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Lezione 35 - La percentualizzazione del conto economico
Come avviene la percentualizzazione del conto economico?
Gli indici di composizione possono essere calcolati anche in relazione al conto
economico calcolando il peso di ciascun costo o di ciascun ricavo, sul totale e
calcolando il rapporto esistente tra un costo ed un altro oppure fra un ricavo ed un
altro. 19
Perché si ricorre a percentualizzare il conto economico?
Gli indici che riguardano la percentualizzazione del conto economico hanno lo scopo di
condurre un’analisi che metta in evidenza la variabilità dei diversi componenti di costo
in relazione all’andamento della
produzione.
Quali sono le differenze riscontrabili tra la percentualizzazione dello stato
patrimoniale e quella del conto economico?
Il conto economico, deve essere, come lo stato patrimoniale, «a dati comparati». Però,
la semplice comparazione tra valori assoluti spesso non è sufficiente, in quanto
soltanto la comparazione a percentuali consente di cogliere il significato dei rapporti
tra le varie quantità che costituiscono la struttura economica dell’azienda. I valori
assoluti non consentono, un’analisi di tipo dinamico e pur essendo necessari ai fini
dell’analisi, non sono sufficienti per condurla in modo efficace.
Cosa implica un valore aggiunto alto?
Un valore aggiunto alto esprime un peso rilevante, nell’esercizio, dei fattori produttivi
interni (impianti e lavoro umano) i quali sono quelli che concorrono maggiormente alla
rigidità della gestione.
Lezione 37 – la solidità patrimoniale
Qual è il principio cardine su cui si basa la correlazione tra fonti e impieghi?
Il tempo di scadenza delle fonti deve essere sincronizzato con il tempo di recupero
degli impieghi.
Il principio cardine si può a sua volta scomporre in due principi: l’attivo fisso dovrebbe
essere finanziato prevalentemente con il passivo permanente e l’attivo circolante
dovrebbe essere finanziato prevalentemente con il passivo corrente.
Perché l’attivo fisso dovrebbe essere finanziato prevalentemente da
passività permanenti?
Gli impieghi pluriennali dovrebbero essere alimentati da fonti di finanziamento
parimenti pluriennali. In caso contrario si verificherebbe un «incaglio» più o meno
pericoloso. Dato che gli impieghi dell’attivo fisso «rientrano», sotto forma di ricavi, in
un tempo superiore all’anno, se il loro finanziamento avesse una scadenza minore,
l’azienda si troverebbe nell’impossibilità di fare fronte alle proprie obbligazioni.
Perché l’attivo circolante dovrebbe essere finanziato prevalentemente da
passività correnti?
Gli impieghi dell’attivo circolante dovrebbero essere alimentati da fonti di
finanziamento a breve scadenza, altrimenti si verificherebbe una liquidità fittizia,
dovuta al differimento della scadenza del passivo rispetto al rientro dell’attivo (stasi
finanziaria).
Cosa si intende per «solidità» patrimoniale?
Un’azienda si definirà solida, dunque, se ha buone possibilità di superare disequilibri
economici e finanziari di breve periodo, in quanto il suo assetto patrimoniale le
consente di assorbire gli effetti negativi di tali disequilibri senza compromettere la
continuità della gestione nel medio-lungo periodo.
Lezione 38 – la solidità patrimoniale – correlazione fonti-impieghi m/l termine: analisi
del finanziamento delle immobilizzazioni 20
Nel caso in cui il finanziamento delle immobilizzazioni avvenga soltanto con i
mezzi propri, come avviene il rinnovo dell’attivo fisso alla fine del periodo di
ammortamento?
Il finanziamento dell’attivo fisso con i mezzi propri determina, mediante il processo di
ammortamento, il recupero completo dell’impiego ed il trattenimento in azienda delle
risorse monetarie generate da tale recupero. In questo modo, è reso possibile il
rinnovo dell’attivo fisso. In questa situazione non si hanno problemi di finanziamento
del rinnovo, né problemi di liquidità o di insolvenza, mancando per intero il capitale di
credito. La liquidità che genera la gestione è reimpiegata per rinnovare l’attivo fisso.
Il finanziamento delle immobilizzazioni con le passività consolidate quali
effetti produce nel corso del tempo?
Il finanziamento dell’attivo fisso con le passività consolidate determina, mediante il
processo di ammortamento dell’attivo fisso e di rimborso del prestito, l’azzeramento
del capitale investito
in azienda. In questo modo, la liquidità formatasi per effetto della gestione (grazie
all’attivo fisso) è utilizzata per rimborsare il finanziamento, non è dunque più possibile
il rinnovo «autonomo» dell’attivo fisso. Si rende necessario un nuovo finanziamento.
- Se il piano di rimborso del prestito è sincronizzato con il piano di ammortamento
dell’immobilizzazione, non sorge alcun rischio di insolvenza. La liquidità
generata,sarebbe utilizzata per far fronte al rimborso del finanziamento.
- Se il piano di rimborso è più veloce del piano di ammortamento, allora sorge un
rischio di insolvenza. Le rate di rimborso del prestito, sarebbero maggiori delle
quote di liquidità ottenute per l’utilizzo dell’immobilizzazione.
