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BOMBE ALL’URANIO NELLA GUERRA USA-AFGHANISTAN

L’uranio è in grado di penetrare in profondità e distruggere bunker e altre strutture. L’uranio impoverito è

radioattivo circa la metà di quello normale. Quando esplode l’uranio si trasforma in una polvere molto fine,

estremamente radioattivo che causa deformazioni e mutazioni alla popolazione.

L’azione modificatrice degli uomini sull’ambiente è considerata dagli antropologi un procedimento costante

dei processi insediativi. L’intervento manipolatore che investe il territorio costituisce una sorta di

UNIVERSALE CULTURALE, ossia un filo rosso che attraversa tutte le epoche storiche. Oltre a queste

dinamiche trasformatici, bisogna considerare che comunque l’ambiente è costantemente modificato da cause

non umane, sia a livello macroscopico sia a livello microscopico. L’importante è ricordare che l’ambiente è il

prodotto di processi di trasformazione di diversa matrice. Se noi teniamo conto di tutto questo, dobbiamo

intendere l’ambiente come una costruzione BIO-SOCIALE. L’ANTROPOCENE è l’arco temporale

recentissimo della storia in cui si sono verificati cambiamenti ambientali rapidi a causa dell’azione umana.

LEZIONE 04/02/2022

L’ambiente deve essere considerato nella sua dimensione complessa come costruzione complesse. Che

posizione stanno assumendo le scienze antropologiche? Esiste un settore chiamato antropologia ambinetale

nato negli anni 70, contemporaneamente ai moti ambientalisti. Nello stesso momento è nata anche

l’antropologia della crisi, si occupa della crisi determinata dallo sfruttamento. Spieghiamo come mai

l’antropologia ha capito con un certo ritardo la gravità della crisi ambientale, probabilmente il tutto è dovuto

alla nostra tradizione di studi, in quanto l’antropologia si è sempre occupata di realtà lontane e mutevoli. E’

stato un disastro tecnologico intercontinentale a far accendere la lampadina. Nell’aprile 1986 esplode un

reattore della centrale di Chernobyl. La nube tossico contaminò conteinaia di migliaia di ettari di terreni.

L’opinione pubblica mondiale scossa dalla notizia inizia prendere provvedimenti. Rispetto a questo

l’antropologia ha seguito vari filoni: 1) come la destabilizzazione ambiantele sia stata gestita nei territori

contaminati, gli effetti sociali e politici e quali strategie di adovacy (sono quelle che quando ci si fa

promotore e ci si impegna in prima persona nella causa di qualcun altro) è stata applicata 2) come nei luoghi

interessati dalla presenza di impianti nucleari siano andate in crisi nonostante non c’è stato un vero incidente .

L’antropologia può indagare nei contesti di guerra allo stesso modo di come può indagare sulla

destabilizzazione ambientale.

Per indicare la specificità dell’ambiente in crisi Glenn ha coniato il termine SOLASTAGIA (condizione di

malessere psicologico provocato dallo spazio in cui si vive che risulta ormai fortemente deturpato). L’uomo

elabora l’ambiente in cui vive e lo modella proprio in base alle sue esigenze e desideri , questi possono

cambiare nel tempo. Ogni comunità tratteggia degli spazi di normalità e di conseguenza stabilendo anche ciò

che viene definito anormale. Il concetto di crisi è contingente e interrelazione ossia assume caratteristiche

diverse in base al contesto. Quindi la crisi è un costrutto sociale. L’interpretazione della crisi ambientale è

comunque una lettura socioculturale. Per questo parliamo di culturalizzazione dell’ambiente, noi mettiamo in

atto dinamiche di appaesamento. L’ambiente culturalizzato produce identificazione culturale e attaccamento.

L’antropologia ha studiato come alcuni simboli sono usati per poter identificare il proprio ambiente.

Molto spesso lo scontro tra popoli è generato da ragioni etnici e proprio queste ragioni alimentano l’odio

verso la cultura dell’altro, questo accanimento si riversa quindi anche sul patrimonio culturale altrui. Solo nel

2016 la corte penale internazionale ha giudicato la demolizione di un sito UNESCO come crimine di guerra.

IL PATRIMONIO CULTURALE è un concetto ampio difficile da definire, ci sono molteplici significati e

ogni periodo storico ha prodotto una propria definizione di patrimonio culturale. Il patrimonio comprende

ambiente, naturale, culturale, i luoghi storici e tutto ciò che esprime le diverse entità fondamentali. Il

patrimonio può essere definito come l’insieme dei beni che sono di interesse pubblico e costituiscono la

ricchezza di un luogo e di una relativa popolazione. Quindi il patrimonio culturale se viene valorizzato è

fonte di ricchezza. Il nostro patrimonio è un immenso deposito di esperienze e riflessioni accumulate nel

corso degli anni e che distingue la nostra cultura dalle altre. Quindi noi vogliamo difendere e tramandare il

patrimonio alle generazioni future. Tuttavia, quello che costituisce patrimonio deve essere selezionato, ossia

è necessaria una distinzione tra noi e gli altri. Questa distinzione avviene a seguito di pregiudizi. Siamo noi a

selezionare dal passato ciò che pensiamo sia utile per il presente.

