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La storia del "sacrosanto segno"
Giustiniano comincia a raccontare la storia del "sacrosanto segno": Alba ne fu la dimora per più di trecento anni, poi esso passò nelle mani di Roma durante la lotta fra Orazi e Curiazi. Vinse i nemici nel periodo dei sette re, poi debellò Galli, Tarentini e gli orgogliosi Cartaginesi, giunti in Italia sotto la guida di Annibale.
Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora per trecento anni e oltre, infino al fine che i tre a' tre pugnar per lui ancora. E sai ch'el fe' dal mal de le Sabine al dolor di Lucrezia in sette regi, vincendo intorno le genti vicine.
"Tu sai che gesta compì ad Albalonga, suo nido per più di trecento anni, fino al momento finale in cui i tre combatterono per esso contro i tre. E sai bene cosa fece in mano ai sette re, nel tempo compreso fra il ratto delle Sabine e il suicidio di Lucrezia, quando vinse i popoli abitanti intorno a Roma".
egli (l'aquila, il santissimo segno) fece | i tre a'tre = i tre contro i tre|pugnar = combattere | regi = regni
STILE: Ha inizio in queste terzine una lunga serie anaforica. Una anafora è una "figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto". In questo caso, come già puoi notare, a ripetersi è il "ch'el fece" che ha come soggetto l'aquila imperiale, il santissimo segno. Tale ripetizione seguirà nelle prossime terzine fino alla fine della "giunta" di Giustiniano. Altro aspetto da notare è l'uso di perifrasi "mal delle Sabine" e "dolor di Lucrezia" per indicare in realtà l'inizio dell'espansione romana e la fine della monarchia. I due fatti citati si collocano infatti a questi estremi (un po' come prima, la morte di Pallante aveva simboleggiato
L'interaguerra contro i teucri). CONCETTO CHIAVE: Giustiniano continua a narrare le gesta dell'aquila imperiale, gesta che le hanno donato grande virtù politica. Si cita qui il fatto che la sede dell'impero sia stata ad Albalonga per molto tempo, fino all'episodio della lotta fra Orazi e Curiazi, e si citano tutte le gesta racchiuse fra l'inizio dell'espansione romana e la fine della monarchia, quando Roma sconfisse i popoli che la circondavano.
COMMENTO: Chi sono questi tre che lottarono contro i tre? Intanto bisogna sapere che, prima della fondazione di Roma, il figlio di Enea, Ascanio, fondò Albalonga. Il regno della città si concluse con il combattimento fra Orazi e Curiazi, appunto i "tre" contro i "tre" cui Giustiniano fa riferimento. A partire da questo episodio, fu Roma ad avere la supremazia. Molto particolare il fatto che Dante, nel voler indicare la nascita e la conclusione di un regno glorioso e delle gesta
Dell'impero romano, abbia scelto due episodi noti di grandesofferenza: il ratto delle Sabine e la morte della suicida Lucrezia. Questo a indicare come lastoria, anche quando è guidata dalla Provvidenza divina, come dicevamo, può infliggeredolori agli innocenti | i popoli che abitavano intorno a Roma e che la città sconfisse sono isabini, i latini e gli etruschi.
Sai quel ch'el fece portato da li egregiRomani incontro a Brenno, incontro a Pirro,incontro a li altri principi e collegi; 45onde Torquato e Quinzio, che dal cirronegletto fu nomato, i Deci e ' Fabiebber la fama che volontier mirro.
"E sai cosa fece quando fu portato dai grandi romaniPARAFRASI: [Giustiniano continua]contro Brenno, Pirro e gli altri monarchi e repubblicheper cui i Deci e i Fabi ebbero da Torquato e Quinzio, che prende nome dal ricciolotrascurato, la fama che io volentieri ungo di mirra".
collegi = repubbliche (perché rette da consigli collegiali)
cirro = ricciolo | negletto = trascurato, non tagliato o acconciato | mirro = cospargo di mirra per conservarla meglio
STILE: Continua l'anafora che serve a narrare le gesta dell'impero romano: "ch'el fé".
CONCETTO CHIAVE: Giustiniano narra qui le gesta dei romani contro Brenno, Pirro e altri popoli. Da queste imprese i Deci e i Fabi ottennero la fama grazie alle imprese di Torquato e Quinzio, e tale fama viene portata avanti volentieri da Giustiniano stesso.
COMMENTO: Brenno era il condottiero dei Galli | Pirro, re dell'Epiro, aiutò i Tarentini a procedere contro Roma | Torquato è Tito Manlio Torquato, vincitore dei Galli e dei Latini | Quinzio è Lucio Quinzio Cincinnato, celebre dittatore vincitore degli Equi. Il suo cognomen, "Cincinnato", deriva dalla parola latina per "riccioluto" | Deci = stirpe di eroi formati da padre, figlio e nipote del IV-III secolo | Fabi = trecentosei membri della Fabia che partirono
In guerra contro i veienti e morirono tutti (tranne uno) in battaglia. Esso atterrò l'orgoglio dei popoli arabi dietro ad Annibale, passò le rocce alpestri, Po, da cui tu nasci. Sotto di esso giovani trionfarono Scipione e Pompeo; e a quel colle sotto il quale tu nasci, parve amaro. "L'aquila atterrò l'orgoglio dei punici che a seguito di Annibale passarono le Alpi da cui tu, Po, discendi. Sotto l'insegna dell'aquila i giovani Scipione e Pompeo trionfarono e si inflisse dolore a quel colle sotto il quale tu nasci". Arabi = punici | labi = nasci | quel colle = Fiesole.
uditoreideale diverso da quello reale al fine di persuadere meglio quest'ultimo". In questo caso, Giustiniano si sta rivolgendo a Dante e vuole convincerlo dell'importanza dell'aquila, ma nel fare questo si rivolge al fiume per aumentare l'intensità del suo elenco.
