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Quanto farete voi nel momento in cui videro Giasone trasformato in aratore

PARAFRASI: quanto farete voi nel momento in cui videro Giasone trasformato in aratore. Gloriosi = pieni di gloria, famosi | Colco = la Colchide | bifolco = contadino | Iason = Giasone

STILE: Similitudine fra i lettori di Dante e gli Argonauti.

CONCETTO CHIAVE: Voi lettori vi stupirete moltissimo di quello che vi racconterò, anche più degli argonauti quanto videro Giasone arare la terra.

COMMENTO: Si fa qui ovviamente riferimento a qualcosa che dobbiamo raccontare: Narra Ovidio nelle sue "Metamorfosi" che Giasone dovette affrontare dure prove per conquistare il vello d'oro custodito dal re dei colchi (la Colchide è una zona vicino al Mar Nero). Grazie all'aiuto di Medea, Giasone domò due tori mostruosi e con essi arò un campo che non era mai stato dissodato prima. A tale vista, lo stupore invase i colchi e gli argonauti, che lo acclamarono. Notare come torni la metafora del viaggio. Dante scomoda addirittura il viaggiatore per antonomasia:

Giasone e i suoi argonauti. Anche lui compirà un'impresa con l'aiuto di una forza straordinaria.

19 - 45 DANTE E BEATRICE GIUNGONO AL CIELO DELLA LUNA: Si torna alla situazione interrotta nel primo canto: Beatrice sta guardando in alto, mentre Dante guarda lei. Stanno salendo molto velocemente. Giungono quindi al primo cielo e Beatrice invita Dante a ringraziare Dio. Al poeta sembra di essere penetrato in una nube luminosa e si stupisce come possa essere penetrato in un altro corpo solido, come un raggio di luce che attraversa l'acqua.

La concreata e perpetua sete del deforme regno ce n'portava veloci quasi come 'l ciel vedete. 21

Il desiderio dell'Empireo, desiderio fatto concreto con l'anima umana e

PARAFRASI: inestinguibile, ci trasportava veloci quasi come quella del cielo.

deiforme = fatto a somiglianza di Dio

CONCETTO CHIAVE: Stavamo andando velocissimi, mossi dal desiderio di congiungerci all'Empireo.

COMMENTO: Dante chiude il secondo

proemio e riprende la narrazione da dove si era interrotto nel canto precedente. Il cielo di cui parla si riferisce al moto quotidiano di tutti gli astri da est a ovest. C'è da pensare che stiano andando a una velocità pari a quella che il cielo impiega a compiere una rotazione (cioè che la Terra impiega a ruotare su se stessa): 24 h. In realtà il viaggio durerà più tempo perché si fermeranno spesso.

Beatrice in suso, e io in lei guardava;
e forse in tanto in quanto un quadrel posa
e vola e da la noce si dischiava,
giunto mi vidi ove mirabil cosa
mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa,
volta ver' me, sì lieta come bella,
"Drizza la mente in Dio grata", mi disse,
"che n'ha congiunti con la prima stella".

Beatrice guardava verso l'alto e io guardavo lei. Forse nel tempo in cui un dardo si stacca dalla balestra, vola e si ferma sul

Bersaglio io mi vidi giunto dove una stranezza distolse il mio sguardo. Perciò Beatrice, a cui il mio interesse non poteva essere nascosto, rivolta a me, allegra e bella, mi disse: "Rendi grazie a Dio, che ci ha condotti alla prima stella".

suso = su | quadrel = freccia a base quadrata | posa = colpisce il bersaglio | noce = nome del meccanismo che tiene in tensione la corda di un arco | dischiava = schioda: il grilletto della balestra è anche detto "chiave" | ascosa = nascosta | la prima stella = la luna

STILE: Ancora una similitudine per mostrare quanto sia veloce il movimento che permette ai due di salire al cielo. Anche qui torna il paragone con l'arco (la balestra, in questo caso) e la freccia scoccata.

Per scrivere questa similitudine, Dante usa un hysteron proteron, che rafforza l'impressione di un movimento che avviene velocissimo. Un hysteron proteron è una figura retorica che consiste nell'enunciazione di una successione di eventi.

Formattazione del testo

nell'ordine cronologico inverso. In questo caso, Dante ci mostra la freccia che si posa, poi vola, e poi viene scoccata. Così il movimento ci sembra più veloce.

CONCETTO CHIAVE: Dante e Beatrice salgono velocemente. Dante sta ancora guardando Beatrice, che guarda in alto, quando si accorge che qualcosa è cambiato. Beatrice si accorge di questo suo meravigliarsi e si volta verso di lui, invitandolo a ringraziare Dio, perché li ha portati sulla Luna.

Pareva a me che una nube splendente, spessa, solida e pulita, quasi adamante che il sole ferisse.

Per dentro di sé la perla imperitura riceveva, come l'acqua riceve i raggi di luce rimanendo unita.

PARAFRASI: Mi sembrava che una nube splendente, spessa, solida e pulita, come un diamante colpito dai raggi del sole, ci avvolgesse. La perla imperitura ne riceveva dentro di sé come l'acqua riceve i raggi di luce senza venirne divisa.

margarita = gemma, perla | etterna = imperitura

Formattazione del testo

adamante = diamante | ferisse = trafiggesse

STILE: Due similitudini in due terzine. La prima fra la nube che circonda Dante e un diamante colpito dalla luce, la seconda fra questa gemma (per indicare la luna) e l'acqua che riceve i raggi del sole.

