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MICHAEL HERZFELD - POM MAHAKAN: UMANITA' E ORDINE NEL CENTRO STORICO DI BANKOK
Il saggio è incentrato su un problema che vede protagonista l'eterogenea popolazione del quartiere di Pom Mahan, a Bankok:
il 24/01/2003 è stato intimato agli abitanti di lasciare le proprie abitazioni entro tre mesi. Il quartiere è uno dei più
caratteristici del centro storico: è situato fra il tempio di Golden Mount e il molo e il ponte di Paan Fa, entrambi importanti
dal punto di vista storico. L'ordine di espulsione ha causato disordini, dal momento che gli abitanti hanno cercato di
difendere il loro diritto a rimanere in un luogo che avevano trasformato in un esempio di cittadinanza attiva e di solidarietà.
A voler sfrattare dalle case gli abitanti è la BMA, la Bankok metropolitan administration, la quale ha in mente un progetto
che prevede di radere al suolo il quartiere per costruirvi un grande giardino pubblico, progetto cui la popolazione ha risposto
con una proposta di divisione delle terre e con la realizzazione di un parco pubblico nella zona. Un progetto simile ha
riguardato un'altra zona della città, Rattanoskin Island, c dove la vegetazione naturale (che comprendeva anche alberi Sacri) è
stata sostituita con un parco artefatto, che, purtroppo, è diventato una meta privilegiata dei vagabondaggi notturni. Il
conflitto è fra gli abitanti del quartiere e gli alti funzionari della BMA (lo stesso presidente è contrario al progetto), i quali
rifiutano ogni forma di dialogo con la cittadinanza, la quale è invece sostenuta dalla Commissione nazionale dei diritti
umani, dal Comitato delle Nazioni unite dei diritti economici, sociali e culturali e il presidente eletto del consiglio legislativo.
Un leitmotiv della BMA è stato il rispondere alle proposte col silenzio: già l'autore, mentre era in città, propose ai funzionari
della BMA di intervenire a una conferenza per spiegare le proprie ragioni, senza ricevere alcuna risposta. La difesa dei cittadini
(portata anche ai congressi dell'università di Chulaalongkorn e Thammasat) si basa sulla tutela delle vecchie, tipiche, case di
legno che popolano la zona. Il fatto che anche alcuni esperti propugnino la tutela di un patrimonio non monumentale,
evidenzia il cambiamento in atto a Bankok, fra una comunità che ha ampliato il concetto di patrimonio, e
un'amministrazione cittadina che giudica artisticamente e culturalmente rilevanti solo i palazzi e i monumenti, in un
atteggiamento tanto antiquato quanto antidemocratico. Può sembrare che i funzionari temano l'interessamento al
patrimonio da parte della cittadinanza. Fra l'Aprile e il Giugno 2003 sono stati effettuati vari sopralluoghi che hanno
incontrato la resistenza della cittadinanza: il 29 Aprile i cittadini si sono barricati tra il muro del forte e il canale, per impedire
alle autorità di attraccare da Mahai street, mentre il 13 Giugno sono giunti dei soldati, che dicevano di essere là per conto
delle Belle Arti, i quali hanno velatamente dimostrato solidarietà alla popolazione, la quale aveva avuto il successo di
allontanare la droga dal quartiere. Un altro momento di tensione si è verificato quando la comunità ha perso la causa presso
la Corte Amministrativa, al seguito dell'evento sono stati riaperti i cancelli del quartiere (decisione presa democraticamente,
con pubblico referendum della popolazione). Gli abitanti di Pom Mahakan vogliono entrare nella modernità , ma vogliono
anche tutelare la propria collettività, che si è dimostrata efficace nel creare un sistema creditizio a rotazione, delle assemblee di
quartiere, nella tolleranza nella gestione di occasionali comportamenti abusivi (alcolismo) senza umiliare il o la colpevole.
