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Nuova criminalità (solo III edizione)

Molto spesso in un anno le vittime di camorra hanno superato il centinaio. Comune denominatore sembra essere una violenza "esagerata" persino rispetto alla crudele aritmetica tra mezzi e fini che regola i comportamenti criminali. Tale aritmetica sta cambiando per una serie di ragioni, alcune interne alla criminalità e alle sue fluttuazioni di mercato, altre invece di ordine culturale che toccano tutti noi. Il mercato criminale sempre più in ribasso, dove anche poche lire pagano una vita: una criminalità che, finendo, svende, abbassando la soglia di ogni azione, toglie valore e significato anche ai suoi segni forti, come l'omicidio. Perfino in termini di puro marketing la vita umana vale sempre di meno. Questo "mercato", in subbuglio, sempre più anomico, sembra entrato in una fase dove identità dei detentori del potere e ruoli stessi della violenza si stanno

ridistribuzione e ri-definizione, con il risultato di una violenza più diffusa e priva di senso apparente in quanto non più emanazione di uno o più grandi centri decisionali, come se i clan stessero riformulando la loro filosofia politico-imprenditoriale, riscrivendo il loro "contratto sociale". Tutto a velocità sempre maggiore e quindi non avvertibile dal comune sentire se non nei suoi effetti finali, più in termini di ecatombe che di "classico" regolamento di conti. Un "nuovismo" criminale inscritto in un quadro di mutazione antropologiche e culturali più generale che riflettono, nei comportamenti criminali, analogo smarrimento collettivo che investe la vita sociale contemporanea. La estrema velocità di trasmissione della cultura rende difficile distinguere tra le diverse articolazioni e sfumature del bene e del male. Questa violenza fa pensare a una liquidazione degli adulti da parte dei giovani: una.

Rivolta generazionale, forse di più una rivolta aziendale dai ritmi inumani, con modalità crudelmente e manieristicamente spettacolari. Fra trash e splatter, fra "Crash" e taluni film sull'ultima Napoli. Non significa - secondo un luogo comune diffuso - che la vecchia criminalità avesse maggiore umanità rispetto a quella contemporanea o pensare ai giovani come vittime irresponsabili delle colpe dei padri. Come diceva Pisolini, le colpe dei padri giustificano solo per metà quelle dei figli; dell'altra metà sono responsabili i figli stessi, autonomamente colpevoli di più quando perfezionano, non più passivamente, l'eredità rendendola più feroce e rivolgendola contro gli stessi padri. Considerare i figli dei camorristi destinati necessariamente a essere camorristi, quasi con paternalistica giustificazione comportamentale, significa negar loro ogni possibilità di riscatto.

penalizzando quanti, pure nati dagli stessi padri, lottano per sfuggire a ingiusta eredità.

Traffici (solo II edizione)

Il traffico a volte è un capro espiatorio: si sfoga sul traffico la mole dei problemi (come se si risolvesse il problema del traffico tutti gli altri si risolvessero magicamente). Ma il traffico esprime il modo in cui la città riempie gli spazi, in un modo non lineare e "selvaggio". Il movimento viene frammentato in ogni sua parte. Auto, bancarelle, pedoni, tutto deve essere agglomerato e convivere. Anche il traffico sotto questo aspetto è barocco. È un traffico livellante. La BMW va alla stessa velocità della 127: un traffico come massima espressione di democrazia!

Rituali 3

Underground (II e III edizione) [61]

Il cimitero delle Fontanelle, che contiene migliaia di ossa abbandonate, è dedicato ad un culto molto interessante: quello delle anime del Purgatorio. Anime in pena, come quella del Dottore, dei Gemelli,

del Capitano, che vengono pregate. A Napoli il sotterraneo non è solo un riferimento spaziale, ma è categoria dell'immaginario collettivo: è un sotterraneo sia spaziale che temporale. Il quartiere della Sanità è espressione di questa ambiguità del sacro, con crani incastonati nelle chiese a guisa di gemme barocche. Nel culto delle anime del Purgatorio, il fedele sceglie un cranio (la cui anima si manifesta in sogno), lo pulisce (operazione di "rinfresco") e lo prega, in cambio di grazie. Il rituale diventa strumento di continuità per il post-morte, legame tra passato e futuro. Quarantesette... morto che parla Il rapporto dei napoletani con il lotto è particolare: è uno strumento di democrazia (giocano tutti indifferentemente). Il lotto è un mito, un qualcosa di legatissimo alla città ricca di superstizione. Anche nel caso del lotto, lo stereotipo ha una spiegazione: la realtà

tradizionalista del popolino. Utopia in miniatura S. Gregorio Armeno, i pastori con figure di terracotta che a volte non hanno nulla a che vedere con il prese-pe: personaggi famosi, simboli commerciali, e cibo in simbolo d’abbondanza. La folla natalizia a S. Gregoriosembra una voce sola, promiscua. Il presepe è luogo di compresenza cronologica: i personaggi di tutti i tipiminano la sacralità stessa. Metafora della città stessa, il presepe rappresenta spesso l’utopia di una città in pace con se stessa. Una moderna filiera produttiva al servizio di un'antica ragione rituale. La fortuna del prese-pe, considerato il simbolo un po' nostalgico del natale tradizionale, è legata a grandi trasformazioni sociali e cul-turali: la produzione seriale, la valorizzazione degli affetti famigliari e dell'interno domestico, la celebrazione della natività che fa da sfondo sacro all'emergere di una piccola e media borghesia, vera

protagonista dell'affermazione di questa teatralissima macchina devota. Cellula generativa di un'autentica economia del sacro, il presepe rende attuale la buona novella, la ambienta in un presente in cui tutti possono star di casa.