CONCETTO CHIAVE: Giustiniano passa poi a narrare l'attraversamento delle Alpi da parte di Annibale e le vittorie precoci di Scipione e Pompeo, nonché le lotte contro i nemici interni.
COMMENTO: Gli "aràbi" di cui parla Giustiniano sono in realtà i Cartaginesi guidati da Annibale. Al tempo di Dante, l'Africa settentrionale era sotto il dominio arabo | Publio Cornelio Scipione cominciò molto presto la carriera militare. Molto più che trentenne, sconfisse Annibale a Zama | Si parla qui sia di lotte a nemici esterni, come i punici, che a nemici interni, come Catilina e i suoi sostenitori. Durante la guerra contro Catilina, Fiesole (sopra Firenze) fu distrutta.
Fra i generali a capo dei romani vi era anche Gneo Pompeo Magno (che ottenne il primo successo a 25 anni). 55 - 96 STORIA DELL'AQUILA ROMANA: L'ETÀ IMPERIALE. Giustiniano continua la storia dell'aquila romana e afferma che, quando il Cielo stabilì che tutto il mondo fosse in pace, Cesare la prese in mano. La massima gloria, però, toccò al terzo Cesare, Tiberio, sotto il quale avvenne la Redenzione. Anche la vendetta dell'uccisione di Gesù, dice, fu opera dell'aquila, allora nelle mani di Tito, ed essa protesse finalmente la Chiesa, attaccata dai Longobardi di Carlo Magno. Poi, presso al tempo che tutto 'l ciel volle redur lo mondo a suo modo sereno, Cesare per voler di Roma il tolle. E quel che fé da Varo infino a Reno, Isara vide ed Era e vide Senna e ogne valle onde Rodano è pieno. Quel che fé poi ch'elli uscì di Ravenna e saltò Rubicon, fu di tal volo, che nol seguiteria lingua.Né penna. 63"Poi, approssimandosi l'ora in cui il cielo volle
PARAFRASI: [Giustiniano continua]rimettere tutta la terra in pace, a somiglianza di sé, prese Cesare e lo innalzò per volere di Roma.
E quello che fece da Varo fino al Reno lo vide l'Isère, l'Era, la Senna e tutte le valli le cui acque affluiscono a riempire il Rodano.
Quello che fece dopo che fu andato via da Ravenna e dopo aver passato il Rubicone fu di così ampio e rapido volo, che non potrebbe tenergli dietro né la parola, né una penna".
a suo modo sereno = alla pace che lo caratterizza | da Varo fino al Reno = la Gallia, racchiusa fra i due fiumi che la separano rispettivamente dall'Italia e dalla Germania | Isara = il fiume Isère | Rubicon = il Rubicone | seguiteria = seguirebbe
STILE: Continua l'anafora che Giustiniano usa per narrare le vicende della storia di Roma ("quel che fe") | "tutto il ciel volle redur lo
mondo" è un iperbato usato per sottolineare l'eccezionalità di questo fatto. Un iperbato è una "figura retorica che prevede un allontanamento di una parola da un'altra alla quale dovrebbe essere vicina". In questo caso "tutto" è aggettivo di "mondo" e non di "cielo"! Quindi si deve leggere "al tempo in cui il cielo volle mettere tutto il mondo in pace". CONCETTO CHIAVE: Giustiniano narra ora le vicende legate alle conquiste di Cesare: le sue campagne in Gallia e tutte le imprese compiute dopo il passaggio del Rubicone. Tutto questo è avvenuto in un momento di pace generale propizia. COMMENTO: Cesare è considerato il vero fondatore dell'Impero e Giustiniano vuole qui sottolineare come il momento storico della vita del condottiero fosse eccezionalmente caratterizzato dalla pace. La pace portata dalle imprese di Cesare e del suo successore permise effettivamente l'avvento e laDiffusione del Cristianesimo! Ecco come l'impero sia fondamentale e virtuoso agli occhi di Giustiniano e Dante, e voluto dalla provvidenza di Dio.
Inver' la Spagna rivolse lo stuolo, poi ver' Durazzo, e Farsalia percossesì ch'al Nil caldo si sentì del duolo.
Antandro e Simoenta, onde si mosse, rivide e là dov' Ettore si cuba; e mal per Tolomeo poscia si scosse.
Da indi scese folgorando a Iuba; onde si volse nel vostro occidente, ove sentia la pompeana tuba.
"L'aquila rivolse l'esercito verso la Spagna, poi verso Durazzo e percosse Farsalo, tanto che ne provò dolore perfino l'Egitto. Rivide Antando e Simeonta, da cui originò, e quel luogo in cui giace Ettore; poi spiccò il volo a discapito di Tolomeo. Da lì calò come folgore su Giuba, da cui si volse alla regione più occidentale del vostro mondo, dove sentì la tromba di Pompeo".