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Il fattore che ha influito sulla colorazione della pelle sia negli Homo sapiens che nei Neanderthal è la latitudine

La latitudine gioca un ruolo nell'incidenza solare: vivere in aree ad alta latitudine, come il nord Europa per gli Homo sapiens e i Neanderthal, comporta un'irradiazione solare molto bassa. Avere la pelle chiara in queste zone è vantaggioso perché consente di assorbire anche i pochi raggi ultravioletti presenti, fondamentali per la produzione di vitamina D, necessaria per il mantenimento della struttura ossea. Al contrario, vivere in zone a bassa latitudine rende vantaggiosa la presenza di una pelle scura, in quanto protegge dall'eccessiva irradiazione solare.

È importante sottolineare che la latitudine non è l'unica causa che influisce sulla colorazione della pelle. È stato analizzato il DNA antico di un reperto ritrovato in Spagna, risalente a circa 7 mila anni fa, che ha mostrato un fenotipo oggi sconosciuto ma comune in passato, ovvero una colorazione scura della pelle.

pelle (nero subsahariano) eocchi blu. Seppur si trovava in Spagna dove l'irraggiamento era meno forte, compensava la minore produzione di vitamina D dovuta allo schermo dato dalla colorazione scura della pelle con una maggiore assunzione di vitamina D dagli alimenti. Non vi è una sola causa a spiegare il fenotipo, esso dipende dalla latitudine ma anche dall'alimentazione. Un apporto elevato di vitamine (carne) può permettere una colorazione della pelle scura anche a latitudini in cui l'irraggiamento è poco forte; un esempio sono gli Inuit, scuri e vivono ad alte latitudini.

Le popolazioni preneolitiche non erano in grado di digerire il latte e l'amido. La possibilità di digerire il latte, ovvero di non essere intolleranti al lattosio, è recente, dopo la neolitizzazione. Questi individui avevano già un sistema immunitario capace di combattere malattie infettive, si pensava che avere un sistema del genere fosse dovuto al fatto

che le popolazioni, passando da cacciatori/raccoglitori ad agricoltori/allevatori, fossero diventate stanziali, vivevano più a contatto per cui le malattie potessero propagarsi più facilmente. Tuttavia, individui che non avevano un tipo di società del genere già presentavano geni in grado di combattere questo tipo di malattie infettive. Ciò indica la casualità dell'evoluzione; quando avviene la transizione da una società mesolitica ad una società neolitica tutti quelli che presentavano quelle mutazioni erano avvantaggiati e le mutazioni si selezionarono. - 20.000 anni fa paleolitico. - 20.000-10.000 anni fa mesolitico. - 10.000 grande rivoluzione neolitica, iniziata in Medio Oriente. 7.000 anni fa in Italia è già neolitico, in Spagna è ancora mesolitico (non ancora avvenuta trasformazione da cacciatori/raccoglitori ad agricoltori/allevatori) Introgressione del genoma neandertaliano in sapiens. Nel 2010 vienepubblicata la prima sequenza quasi completa (60%) dell'intero genoma di neandertal. Gli studi precedentemente fatti si riferivano al massimo ad un milione di coppie di basi. Fu analizzato un genoma composito, assemblato utilizzando tratti di DNA provenienti da più reperti; la maggior parte derivava dai reperti rinvenuti nel sito di Vindija (38.000-44.000 anni fa) e un'altra parte da reperti spagnoli, tedeschi e russi. Hanno confrontato la sequenza dell'intero genoma di neandertal con la sequenza totale di 5 sapiens provenienti da differenti continenti, ovvero francesi, cinesi (Han), papuani, yoruba (Africa occidentale) e San (Africa meridionale). È stato notato che negli individui che provenivano sia dall'Europa che dall'Asia vi era una percentuale di genoma neandertaliano che andava dall'1% al 4%; mentre non vi era traccia di tale genoma nelle popolazioni africane. Questo dato ha portato in evidenza che tra i sapiens e i neandertal un certo

Il grado di mescolamento deve esserci stato; ciò descrive un quadro differente da quello dedotto dai dati mitocondriali. Questo tipo di mescolamento deve essere avvenuto necessariamente quando i sapiens hanno abbandonato l'Africa, intorno a 80.000 anni fa, per colonizzare Asia ed Europa.

Secondo i dati ottenuti questo mescolamento deve essere avvenuto immediatamente dopo che sapiens è arrivato in Medio Oriente, ciò è dimostrato dal fatto che nella popolazione dell'individuo della Nuova Guinea (Papua), sono state trovate tracce di genoma neandertaliano. Se esso è presente nei papua della Nuova Guinea, dove nessuno è arrivato prima di sapiens, vuol dire che i sapiens che sono arrivati in Nuova Guinea già dovevano avere tracce di genoma neandertaliano, per cui il mescolamento deve essere avvenuto precedentemente (Nuova Guinea è stata colonizzata 60.000-40.000 anni fa). Vi è stata una introgressione del genoma neandertaliano.

