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VII Modificazioni irreversibili. Si interviene con la compressione: sono interessati soprattutto cranio, collo, to-
race e piedi. In alcune culture il cranio modellato è simbolo di umanità, contro la non-umanità del cranio
non modellato. Le donne Paduang tra Cina e Birmania allungano il collo (o meglio, abbassano le clavicole)
con anelli. Nell’Europa del XV sec. appare il corsetto per stringere il torace, per poi essere vietato. In Cina
si fasciava il piede, pratica invalidante, ma che accresceva l’appetibilità matrimoniale-erotica delle donne.
Modellamento del comportamento
VIII “Supercategoria” perché comprende più categorie. Come afferma Mauss il corpo è il primo e più naturale
oggetto tecnico. Si dà forma estetica a comportamento, azioni, gestualità (es. camminata delle donne
maori, che a noi può sembrare sgraziato ma che i Maori ammirano).
Modellamento della voce
IX Importanza appare già a livello fonetico, in relazione a cui il modellamento dà luogo a una selezione di
possibilità fonetiche. Esempio sono le varietà di genere: le cd. lingue “maschili” e “femminili”.
X Tatuaggi
Penetrazione di sostanze coloranti sotto strato epidermico per disegni permanenti. Solitamente l’operazio-
ne è dolorosa, anche se in Occidente l’uso dell’apparecchio elettrico ha ridotto il dolore. Il tatuaggio è co -
nosciuto universalmente, ma il suo significato non lo è. Es. il tatuaggio tra i Maori, collegato all’acquisizio-
ne di un grado più completo di umanità, era riservato a uomini nobili e liberi. In Polinesia distingueva i capi
dalla gente comune.
XI Scarificazioni
Dimensione del dolore dominante. Possono essere mutilazioni (es. cicatrici dei duelli degli studenti tede-
schi nell’Ottocento) o con obiettivo di disegno artistico. Si possono anche inserire pigmenti per ottenere
scarificazioni tatuate. Sono assimilabili a sculture corporali.
XII Bruciature e marchiature della pelle
Rientra anche l’abbronzatura, che sfrutta meccanismi interni: questione di dosaggio di radiazioni, con trop-
pe si rischia la bruciatura. Bruciature possono essere fatte per dare risultati simili alle scarificazioni.
XIII Perforazioni e inserimento di oggetti esterni
Perforazioni “da parte a parte”. Interessano varie zone del corpo, ma principalmente il viso, fondamentale
per la funzionalità organica, quindi estremamente carico di valore simbolico. Labbra, naso, orecchie: le
perforazioni sono diffusissime anche se possono compromettere la funzionalità degli organi interessati –
basti pensare alla disfunzionalità masticatoria dei piattelli nelle labbra (es. in Kenya, Tanzania, Niger).
Intaglio dei denti
XIV Per la loro durezza i denti si prestano a essere intagliati in modi sufficientemente precisi, con esiti estetici
diversi: amputazione della corona, taglio dell’angolo distale degli incisivi,... Limatura, scheggiatura, abra-
sione sono le tecniche (dolorose) più usate. Anche qui la disfunzione causata può essere notevole.
Amputazioni
XV Tra i Sioux il giovane che diventa adulto deve offrire un dito al sacrificatore. Nelle isole Sandwich si ampu-
tava un orecchio come segno di lutto. Ma anche i denti si possono togliere per fini estetico-simbolici. In
questa particolare categoria la modellazione diviene semplice eliminazione ed è forse l’intervento più
semplice, con il grado minimo di invenzione; ma è anche il più chirurgicamente aggressivo e irreversibile.
XVI Chirurgia genitale
Gli interventi sui genitali non sono solo amputazioni, possono prevederne anche il modellamento. È una
categoria drammatica e inquietante, che sfida il senso morale e la comprensione intellettuale.
A) Interventi femminili
Possono riguardare la deflorazione, l’allungamento o l’escissione del clitoride e delle piccole labbra o pra-
tiche come l’infibulazione che prevede la sutura della piccole labbra. Bisognerebbe chiedersi se queste
pratiche sono davvero “barbare” o se invece non abbiamo un valore positivo nelle società in cui vengono
praticate, date che le donne – sottoponendovi – aderiscono al modello femminile che la società stessa pre -
vede per loro.
B) Interventi maschili
La circoncisione è una pratica presente in numerosissime società del mondo e – a differenza che nell’ebrai -
smo – solitamente è riservata al passaggio all’età adulta. Nelle isole Fiji e in alcuni gruppi dell’America del
Sud si pratica la subincisione, taglio operato longitudinalmente nell’uretra, dallo scroto al meato urinario,
quasi a creare una sorta di vulva: affascinante pensare come un manifestazione dell’ambivalenza sessuale,
dato che il taglio viene ripetuto perché vi sanguinamento come nelle donne mestruate. È possibile la ca-
strazione – sia che non pregiudichi la procreazione, sia totale (spesso inflitta a nemici vinti, criminali e
schiavi).
Questi interventi possono sembrarci estranei, ma non lo sono: basti pensare a una condizione di interses -
sualità alla nascita che costringe un chirurgo a scegliere con il bisturi il genere del neonato; o l’intervento
di cambio di sesso.