Gli obelischi danzanti (II e III edizione) [66]

Il rito dei Gigli di Nola. Momento di svago religioso, di dimostrazione di forza fisica e sociale. La festa rappresenta un modello della società con i suoi simboli. Prima il conflitto, poi la volontà di superarlo: simultanea unione e divisione. Miniaturizzazione della città e ingrandimento del simbolo, il giglio, il fiore che la città offre al Santo.

La Vergine dei fujenti (solo III edizione) [68]

Altari di periferia (solo III edizione) [73]

Lotto (solo III edizione)[76]

Alle madri (solo III edizione) [82]

Un giocattolo rituale (solo III edizione) [88]

Piedigrotta (solo III edizione) [95]

Mitologie

Cupio Dissolvi (II e III edizione) [101]

Perché Napoli è

tradizionalmente la porta dell'Inferno? Il rapporto che ha con il mondo dell'oltretomba è quanto mai radicato, c'è davvero "dimestichezza"! Le presenze che occupano le case napoletane sono moltissime: dal monaciello al fantasma allo spiritello. Non mancano figure sciamaniche come l'assistito, che in contatto con l'aldilà riceve i numeri da giocare al lotto. La morte è metafora che aiuta a parlare di se stessa, ma anche della vita. Metafora del tempo che si esprime anche con il culto delle reliquie in una anima barocca. Barocco che è proliferante delirio espressivo, una tragedia in continua rappresentazione. La morte è repertorio d'immagini che si susseguono velocemente, morte mai rappresentata con il disfacimento fisico, ma con l'immagine residua della vita. Pulcinella (II e III edizione) [105] Non esiste un solo vero Pulcinella, c'è quello delle origini, quello della Commedia.quello della farsa, la maschera carnevalesca. È maschio e femmina, vivo e morto, intelligente e sciocco, irriverente, servile. Ambiguo, non ha una sua identità, ma quella che di volta in volta gli si attribuisce. In Pulcinella si consacra ciò che ognuno vi riconosce. Maschile e femminile Mater meridiana Napoli, città femmina, città madre. La donna carnale che risponde con affetto quando c'è bisogno di qualcosa, anche se questo qualcosa non ce l'ha. Ma questo a volte si tramuta in violenza, soprattutto verso i figli. L'amore viene interpretato in diversi modi. La prima violenza è quella sul bambino che non viene riconosciuto in quanto essere, ma solo in quanto figlio, una riduzione d'identità: il figlio diventa oggetto di amore e violenza. La madre, ambivalente da questo punto di vista, è fortemente simbolica: è vita, è nutrimento, ma spesso è oppressiva e tende a prolungare oltremodo.

Le sue funzioni materne. Il rapporto madre figlio è inequilibrio tra amore e violenza. Porporino e il matriarcato (II e III edizione) [149]

L'omosessualità a Napoli: femminelli (connotazione familiare), travestiti (femmina di notte, per lavoro), ric-chioni (termine negativo carico di aggressività). Femminile e maschile appaiono, a Napoli, come i due poli ideali tra i quali si snoda tutta una gradualità dell'essere, di possibilità più o meno vicine all'uno o all'altro polo, variamente connotate. Un'ambiguità che ha un'eco profonda nella vita sociale e nell'immaginario di questa città. La particolare specializzazione sociale, affiancata al "riempire tutto" di Napoli. L'identità sessuale viene completata con un "metà e metà" che si ritrova anche per esempi nello stesso Pulcinella (con la maschera fallica ma anche con la procreazione:

“partorisce e mette al mondo tanti piccoli Pulcinella). L’omosessuale ha questa voglia insoddisfabile di essere l’uno e l’altro. La maternità a volte viene soddisfatta con la recita della nascita, simbolo anche di accettazione sociale.

Le ragazze del clan (II e III edizione) [152]

Una serie di nomi di donne, protagoniste di “fatti” di cronaca nera. Nomi-simbolo dell’arco delle mutazioni femminili della criminalità. Almeno nelle rappresentazioni collettive perché in realtà, molte di queste figure si staccano dagli stereotipi, piuttosto convenzionali, del comportamento femminile e delle ragioni, anch’esse riduttive, che spingono la donna alla violenza e alla criminalità. La criminalità femminile si sposa sempre con il legame familiare con un malavitoso, raramente la donna delinque fuori da un contesto familiare. Vestali di un fuoco familiare da tenere sempre acceso, si tratti anche del fuoco delle armi.

Il momento della violenza è sempre dato dal legame domestico, dalla vendetta. Difficile prendere atto che la donna ha raggiunto una aggressività tipica maschile, ma è così, la violenza a Napoli non ha sesso. Il sangue non è
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei simboli e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Niola Marino.