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NOSTALGIA TRA L’ARCIPELAGO DEI BIJAGO’ (GUINEA BISSAU) E LISBONA

Ormai è diventata comune l’idea secondo la quale l’economia culturale globale non può più essere

modelli centro/periferia

compresa secondo . Tuttavia permangono forti asimmetrie

Bijagò della Guinea Bissau

nell’economia mondiale. Il caso delle migrazioni transnazionali dei

è un esempio di come sussistano le categorie di margine/centro.

8.1 La Guinea Bissau in crisi

Guinea Bissau

La , un piccolo paese dell’Africa occidentale, colonia portoghese fino al 1974,

attraversa dagli anni ’80 una situazione di instabilità.

Nel 1998 scoppia una guerra civile che porta un paese già fragile, ad una situazione di profonda

crisi economica e sociale.

Bubaque è l’isola principale e sede degli organi del governo. Ospita l’unico centro urbano

Praça contact zone

dell’arcipelago dei bijagò chiamato . Praça è una “ ” in cui si svolgono

attualmente attività commerciali.

8.2 I giovani e il mito della modernità mitologia della

Uno degli aspetti salienti della cultura giovanile urbana a Bubaque è la

modernità .

Definendosi “sviluppati” i giovani della Praça si contrappongono al mondo dei valori e alle pratiche

rituali associate alla vita rurale dei villaggi e difese dagli anziani che, a detta loro, non

consentirebbero la realizzazione delle ambizioni individuali e lo sviluppo dell’Arcipelago (le classi

di età, le iniziazioni, il pagamento agli anziani).

Questa opposizione ideologica tra tradizione e modernità ribalta le relazioni di gerarchia proprie

della comunità di villaggio.

8.3 Marginalità e fuga

La percezione che i giovani di Bubaque hanno della propria posizione all’interno del sistema del

capitalismo globale è basata sulla contrapposizione tra centro e periferia, misurando la propria

modernità su una scala evolutiva lineare (“Qui a Bubaque siamo secoli in ritardo rispetto

all’Europa”).

Questo discorso della modernità e civilizzazione rappresenta chiaramente un’eredità dell’ideologia

coloniale che ha plasmato e continua a plasmare non solo le politiche degli stati africani.

Purtroppo la continuità coloniale non è solo discorsiva, ma anche economica e politica: la Guinea

Bissau e Bubaque sono percepite come periferiche perché sono distanziate ed escluse dai flussi

politici, economici e culturali mobilitati dal capitalismo globale.

Quindi è vero che ci sono periferie e centri politici ed economici nel mondo contemporaneo ed è

l’apertura di orizzonti più ampi, attraverso il contatto con flussi globali, che provoca nei giovani di

Bubaque sentimenti di esclusione e frustrazione.

Dunque nonostante il discorso egemonico della globalizzazione, l’ordine economico mondiale crea

marginalità tanto quanto connessioni.

La Guinea e , a maggior ragione Bubaque, sono considerati luoghi dove “non capita nulla”, dove

“non c’è nulla” ; per questo molti dei ragazzi della Praça guardano alla migrazione come l’unica

salvezza e come l’unico mezzo efficace per migliorare la propria situazione economica. E in

particolare la migrazione verso l’Europa vista come regione ufficiale della modernità.

L’Europa diventa il luogo ideale dove andare a formarsi per potersi sviluppare.

Tuttavia la migrazione a Bubaque rappresenta un lusso che pochi possono permettersi, quindi, nella

maggior parte dei casi il desiderio di fuga viene frustrato.

8.4 I guineensi in Portogallo: elementi statistici e istituzionali

Dati relativi alla situazione dei migranti in Portogallo e degli immigrati guineensi in

particolare  Il fenomeno dell’immigrazione è osservabile specialmente nell’area metropolitana di

Lisbona. Di fronte a tali flussi migratori il governo portoghese ha adottato negli anni varie misure

legali fino ad arrivare ad oggi dove, secondo la nuova legge, gli stranieri possono restare in

Portogallo in funzione del reale bisogno di manodopera, attraverso la concessione di un permesso di

lavoro rinnovabile anno per anno fino ad un massimo di cinque. Quindi il diritto di soggiorno è

subordinato al contratto di lavoro, fondamentale per il rinnovo del permesso di soggiorno.

Una nuova disposizione del 2003 nega qualunque tipo di regolarizzazione straordinaria e prevede

l’espulsione per più di quarantamila immigrati considerati irregolari.

I guineensi sono diventati una delle popolazioni immigrate più numerose. Nel 1998 sul territorio

portoghese se ne contano circa 25/26.000 di cui il 47% per motivi di lavoro e di condizioni di vita

migliori, il 22% per motivi di studio.

In confronto con l’emigrazione guineense in Portogallo, l’emigrazione delle isole Bijagò è un

fenomeno recente e ancora molto contenuto. Inoltre non ha senso parlare di una comunità Bijagò di

Lisbona, in quanto è la più ampia dimensione nazionale che tende ad evitare le differenze etniche.

8.5 La stanchezza dell’Europa: il grande inganno e la delusione

L’arrivo in Portogallo viene sempre descritto dai migranti come un momento di profonda

grande inganno

delusione. La percezione del “ ” è una delle prime esperienze a cui vanno incontro

gli immigrati. livello abitativo

Per prima cosa rimangono delusi dalla situazione precaria a ; sono costretti ad

adeguarsi ad una situazione di degrado abitativo rappresentata dalle “baraccopoli in legno”.

