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Antropologia dei simboli – Rovine e macerie Pag. 1
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SURMODERNITÀ, ma anche alcune salienti Ambivalenze:

La 1° (ambivalenza) è che taluni paesi un tempo erano importatori di turisti ora sono anche esportatori. Malgrado ciò la maggioranza dei turisti appartiene alle zone economicamente più sviluppate, e un buon numero di loro si reca a visitare i paesi che i migranti abbandonano. Quindi il turismo e la migrazione rappresentano la 1° ambivalenza di un mondo in cui ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

La 2° (ambivalenza) va ritrovata nel fatto che se il nostro pianeta è diventato piccolo (restringimento dello spazio) ciò incoraggia sia il desiderio di restare a casa sia il desiderio di percorrerlo in lungo e in largo.

La 3° ambivalenza è temporale dell'andata e del ritorno, del passato e del futuro. Ciò vale già per i viaggiatori letterari dell'800 che viaggiavano per scrivere (Chateaubriand/Flaubert) ma ancor

più evidente nel turismo dei giorni nostri; le vacanze sono un momento atteso; il viaggio diventerà presto analogo ad una verifica, per non deludere dovrà assomigliare allenumerose immagini viste prima della partenza sui muri, in TV, sui depliant, cataloghi, WEB,ecc. oggi la produzione dei ricordi attraverso foto o cineprese svolgono all’incirca lo stesso ruolo che l’osservazione, l’immaginazione, e la scrittura avevano per i viaggiatori letterari dell’800; tali produzione di ricordi sono progettate per il ritorno, saranno l’occasione di raccontare il passato di ricavarne una narrazione. Filmare il mondo dè loro turisti la sensazione di dominare le persone che vengono filmate per il costume caratteristico (frutto del potere delle TV). Il fascino delle destinazioni lontane all’illusione che ci induce a credere che viaggiare permette di conoscere gli altri, ma se fossimo animati soltanto da tale desiderio, perché non

limitarci a conoscere le persone della nostra città o periferia? - La 4° ambivalenza è quella del reale e della sua copia. Ci sono luoghi come Las Vegas (riproduzione monumenti Europei) e parchi Disney dove si va per visitare dei falsi delle copie ma dove esistono VERI COMMERCI. Ma cos'è che ci spinge a farci sedurre dalla finzione? È lo spirito del tempo. LO SPIRITO DEL TEMPO è in primo luogo il privilegio attribuito al presente sul passato e sul futuro, uno spirito di consumo immediato che si concilia con la spettacolarizzazione del mondo. L'immaginario del viaggio di scoperta-conquista esiste ormai oggi solo in forma caricaturale e ridotto nel viaggio contemporaneo, il sogno collettivo e individuale lo ritroviamo forse solo in certi migranti che prolungando il sogno americano sperano di trasformare la loro vita fuggendo in altri Paesi. Il rito del viaggio, che nel 19° secolo apparteneva ai viaggiatori letterari, è finalizzato alla

Scoperta di se stessi. Chi faceva il viaggio o scriveva l'opera, non era più, o pensava di non essere più la stessa persona di prima. Questo sogno individuale oggi probabilmente è presente solo nell'immaginazione di coloro che vogliono addentrarsi nel deserto o percorrere l'Himalaya e affrontare altre sfide fisiche. Il viaggio cerca di creare dei soggetti individuali ben costruiti, mentre oggi il turismo ha più a che fare con la comunicazione che con il viaggio; questo perché immagini e messaggi giungono a noi indipendentemente dal fatto che noi ne siamo o meno i destinatari diretti grazie alle tecnologie che ci permettono di gestire anche l'immobilità (INTERNET). Dando vita ai cosiddetti non luoghi AUGE' ritiene infatti che il mondo attuale si divide in due tipi di spazio: NON LUOGHI RIFUGIO (quelli dei campi, della migrazione, della fuga) e i NON LUOGHI

DELL'IMMAGINE (immagine che si sostituisce all'immaginazione attraverso le copie e i simulacri). Ogni viaggio è un racconto, un racconto destinato alla rilettura.

Marc Augé ha distinto tre forme di oblio propria del viaggio e la letteratura romanzesca ma per niente ritrovabili nel turismo: RITORNO, SOSPENSIONE E INIZIO. L'impossibile RITORNO di cui ci parla L'ODISSEA presuppone l'oblio di tutto quanto è avvenuto tra il momento della partenza e quello del ritorno, a interporsi tra questi 2 momenti c'è il viaggio di ULISSE; il RITORNO è una forma di oblio perché si è perso il sapore preciso del passato. Tra il RITORNO e L'INIZIO c'è la SOSPENSIONE. Essa presuppone quello impossibile arresto del tempo, quella tregua fra il ricordo e l'attesa che assomiglia alla felicità (STENDHAL).

L'INIZIO è la ragione di essere di ogni rituale, l'aprirsi al tempo, al nuovo.

