembra interno alla famiglia dei due cognati. A pranzo c’è stata una discussione tra Fulgenzio e
Clorinda. Sembra strano che sia coinvolta lei nella discussione, perché è una persona molto pacata.
Tognino ricorda una delle scene che avevano aperto la commedia. Tuttavia Lisetta, che conosce bene la sua
padrona, spiega in maniera dettagliata qual è il vero punto del dispetto di Eugenia nei confronti di Clorinda.
Nella prima parte della battuta non dice niente di nuovo. Dice che non crede che tra Fulgenzio e la cognata
ci sia dell’amore, è gelosa delle attenzioni, di tutto ciò che toglie all’amante la focalizzazione completa su
lei. Poi mette in campo una ragione economica. In questo caso è la servetta ad esprimere dei sentimenti
che sono propri di Eugenia. Non è lei stessa a pronunciarli, né con un monologo, né con un dialogo con altri
personaggi. I servi spesso sono un controcanto dei protagonisti, ma ogni volta che parlano dei dubbi, i
desideri, le aspirazioni dei loro padroni li portano ad un livello più basso. Qui non è Lisetta ad avere un
amore parallelo con Tognino, ma c’è un elemento economico parallelo introdotto attraverso di lei.
L’elemento economico è ricorrente da subito, fin dall’inizio della commedia, ma in questo caso l’elemento
aggiunto lo è attraverso gli occhi della servetta.
Tognino si chiede quali di queste passioni presentate da Lisetta sia dominante. Lisetta commenta che è
l’amore a prevalere su tutto ed è questo a far impazzire Eugenia. Lisetta concorda con ciò che aveva detto
in precedenza anche Flamminia – i litigi tra i due termineranno quando stipuleranno il matrimonio.
I due servitori sono l’uno più curioso dell’altro e spiano attraverso la serratura non appena si leva l’altro.
Lisetta vede che persino Fabrizio, sciocco e flemmatico, è sdegnato e getta il fazzoletto sul tavolo alzandosi
per andare via.
Fulgenzio è sdraiato sulla tavola con la testa fra le braccia → gesto di sdegno. Sta fermo senza rispondere
alle domande di Rodolfo.
Visione di ciò che fanno i personaggi e stupore, costernazione di chi ha assistito ad una scena madre solo
attraverso la gestualità. Siamo di fronte ad una delle scene più efficaci de “gli innamorati”. Se Goldoni
avesse descritto anche la scena del pranzo, mostrando altre liti, sarebbe stato ridondante.
Arriva Eugenia che rimprovera i due servitori che stavano parlando. Ha una scena da sola in cui si sfoga.
Dice che sta dimagrendo, effetto tipico di un amore complesso. Qui Eugenia conferma l’esclusività così
eccessiva da volere che Fulgenzio non abbia nessun altro affetto, neanche quello della cognata e del
fratello.
Lei è consapevole di ciò che sta succedendo, non è la cicisbea che pensa di poterne fare di tutti i colori
continuando a pensare che il suo uomo la amerà sempre e la giustificherà. Dice che vorrebbe andare in
ritiro (si riferisce ad un convento). Allora non si parlava direttamente di convento perché non si potevano
rappresentare in nessuna forma i religiosi, neanche in maniera indiretta. 68
Arriva Flamminia – scena 4 – a parlare con la sorella. Eugenia comunica alla sorella di aver deciso di ritirarsi
dal mondo. Dice che tutti difendono Clorinda e lei viene trattata con un cane. Clorinda è venuta a tavola
piangendo per lo screzio che aveva avuto con Fulgenzio. Flamminia attribuisce tutto ad Eugenia e al suo
assurdo attegiamento. Le spiega come non abbia mancato di rispetto solo all’ospite, ma anche allo zio che
ha organizzato il tutto. Eugenia si placa solo quando Flamminia le dice che il fratello di Fulgenzio arriverà in
giornata. Lei capisce che la situazione che le dà tanto fastidio sta per arrivare al termine.
Flamminia le dice poi che se Fulgenzio si sposasse con lei (Eu), smetterebbe di vivere con il fratello e la
cognata.