Come facciamo a stabilire il valore culturale di qualcosa? Il criterio usato è quello della distanza storica,

ossia parametri che mi fanno comprendere che qualcosa sia effettivamente antico. Tuttavia, questi non

bastano perché la definizione di bene culturale è sempre il seguito di un processo di negoziazione relativo al

periodo storico. Ultimamente è nata una certa sensibilità nei confronti di beni culturali che poi si è

concretizzata con la formazione di enti pubblici e civili che si occupano appunto dei beni culturali . I beni

culturali non sono un repertorio dato una volta per tutte ma è un insieme variabile e che cresce in maniera

diversificata.

IL BENE CULTURALE è ciò che viene riconosciuto parte del patrimonio culturale. Nel nostro paese la

locuzione bene culturale è stata coniata durante i lavori della commissione istituita con la l310 del 1964.

Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale dell’UNESCO 1972 . Questa

convenzione viene aggiornata nel 2003 con l’aggiunta dei beni immateriali.

Normativa dei beni culturali in caso di guerra, questa si riferisce alle convenzioni approvate nel…

Si viene a costituire una coscienza internazionale relativa alla tutela dei beni culturali. Lo zar Nicola II di

Russia propone una conferenza di pace all’Aja nel 1899. Quello che ci interessa è che stiamo parlando di

accordi internazionali vincolanti per gli stati firmatari. La differenza tra convenzione e dichiarazione: la

prima è vincolante dal punto di vista giuridico mentre il secondo fa solo riferimento alla convenzione. Con la

conferenza del 1899 c’è il definitivo superamento della teoria della guerra totale a favore della concezione

della guerra come relazione conflittuale tra gli stati; tuttavia, gli effetti di questo conflitto devono essere

circoscritti al potenziale bellico senza andare a coinvolgere i civili.

Aja 1907 seconda conferenza di pace. Il diritto internazionale di guerra viene codificato in queste occasioni.

Qui sono introdotte alcune regole di tutela dell’ambiente naturale: art 27 impone alle parti in conflitto di

adottare le misure necessarie a risparmiare gli edifici consacrati al culto alle arti alla scienza, i monumenti

storici e gli ospedali. Uno dei limiti di queste convenzioni è relativo al fatto che questi erano applicabili solo

ai conflitti armati in cui c’era stata dichiarazione di guerra. C’era inoltre un secondo limite, infatti, la loro

applicazione era subordinata al fatto che gli stati in guerra fossero tra i firmatari delle convenzioni.

SECONDA GUERRA MONDIALE: scalpore suscitato particolarmente dal bombardamento di Dresda.

Furono usate oltre 1500 bombe esplosive e in più bombe incendiarie. (agosto 1944, le truppe naziste

volevano far saltare i ponti di accesso a Firenze per evitare l’accesso alla città, tuttavia si dice che Hitler

innamorato di ponte vecchio lo portò a decidere di evitare la sua distruzione. Al contrario si dice che il ponte

sia stato salvato da due orefici che disinnescarono la bomba).

Convenzione dell’Aja 1954: gravi danni arrecati ai beni culturali di un popolo sono considerati danni al

patrimonio culturale dell’umanità intera. Nella convenzione emerge per la prima volta il concetto di

patrimonio culturale universale: si passa dal concetto di tutela del patrimonio inteso come bene comune

nazionale a quello più ampio di patrimonio universale. Questa nuova definizione evoca una comunanza di

interessi.

Nel 1977 vengono aggiunto due protocolli alle 4 convenzioni di Ginevra (risalgono al 1944 e sono state

sottoscritte da quasi tutti i paesi, le prime due la tutela di feriti e malati, la terza i prigioni di guerra e la

quarta la protezione dei civili). Il primo protocollo è relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati,

in particolare proibisce qualsiasi atto di ostilità verso i monumenti e i beni appartenenti al patrimonio

culturale di un popolo. Inoltre, questi stessi beni non possono essere usate a scopi militari. Il secondo

protocollo si riferisce invece ai conflitti non internazionali.

Nel marzo 1999 viene aggiunto un secondo protocollo alla convezione dell’Aja ratificato diversi anni dopo.

E’ importante perché l’ambito si estende ai conflitti armati non internazionali: anche in tempo di pace

bisogna prendere le misure per evitare la distruzione dei beni culturali. Anche oggi purtroppo il patrimonio

culturale non è del tutto protetto. Infatti, si è sentito il bisogno di tutelare i beni culturali anche in operazioni

di pace e non solo in conflitti armati.

Tutte le parti in conflitto sono obbligate a rispettare le disposizioni relative al rispetto dei beni culturali.

Esiste un segno distintivo per i beni culturali che non sono sotto protezione ordinaria e viene applicato anche

al personale che è addetto alla protezione dei beni culturali. La convenzione prevede la posizione di un altro

simbolo per la protezione speciale, che è concessa a un limitato numero di beni molto importanti o

eventualmente a rifugi permanenti. Questi beni si devono trovare ad una distanza sufficiente da qualsiasi

centro industriale e da qualsiasi possibile obiettivo militare. Inoltre, questi beni non devono essere impiegati

per scopi bellici. Questa protezione non può essere interrotta se non in casi speciali. Tuttavia, questa

protezione ha dimostrato negli anni dei limiti. (Ad esempio, negli anni 60 tutta la santa sede ha iscritto tutto

il vaticano nella lista di protezione speciale, al contrario lo stato italiano non è riuscito a inserire nemmeno

un bene nella lista. In totale sono 5 oggi). Esiste anche un simbolo di protezione rafforzata per

Dettagli
A.A. 2021-2022
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pastu715722201 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Bonato Laura.