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Togato Chiaramonti o quelli
provenienti da Este e da Aquileia,
in cui la concezione del volto è
diversa dai ritratti precedenti. Le
rughe del volto non sono lavorate
plasticamente ma sono
semplicemente incise, quindi si
tratta le opere sono di uno scultore meno abile, ma trasmette lo stesso messaggio stilistico. Si tratta di opere
principalmente di origine provinciale, di botteghe non urbane e probabilmente non greche che imitavano con
i mezzi stilistici a disposizione le grandi committenze dell'aristocrazia senatoriale a Roma, affidate a
maestranze greche che avevano maggior familiarità con il marmo. Questi ritratti invece spesso sono in pietra
calcare. Naturalmente abbiamo una cospicua serie di rilievi funerari dei liberti che ben ci
illustrano come anche i liberti si ispirassero ad una o all'altra delle tradizioni
ritrattistiche della classe senatoriale. Ad esempio il rilievo di via statilia ha scelto
un ritratto realistico. Le donne nel ritratto romano hanno ritratti sempre più
idealizzati, il valore della bellezza è più preminente rispetto al verismo
L'arte romana di questi ultimi secoli della repubblica è arte di artisti greci, lo
sappiamo perché le pochissime firme che abbiamo sono sempre nomi di artisti
greci o di derivazione fino al II secolo d.C. quando si iniziano a trovare firme di
artisti romani.
Cominciamo a considerare il I secolo a.C., caratterizzato dagli scontri mortali tra
i grandi protagonisti dell'ultima fase della repubblica. Il primo che iniziamo a
considerare è Lucio Cornelio Silla, l'ultimo in ordine di tempo esponente della
gens Cornelia, da cui discendevano gli Scipioni, e che quindi, a differenza del suo rivale Mario, aveva una
discendenza aristocratica. Le fonti lo descrivono come colto e affascinante. Marciò su Roma nell'88 a.C., il
primo colpo di stato della storia romana, Mario lo fa dichiarare nemico pubblico. Silla entro vittorioso a
Roma nell'82 a.C. e dopo cominciò queste sanguinose epurazioni, ben 500 senatori vengono epurati,
dopodiché il senato venne completamente sostituito e la sua autorià restaurata solo dopo la caduta di Silla.
Silla venne nominato dittatore a vita con un potere assoluto e senza limiti di tempo e nel 81 celebrerà un
grande trionfo dove si presenterà come il protetto di Venere. È un fatto importante perché è la prima volta
che a Roma un esponente politico e militare si associa così esplicitamente ad una divinità. La Venere di Silla
è Venus Felix, la Venere felice, quest'associazione con Venere diventerà poi un leitmotiv che ritroveremo con
Cesare e Pompeo. È singolare che un personaggio che morirà nel 78 a.C.
A seguito delle sue conquiste in Oriente Silla si era arricchito moltissimo e pare che abbia attinto alle sue
risorse per iniziare interventi urbanistici a Roma che sono la prima indicazione di un nuovo fenomeno: la
trasformazione di Roma in capitale di un Impero Mediterraneo anche dal punto di vista monumentale. Fino a
questo momento Roma, pur prestigiosa e ricca, aveva un impianto urbanistico caotico in cui gli edifici
sorgevano senza alcuna pianificazione e senza studiare l'urbanistica dell'area in cui si voleva operare.
Cicerone ci dice che persino Capua era più bella di Roma nel II secolo a.C., quindi Roma non poteva
rivaleggiare con le città della Magna Grecia coeve. Anche perché a Roma si costruivano su fondi pubblici
perlopiù solo edifici religiosi come ex voto dedicati ai generali trionfatori. Il senato e il popolo romano, a
differenza della Grecia, sembravano incapaci di costruire edifici in cui tutta Roma si riconoscesse, negli
edifici pubblici in senso lato. Avevano dei templi ma erano legati alle singole personalità, non esisteva
nemmeno una vera e propria attività edilizia monumentale pubblica ma dipendeva dai fondi privati e dai
bottini di guerra. Nel I secolo a.C. la situazione cambia perché i leaders politici orano hanno bisogno del
consenso popolare per affermarsi e, il consenso popolare, passa anche attraverso una più estesa
monumentalizzazione pubblica della città di Roma. Silla fu il primo ad aprire questa nuova modalità di
costruzioni e lo fece con un edificio eminentemente pubblico: il tabularium.
Il tabularium è il deposito delle tabule, che sono i
documenti pubblici, quindi si trattava dell'archivio
pubblico della città. Questo edificio fi iniziato da
Silla e completato da Catulo nel 78 a.C.. Esso è
ben visibile tutt'ora quando dal foro romano si
guarda verso il colle Capitolino. Questo è il
palazzo senatorio che si fonda sulle monumentali
sostruzioni del tabularium sillano, visto da sotto si
riesce bene a distinguere la parte medievale con la
torre in alto da queste grandi arcate entro
muraglioni di tufo che sono le strutture del
tabularium voluto da Silla. Nell'immagine in basso si
vede come il tabularium doveva apparire, in alto a
sinistra c'è il tempio di Giove Capitolino, a destra il
tempio di Giunone sull'arce. Nella sella tra le due, a
chiudere il foro romano come una quinta monumentale
sullo sfondo Silla concepì su due livelli questa loggia,
uno solo si conserva oggi e si erge al di sopra di questa
sostruzione in tufo, grandi blocchi di opera quadrata. In
pianta il tabularium si può cogliere come una loggia
porticata dal quale si vede il panorama sul foro e gli ambienti retrostanti con funzioni di deposito dei
materiali d'archivio. Con la dedica del tabularium Roma riceve un edificio concepito secondo una modalità
di tipo ellenistico perché la piazza del foro fin'ora non aveva una conclusione, si limitava ad avere i due
templi e poi il Campidoglio che si ergeva, invece la presenza del tabularium risolve come una quinta
scenogrifica, una sorta di facciata teatrale, sullo sfondo la veduta del Campidoglio dal Foro. È evidente
un'influenza dell'architettura scenografica ellenistica anche nella concezione del tabularium che però è
realizzato con materiali locali, poi stuccati di bianco ad imitare il marmo. Questi interventi sillani sono
abbastanza limitati. Un altro intervento di Silla è stato il restauro della curia del Senato e il tempio di Giove
Ottimo Massimo. Quindi interesse per edifici politico-civili e non solo religioso, questo è tipico di una nuova
concezione dell'architettura a Roma.
