Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Riassunto esame Antropologia Culturale, prof. Moro, libro consigliato Rovine e Macerie, Augè Pag. 1 Riassunto esame Antropologia Culturale, prof. Moro, libro consigliato Rovine e Macerie, Augè Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia Culturale, prof. Moro, libro consigliato Rovine e Macerie, Augè Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LE ROVINE E L'ARTE

L'arte si dice sia nata dalla religione ma questo non desta alcuna meraviglia. L'arte nelle sue diverse forme è una rovina o una promessa di rovina. In che senso? Una rovina è "quanto resta" o come diceva Le Robert un frammento di un antico edificio deteriorato o crollato.

L'opera racconta il suo tempo ma non più in maniera esauriente. Coloro che la contemplano oggi non avranno la stessa percezione di chi la vide per la prima volta. È proprio questo vuoto, questo scarto fra la percezione scomparsa e la percezione attuale che l'opera originale esprime oggi. Scarto chiaramente assente nella copia, che in certo qual modo manca di una mancanza. La percezione di questo scarto è la percezione stessa del tempo cancellata dall'erudizione e dal restauro (l'evidenza illusoria del passato) come dallo spettacolo (evidenza illusoria del presente).

DISTURBO DELLA MEMORIA SULL'ACROPOLI. Freud racconta

Un'esperienza accaduta a Freud nel 1904 fu un "disturbo della memoria". Freud e suo fratello rinunciarono ad andare a Corfu per recarsi ad Atene, dove non erano mai stati. Erano indecisi e di malumore fino al momento in cui acquistarono i biglietti. Il pomeriggio dell'arrivo, Freud si trovò sull'acropoli e gli venne in mente un pensiero singolare: "Allora tutto questo esiste veramente come l'ho imparato a scuola". Agiva come se a scuola non avesse mai creduto all'esistenza di Atene e dell'Acropoli. Qualche istante dopo si stupì di se stesso, sapendo di non aver mai messo in discussione l'esistenza di tutto ciò, e si domandò il perché del suo disturbo di memoria. Varie cause potrebbero essere: il suo inconscio, che in realtà a scuola non aveva creduto all'esistenza di Atene e dell'Acropoli; oppure, a causa del suo malumore, la vista dell'acropoli fu una sensazione "troppo bella per essere vera"; o ancora, "la bellezza".

dell'acropoli lo ha portato ad una sorta di estraniazione dalla realtà, ancora egli poteva non aver mai immaginato di riuscire a fare tanta strada e che egli stupendosi di aver fatto più strada del padre sente un senso di colpa. In realtà l'Atene e l'Acropoli di cui parlano a scuola ha poco a vedere con lo spettacolo che egli ha dinanzi agli occhi: la sorpresa in lui sentita si suppone sorge in seguito al contrasto che lui avverte tra ciò che sta vivendo e un incerto passato. Una straordinaria composizione egli ha davanti agli occhi che permette la percezione di un tempo puro. IL TEMPO E LA STORIA Contemplare rovine non equivale a fare un viaggio nella storia, che è troppo molteplice troppo profonda e ricca per ridursi al segno di pietra che ne è emerso. Ma a fare un esperienza del tempo, del tempo puro. La vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l'esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i

restauri cercano di richiamare in vita. È un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di ricostruzioni, di simulacri, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di divenire rovine. Un tempo perduto che talvolta l'arte riesce a ritrovare.

Ci accade spesso di contemplare dei paesaggi e di ricavarne una sensazione di felicità tanto vaga quanto intensa. Più i paesaggi sono naturali più ci danno la sensazione di permanenza di una durata lunghissima, il rinnovarsi perpetuo della natura può ricollegarsi a quell'intuizione panteistica secondo la quale nulla si crea e nulla si distrugge. In questo senso la natura abolisce non solo la storia ma il tempo. Le rovine aggiungono alla natura qualcosa che non appartiene più alla storia ma che resta temporale.

Le rovine esistono attraverso lo sguardo che si posa su di esse, ma fra i loro molteplici passati ciò che di esse si lascia percepire è una sorta di tempo al di fuori.

della storia a cui l'individuo che le contempla è sensibile come se lo aiutasse a comprendere la durata che scorre in lui. Camus descriveva la sensazione di felicità che egli provava a Tipasa nella luce abbagliante della primavera dove le rovine di una città romana si amalgamavano intimamente con la natura fino quasi ad appartenervi. Camus provava un'intuizione di un'intesa carnale con ciò che lo circonda. Il tempo tuttavia non si aboliva totalmente poiché la presenza delle rovine non permetteva al paesaggio di sprofondare nell'indeterminatezza. Camus ha paura per il futuro in cui vedrà lo scontro fra coloro che ama e si concluderà con la perdita dei paesaggi della sua infanzia da parte della sua famiglia, una di quelle che crede di regnare su città ricche e immonde. Camus riusciva con i paesaggi di Tipasa a fuggire dalla storia e fare esperienza di un tempo puro. Oggi siamo posti dinnanzi alla necessità di imparare ad ascoltare.

Nuovamente il tempo per riprendere coscienza di una storia che sembra essere svanita dinnanzi ad un mondo che esprime sé stesso tramite la sua rappresentazione, la sua messa in scena spettacolare per immagini.

IN THE MOOD FOR LOVE

Dal regista Wong Kar Wai: l'amore possibile ma non realizzato dimostra la sua vera natura quando si trasforma in ricordo, un ricordo quasi senza contenuto: emozioni, cose non dette, sfioramenti. A distanza, una volta dichiarato e divenuto definitivamente impossibile, diviene godimento di un tempo puro nato dal contrasto fra il ricordo di un amore che avrebbe potuto essere e la constatazione della sua inattualità presente. La virtualità di questo amore si contempla da lontano dal momento che divenuta rovina non è più una virtualità.