nei sapiens. Ricapitolando:
  • Nel DNA mitocondriale moderno di sapiens non c'è traccia di genoma neandertaliano.
  • Nel DNA mitocondriale antico di sapiens non vi è traccia di genoma neandertaliano.
  • Nel DNA nucleare moderno di sapiens vi è traccia di genoma neandertaliano.
Seppure i dati ottenuti hanno evidenziato un certo grado di mescolamento, il modello ritenuto vero è sempre quello dell'out of Africa, ma esso è stato rivisitato; si parla di out of Africa leaky. Tale modello prevede la nascita della nostra specie in Africa, secondo un evento di speciazione puntiforme, uscita dall'Africa e una piccola percentuale di mescolamento con i neandertaliani. Questi dati del 2010 indicano un mescolamento tra le due specie immediatamente dopo l'uscita di sapiens dall'Africa, tuttavia questi mescolamenti sono stati protratti nel tempo e forse qualche sapiens è uscito anche prima. Estinzione di neandertal. Neandertalè la presenza di un grande volume cranico, una mascella prominente e un corpo robusto. Al contrario, le caratteristiche sapiens includono un mento prominente, un cranio più arrotondato e un corpo più gracile. Gli studi genetici hanno confermato che i neandertaliani e i sapiens si sono incrociati e hanno avuto figli fertili, dimostrando così che c'è stata un'assimilazione tra le due specie. Questo significa che i neandertaliani non si sono estinti completamente, ma hanno contribuito al patrimonio genetico degli esseri umani moderni. Tuttavia, nonostante l'assimilazione, i neandertaliani sono scomparsi come gruppo distinto. Le ragioni esatte della loro scomparsa non sono ancora del tutto chiare. Alcune ipotesi suggeriscono che i sapiens abbiano avuto un vantaggio competitivo in termini di tecnologia e strategie di sopravvivenza, mentre altre ipotesi suggeriscono che i cambiamenti climatici abbiano contribuito alla loro estinzione. In conclusione, i neandertaliani sono esistiti per un lungo periodo di tempo, ma alla fine sono scomparsi come gruppo distinto. L'assimilazione con i sapiens ha giocato un ruolo importante nella loro scomparsa, ma le cause esatte rimangono ancora oggetto di dibattito tra i ricercatori.

Era sicuramente la struttura dello scheletro post-craniale, massiccio, con gambe e braccia più corte di sapiens; tuttavia a livello dello splancnocranio era presente il mento, tipico di sapiens. Alcuni ricercatori iniziarono a pensare che si trattò di un avvenuto mescolamento tra sapiens e neandertal; tuttavia molti ricercatori analizzando meglio le proporzioni corporee erano giunti alla conclusione che non si trattava della prova di un avvenuto mescolamento tra sapiens e neandertal ma di un semplice sapiens più robusto. I dati anatomo-morfologici che sembravano testimoniare un avvenuto mescolamento tra queste due specie erano pochissimi. La struttura del corpo è un carattere adattativo, le specie che vivono dove il clima è molto rigido tendono ad essere più "tozze", in quanto la superficie corporea è così minore a parità di volume. È stata ritrovata nei monti Lessini (Riparo Mezzena), vicino Verona una mandibola.

Che sembrava indicare la presenza del mento, associata ad un'industria litica di tipo musteriano (neandertaliana). Si pensò anche in questo caso ad una possibile ibridazione tra sapiens e neandertal. I ricercatori hanno cercato una prova molecolare. Nel 2013, col sequenziamento classico è stato studiato il DNA mitocondriale di queste ossa, in quanto il DNA mitocondriale di neandertal è diverso in molte posizioni da quello di sapiens. La sequenza di DNA mitocondriale studiata indicava una sequenza neandertaliana. Siccome il DNA mitocondriale viene ereditato per via materna, l'idea secondo i ricercatori era che vi fosse stato un mescolamento e che tale mescolamento avrebbe riguardato una femmina neandertaliana ed un maschio sapiens. Per cui questo reperto di Riparo Mezzena sarebbe stato il risultato del mescolamento.

Nel 2016 i ricercatori hanno rianalizzato il sito di Riparo Mezzena con i resti umani che erano stati trovati ed hanno ridatato il sito a 5.000 anni fa.

Sono andati ad analizzare i reperti ossei col NGS (next generation sequencing) ed hanno trovato che la sequenza di tutto il genoma mitocondriale clusterizza insieme a quelle di Homo sapiens e mai con quelle di Homo di neandertal: il dato ottenuto precedentemente era stato probabilmente derivato da una contaminazione. Nel DNA mitocondriale non c'è nessuna traccia di assimilazione di neandertal da parte di sapiens. Nel 2014 è stato eseguito un ulteriore sequenziamento completo sul DNA nucleare di neandertal che ha affinato la quantità di presenza di geni nucleari neandertaliani in noi sapiens. La percentuale di tratti di genomi neandertaliani in sapiens fuori dall'Africa è compresa tra l'1 e il 2,6%; anche a livello del genoma nucleare non vi è traccia di assimilazione di neandertal in sapiens (ovvero tracce che tutto il patrimonio genetico neandertaliano sarebbe stato assimilato nel patrimonio genetico di sapiens). Allora neandertal si deveessere estinto? Ipotesi del genocidio. L'estinzione di neandertal non è avvenuta a causa di un genocidio da parte di sapiens. Non vi sono tracce archeologiche di avvenute guerriglie tra sapiens e neandertal, anzi nei siti archeologici si vede una certa coabitazione tra sapiens e neandertal, addirittura con scambio di produzione litica. Inoltre un ipotetico scontro tra sapiens e neandertal avrebbe decretato probabilmente la vincita di neandertal vista la struttura anatomica. Ipotesi dell'alimentazione. Un'altra analisi fu eseguita sulle abitudini alimentari di neandertal, per verificare se esse avrebbero potuto portare alla sua estinzione. Si pensava che i neandertaliani avessero una dieta ricca di proteine animali, soprattutto di carne rossa, con mancanza di elementi nutritivi essenziali (no apporto di vegetali, frutta). Ciò avrebbe aumentato sia il tasso di mortalità infantile che abbassato la vita media. Per lungo tempo si pensò che.

L'alimentazione aveva contribuito all'estinzione della specie. Si iniziarono ad analizzare alcuni reperti neandertaliani sotto differenti aspetti legati al tipo di alimentazione, tra cui alcuni denti neandertaliani.

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A.A. 2018-2019
56 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher daniele_sb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Rickards Olga.