Chirurgia estetica moderna
XVII Lo scopo è trasformare il corpo per adeguarlo a un ideale culturale. Si cerca di sopprimere il dolore, ma
non sono sofferenze di poco conto l’ospedalizzazione, gli effetti dell'anestesia, la convalescenza e il costo
monetario. Gli interventi potrebbero essere distribuiti nelle categorie precedenti ma si differenziano per-
ché non ostentano ma cercano di mascherare i procedimenti. L’occultamento di tagli e cicatrici è parte in-
tegrante del processo.
Alimentazioni e diete
XVIII È il “fare umanità” più elementare. Consistono nell’introduzione di sostanze esterne e non inerti – gli ali-
menti – negli organi più interni. È la categoria in cui gli effetti sono meno immediati. Ovvio il modello di
magrezza occidentale: bisogna ricordare la presa profonda dei modelli sul piano psichico, la sofferenza
provocata da chi non riesce ad adattarsi, la più o meno latente disapprovazione sociale. All’opposto: in Po-
linesia e in parti dell’Africa si coltiva il culto della grassezza. Oltre che magro-grasso, alcune diete hanno al-
tri obiettivi: i Tukano dell’Amazzonia sostengono che l’odore corporeo dipenda dall’alimentazione (i Tuka-
no, coltivatori, odorerebbero di radici).
XIX Interventi chimici e ormonali
Un esempio è la tossina botulinica usata per spianare le rughe o bloccare la sudorazione. Gli ormoni sono
usati nei processi di mascolinizzazione o femminilizzazione, spesso conclusi con interventi chirurgici; ma
sono usati anche ormoni della crescita per sviluppare masse muscolari (è il caso del body building) o ormo-
ni tiroidei per il dimagrimento.
Intermezzo sulla moda e sulla morte
Abbiamo visto che la connessione “IEC-dolore” pare più tematizzata e forse più produttiva a livello
teorico che non la connessione “IEC-piacere”. “Piacere” e “dolore” costituiscono un binomio
fondamentale per affrontare il tema degli interventi sul corpo. Bisogna tenere conto delle due fasi
in cui si articolano gli IEC, in base a cui si può valutare il grado e il dosaggio variabile fra le dimen-
sioni di piacere e dolore. Perché sottoporsi al dolore per interventi dallo scopo prevalentemente
estetico? La risposta dovrebbe consistere nel conferire molta importanza all’esito estetico, come
se il piacere estetico fosse in grado di compensare il dolore della fase preparatoria. Prendiamo il
caso di clitoridectomia e infibulazione: Janice Boddy, che ha studiato queste pratiche nel Sudan,
sottolinea che l’intervento è un cambio positivo nel corpo di una donna: il piacere deriva dal “rico-
noscimento” sociale che compenserebbe la dolorosa operazione preliminare. Ma, come nota Da-
vid Le Breton, alcuni fenomeni della nostra società (non solo tatuaggi o piercing, ma anche brucia -
ture e abrasioni) sembrano più al dolore che si sperimenta nella fase preliminare, in una ricerca del
dolore non realmente interessata alle conseguenze fisiche prodotte. Forse sono indici di uno smar-
rimento antropo-poietico? In Occidente, queste operazioni sembrano suggerire un modello di an-
tropo-poiesi mutilata e immiserita, priva di un disegno e di un modello di umanità da perseguire.
Gli IEC possono essere suddivisi secondo il grado di disfunzionalità che portano agli organi trattati:
IEC che nella fase 1 e nella 2 lasciano sostanzialmente indenne il corpo. Gli interventi sono
– esterni, superficiali, reversibili, neutri rispetto al dolore e anzi piacevoli.
→ Soprattutto le categorie I-IV.
IEC che comportano nella fase 1 dolore, anche grande, ma che determinano nella fase 2 ri-
– sultati di grande piacevolezza.
→ Tipiche le categorie X (tatuaggi) e XI (scarificazioni).
IEC che prevedono una certa dose di dolore nella fase dell'esecuzione e nella fase 2 modifi-
– che rilevanti di organi senza che ciò ne comprometta la funzionalità.
→ Modellamento del cranio (cat. VII) e modificazioni dei lobi auricolari (XIII).
IEC che nella fase 1 comportano dolore e nella fase 2 modifiche strutturali che compro-
– mettono o ostacolano in maniera più o meno profonda la funzionalità degli organi.
→ Presenti nelle categorie XIII-XVI (es. piattelli labiali, amputazioni, riduzione piedi).
Se un organo è compromesso, il dolore caratterizzante la prima fase può diventare permanente.
Perché sottoporre il corpo a interventi che ne compromettono la funzionalità, anche se garantisco-
no la riconoscibilità sociale? O meglio: perché gli uomini si inventano modelli di umanità invalidan -
ti? La via da battere non è quella delle barbarie. Molti antropologi si rifugiano in una prospettiva
socio-centrica: gli esseri umani fanno così perché ottenere il riconoscimento sociale è fondamenta-
le. Abbiamo messo in luce che il “modellare” non pone semplicemente rimedio alle carenze, ma
produce a sua volta un’incompletezza sul piano culturale. Potremmo dire che il “fare umanità”
produce incompletezza anche sul piano organico. Nel “modellare” gli esseri umani spesso “eserci-
tano violenza” se non addirittura “distruggono”: la violenza è connaturata nel “fare umanità”. Il
concetto di poiesis non coincide con l’idea di una costruzione dal nulla, neutra, indolore. Il model-
lare è “trasformare”, un “fare” e nel contempo un “disfare”, un “costruire” e uno “distruggere”. È