TURISMO E VIAGGIO PAESAGGIO E SCRITTURA:

Possiamo considerare lo sviluppo del turismo come parallelo a quello della nostra modernità o supermodernità: un'estensione della modernità.

poiché in un certo senso prolunga, accelera e complica gli effetti della modernità come era stata concepita nel XVII e XVIII secolo. Un'accelerazione della storia e un restringimento dello spazio dovuto al fatto che ogni giorno siamo a conoscenza di eventi e fatti nuovi e parallelamente ci troviamo in un mondo dove i mezzi di comunicazione e di trasporto ci fanno sentire immersi in un mondo più piccolo perché più conosciuto e alla mano. Il turismo illustra in maniera esemplare alcuni aspetti della surmodernità. Basti pensare alle nuove possibilità di circolazione planetaria, anche delle informazioni e delle immagini. Il turismo rappresenta un certo numero di ambiguità caratteristiche della nostra epoca: 1. un mondo che vede amplificare insieme sia il turismo che la migrazione e cioè evidenzia un mondo nel quale lo scarto fra ricchi e poveri è sempre più netto. 2. il turismo mette in evidenza a modo suo un contrasto fra locale e globale.

globale: gli stessi paesi in cui iviaggi all'estero hanno sempre conosciuto un notevole sviluppo sono gli stessi che adesso tentano di diventare a tutti i costi mete turistiche, persino i villaggi piu piccoli tentano di evidenziare i loro tesori. C'è una letteratura che considera il mondo solo in funzione della sua capacità di accoglienza turistica.. prende corpo l'idea di un patrimonio culturale dell'umanità (fonte tra l'altro di grandi mete turistiche). Ma questi monumenti o posti da visitare si presenta come un oggetto di consumo in un mondo dove lusso e comfort appiattiscono la vita quotidiana.

3. ambivalenza dell'andata e del ritorno: del passato e del futuro. I viaggiatori dell'800 viaggiavano per raccontare per scrivere. Fin dalla partenza immaginavano il ritorno e lo sguardo con il quale il viaggio sarebbe stato riconosciuto, un viaggio senza tempi prestabiliti. Il turismo è invece un attività di intrattenimento limitata nel tempo.

Le vacanze sono un momento atteso sicuramente in quanto ci permettono di staccare dalla routine quotidiana ma è un momento misurato. Le immagini sono fondamentali: prima della partenza sono tantissime: schermi televisivi, agenzie turistiche, depliant, ecc. permettono di vedere le cose prima di vederle veramente e il viaggio, di conseguenza, si presenta quasi come una verifica. La produzione di ricordi rimane una parte importante, ma film, foto, ecc. avranno sì al ritorno una funzione simile a quella della scrittura, ossia permetteranno sì di avere dei ricordi, ma non racconteranno il passato più precisamente, offriranno una narrazione in cui vengono messi in scena dei personaggi. Cercando di filmare il mondo, essi pretendono di dominarlo o quanto meno di dominare le persone che vengono filmate per il loro "costume caratteristico", ecc. Vi è l'illusione che un viaggio ci permetta di conoscere gli altri, ma gli altri dovrebbero essere un oggetto di incontro anche.

All'interno dei nostri confini invece le persone divengono oggetti da visitare non da incontrare.

Si ricollega al nostro mondo in generale dove ormai la sua rappresentazione è in qualche modo più forte della sua realtà o comunque diviene difficile riconoscere la differenza. Il mondo diviene finzione esattamente come i luoghi da visitare: Euro Disney.

Il mondo attuale si suddivide in due tipi di spazi: nonluoghi rifugio, quelli dei campi dell'immigrazione o della fuga, e i nonluoghi dell'immagine, fatto di copie e simulacri.

Un'altra forma di viaggio è quella finalizzata alla scoperta di sé: sicuramente soprattutto nell'800 il viaggio era considerato un'esperienza che permetteva un doppio spostamento; spostamento nello spazio e all'interno del proprio io.

Anche oggi questa forma di viaggio non è affatto assente. Purtroppo al giorno d'oggi siamo invasi da mezzi di comunicazione e da immagini che ci immergono indipendentemente dalla nostra volontà.

Potremo si gestire l'immobilità tramite le nuove tecnologie ma saremo ancora dei viaggiatori? La comunicazione in un certo senso è l'opposto del viaggio - nel viaggio le esperienze ti permettono di conoscere te stesso, di formarti, nella comunicazione si presuppone che ci siano identità ben riconoscibili. Il turismo ha più a che vedere con la comunicazione e non con il viaggio. Il viaggio è analogo alla scrittura che talvolta ne costituisce il prolungamento, il turista consuma la propria vita, il viaggiatore la scrive. Molti dei romanzi più noti sono viaggi o comunque percorsi. Vi sono tre forme di oblio: il ritorno - l'impossibile ritorno al punto di partenza, ad esempio come nell'Odissea, presuppone l'oblio di tutto quanto è accaduto fra il momento della partenza e del ritorno. La sospensione - presuppone quell'impossibile arresto del tempo al cui inseguimento talvolta si lanciano la poesia e il romanzo. Una pausa, è lo.scalo che precede una nuova partenza. El'inizio: l'aprirsi al tempo, al nuovo. Il viaggio vuole essere insieme progetto parentesi e ricordo ossia passato presente e futuro, la
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia Culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Moro Elisabetta.