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Beatrice e la luce divina
Non è un passo dalla parafrasi molto chiara. Alcuni critici hanno sostenuto che Beatrice stia dicendo a Dante che, poiché lui procede verso la verità di cielo in cielo, spiegazione in spiegazione, e Beatrice è l'allegoria di tale verità divina, la sua vista diventa sempre più perfetta e quindi vede una maggiore luce che prima non poteva vedere. Non si sa quale sia la parafrasi più corretta.
"Io veggio ben sì come già resplende l'intelletto tuo l'eterna luce, che, vista, sola e sempre amore accende; e s'altra cosa vostro amor seduce, non è se non di quella alcun vestigio, mal conosciuto, che quivi traluce. Tu vuoi saper se con altro servigio, per manco voto, si può render tanto che l'anima sicuri di letigio".
"Io vedo bene come già splende la luce di Dio nel tuo intelletto, la quale fa innamorare di sé, essa sola".
E immancabilmente, dopo che la si è conosciuta e se qualcos'altro provoca in voi l'amore, non è questo se non un'orma della stessa luce divina che, in quella cosa, si dà a vedere ed è male intesa.
Tu vuoi sapere se, inadempiuto un voto, è possibile con una diversa offerta dare compensazione sufficiente a che l'anima non vada incontro alla divina giustizia eterna luce = la luce di Dio, che è eterno | vestigio = ombra, simbolo | traluce = risplende in modo attenuato | letigio = lite giudiziaria, causa
CONCETTO CHIAVE: Beatrice comunica a Dante di vedere già in lui risplendere la luce divina e parlando degli umani, avverte che, se altro rispetto all'amore per Dio (bene autentico) li distrae (e quindi provano amore per un bene fallace), è perché essi vedono nelle cose terrene una piccola parte di quella "etterna luce", contenuta in tutte le cose. Poi, ripete la domanda di Dante: si può
Permutare un voto con una buona azione o un voto diverso? Sì cominciò Beatrice questo canto; e così com'uom che suo parlar non spezza, continuò così 'l processo santo:
"Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando, e a la sua bontate più conformato, e quel ch'e' più apprezza, fu de la volontà la libertate; di che le creature intelligenti, e tutte e sole, fuoro e son dotate."
PARAFRASI: Cominciò così Beatrice il discorso divinamente ispirato che si riporta in questo canto, e così come un uomo che non si interrompe nel parlare, continuò: "Il maggior dono che Dio, per la sua liberalità, ha fatto durante la creazione, che è anche quello in cui si dà meglio a vedere la sua bontà, nonché quello cui attribuisce più valore, è il libero arbitrio, di cui sono dotate solamente tutte le creature intelligenti".
processo
santo = discorso divinamente ispirato | larghezza = liberalità | le creature intelligenti = sono gli angeli e gli umani STILE: Nota che "sì com'uom che suo parlar non spezza" è una similitudine fittizia, poiché lei è una donna e davvero non sta interrompendosi: non è associata a niente di simile, ma si descrive semplicemente quello che sta facendo. CONCETTO CHIAVE: Beatrice continua e ci dice che il dono più grande e più di valore che Dio ha fatto agli esseri intelligenti è il libero arbitrio. COMMENTO: Sembrerebbe che Dante stia parlando di "canto" come se Beatrice abbracciasse cantare. Non è così, si parla proprio del canto (o meglio, del discorso in esso contenuto) che stiamo leggendo. È interessante notare che tale canto inizi con Beatrice che parla, e solo dopo Dante pone la didascalia ("così Beatrice iniziò questo canto). Questa scelta di stile è fatta perporre in primo piano il tema che tratteranno e per sottolineare il ruolo "autoriale" di Beatrice.
Or ti parrà, se tu quinci argomenti, l'alto valor del voto, s'è sì fatto che Dio consenta quando tu consenti; ché, nel fermar tra Dio e l'omo il patto, vittima fassi di questo tesoro, tal quale io dico; e fassi col suo atto.
Dunque che render puossi per ristoro? Se credi bene usar quel c'hai offerto, di maltolletto vuo' far buon lavoro.
PARAFRASI: [Beatrice continua] "Ora, se tu svolgi l'argomento dalla premessa che ti ho fatto, ti sarà chiara la somma importanza di un voto nel quale sia Dio che tu siate consenzienti, poiché, una volta stabilito il patto fra uomo e Dio, si offre in sacrificio quel bene prezioso di cui parlo, e lo si fa proprio con un atto di libera volontà. E dunque, che cosa si potrebbe dare mai in cambio?! Se pensi di poter usare a fin di bene ciò che hai sacrificato come offerta,
"vuoi fare opere buone col bottino di un furto".
quinci = a partire da qui | parrà = apparirà chiaro | ristoro = compenso | maltolletto = maltolto
STILE: "Dunque che render puossi per ristoro?" è domanda retorica: Beatrice non cerca una risposta, è ovvio che non si possa dare nulla di pari valore in cambio del libero arbitrio.
