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Lo stimolo contrattile si origina a livello del nodo senoatriale (pacemaker) in maniera autonoma e
con un ritmo impresso dal nodo stesso (ritmo sinusale 60-70 battiti al minuto, al di sotto di 60 si
parla di brachicardia sinusale ed al di sopra di 100 si parla di tachicardia sinusale). L’onda
contrattile si propaga poi agli atri ed al nodo atrioventricolare e verso il fascio di His. Nei ventricoli,
l’onda contrattile si propaga dall’apice verso la base e dalla regione sottoepicardica verso la
superficie.
Il sistema nervoso vegetativo esercita un ruolo di controllo sul pacemaker (stimolazione
parasimpatica vagale determina un rallentamento della frequenza del battito, stimolazione simpatica
aumenta la frequenza del battito).
Quando il nodo senoatriale è impossibilitato a svolgere il suo ruolo di pacemaker (blocco
senoatriale), entra in funzione come pacemaker il nodo atrioventricolare che impone al cuore il suo
ritmo (ritmo nodale o giunzionale, 50-60 battiti al minuto); quando anche questa struttura è
impossibilitata (blocco atrioventricolare completo), subentra nel ruolo di pacemaker una
componente ventricolare del sistema di conduzione (ritmo idioventricolare, 35 battiti al minuto) che
tuttavia non è adatta a imprimere un ritmo sufficiente. In questi casi si deve ricorrere all’impianto di
un elettrostimolatore (pacemaker artificiale).
Talvolta contrazioni premature ed ectopiche possono avere luogo interrompendo il normale ritmo
cardiaco (extrasistole).
15
Ciclo cardiaco:
Il ciclo cardiaco è quel complesso di eventi muscolo-valvolari che si susseguono ritmicamente nel
cuore con una frequenza di circa 70 atti al minuto. Ogni ciclo dura circa 0,85 secondi ed è
caratterizzata da 2 fasi:
• Sistole ventricolare (primo tono causato dalla chiusura delle valvole): contrazione quasi
simultanea dei ventricoli che causa l’immissione del sangue nelle grosse arterie. In tale fase
si assiste alla contrazione isometrica della muscolatura ventricolare con il conseguente
aumento dei valori pressori che diventano superiori a quelli atriali. Ciò determina
l’avvicinamento delle cuspidi valvolari (chiusura valvole). Perdurando la contrazione del
miocardio ventricolare, la pressione endoventricolare aumenta ulteriormente fino a superare
quella all’interno delle grandi arterie. Ciò provoca l’apertura delle valvole semilunari aortica
e polmonare (fase di efflusso). Man mano che i ventricoli si svuotano l’efflusso di sangue
rallenta per diminuzione della pressione intraventricolare. La pressione endoventricolare
diminuisce fino a divenire inferiore di quella presente all’interno delle grandi arterie e
causando così la chiusura delle valvole semilunari (protodiastole). Durante la sistole non
tutto il sangue viene emesso dai ventricoli e ne rimane quindi una certa quantità (volume
residuo);
• Diastole ventricolare (secondo tono dato dalla chiusura delle valvole semilunari e dalla
vibrazione delle strutture cardiache e vascolari): fase di rilasciamento muscolare dei
ventricoli in cui questi si riempiono di sangue. In tale fase il miocardio ventricolare si
rilasssa (rilasciamento isometrico) in conseguenza del crollo della pressione
endoventricolare che diventa minore di quella endoatriale. Ciò determina l’apertura delle
valvole atrioventricolari e l’afflusso di sangue nei ventricoli (fase di riempimento). La fase
finale della diastole ventricolare coincide alla sistole atriale.
Il sangue immesso nelle arterie ad ogni battito cardiaco (gittata pulsatoria o volume sistolico) è
per ciascun ventricolo di circa 70ml. La gittata o portata cardiaca è rappresentata dal volume di
sangue espulso da ciascun ventricolo in un minuto e si ottiene moltiplicando la gittata pulsatoria per
la frequenza cardiaca (circa 4,5l al minuto).
16
Vascolarizzazione e innervazione:
Il cuore è irrorato dalle due arterie coronarie (circolo coronarico- 5% gittata cardiaca). Tali
arterie decorrono sulla superficie del cuore con le loro ramificazioni principali, coperte
dall’epicardio, accolte nei solchi coronario e interventricolari e, spesso, circondate da accumuli di
grasso. Occasionalmente, esili fascetti di miocardio si dispongono a ponte sopra alcuni rami.
Solamente i rami più sottili delle arterie coronarie si approfondano nello spessore del miocardio e,
risolvendosi nelle reti capillari contenute nel connettivo interstiziale, giungono sino allo strao
sottoendocardico.
La circolazione coronarica si svolge soprattutto nella fase diastolica del cuore, poiché durante la
sistole i rami coronari risultano compressi dall’aumentata tensione muscolare.
Le arterie coronarie originano dall’aorta ascendente, in corrispondenza dei seni aortici destro e
sinistro (di Valsalva) subito al di sopra delle semilune destra e sinistra della valvola aortica
(semilune coronariche). Il calibro delle due arterie coronarie è molto simile (3-4mm) ma, nell’80%
dei casi, la coronaria sinistra ha diametro leggermente superiore a quella destra. Comunque,
prescindendo dal calibro, per convenzione si parla di arteria dominante in base all’origine del ramo
discendente (interventricolare) posteriore. Nella maggior parte dei casi (90%) esiste una dominanza
destra, poiché l’arteria discendente posteriore deriva dalla coronaria destra (nell 1% dei casi esiste
una circolazione bilanciata in quanto l’arteri discendente posteriore è costituita da due arterie
parallele, l’una originata dalla coronaria destra, l’altra dalla sinistra). Fra le due arterie coronarie e
tra i loro rami esistono anastomosi scarsissime e perciò insufficienti a stabilire un valido circolo
collaterale (le coronarie sono quindi arterie terminali da un punto di vista funzionale).
