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Antropologia dei simboli – Il corpo mirabile Pag. 1
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A distanza di mezzo secolo sia Lacan che Benjamin si soffermano sul significato che assume nell'età barocca l'esibizione di corpi martoriati, lacerati, scorticati. Entrambi indicano la cifra profonda del barocco in una segmentazione allegorica che trova nel corpo una fonte inesauribile (una cosa da segmentare...).

Il corpo è smembrato dai saperi (la scienza) e lacerato dalle devozioni (la religione): ogni sua parte è ascritta ai diversi luoghi del significare, è un dispositivo del sapere (da lingue di coltelli interrogato) -> è una barriera mobile fra la physis (natura) e significato.

L'allegorizzazione della physis si impone con maggiore energia attraverso il cadavere. Lo smembramento e la decostruzione del corpo e la distillazione dei suoi umori assumono significati di vita nella morte rispetto al corpo santo e di morte nella vita rispetto al corpo mortale.

Esiste un parallelo fra l'anatomia del corpo e quella dell'anima.

Fatto di rifrazioni che sono a loro volta intrecciate alla metafora della luce. Il primato conoscitivo del corpo influenza le rappresentazioni convenzionali del movimento, della metamorfosi, della dissonanza, delle forme e delle geometrie finite: interpretazioni di una realtà sfuggente e labirintica, che rifiuta ogni reductio ad unum, e che possiamo ricondurre all'opposizione fra corpo mortale e quello celeste. Ma la fabrica corporea rinvia alla perfezione dell'Alto Fattore; essa è retta dal disegno ineffabile di una natura nascosta che fabbrica la casa dell'anima. Quest'ultimo pensiero ci porta a sottolineare l'importanza del corpo come metafora (o della metafora come corpo irradiato dalla parola). La metafora come figurazione di una distanza e una differenza altrimenti inesprimibili è il tratto cruciale di una cultura confusa dall'affacciarsi dei nuovi saperi che allargano e sconvolgono gli orizzonti di senso, facendo apparire la

realtà come un labirinto (non un’assenza di forme ma una forma profonda che non esclude nessuno degli elementi del vuoto. E. Bloch)

Quindi la metafora e le sue varianti figurali, l’allegoria e l’emblema, attraverso un’infinita segmentazione del reale, convocano il nulla, il vuoto, il selvaggio.

In seguito alla moltiplicazione esponenziale dei punti di vista e alla consapevolezza dell’infinita indeterminazione della natura, i nuovi saperi, cosi come la mistica e l’etnologia, vanno a caccia dell’altro; esplorano l’altrove, l’alterità. E lo fanno concentrandosi sulle mille possibilità espressive del corpo. Soprattutto il corpo del folle, del selvaggio, del primitivo (del mostro) che diventa oggetto della segmentazione metaforica. Il barocco cerca nel corpo le metamorfosi del reale; vede in ciò che è lontano (proprio come l’etnologia) dalle nostre consuetudini un enigma che chiede di essere decifrato.

Proprio come suggerisce la lettura freudiana dell'altrove: quando un'usanza esotica ci attira a ragione della sua apparente singolarità, il motivo sta nel fatto che ci suggerisce come fosse uno specchio deformante, un'immagine familiare che riconosciamo confusamente come tale senza riuscire ad identificarla. L'antropologia, linguaggio della complessità, è ascrivibile alle eterologie barocche e ne rappresenta uno dei linguaggi secolarizzati: si potrebbe anche dire che la ragione barocca permane anche nel moderno caratterizzato dall'esplosione della nozione di alterità -> la metafora barocca contiene in sé un potenziale critico. 1. Res extensa Si parte considerando tre diversi avvenimenti ascrivibili a tre momenti storici diversi: 1818 – è morta una suora ma il suo sangue non si è coagulato: si grida al miracolo e tutti accorrono per venerarla, compreso il re -> ciò turba non poco il razionale medico

francese Simond. 1925 - Blochriflette sulla sconcertante commistione di età, epoche e classi che caratterizza Napoli soffermandosisu alcune opposizioni: i mendicanti e la chiesa sfarzosa di Piazza Mercato, i greggi di capre ed iltraffico metropolitano, moderni autobus e lussuose carrozze funebri. 1987 - la vittoria dello scudettoda parte del Napoli offre lo spunto per un particolare sincretismo, San Gennarmando, commistionefra il busto del santo Patrono con il volto di Maradona sul cui capo è poggiata la tiara del santo.

Questi eventi per quanto diversi hanno in comune le radici, che affondano nelle mutazionicatastrofiche dell’età barocca.