Dai un'occhiata agli aggettivi con cui Dante descrive la nube: "lucida, spessa, solida e pulita": nota che "lucida" e "pulita" contengono le stesse vocali, mentre c'è un'allitterazione nelle esse di "spessa" e "solida". Insomma, le quattro parole sono foneticamente legate fra di loro.

CONCETTO CHIAVE: Dante è avvolto da una nube luminosa, che sembra essere solida, nonostante sia appunto attraversata dai raggi del sole.

COMMENTO: Dante si accorge che la materia in cui è immerso è solida e non gassosa, anche se rimane penetrabile sia dal suo corpo, sia dai raggi del sole. Secondo Aristotele, i cieli e gli astri sarebbero costituiti da una materia ingenerata.

incorruttibile: la "quintaessenza" o "etere". Questa interpretazione è stata però messa in dubbio osservando le macchie lunari, una anomalia di cui si parlerà di seguito. Si parla di "imperitura" perché, secondo Dante e i suoi contemporanei, alla fine del tempo i moti cesseranno, ma le sostanze celesti, come quella che forma la luna, appunto, permarranno.

S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra pati, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovria più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio.

Se io fossi stato unito al corpo, e dagli intelletti umani non è concepito come un'estensione ne ammettesse un'altra entro se stessa, cosa che non potrebbe non accadere se un corpo si compenetrasse con un altro, dovrebbe accendere in noi maggiormente il desiderio di contemplare l'essenza in cui si dà.

avedere la natura umana unita a quella divina. concepe = concepisce, capisce | qui = sulla Terra, dagli umani | repe = recepisce, ammette | dovria = desiderio

STILE: C'è un poliptoto in queste terzine. Un poliptoto è una figura retorica che consiste nel ripetere una parola già usata a breve distanza, modificandone la funzione sintattica, il genere, il numero, il modo e il tempo. In questo caso notiamo "di veder quella essenza in che si vede come..." e, nella terzina seguente, "lì si vedrà ciò...": il verbo "vedere" cambia modo e tempo e viene ripetuto tre volte a distanza di poco.

CONCETTO CHIAVE: Lo strano fatto che Dante (in carne e ossa) fosse immerso in un corpo solido (cosa non ammessa dai principi della fisica) dovrebbe fare riflettere e accendere l'interesse verso la contemplazione del mistero per cui Dio si è fatto uomo.

COMMENTO: Qui si parla di un principio della fisica del tempo, quello

dell'impenetrabilità dei corpi. L'essenza di cui si parla è il Verbo, che ci parla della commistione fra la natura umana e quella divina. Il tema della ipotetica compenetrazione fra corpo umano e corpo celeste (come qui il corpo di Dante è penetrato attraverso una nube lunare "solida") lo fa riflettere sui misteri dell'essenza divina, come quello dell'incarnazione di Dio in Cristo (al contempo divino e umano!). Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé nota a guisa del ver primo che l'uom crede. Nell'Empireo si vedrà ciò che noi crediamo per fede; non come conclusione di un sillogismo, ma risulterà evidente, così come i principi primi che gli uomini ritengono veri. Lì = nell'Empireo, alla fine del viaggio | fia = sarà | a guisa di = comedi cui prima, dispiegato nell'Empireo, alla fine del viaggio o della vita, quando ci troveremo al cospetto di Dio.
46 - 105 TEORIA DELLA MACCHIE LUNARI: BEATRICE CONFUTA L'OPINIONE DI DANTE: Dante ringrazia Dio, come suggerito da Beatrice, poi le chiede spiegazioni sulle macchie lunari. Prima di chiarire, Beatrice chiede a Dante quale sia la sua opinione a riguardo e lui riferisce che immagina che le macchie lunari dipendano dalla maggiore o minore densità della materia. Beatrice confuta la sua opinione per mezzo di due ragionamenti, uno generale e uno basato sull'esperienza.
Io risposi: "Madonna, sì devoto come posso essere, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto.
Ma ditemi: che sono i segni bui di questo corpo, che là giù in terra fan di Caino favoleggiare altri?".
Io risposi: "Mia signora, devoto come non mai, ringrazio colui che mi ha allontanato dal mondo mortale.
Ma ditemi: cosa sono le macchie lunari di questo corpo, che qui in terra fanno raccontare storie di Caino ad altri?".

macchie scure su questo corpo celeste, che sulla Terra fanno raccontare storie su Caino?

"lù giuso = laggiù | favoleggiare = raccontare storie"

STILE: un'altra perifrasi per riferirsi a Dio: "lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto", che a sua volta contiene un'allitterazione fra i suoni "emme" di "mortal", "mondo", "m'hanno" e "remoto"

CONCETTO CHIAVE: L'autore aveva momentaneamente interrotto la narrazione per far riflettere il suo personaggio sulle sensazioni provate sulla luna. Ora, però, risponde a Beatrice, che l'aveva invitato a ringraziare Dio dell'arrivo a quel cielo, e rende effettivamente grazie. Chiede poi a Beatrice la ragione dell'esistenza delle macchie lunari.

COMMENTO: Le macchie lunari, come dimostrato successivamente da Galileo Galilei, sono ombre

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
26 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher drollentigo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Rossi Luca Carlo.