Scena 5 – arriva Fulgenzio e vuole parlare con Eugenia. Lei mette in dubbio che lui sia innamorato di lei e
che sia un uomo d’onore. Eugenia si arrabbia perché Fulgenzio si preoccupa di aver offeso Clorinda.
Fulgenzio dice che doveva passare sopra ai puntigli di Eugenia e non alimentarli.
Eugenia dà il permesso dissimulando a Fulgenzio di riaccompagnare la cognata a casa. Quindi sarebbe tutto
apposto e sistemato tra i due se non ci fosse questa dissimulazione da parte di Eugenia.
Mentre Flamminia parte, rimangono Fulgenzio ed Eugenia da soli e si rialimentano le tensioni. Lui dice che
deve riaccompagnare per forza la cognata a casa per mantenere il suo decoro e quindi deve subordinare la
sua passione. Ma a lei questo non va bene.
Scena 7 – arriva Ridolfo.
Nonostante tutti i suoi puntigli, Eugenia esprime in un monologo della scena 8 come lei si senta morire. C’è
sempre il dubbio che i litigi ci siano per mancanza d’amore. Lei continua a mettere in dubbio il suo amore.
Scena 9 – elemento che sembra dare una svolta ad una trama così statica -> tutta l’opera si basa sugli screzi
tra i due protagonisti. Interviene Fabrizio che dice di aver scoperto l’amore tra Fulgenzio e la nipote solo in
quel momento. Si palesa in tutto il suo ruolo di sciocco. Roberto prende le difese di Eugenia, pensa di poter
approfittare della situazione per poter sposare Eugenia e le fa una proposta di matrimonio. Fabrizio fa un
elogio a quest’uomo con una serie di titoli ingiustificati e quasi assurdi.
Presenta Eugenia a Roberto come un portento, quando fino a poco fa l’aveva spudoratamente criticata.
Demolisce invece Fulgenzio. Eugenia tronca tutto dicendo che Fulgenzio è già da lei licenziato. Fabrizio
acconsente alle nozze, ma Roberto non è come Fulgenzio, non è disponibile a rinunciare alla dote. La
ragazza rivendica la dote a suo zio, sottolinea il fatto che lo zio gliel’ha lasciata. Eugenia rimasta sola, allora
si rende conto di ciò che ha fatto e si dispera.
Fulgenzio torna da Eugenia a dirle che non è andato neanche ad accompagnare la cognata a casa. Il fratello
lo ha preceduto. Ora non c’è più ragione per la quale i due innamorati debbano allontanare il matrimonio. Il
fratello lo ama tanto che accetta il fatto che Fulgenzio sposi una donna senza donna.
Invece di essere contenta, visto che si è promessa ad un altro e si è cacciata in un cattivo affare, inizia a
piangere. Lui chiede spiegazioni e lei le dice tutto. Fulgenzio a questo punto si arrabbia. Eugenia cade
svenuta. Questa è una situazione tragica tipica degli stilemi tra innamorati. Poi lo svenimento è tipico per
uscir fuori da situazioni particolarmente complesse, ingarbugliate.
Arrivano Flamminia e Lisetta che soccorrono Eugenia svenuta. Flamminia dice alla sorella di non disperarsi,
c’è una soluzione al caos che ha creato. Lei stessa ha provveduto a risolverlo: ha parlato con il conte e gli ha
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detto che si è promessa a lui solo per ripicca. L’ha quindi sciolta dall’impegno. Non ci sono più ragioni per
dilazionare ulteriormente il legame tra i due innamorati perché Fulgenzio tra l’altro la perdona. Flamminia
interviene dicendo che Fulgenzio è disposto a sposarla senza dote e Fabrizio cambia di nuovo
atteggiamento nei suoi confronti.
Nell’ultima scena vengono Roberto e Ridolfo.
La commedia termina con le ultime parole di Eugenia cioè, come avviene spesso, con un espediente fatto
per la sala. Si richiedono applausi.
Goldoni deve in qualche modo