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Il sorriso di Beatrice nell'Inferno

Parlare del sorriso di Beatrice come qualcosa che potrebbe rendere felice un uomo nell'Inferno è sicuramente un'iperbole, un'esagerazione! Altrimenti sarebbe blasfemo. Ma ciò che è certo, senza possibilità di errore, è che fa riflettere su come una giusta vendetta possa essere stata punita. Presto scioglierò la tua mente dal dubbio, ascolta le mie parole perché ti sveleranno un'importante verità.

È interessante notare la ripetizione delle parole "giusta" e "giustamente". Dante fa questa scelta per utilizzare figure di ripetizione e parallelismi, al fine di sostenere l'andamento argomentativo dei canti.

Beatrice, dalla contemplazione del vero in Dio, sa...

cosa affligge Dante, e quindi non lo lascia in quello stato di silenzio dubbioso: gli spiegherà come sia possibile che una giusta vendetta abbia potuto essere giustamente vendicata. Per non soffrire alla virtù che vole freno a suo prode, quell'uomo che non nacque, dannando sé, dannò tutta sua prole; onde l'umana specie inferma giacque giù per secoli molti in grande errore, finché al Verbo di Dio discender piacque u' la natura, che dal suo fattore s'era allungata, unì a sé in persona con l'atto sol del suo eterno amore. "Per non aver rispettato il limite posto, per il suo bene, PARAFRASI: [Beatrice continua] alla sua volontà, l'uomo che non fu generato, condannò l'intera sua discendenza causando la propria condanna. per questo fatto la specie umana giacque ammalata dall'errore per secoli e secoli, fino a che il Verbo di Dio non volle scendere nel luogo in cui, per la sola volontà del suo eterno amore, la natura, che si era allontanata dal suo creatore, si unì a sé in persona.virtù dello Spirito Santo, unisce alla sua persona la natura che si era allontanata dal suo Creatore. "soffrire = aver rispettato | freno = limite | virtù che vole = volontà | a suo prode = per il suo bene | quell'uomo che non nacque = perifrasi per "Adamo", che fu creato e non generato | onde = per questo, per cui | inferma = ammalata | giacque giù = se ne stette prostrata | errore = peccato | Verbo = Figlio | u' = dove | allungata = allontanata | fattore = fautore, creatore | etterno amore = amore divino, cioè lo Spirito Santo STILE: "l'umana specie inferma giacque" è metafora che paragona l'umanità afflitta e prostrata dal peccato originale a un malato costretto a letto | CONCETTO CHIAVE: Beatrice parla del peccato originale e del fatto che abbia colpito l'intera umanità, la discendenza di Adamo, fino al momento dell'incarnazione di Cristo. Egli ha unito la propria natura

divina a quella (peccatrice) umana per amore divino.

COMMENTO: "al Verbo di Dio discender piacque". In realtà si deve intendere che il Figlio, nella Trinità, fu eletto per farsi uomo.

Si parla di Adamo, e non di Eva, perché egli era stato creato direttamente da Dio e perché attraverso il maschio, secondo la dottrina, si trasmetterebbe la virtù informativa (cioè la facoltà dell'anima di dare la forma a un corpo), mentre dalla femmina offrirebbe solo la materia da plasmare.

Attenzione a un dettaglio importante: il peccato originale, prima della venuta di Cristo, ha separato gli uomini da Dio. Questo peccato continua ad affliggere gli uomini dopo Cristo, ma egli ha offerto la possibilità di ricongiungerci al "nostro fattore" tramite il battesimo, anche se questo non ci restituisce tutti i doni speciali che Dio aveva fatto ad Adamo.

Quel "u'" che Dante usa per indicare il luogo dove Cristo ha unito.

L'umano al divino è il grembo di Maria. Con l'Incarnazione, nella persona del Figlio di Dio si congiungono due nature: quella divina e quella umana, come abbiamo detto. Una persona, due nature. Questa dottrina arrivò a Dante per mezzo del Compendio di San Tommaso d'Aquino.

Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona:

questa natura al suo fattore unita,

qual fu creata, fu sincera e buona;

ma per sé stessa pur fu ella sbandita

di paradiso, perché si torse

da via di verità e da sua vita.

"Ora fa attenzione a quello di cui sto per parlare: la natura umana che fu unita a Dio era immacolata come questa la creò originariamente, ma la natura umana, in quanto tale, era stata esclusa dal Paradiso, poiché aveva voltato le spalle a quel Dio che è vera via e vita".

il viso = lo sguardo della mente | qual fu creata = come era stata creata in Adamo | sincera e buona = immacolata, senza macchia

di peccato | sbandita = allontanata, bandita | per sestessa = a causa di se stessa

CONCETTO CHIAVE: la natura umana di Cristo era immacolata, ma in generale afflitta dal peccato originale

COMMENTO: San Tommaso precisa anche che Cristo si prese volontariamente alcuni dei difetti che hanno caratterizzato gli uomini dopo il peccato originale, come il fatto di essere mortale e non imperituro nell'anima e nel corpo, non perché fosse effettivamente afflitto dal peccato originale, ma perché per volontà decise di patire le sofferenze fisiche e morali degli uomini, nonché la morte, necessaria alla loro redenzione.