- Se il piano di rimborso è più lento del piano di ammortamento, allora si avrà
una temporanea scorta di liquidità che non può tuttavia essere destinata al
rinnovo in quanto dovrà essere destinata al successivo rimborso del prestito.
Quali conseguenze derivano da un finanziamento delle immobilizzazioni
attraverso le passività correnti?
Il finanziamento dell’attivo fisso con le passività correnti determina uno stato di
illiquidità decrescente, con
successivo azzeramento dell’impiego, che implicherà un rifinanziamento per il rinnovo.
L’azienda non solo non è autonoma nelle scelte di rinnovo ma la sua stessa esistenza
dipende, dalla possibilità di reperire
nuove fonti di finanziamento per la copertura del deficit di liquidità generato. Il rischio
di insolvenza, in questa fattispecie, è molto alto.
Sotto il profilo della solidità, quale delle tre alternative risulta essere la
migliore? Quale la peggiore?
Sotto il profilo della solidità sarebbe preferibile la prima l’ipotesi e la peggiore sarebbe
terza. La prima nella realtà non si riscontra quasi mai ma è spesso combinata con la
seconda. Per analizzare il bilancio, una
delle cose da conoscere è il modo in cui è stato finanziato l’attivo fisso. Il
finanziamento con le passività consolidate ha come vantaggio l’assenza di illiquidità
ma ha pur sempre un carico di oneri finanziari.
Il finanziamento con debiti commerciali ha come vantaggio l’assenza degli oneri
finanziari ma rimane un vantaggio teorico, in quanto il deficit di liquidità dovrà essere
in ogni caso coperto con nuove fonti di finanziamento onerose, ancor più onerose se si
considera l’elevato rischio di insolvenza che connota l’azienda.
Lezione 39 - I margini ed i quozienti di struttura
Come si calcola e cosa indica il quoziente primario di struttura? 21
Il calcolo della frazione di immobilizzazioni finanziate con il capitale di rischio, si
ottiene rapportando i mezzi propri all’attivo fisso. Questo rapporto prende il nome di
quoziente primario di struttura.
Quoziente primario di struttura = Mp / Af
Esso esprime quanta parte di immobilizzazioni è finanziata con i mezzi propri e può
essere maggiore, uguale o minore di uno. Spesso di calcola anche la differenza tra
mezzi propri ed attivo fisso (Mp – Af, tale margine prende il nome di margine primario
di struttura). Sotto il profilo della solidità, la situazione ottimale si avrebbe quando il
quoziente primario di struttura ha valore superiore di 1. Infatti, ciò significherebbe che
le immobilizzazioni sono interamente finanziate con i mezzi propri, che finanziano
anche una parte dell’attivo circolante. Un quoziente primario di struttura non molto
inferiore a 1 (ad esempio 0,7, 0,8) rappresenta comunque una situazione del tutto
accettabile, purché il finanziamento della parte rimanente di immobilizzazioni avvenga
con passività consolidate.
Come si calcola e cosa indica il quoziente secondario di struttura?
L’attivo fisso dovrebbe essere finanziato con il passivo permanente. Per verificare
l’esistenza di tale condizione è necessario calcolare un indice che confronti il passivo
permanente con l’attivo fisso.
L’indice, che prende il nome di quoziente secondario di struttura, si calcola nel modo
seguente:
Quoziente secondario di struttura = (Mp + Pml) / Af
Anche in questo caso, è possibile ricorrere al margine secondario di struttura (Mp +
Pml) – Af.
Cosa implica un valore del quoziente secondario di struttura inferiore a uno?
Se il quoziente secondario di struttura è maggiore di uno, le immobilizzazioni sono
interamente finanziate con il passivo permanente, che finanzia anche una parte
dell’attivo circolante. Questa è la situazione ideale, ai fini della solidità.
Se il quoziente secondario di struttura è minore di uno, allora le immobilizzazioni non
sono finanziate interamente con il passivo permanente, ma anche tramite passività
correnti. In questa condizione, l’azienda non gode di una buona solidità, essendo in
uno stato di rischio di insolvenza più o meno elevato.
A cosa possono essere dovute le cause di uno scorretto finanziamento delle
immobilizzazioni?
Tali cause possono dipendere da insufficienza di mezzi propri, insufficienza di passività
consolidate o eccesso di immobilizzazioni. I problemi di finanziamento delle
immobilizzazioni potrebbero non derivare da errate politiche di finanziamento, ma
dalle politiche di investimento. L’azienda potrebbe, cioè, avere
problemi di finanziamento delle immobilizzazioni perché gli investimenti sono
sovradimensionati rispetto alla dimensione complessiva della gestione. Un indice di
bilancio che può dare espressione di tale sovradimensionamento, potrebbe essere
l’indice di rigidità degli impieghi (Af/Ci), da confrontare con quello medio di
settore. Se l’azienda presentasse un valore di tale indice troppo elevato, potrebbe
significare che si sta sovraccaricando di immobilizzazioni.
Lezione 40 - L’autonomia finanziaria (la struttura dei finanziamenti)
Per condurre un’analisi dell’autonomia finanziaria, a quale indice di bilancio
si ricorre?
Il quoziente «mezzi di terzi/mezzi propri» può essere calcolato