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Yu ji tu (I sentieri di Yu) è una mappa della Cina di mille anni fa. Poniamo a confronto l’immagine con una mappa della Cina fatta da
mappe geografiche
National Geographic. Le sono i primi grafici esistenti . Senza didascalie o informazioni pregresse, è impossibile
migliaia di dati desumibili a colpo d’occhio,
leggere una mappa. Ogni mappa contiene decine di al contrario degli stessi dati
scritti in forma verbale che occuperebbe svariate righe ed accattiverebbe molto meno il lettore, che difficilmente scorrerebbe tutte le
righe per leggere le informazioni. Talvolta i grafici imbrogliano su come presentano le informazioni: un grafico fatto scorrettamente
induce a pensare cose che non corrispondono al reale (esempio: un grafico pubblicato dal New York Times nell’8 agosto 1978, che
lamentando la diminuzione del turismo pone in confronto gli incassi delle agenzie di viaggio dei precedenti tre anni e dell’ultimo
mezzo anno, con l’ovvio risultato che l’incasso di metà anno risulti inferiore ma solo chi si sofferma a comprendere che è metà anno
ne capisce la sproporzione).
Tafte prende ad esempio anche un catalogo d’asta di opere di Giacometti che vuole documentare le diverse grandezze dei diversi
pezzi; questo perché molte aste hanno anche la possibilità di acquisto tramite telefono e quindi tramite catalogo si dà la possibilità
agli astanti di vedere ciò che possono comprare. La realizzazione del catalogo è affidata ad un designer, il che conferisce ad esso
stesso una sua artisticità: elemento molto importante quest’ultimo, perché chi è sensibile all’arte è più invogliato all’acquisto trovando
una “soglia” d’asta che sia essa stessa artistica. il
Molto importante nella creazione del grafico sono gli elementi da inserire al suo interno: Tafte segue il principio secondo cui
grafico è tanto migliore quanto è meno inchiostrato. Ad esempio uno degli elementi che alleggerisce molto il grafico è l’assenza
di cornice, il colore è fondamentale nel far balzare all’occhio le differenze –rispetto al bianco e nero.
Il fiume del rock. Grafico che illustra da quando comincia il rock (anni ’50) le vendite negli USA dei dischi rock fino agli anni ’60 circa;
modo molto carino di mostrare il successo della musica rock negli Stati Uniti, oltre a catalogarne la storia iniziale descrivendo quali e
quanto hanno venduto in quegli anni.
Tafte esamina due tipi di grafici: il primo estremamente positivo, ovvero relativo alla causa del colera, che mostra come un grafico
ben fatto ha consentito di capire un elemento fantastico, il secondo estremamente negativo, ovvero che mostra come un grafico fatto
male abbia causato la sottovalutazione del problema e la morte di svariate persone.
minimizzare le distrazioni visive,
Tafte segue due principi: (1) come le cornici ad esempio, ma anche informazioni aggiuntive
il bisogno di multipli confronti di un dato di statistica,
superflue, e (2) altrimenti non vale la pena fare un grafico perché esso
mostrare i dati nel più limitato spazio possibile
vive del confronto. È necessario inoltre perché sia comprensibile in un unico colpo
d’occhio, inserire in maniera coerente i dati al suo interno e che essi siano confrontabili ad occhio senza bisogno di una lettura per
capirne il significato.
24 – 11 – 2014
Principi grafici Tafte:
secondo
minimizzare le distinzioni visive (cornici)
la statistica ha bisogno di multipli, di confronti… molti dati
non bisogna distorcere i dati
presentare i dati in uno spazio il più piccolo possibile
disporre i dati in maniera coerente
confrontare i dati con l’occhio senza leggere
linguaggio iconico
Il è un minilinguaggio noto a tutti.
Otto Neirath: voleva trovare una lingua che andasse bene per tutte le scienze. Costruisce una lingua basata su icone (basic iconic
language), il problema è che l’icona di una casa, moto, ecc cambia nel tempo. Le parole dividono, le immagini connettono.
Come si forma un’icona? Rappresentando quelli che sono i tratti più caratteristici di un elemento.
Il problema delle icone è che molte volte cambia l’elemento in essa rappresentato: l’oggetto cambia nel corso del tempo.
Simbolizzazione del nome del produttore (come quella di Dolce & Gabbana o Giorgio Armani) può essere una modalità di firma,
così come l’utilizzo di un simbolo non riferito a nomi (il coccodrillo della Lacoste). Oppure produzione di qualcosa di astratto, non
riconducibile a nulla (come il logo della BMW).