La pena dunque che la croce porses'ala natura assunta si misura, nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura, guardando ala persona che soferse, in che era contratta tal natura.

"E se dunque la pena della croce si commisura alla natura

PARAFRASI: [Beatrice continua] umana assunta, nessuna punizione fu

mai inflitta con altrettanta giustizia, ma allo stesso modo niente fu così ingiusto, se la pena si commisura alla persona che l'asoffrì, in cui tal natura era congiunta". morse = colpì, inflisse | soferse = soffrì | contratta = unita | guardando = considerando

STILE: la doppia coppia "nulla...giustamente" e "nulla...ingiuria" è posta in parallelo.

CONCETTO CHIAVE: Nell'uccisione di Cristo, unione di natura umana e divina, è da riconoscere allo stesso tempo una giusta vendetta contro il peccato originale, insito nella natura umana, e un'ingiuria oltraggiosa nei confronti della divinità che è in lui.

COMMENTO: Bisogna capire però che Cristo, anche come uomo, era innocente, come segnalato nelle terzine precedenti. Fu quindi definitivamente un sacrificio il suo accollarsi la pena per il peccato originale, assumendo anche i difetti della natura umana. Però d'un atto uscir cose diverse: ché a

Dio e a’ giuder’ piacque una morte; per lei tremò la terra e ’l ciel s’aperse. 48 Non ti dèe oramai parer più forte, quando si dice che giusta vendetta poscia vengiata fu da giusta corte. 51 "Per questo motivo, un'unica azione suscitò effetti diversi: poiché Dio e i giudei vollero una stessa morte, a causa di questa tremò la terra e si aprì il cielo. Ora non ti sarà più difficile capire come mai si dica che una giusta vendetta dovette essere in seguito vendicata da una giusta corte di giustizia". però = perciò; giuder' = "giuderi", forma diffusa in toscana per "giudei", "ebrei"; per lei = a causa sua; aperse = aprì; dèe = deve; forte = difficile; poscia = poi; vengiata = vendicata

STILE: la doppia coppia di elementi "Dio...giuder'" e "terra...cielo" è un chiasmo.

Ricordo che un chiasmo è "la figura retorica in cui si crea un incrocio immaginario tra due coppie di parole, in versi o in prosa, con uno schema sintattico di AB, BA". In questo caso, esiste una relazione tra "Dio" e "cielo" e tra "Giudei" e "terra", ma la correlazione fra queste due parole è invertita. Immagina una linea che le colleghi: la forma che comparirà sarà quella di una "X".

CONCETTO CHIAVE: Dante non può più meravigliarsi del fatto che la giusta vendetta che sta nell'uccisione di Cristo abbia avuto bisogno a sua volta di una giusta vendetta: la morte di Cristo piacque sia a Dio, che agli ebrei, e per questo il cielo si aprì e la terra tremò.

COMMENTO: Cosa si intende quando si dice che la terra tremò e il cielo si aprì? Intanto bisogna chiarire che Cristo morì volontariamente. Avrebbe potuto fermare tutto, ma non lo fece, quindi fu

Lui scelse di morire volontariamente. Eppure, secondo San Tommaso, allo stesso tempo furono gli ebrei ad ucciderlo. La terra che trema è stata effetto della terribile ingiustizia commessa dagli ebrei. Allo stesso tempo, col sacrificio di Cristo, il peccato originale fu vendicato, giustizia fu fatta, e per questo le vie del Paradiso si riaprirono per gli uomini ("il ciel s'aperse").

E i romani in tutto questo? Secondo Dante, i romani furono "il braccio di Dio", se vogliamo, perché attraverso Pilato e gli altri si diede la morte fisica a Cristo. La crocifissione voluta da Dio ed eseguita dai romani, dunque, fu giusta, in quanto fu la vendetta al peccato originale che macchiava la natura umana. La morte di Cristo fu però decisa dagli ebrei nel sinedrio. Questa decisione fu presa non contro il peccato originale, ma contro l'uomo innocente e la figura divina che era Cristo, e per questo ingiusta. Ecco perché la successiva punizione degli ebrei (con

la distruzione di Gerusalemme (menzionata nel canto precedente) da parte degli stessi romani fu allo stesso modo giusta. 52 - 120 NUOVO DUBBIO DI DANTE E SUA SOLUZIONE. Beatrice legge nel pensiero di Dante un altro dubbio: come mai Dio scelse il sacrificio del figlio per redimere gli uomini? Beatrice sostiene che questo concetto è oscuro, ma, una volta spiegato, risulterà chiaro che il modo scelto da Dio è il più degno. Quello che Dio crea immediatamente è incorruttibile, libero e conforme a lui stesso. Questo vale anche per la creatura umana, ma tali privilegi vennero perduti a causa del peccato. Occorreva che l'uomo si procurasse la riparazione a questo peccato o, in alternativa, che Dio stesso provvedesse. La natura misera e meschina dell'uomo non lo portava a redimersi da solo, perciò Dio dovette scegliere fra due vie: quella della misericordia o quella della giustizia. Dio le scelse entrambe ed ebbe prima misericordia scegliendo di

incarnarsi per amore dell&

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A.A. 2019-2020
23 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher drollentigo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Rossi Luca Carlo.