L’avvicinarsi dellapartenza corrisponde al momento in cui sulla pagina bianca stanno per apparire alcune righe oallo stesso istante in cui più tardi un lettore impadronendosi di quelle righe ritroverà unasensazione prima ignorata. La narrazione astrae tutto il passato che evoca dal momentopresente a differenza della STORIA che spiega il passato attraverso le sue conseguenze ediversamente dalla ricostruzione storica che irrigidisce un momento insuperabile.Nella nostra modernità le tecnologie della comunicazione stanno creando un appiattimento deltempo, restringimento delle distanze, ma cosa ancor più grave siamo tutti minacciatidall’illusione di sapere tutto, di aver visto tutto e di non aver più nulla da scoprire; e anche sece ne rendiamo conto, ma solo in modo effimero, resistiamo comunque all’evidenza,parafrasando potremmo dire avremmo tutti bisogno di imparare a portare alla luce quelviaggiatore che è in ogni turista mache sonnecchia e solo ogni tanto si sveglia alla vista di un paesaggio che suscita in lui una strana emozione. Se pensiamo alle rovine restaurate o meno, bisogna vederle come rovine documentatissime, non separabili dallo scenario in esse giacciono. Le rovine offrono all'osservatore uno spettacolo "DEL TEMPO", il tempo Geologico che si confonde COL TEMPO DELL'ESPERIENZA UMANA che ancora si confondono coi TEMPI della produzione vegetale. Da quest'armonioso disordine, lo sguardo, la memoria in un solo istante crea il suo quadro preferito, proprio come quando noi successivamente alla perdita di una persona cara conserviamo un particolare ricordo o atteggiamento di tale persona, spesso senza essere in grado di datarlo. Ogni paesaggio esiste solo per lo sguardo di chi lo scopre, esso necessita di un testimone, un osservatore, ma più di tutto occorre che ci sia una percezione cosciente, in giudizio e infine una descrizione. Il paesaggio è lo spazio descritto da un uomo.con le parole; le parole hanno il potere di far vedere, esse devono vedere sollecitare, e risvegliare l'immaginazione di altri, di qui la frequente delusione di noi letterari di un romanzo quando scopriamo l'adattamento che ne ha fatto il cinema. Tale delusione non potrà mai avvenire tra lettore e autore poiché non hanno alcuna probabilità di potersi mai confrontare. Negli ultimi secoli in Europa la scrittura dei paesaggi inferiori è ancorata alla duplice esperienza del tempo. Legata all'infanzia e dello spazio, all'idea frontiera. I paesaggi, le sue distanze e i suoi spazi si imprimono nella memoria del bambino a sua misura, ma in seguito si riveleranno più piccole più ristrette; quindi la delusione capitata tra l'altro anche a me quando sono ritornata dopo molti anni nel giardino della mia vecchia casa d'infanzia. Quanto ai confini città/campagna - capitale/provincia ecc... si ritrovano molto nellaletteratura, erano percepiti nelle loro specifiche differenze. Oggi l'espansione del territorio urbano, la moltiplicazione delle autostrade, la sistemazione del territorio sono parte dei fattori che stanno attuando in noi dei processi d'informazione che ci allontanano dal paesaggio rurale e urbano dell'800. Si stanno delineando due tendenze:
  1. NON LUOGHI (spazi che servono per circolare, comunicare o per il consumo).
  2. dall'altro quello artificiale delle IMMAGINI. Con le immagini è abolita la distanza fra il passato e la sua rappresentazione, l'immagine è essa stessa il proprio passato.
I NON LUOGHI e le IMMAGINI sono prodotti dagli uomini e frequentati dagli uomini, ma da uomini privati dei rapporti reciproci e privati della loro esistenza simbolica. Gli esseri umani non possono vivere da soli hanno bisogno di legami anche se talvolta si possono sentire prigionieri, hanno bisogno paesaggi per ritrovarsi e perdersi in essi. È con la scrittura.che si collegano le parole agli uomini, il lettore all'autore e i lettori fra loro. La scrittura e il paesaggio ci parlano di ciò che abbiamo in comune e che per ciascuno di noi resta diverso. Autore: ROSANNA Data creazione: 20/05/2005 12.38 Pagina: 3 di 5 Voyage au Congo Marc Augé ci narra del "Voyage au Congo" di André Gide. Un diario per il quale resta colpito innanzitutto dal tono di freschezza che trasmette. Un viaggio fatto in apparenza senza una chiara ragion d'essere (inizio) ma che poi nel corso del viaggio appare sempre più evidente: la necessità di testimoniare. La cosa che colpisce maggiormente Augé è il tempo del racconto, un racconto in tre tempi: 1. Il viaggio e il suo progredire 2. La redazione del diario che Gide non abbandona quasi mai 3. Le letture di Gide di cui parla il diario e che progrediscono col viaggio (RACINE-GOETHE). Il troppo pieno e il vuoto Marc Augé inserisce il suo concetto del "troppo-pieno" edel vuoto con riferimento al nostro mondo d'oggi il mondo della globalizzazione economica e tecnologica definendolo un mondo del passaggio e della circolazione, tutto basato sul consumo. "gli aeroporti, gli alberghi, i supermercati, sono per Augé non luoghi". Augé definisce non luoghi quelli in cui la circolazione e il consumo vengono facilitati, sono territori che danno la sensazione del "déjà-vu" poiché si somigliano. Gli aeroporti ecc. sono spazi ridondanti oltre che del troppo pieno. Gli spazi del troppo pieno sono strettamente mescolati con quelli del vuoto, talvolta sono gli stessi ma in ore diverse: l'aeroporto di giorno/di notte ecc. Mentre il vuoto e il pieno si fiancheggiano. Ad esempio terreni incolti aeree apparentemente senza distinzione (vuoto) precise circondano o addirittura sono inserite nelle città (pieno). Tra questi ultimi (i vuoto inseriti nelle città) Augé da rilievo ai Cantieri la cui.

incompiutezza contiene una promessa, suscitano un senso di attesa, risvegliano ricordi. Gli uomini trattano la natura come la città, ma il dramma o la fortuna è che la natura reagisce:

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A.A. 2005-2006
5 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei simboli e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Niola Marino.