È fondamentale la riconoscibilità di un simbolo: il cavallino della Ferrari, sebbene ora celeberrimo, è ad esempio più difficilmente
riconoscibile
un linguaggio basato su immagini rende le cose più comprensibili alle persone sebbene sia complicato da costruire. Ma
Isotype:
come il linguaggio verbale cambia con il mutare degli oggetti, anche le icone è necessarie che lo facciano.
logo di un tipo:
Il vuole riprodurre un’unicità distingue una casa produttrice da tutte le altre, come le macchine BMW ad esempio
dalle macchine Fiat. trasmettere informazione visiva:
Il punto della comunicazione visiva è quello di mostrare direttamente oggetti ed elementi che
direttamente non sarebbero altrimenti visibili. Un esempio è il catalogo ad esempio di un negozio di borse: sfogliandolo, si è già in
grado di stabilire prima di vederle dal vivo se e quali borse si desidera acquistare.
comunicazione realistica:
La comunicazione visiva è una vuole trasmettere informazioni visive, e nulla trasmette informazioni visive
meglio di un’immagine.
immagini artistiche
Le sono un caso sperimentale ma interessante: non hanno la funzione comunicativa delle immagini standard,
immagini che noi consumiamo, ovvero usiamo per ricevere una certa informazione e, in senso metaforico, dopo averle utilizzate le
“buttiamo via”. Questo fa sì che le immagini che usiamo, così come le parole, sono immagini standard. Le immagini non trasmettono
valori simbolici, bensì trasmettono quello che mostrano.
due linee principali
Ci sono su cui ci si muove :
• specchio . Immagine che cerca di dare il massimo numero di dettagli. Molte immagini, fotografie, hanno un aspetto
speculare: mostrano moltissimi dettagli. Ciò vale sia una fotografia sia per i dipinti: alcune opere del ‘500‘600 riproducono
ad esempio tessuti e altri elementi piccoli avendo cura del dettaglio.
• mappa . Dà alcuni elementi come punti di riferimento, per dare una stima di un elemento (ad esempio: l’Italia è uno stivale).
Informazione schematica per comprendere come sia fatto un elemento.
la comunicazione visiva non ha un codice, non ha una sintassi:
Un problema è che non è una lingua come i linguaggi verbali.
Traendo ad esempio la Colonna Traiana: Traiano ad esempio, eroe della storia, compare in più punti. In questo modo abbiamo
un’evoluzione temporale, ed il fatto che egli compaia più volte consente di periodizzare la rappresentazione facendoci capire che non
si tratta dello stesso momento. Persepoli: capitale religiosa dell’impero Persiano, per il capodanno Persiano convergevano lì tutti i
capi dei popoli assoggettati a rendere omaggio all’imperatore. La cosa unica di Persepoli è la processione che si verificava: una è
rappresentata in un bassorilievo, la cui particolarità è che sul lato sinistro essa è rappresentata da un punto di vista sinistro rispetto
all’evento, sul lato destro è rappresentata da un punto di vista destro rispetto all’evento.
Nella comunicazione visiva è di default la preferenza per il realismo.
Di fronte a un’immagine c’è illusione ma non inganno: chiaramente ora è possibile fare fotomontaggi.
Utilizzo della pubblicità: che cosa si può fare mostrando una persona? Da un lato essa può essere riconoscibile (pubblicamente),
generalmente per la fama di essa (se quella tal persona ad esempio veste Armani) la pubblicità può attecchire. Le foto pubblicitarie
sono spesso ritoccate per mostrare una persona senza difetti.
25 – 11 – 2014
Forma, funzione e simbolo, teoria di Hager.
Teoria psicologica della percezione.
Quello che noi percepiamo non è semplicemente “la somma di pezzi” che percepiamo.
Raggruppamento e strutturazione degli elementi presenti.
Organizzazione di ciò che si percepisce viene prima della legenda, e non è l’aggiunta di un elemento percepibile.
Noi abbiamo non soltanto cinque sensi che ci informano un po’ su quel che accade a noi un po’ sull’ambiente esterno, ma anche una
percezione al di là dei sensi (esempio: sappiamo sempre dove sia la nostra testa, grazie a dei labirinti interni alle nostre orecchie che
ci fanno percepire la posizione della nostra testa).
In pittura i colori si mescolano: la tavolozza del pittore è piena di diversi colori per far sì che egli raggiunga il colore che desidera.
Nell’Ottocento i colori ci si rende conto che non li si ottiene soltanto mescolandoli, ma anche integrandoli tra loro per vicinanza (un
puntino rosso di fianco a uno giallo vengono percepiti come una piccola macchia arancione). Questa scoperta dà luogo all’origine di
due scuole: in Francia il e in Italia il
pointillisme divisionismo.
Quando emerge la fotografia, la pittura si scatena: prima dell’avvento della fotografia si ricercava un metodo per rendere la realtà
esattamente come essa appare all’occhio quando la guarda (è una questione di informazione visiva). La pittura si “libera” al sorgere
della fotografia, quando quindi non è più incaricata di documentarci la realtà.
Le figure chiuse sono considerate in una qualche misura “ottimali”.
Legge dell’esperienza.
Legge della premianza. Forme leggermente imperfette tendiamo a vederle come perfette.
Quando vediamo delle fotografie incentrate su un dettaglio, si dà l’idea allo spettatore di uno spazio più ampio rispetto a quello
rappresentato, contribuisce alla creazione di uno spazio maggiore perché lo spettatore si ricrea mentalmente ciò che manca
nell’immagine.
Due modelli fondamentali di rappresentazione dello spazio:
1. Ritratto: ha la forma solitamente di un rettangolo verticale. Il paesaggio è invece in un rettangolo orizzontale di norma.
Le forme che noi disegniamo nello spazio creano tensioni. Forme di grandezza uguale creano uno spazio bidimensionale, forme di
Kandinski diagonale armonica
grandezza diversa tendenzialmente creano uno spazio tridimensionale. sostiene che c’è una ed
diagonale disarmonica
una in ogni diseg