CONCETTO CHIAVE: Beatrice ha spiegato già che il libero arbitrio è il dono più alto ricevuto da Dio, e quello a cui Lui attribuisce il maggior valore. Ebbene, Dante capirà bene che, essendo il voto un sacrificio della libera volontà stessa, nonché il risultato di un atto di libera volontà, nient'altro si può dare in cambio! Non si può quindi permutare un voto, sarebbe impossibile! Sarebbe come compiere opere buone con il ricavato di un furto.
COMMENTO: Voglio porre l'attenzione su un concetto un po' complicato: il voto si fa perché si decide liberamente.
Grazie al libero arbitrio, si ha la possibilità di sacrificare qualcosa. E ciò che si sacrifica è ancora lo stesso libero arbitrio! Perché magari si vorrebbe, ad esempio, avere una famiglia e dei figli e invece si sceglie liberamente di sacrificare questo desiderio a Dio, magari prendendo il velo (è un esempio di voto). Il libero arbitrio è quindi la condizione senza la quale non si potrebbe fare il voto, ma è anche il contenuto stesso del voto, ciò che si offre in sacrificio. Spero sia più chiaro.
34 - 63 POSSIBILITÀ DI PERMUTAZIONE DELLA MATERIA DEL VOTO. Succede talvolta che la Chiesa conceda di essere dispensati dai voti, ed è quindi necessario che Dante ascolti bene per avere chiara la questione. Beatrice spiega che il voto consta di due parti: la "convenenza", cioè il patto che si stringe con Dio facendo il sacrificio del proprio libero volere, e la "materia", cioè quello di cui si fa il sacrificio.
La prima si può solocancellare con il compimento del voto stesso, mentre la seconda può essere mutata a duecondizioni: che sia l'autorità della Chiesa a concederlo, e che ciò che si sostituisce sia di maggior valore rispetto a quello che si era promesso in precedenza. Naturalmente, se la materia del voto è di così gran valore che nulla possa pareggiarla, la permuta non è possibile. Tu sei ormai del maggior punto certo; ma perché Santa Chiesa in ciò dispensa, che par contra lo ver ch'io t'ho scoverto, convienti ancor sedere un poco a mensa, perché il cibo rigido c'hai preso, richiede ancora aiuto a tua dispensa. Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; perché non fa scienza, senza lo ritenere, avere inteso. "Tu ormai hai la certezza del concetto principale, ma [Beatrice continua] poiché la Chiesa concede dispense in fatto di voti,la qual cosa ti sembra in contrasto con laverità che ti ho dichiarato, ti conviene continuare a sedere a questa mensa, in quanto il cibo duro che hai assunto, richiede un ulteriore soccorso affinché tu lo possa digerire.
Apri la mente a ciò che ti rendo noto e fissalo nella mente, perché ciò che viene compreso non si traduce in sapere, se non viene trattenuto dalla memoria".
maggior punto = la verità, appena rivelata da Beatrice, che i voti non si possano revocare o commutare | dispensa = conceda dispense | scoverto = rivelato | rigido = duro, difficile da digerire | dispensa = stomaco | sanza = senza
STILE: Grande metafora della mensa e del cibo, la stessa con cui inizia il Convivio di Dante.
CONCETTO CHIAVE: Beatrice sottolinea l'incongruenza fra la verità appena rivelata a Dante (che i voti non si possano commutare o revocare) e il fatto che invece la Chiesa conceda dispense in materia di voti. Beatrice esorta Dante a rimanere attento
e di ritenere i suoi insegnamenti nella memoria: gli spiegherà come ciò sia possibile. COMMENTO: La sentenza di Beatrice, nell'ultima terzina, che afferma che la conoscenza si arricchisce solamente quando gli insegnamenti compresi vengano memorizzati, viene probabilmente da una massima di Seneca, tramandata poi nella trattatistica morale del Medioevo.Due cose si convegnono a l'essenza di questo sacrificio: l'una è quella di che si fa; l'altra è la convenenza. 45 Quest'ultima già mai non si cancella se non servata; e intorno di lei si parla precisamente di sopra: 48 però fu necessario agli Ebrei per l'offerta, anche se qualche offerta si permutasse, come si sa. 51 L'altra, che per materia ti è aperta, può ben essere tale, che non si falla se con altra materia si converta. 54 "Due cose appartengono all'essenza del sacrificio del
PARAFRASI: [Beatrice continua] voto: una èciò di cui si fa l'offerta, l'altra è la forma del patto con Dio. Quest'ultima non si può cancellare, se non con il compimento del voto, e a questo si riferiva ciò che ho detto prima in termini stringenti: per questo motivo, se pure alcune offerte potessero essere permutate, gli ebrei furono obbligati a compiere regolari sacrifici, come tu non puoi non sapere.
L'altra cosa, che è la materia, come ti è stato detto, potrebbe avere tal natura che non si peccherebbe ove si scambiasse con un'altra".
si convengono = appartengono | essenza = natura | convenenza = il patto con Dio nella sua forma, non nel contenuto | servata = compiuta | si favella = si parla | intorno a lei = a proposito di questa | però = perciò | dei = devi | si falla = si sbaglia
CONCETTO CHIAVE: Il voto è formato da due parti: la materia, ovvero ciò che si sa