La popolazione napoletana raddoppia fra la fine del ‘500 ed i primi del ‘600, quando arriva acontare circa 300mila ab. Questa densità demografica accompagna quella architettonica edurbanistica. Ogni spazio perde la sua linearità, segmentandosi e sovrapponendosi sotto la pressionedi ogni classe.

sociale ma l'espansione urbana è determinata soprattutto da quella 'plebe immensa' che, concentrata dapprima nella zona del Mercato del Lavinaio, va ora collocandosi negli interstizi dei quartieri spagnoli (costruiti da Pedro de Toledo per alloggiarvi le truppe) con tutte le sue attività lecite ed illecite. Ma ci sono anche altre forze, quelle arrivate con le ondate migratorie e gli schiavimori: tutti si affrontano sulla scena urbana in una continua lotta per gli spazi che determinano negoziati, alleanze e contaminazioni. La crescita caotica della città nel corso del '600 è agitata da una serie di calamità (cinque eruzioni, due epidemie di peste, tre carestie ...): i cosiddetti elastici strutturali ovvero i dispositivi di regolamentazione degli antagonismi sociali (tutti si allenano di fronte ad un guaio ...). A questo aggiungiamo una serie di catastrofi economiche, la rivolta di Masaniello durante la quale tutte le parti in

Lotta si affidano alla Madonna del Carmine … un numero immenso di monasteri, chiese, chiesette e confraternite. Napoli risulta quindi da un insieme di medie differenze, di culture, di antagonismi che va ben oltre l’arte e l’architettura. E’ un labirinto (metafora spaziale); un corpo frammentato (metafora organica); un intrigo (metafora scenica). E’ disseminata di SACRO: miracoli, prodigi, reliquie e corpi santi, il tutto governato da una logica degli effetti meravigliosi, tipicamente barocca. Affianco alla nascita di nuovi santi, c’è il recupero anche di quelli più antichi (San Gennaro, Madonna dell’Arco) e delle diverse Vergini Miracolose -> la densità dei miracoli si accompagna alla densità delle loro interpretazioni. Delle numerose ampolline di sangue, teste, corpi ed altre reliquie stende un elenco, a metà del secolo, un anonimo domenicano (chi è che può attaccare Napoli se la città è

così protetta da tante venerabili teste?) I crani formano un presidio celeste che custodisce la città; presidio che trova una corrispondenza nei luoghi fisici della città stessa dove è possibile rilevare una mappatura contrassegnata dalle reliquie dei patroni e degli altri santi, custoditi dai diversi ordini religiosi, e che danno origine a pellegrinaggi ed altre pratiche di culto secondo lo schema di un 'corpo a corpo' simbolico: quello fra il corpo del devoto, gli ex-voto e le reliquie. Questi ultimi sono gli emblemi di un corpo spezzato, di una notomizzazione sacrale dello spazio che suggerisce una figurazione della città come corpo. Un corpo non geometrico ma spezzato, simbolizzato, labirintico, scompaginato dalle stesse tassonomie che lo articolano gerarchicamente. Le stesse tassonomie che articolano, di riflesso, la geografia dei luoghi fisici e sociali secondo l'importanza delle reliquie che le contrassegnano. La frammentazione aumentaad ogni nuova devozione e la congestione del cosmo religioso assomiglia sempre più a quella dello spazio urbano, così come il devozionismo e la scena sembrano due emblematizzazioni delle fratture del corpo urbano e dell'intrigo degli attori sociali. Il sanctus è vicino, a portata di mano, è un ridistributore di quella potentia divina che lo investe. Il sanctus è potente nella misura in cui è investito-posseduto da una forza divina. E', quindi, una metafora incarnata e proprio come la metafora ha una natura doppia e non sostitutiva - è solo accostando una serie di termini che essa ci può condurre in un campo semantico più vasto. La santità ha quindi due facce, quella dell'intercessione e quella della potentia: questa compresenza riflette la frammentazione del cristallo sacro in virtù delle forze sociali e delle loro spinte simboliche. Le richieste delle forze sociali sono di diverso tipo e quindisi rendono necessarie diverse forze divine -> la domanda religiosa si riflette nella rappresentazione dei diversi poteri soprannaturali. Il contraltare buffo di molti santi è la maschera, come Pulcinella che si afferma in quegli stessi anni e che nelle sue interminabili sequele disarticola il corpo, la realtà ed il linguaggio. D'altronde, la religiosità e la scena utilizzano metafore comuni come la follia in quanto figura della metamorfosi, dell'illusione e della tenebra ed hanno una comune tensione verso la luce. È teatrale, del resto, l'estasi dei "folli di Dio" (Orsola B.). E poi una delle fonti di rappresentazione del corpo comico può essere proprio rintracciata nella corrispondenza fra smembramento del corpo e segmentazione della società (vedi Pulcinella che segmenta il corpo, la realtà...), così come suggerito anche da Bachtin a proposito dell'elevato numero di reliquie. Questa

La considerazione risale ad antiche concezioni mitiche che facevano derivare i diversi gruppi sociali dalle diverse parti del corpo divino, smembrato in un rito sacrificale. In conclusione: la vertigine barocca è proprio lo smarrimento prodotto da un mondo troppo pieno, frammentato in una miriade di immagini che fa del sacro stesso, un labirinto. Proprio per questo è ricorrente il tema della luce, una luce che deve condurre fuori da questo intrigo.

2. Cifre Beate

Storia di Aurelia del Prete: è uno dei miti fondativi del culto di Madonna dell'Arco e riconduce a un topos diffuso nell'agiografia, quello della vendetta del simulacro offeso oltre a prestarsi come paradigma della concezione barocca del miracolo (prodigiosa ed inspiegabile manifestazione della potenza e della volontà di una natura celata nei suoi arcana). - La credenza e l'affidamento all'intervento miracoloso non sono appannaggio solo di una classe bassa, popolare incapace

dicogliere il senso di ciò a cui presta fede (come se la devozione bassa fosse diretta verso l'aspetto metaforico, quello prodigioso della santità mentre la devozione alta si dedicasse alle testimonianze spirituali ed edificanti)

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei simboli e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Niola Marino.