Quando l'autore arrivò a Bankok era il Marzo del 2003, nel pieno delle proteste: gli fu chiesto di partecipare a un dialogo e
lui, sebbene sapesse ben poco della situazione, accettò, ritrovandosi con un microfono in mano a porre domande alla
cittadinanza che rispondeva. Mentre gli abitanti della zona presentavano loro stessi come abitanti di case antiche e
rappresentanti di di attività tradizionali e artigianali, la BMA rispondeva che molti di loro non erano "originari" del luogo, in
quanto non possedevano in molti un certificato di proprietà, fatto che fece classificare la zona alla BMA come "popolata da
squatters". E' pur vero che il quartiere è caratteristicamente multietnico, con persone provenienti da altre zone del paese,
alcuni di Fede e tradizioni diverse, ma che si riconoscono tutti nell'idea di tutela del quartiere e nella collaborazione fra
cittadini e cittadine. La stessa città di Bankok risale alla fine del XVIII secolo, e nessuno della comunità nega l'eterogeneità
della popolazione, che appare problematica solo agli amministratori, sia perchè complica i controlli, sia perché rappresenta un
disordine simbolico. Questo scontro presenta tutte le caratteristiche tipiche della battaglia mondiale fra una visione
"altamente modernista", assai disinformata della realtà fattuale della città, e una visione basata sull'ambientalismo sociale
responsabile. La zona non è infatti appartenente in toto alla BMA, ma presenta anche templi di proprietà di associazioni
religiose e proprietà private, nessun edificio è però di proprietà della corona. Il 5 Settembre del 1999 il governo Thailandese ha
sottoscritto la convenzione delle Nazioni Unite, secondo la quale i governi che intendono eseguire espropri, devono
dimostrare che essi sono in conseguenza di una stringente necessità e non si può agire altrimenti. Un approccio del genere
conduce all'impasse da entrambe le parti: o la popolazione compie una violazione in quanto non può provare di possedere un
titolo o la municipalità rischia di costringere lo Stato a violare accordi internazionali. La cittadinanza, optando per un
accordo sulla distribuzione e suddivisione della terra, è andata incontro alla razionalizzazione modernista di tradizione
nazionale, e sono andati incontro alla campagna del governo centrale contro gli sprechi e l'inefficienza, dando via a procedure
democratiche comunque rispettose della gerarchia thailandese. In materia di diritti umani potremmo analizzare la questione
partendo dalle parole che disse all'autore un politico in pensione, ovvero che il governatore non si sarebbe fatto influenzare
dagli accordi internazionali, e che non era pratico tentare una strada del genere: può essere significativo il fatto che il governo
centrale non abbia espresso fino a oggi né l'appoggio né la contrarietà alle azioni della BMA, la quale invece ha replicato che :
"la commissione non ha il potere di impedire l'esproprio". Pare evidente, quindi, che il potere è diritto. Mark Askew fa notare
che la tutela pubblica dell'ordine condotta nella Bankok attuale rappresenta per sé un metodo profondamente radicato nella
storia per generare potere e legittimazione. Considerazioni di ordine pragmatico non dovrebbero infatti dare spazio
all'universalismo tirannico a la eccezionalismo locale: il primo minaccia la sovranità di uno Stato modernista, il mina alla base
le pretese di trasparenza e buon governo. La BMA ha poi cercato di presentare Pom Mahakan come una zona " a rischio",
degradata e piena di drogati e alcolisti, progetto fallito per la virtuosità della popolazione che abita là. Ma la lotta per il
quartiere ha anche il significato della lotta per stabilire se i margini debbano essere definiti come elemento che contamina
l'immagine pura della Thailandia oppure come quel che di sacro sopravvive agli attacchi massicci contro l'identità thailandese.
Gli abitanti contestano l'ispirazione occidentale della BMA,che ha tagliato alberi sacri (al Phra Sumen Fort) , fatto molto
antitradizionale, in un 'ispirazione occidentale volta più a soddisfare il turismo che le necessità della popolazione locale. Il
patrimonio è stato soggetto a una spazializzazione e razionalizzazione come parte dell'espropriazione statale di ciò che è
familiare. L'appello degli abitanti a una nozione collettiva di eredità funziona in modo da rappresentare la BMA come
invadente e antitradizionalista. I santuari degli spiriti e degli alberi sacri sono visti come una proprietà collettiva, che
rappresenta gli antenati thailandesi, perciò se la BMA interverrà, si renderà colpevole di affronto al patrimonio nazionale, non
solo quello della comunità. I Tahilandesi hanno un forte senso della nazionalità, perciò anche durante le proteste venivano
esposti ritratti del re (la BMA si arrabbiò molto quando seppe che la popolazione del quartiere aveva scritto al Re), e il
compleanno della regina è stato celebrato in una fortezza del quartiere dove volevano eliminare gli alberi perché lo
rendevano poco visibile, problema anch'esso risolto dalla cittadinanza, che ha potato le piante per effettuare uno spettacolo
pirotecnico. La BMA ha però risposto negativamente a questi sforzi, scaricando spazzatura nel giardino pubblico realizzato
dalla comunità, e che è stata costretta a sistemarlo. I diritti umani, comprendono il diritto alla protezione dall'uso della paura
come strumento di potere, e in questo caso, se la pretesa della BMA di affermare che la comunità è afflitta da problematiche
sociali, risolvibile solo con lo spostamento in un'altra sede, potesse essere convalidata, potrebbe esserci una motivazione per
farlo effettivamente. Queste accuse sono state riferite al pubblico da un giornale che poi ha rettificato, una volta visitato il
quartiere, passando dalla parte della cittadinanza, esempio che la BMA non ha emulato. Il potere, infatti, ispira paura, la quale
a sua volta accresce il potere, e l'assenza di un intento trasparente non fa che aumentarne l'effetto. Questo tipo di potere
nascosto e incerto genera paura, ma basare l'autorità sulla paura rinvia a questioni di legittimità nel quadro democratico
Sembra proprio che la BMA abbia paura della negoziazione diretta on gli abitanti, poiché la legittimità della loro posizione
poggia sulla politica messa iin atto a un livello più elevato invece che sulla volontà popolare. . Una tesi spesso propugnata
dalla bMA è che esiste un budget pensato per la costruzione del parco del Pom Mahakan, consistente di 18.760.000 baht, il
che suggerisce che la BMA intendeva spendere una cifra considerevole per i compensi agli appaltatori. L'ulteriore ironia della
sorte sta nel fatto che il progetto di suddivisione territoriale gioverebbe alla BMA, poiché gli abitanti non reclamano i diritti
sul territorio.. Se le autorità decidessero infatti di portare avanti il progetto degli abitanti, potrebbero rivendicare di aver
cambiato opinione una volta realizzato che la comunità stessa era cambi