Le coronarie si dividono in:
• Arteria coronaria destra: origina dal seno coronario destro e si porta in basso e a destra
collocandosi nella parte anteriore del solco atrioventricolare, fra auricola destra e faccia
sternocostale del ventricolo destro. Dopo aver circondato il margine acuto, continua il suo
decorso nel solco atrioventricolare della faccia diaframmatica fino alla crux cordis. Qui,
nella maggior parte dei casi (90%), piega in basso formando un’ansa a U e, con il nome di
arteria interventricolare (discendente) posteriore, segue il solco interventricolare posteriore
sino nei pressi dell’apice cardiaco. Nei casi di dominanza sinistra, la coronaria destra si
esaurisce prima di raggiungere la crux cordis. I principali rami collaterli della coronaria
destra sono:
17 - Arteria infundibulare: si distribuisce alla faccia sternocostale del ventricolo destro
(cono polmonare) e può anastomizzarsi con un ramo della coronaria sinistra.
Talvolta tale arteria origina indipendentemente dal seno aortico destro;
- Rami atriali (2-3): si distribuiscono alla parete dell’atrio destro. Di questi il primo
risale fino nei pressi dello sbocco della vena cava superiore e, con il nome di arteria
del nodo senoatriale, (55% dei casi) vascolarizza la struttura omonima;
- Rami ventricolari: assai brevi e destinati alla faccia sternocostale del ventricolo
destro. Di questi uno è più sviluppato e decorre lungo il margine acuto fino quasi
all’apice del cuore (arteria del margine acuto);
- Rami atriali e ventricolari: originati durante il decorso posteriore della coronaria
destra, sono molto piccoli e si distribuiscono a limitate porzioni della faccia
diaframmatica dell’atrio e del ventricolo destro;
- Arteria del nodo atrioventricolare: origina, in caso di dominanza destra, dal punto
più sporgente dell’ansa formata dalla coronaria destra in corrispondenza della crux
cordis e si approfonda nel trigono fibroso destro per raggiungere l’area nodale;
- Arteria interventricolare posteriore: continuazione della coronaria destra, decorre
nel solco interventricolare posteriore e fornisce rami alle porzioni limitrofe dei
ventricoli destro e sinistro e rami settali (perforanti) per il terzo posteriore del setto
interventricolare, anastomizzandosi frequentemente con i rami settali forniti
dall’arteria discendente anteriore;
• Arteria coronaria sinistra: origina dal seno aortico sinistro e si dirige in basso obliquamente
e a sinistra coperta dal tratto iniziale del tronco polmonare e immersa nel grasso che
circonda l’inizio dell’aorta. È lunga solo 1cm poiché, appena raggiunto il solco coronario a
livello del margine dell’auricola sinistra, si divide nei suoi due rami terminali di calibro
uguale. Durante il suo breve tratto non fornisce rami significativi. Nel 30% dei casi, in
corrispondenza della sua biforcazione ha origine un terzo ramo (arteria intermedia) che
scende in basso obliquamente sulla faccia sternocostale del ventricolo sinistro. I rami
terminali della coronaria sinistra sono:
- Arteria interventricolare anteriore (discendente): prosegue il decorso della
coronaria sinistra nel solco interventricolare anteriore fino all’incisura cardiaca del
margine acuto che oltrepassa per fornire brevi ramuscoli alla superficie
diaframmatica della punta del cuore. Per tutto il suo decorso è accompagnata dalla
vena cardiaca magna. Durante il suo decorso fornisce rami per la faccia
sternocostale dei ventricoli destro e sinistro e per il setto interventricolare (2/3
anteriori). Fra i rami di destra è da segnalare il superiore che si distribuisce al cono
polmonare e si anastomizza con l’arteria infundibulare. Il primo ramo diretto a
sinistra (prima arteria diagonale) ha calibro discreto e si distribuisce a buona parte
della faccia sternocostale del ventricolo sinistro fino al margine ottuso. Gli altri rami
di sinistra (arterie diagonali) sono più piccoli e completano l’irrorazione del
ventricolo sinistro. I rami settali (perforanti) si approfondano nel setto
interventricolare irrorandone i 2/3 anteriori; il primo ramo perforante, più
voluminoso si distribuisce al fascio di His;
- Arteria circonflessa: abbandona perpendicolarmente la coronaria sinistra e decorre
nel solco coronario. Superato il margine ottuso e sepre accolta nel solco insieme al
seno coronario si porta sulla faccia diaframmatica del cuore e si esaurisce prima di
giungere alla crux cordis. Nei casi di dominanza sinistra, in prossimità della crux
cordis, fornisce l’arteria interventricolare posteriore. Durante il suo tragitto emette
rami atriali e ventricolari. Il primo ramo atriale, nel 45% dei casi, emette l’arteria
del nodo senoatriale; inoltre, un ramo atriale, risalendo sulla faccia anteriore
dell’atrio sinistro può unirsi ad un corrispondente proveniente dall’arteria coronaria
destra formando un caratteristico circolo anastomotico (circolo arterioso di Kugel).
18 Fra i rami ventricolari il più voluminoso è l’arteria del margine ottuso che segue il
margine sinistro del cuore provvedendo alla sua irrorazione.
L’apporto insu