Dopo l’arrivo la delusione si trasferisce presto anche in altri ambiti della vita: lavoro che non

corrisponde alle aspettative o alle qualifiche degli individui. La grande maggioranza degli

immigrati vive, infatti, un’esperienza di “rottura professionale”, svolgendo impieghi poco

qualificati e non coerenti con il loro livello di scolarizzazione: si tratta per lo più di attività

nell’edilizia civile, per gli uomini, e nella ristorazione, nel settore alberghiero o nei servizi

domestici e personali, per le donne.

La limitazione della vita del migrante nel contesto di accoglimento è la delusione più cocente (c’è

prigioni invisibili

chi parla a proposito di “ ”) a cui si aggiungono poi la dimensione

dell’esclusione, della segregazione e dell’intolleranza.

L’idea che accomuna quasi tutti questi migranti è che in Guinea, è vero, non c’è niente, non ci sono

possibilità per studiare, ma in Europa non c’è FUTURO. In Europa ci sono le possibilità per

studiare, ma in prospettiva di tornare, un giorno, in Guinea a lavorare.

8.6 Nostalgia e mito del ritorno

La delusione per il contesto di accoglimento conduce molti a concepire l’esperienza migratoria

come una fase circoscritta, un periodo di esilio indispensabile per ovviare alle carenze del contesto

di origine. Di conseguenza i vantaggi del contesto di accoglimento sono pensati solo in funzione di

un ritorno. sentimenti nostalgici

L’esperienza di emigrazione suscita in molti e porta, dunque, a

riconsiderare il contesto di origine, evidenziandone il valore identitario e la migliore qualità di vita.

La nostalgia prende, spesso, forma attraverso pratiche di consumo particolari come il consumo di

prodotti alimentari importati direttamente dalla Guinea.

Ciò che emerge è la coscienza che la migrazione è una necessità imposta dal contesto di origine, a

cui è necessario sottoporsi, un esilio forse temporaneo cui si è costretti dalla situazione drammatica

della Guinea Bissau. Non è una fortuna ma un sacrificio imposto, un sofferto distacco dal proprio

contesto di origine.

Mentre l’Europa perde i caratteri mitologici per trasformarsi in mera opportunità economica o

scolastica, l’ambiente di origine acquista invece i caratteri della familiarità perduta, dell’identità,

diventa una casa cui voler ritornare.

Capitolo 9- TRANSNAZIONALISMO “OLANDESE-CAPOVERDIANO”. DENARO,

CULTURA, PARENTELA

9.1 Introduzione

Rotterdam ospita il quinto principale gruppo etnico minoritario proveniente da Capo Verde. Tra

Rotterdam e i suoi sobborghi si contano circa 16.000 capoverdiani.

Esistono forti legami transnazionali tra i capoverdiani a Capo Verde e quelli in Olanda. Capo Verde,

transnazionalismo

infatti, è un paese che dipende molto dai flussi migratori e il viene, pertanto, a

configurarsi come un elemento essenziale.

Capo Verde , oggi, è abitato da poco meno di mezzo milione di persone e nel corso della sua storia

questo paese è stato caratterizzato da una storia di marginalità.

E’ un paese caratterizzato da una scarsità di risorse primarie, da un mercato domestico ristretto e da

un isolamento geografico, ed è per questo che in gran parte è sostenuto dai legami migratori che

intrattiene con il resto del mondo. Ed è proprio grazie a queste che, se Capo Verde si posizionava

tra i più poveri paesi africani, oggi è invece annoverata tra i più ricchi.

9.2 La storia dell’emigrazione e la crescita della comunità di Capo Verde in Olanda

La migrazione capoverdiana è caratterizzata da 3 fasi:

PRIMO FLUSSO MIGRATORIO: All’inizio del XX secolo, i migranti capoverdiani

1. attraversano l’Atlantico in direzione degli Stati Uniti.

SECONDO FLUSSO MIGRATORIO: Negli anni ‘40 in direzione del Portogallo, Africa

2. occidentale e Sud America.

TERZO FLUSSO MIGRATORIO: Dal 1960 ebbe inizio la crescita della comunità di

3. Capo Verde in alcuni paesi europei.

L’importanza dell’Europa come destinazione migratoria è andata crescendo nel corso degli ultimi

decenni.

porto di Rotterdam

Il è stato un elemento chiave per i primi flussi migratori da Capo Verde in

direzione del Nord Europa.

Nel corso degli anni ‘60 molti giovani capoverdiani di sesso maschile salparono verso Lisbona e

proseguirono per Rotterdam in cerca di occupazioni nel settore marittimo. Verso la fine degli anni

’60 un crescente numero di marinai di Capo Verde decise di smettere di lavorare sulle navi e si

stabilì nell’area di Rotterdam.

Negli anni ‘70 il numero di donne nella comunità cominciò a crescere. Per queste donne, riuscire ad

ottenere il permesso di soggiorno in Olanda significava spesso sposare degli olandesi o stranieri

residenti.

Oggi la nuova legislazione restrittiva nei confronti dei matrimoni simulati, introdotta nel ’94, ha

avuto un impatto considerevole sulla migrazione da Capo Verde. Il flusso migratorio annuale

proveniente da Capo Verde è difatti calato.

La più consistente comunità capoverdiana si trova però negli Stati Uniti.

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
28 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tonia_la di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei processi migratori e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Riccio Bruno.