Il momento di rottura fondamentale avverà con Pompeo. Pompeo in Oriente aveva sconfitto Mitridate e
Tigrane e fu dotato così di poteri eccezionali, riscuotendo successo e l'ammirazione generale. Conquistò per
Roma altre province in Asia Minore e in Siria ma nel frattempo Cesare a Roma gli tagliava l'erba sotto i
piedi. Giunsero ad un accordo e Pompeo, Crasso e Cesare furono i protagonisti del primo triumvirato tra 60 e
54 a.C. Questo accordo finì con la morte in battaglia di Crasso in Mesopotamia contro i Parti nel 54 a.C., a
questo punto la tensione tra Pompeo e Cesare sfociò in un aperto conflitto e nel 49 a.C. comincia la guerra
civile tra i due. Pompeo viene sconfitto prima in Spagna e poi in Grecia nel 48 a.C., fugge tra i Tolomei in
Egitto cercando rifugio ma lo tradiscono e lo decapitano e recapitano la sua testa a Cesare.
Pompeo aveva un'enorme familiarità con il mondo anche
della monarchia ellenistica e conosceva l'Asia Minore.
Individua quindi con lungimiranza nel Campo Marzio la
zona di roma che meglio di altre si prestava a sviluppare
un'architettura monumentale che allineasse Roma con le
grandi città ellenistiche che lui conosceva. Per esempio
Roma non aveva un teatro, tutte le città greche ne avevano
uno invece Roma non aveva in materiale stabile, prima di
Pompeo i ludi scenici venivano costruiti in legno e
smantellati alla fine. Pompeo ha l'idea per la prima volta di
dotare Roma di un teatro. Per fare questo non osa farlo in
terreno pubblico ma sceglie una zona del Campo Marzio di
sua proprietà. Il Campo Marzio fino ad allora era
inutilizzato. Accanto all'ansa del Tevere c'era il Circo
Flaminio e i templi repubblicani che lo circondavano ma a
parte questo piccolo quartiere all'estremità meridionale del
Campo Marzio non era edificato. Pompeo aveva dei terreni
presso la palude della capra, che sta dove oggi c'è il
Pantheon, e decide di utilizzare questo spazio per costruire
il primo teatro monumentale di Roma. Nel fare questo però
incontra l'opposizione del senato, che vede in malo modo un'inserimento di questo tipo potenzialmente
sevizioso, per la quantità di persone che poteva raccogliere nella città. Per costruirlo trova una soluzione.
Quello che noi sappiamo del teatro di Pompeo in realtà viene da una serie diversa di osservazioni. Sul terreno
si vede qualcosa, infatti si vedono delle strade che riprendono l'andamento della cavea del teatro di Pompeo.
Il teatro non era solo costituito dalla cavea, di cui sono state trovate tracce nelle cantine degli edifici di
questa zona ma anche da una gigantesca piazza porticata, che in latino si chiama porticus pons scaenae, cioè
la porticus dietro la scena. Dietro la scena Pompeo concepì un gigantesco giardino, all'interno di un recinto
colonnato. Nella porticus Pompeo fa mettere un elaborato programma scultoreo che concorda con attico,
trasforma la porticus del suo teatro in una zona di intrattenimento e di vivacità che i romani non avevano
avuto modo di godere fino a quel momento. Quindi una trasformazione in senso di utilizzo dilettevole del
Campo Marzio. Però il senato non gradisce questa iniziativa di Pompeo, che trova una soluzione: colloca
sull'apice della cavea un tempio, trasformando il teatro in appendice del tempio. Un po' come nei santuari
laziali ad esempio a Palestrina. Questo stesso tipo di costruzione viene ripreso da Pompeo che costruisce
sulla cavea un tempio dedicato a Venere felice. In questo modo il teatro diventa un edificio religioso e si
supera l'opposizione del senato. Ospitava 55mila spettatori ed era una costruzione imponente che per la
prima portava importava questa tipologia anche a Roma, il teatro in pietra noto in Grecia, con delle varianti
date dal caso perché tutta la cavea viene costruita mentre nei teatri greci la cavea viene costruita sul declivio
della collina. I romani non disponendo sempre di questa conformazione naturale delle colline costruivano la
cavea con questa soluzione su archi, avvalendosi della tecnica del calcestruzzo. Pompeo, che viveva vicino al
suo teatro, capisce che l'unione tra leader e la sua città passava anche attraverso la realizzazione del
paesaggio urbano e della sua modificazione. Questa lezione verrà percepita perfettamente dal suo rivale
Cesare che anzi lo supererà in molti aspetti.
Archeologia e storia dell'arte romana 08-05
Con Pompeo