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Nota:
Veramente = Tuttavia (è un falso amico, il suo significato è cambiato molto col tempo)
Commento: Dante esplicita e dichiara quale sarà l'argomento della terza cantica. Si tratta di una dichiarazione di intenti e di una anticipazione del contenuto dell'opera. Non è la prima volta che Dante dichiara la materia del suo canto: ha fatto lo stesso con l'Inferno e poi con il Purgatorio. Inizia qui il proemio al "Paradiso". Tradizionalmente, il proemio è la parte introduttiva di un poema, di un trattato, di un'orazione, di un discorso e, nella letteratura classica, è formato da una dichiarazione di intenti, una breve indicazione del contenuto dell'opera, e un'invocazione alle muse o al dio della poesia (confronta terzina seguente).
O buono Appollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l'amato alloro.
Tua virtù poetica, quanto richiedi per concedere la corona d'alloro.
Stile: LAVoro + VALor + VAso = allitterazione, una figura retorica che vede la ripetizione di suoni simili o uguali.
Analisi del I canto "Paradiso" di Dante
Concetto chiave: Dante poeta invoca l'aiuto del Dio della poesia perché gli infonda la virtù necessaria a completare l'opera e meritarsi un riconoscimento poetico.
Nota: Amato alloro = è la ninfa Dafne, che nella letteratura latina viene trasformata in alloro perché sfugga alle incursioni del dio, innamorato di lei. Apollo, però, continuerà ad amarla anche dopo la trasformazione e per questo a lui è legato il simbolo del lauro.
Commento: Continua il proemio al "Paradiso" con l'invocazione del dio della poesia in persona. Tale invocazione continuerà fino al vv. 36.
Infino a qui l'un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amenduemè uopo intrar ne
L'aringo rimaso. Fino a questo momento mi è bastato il supporto di una delle due cime del Parnaso, ma ora devo affrontare l'impresa con entrambe.
Stile:
- ARingo RImaso = allitterazione.
- Aringo = metafora -> si tratta del "ring", del campo di gara o di un torneo, nel passato. Qui indica l'impresa che lo attende.
- L'un giogo di Parnaso è una perifrasi per indicare le Muse con una metafora.
Concetto chiave: Dante sottolinea che non può affrontare la materia così complessa del Paradiso senza avere l'aiuto e delle Muse, e di Apollo. Fino ad ora gli era bastato quello delle Muse.
Nota: amendue = entrambe | m'è uopo = devo | giogo = cima
Commento: Il Parnaso è un massiccio montuoso della Grecia centrale e ha due cime. Una è chiamata Cirra, l'altra Nisa. Nel mito, su una ha sede Apollo e sull'altra le Muse. Con una metafora, Dante dice che gli serviranno entrambe le cime, volendo
indicare le divinità che risiedono. Entra nel petto mio, e spira tue Analisi del I canto "Paradiso" di Dante come quando Marsia traesti de la vagina de le membra sue. 21Entra nel mio petto e canta come facesti quando strappasti Marsia dalla sua pelle. Parafrasi: spira = parla, canta | traesti = facesti uscire | vagina = fodero, guaina Concetto chiave: Dante chiede ad Apollo di dare il meglio di sé e fa riferimento a un episodio del mito Commento: Il satiro Marsia osò sfidare Apollo in una gara di bravura musicale, egli suonando il flauto e il dio la cetra. Apollo vinse e, per punirlo per la sua sfrontatezza, lo legò a un albero e lo scorticò. Ecco il mito a cui questa terzina fa riferimento. Marsia è stato tirato fuori vivo dalla guaina della sua pelle. O divina virtù, se mi ti prestitanto che l'ombra del beato regnosegnata nel mio capo io manifesti, 24 5vedra' mi al piè del tuo diletto legnovenire, ecoronarmi de le foglie che la materia e tu mi farai degno. 27
Oh virtù divina, se mi concedi il tuo aiuto, tanto che io possa riferire ciò che del regno dei cieli ricordo, mi vedrai venire ai piedi del tuo amato alloro e coronarmi delle foglie, di cui tu e l'argomento della mia opera mi renderete degno.
Stile: Dicendo "legno", Dante intende "albero". Quando si usa la parola del materiale per indicare l'oggetto fatto di quel materiale, allora si usa una sineddoche.
Concetto chiave: Con l'aiuto di Apollo, Dante potrà ricevere la corona d'alloro come riconoscimento poetico. Tale riconoscimento sarà possibile sia grazie all'aiuto del dio Apollo, sia per la materia stessa della narrazione: nientedimeno che il regno dei cieli.
Commento: Di nuovo, Dante fa riferimento all'incoronazione poetica e di nuovo fa accenno alla difficoltà di imprimere nella memoria l'esperienza celeste.
Analisi del I canto
"Paradiso" di Dante Sì rade volte, padre, se ne coglie per trïunfare o cesare o poeta, colpa e vergogna de l'umane voglie, che parturir letizia in su la lieta delfica deïtà dovria la fronda peneia, quando alcun di sé asseta. È così raro, padre, che si colga l'alloro per celebrare un condottiero o un poeta, colpa e vergogna dei desideri umani non più rivolti ad aspirare alla gloria, che il solo fatto che l'alloro desti in qualcuno il desiderio di sé dovrebbe generare felicità nella lieta divinità di Delfi. Triunfare = celebrare | cesare = condottiero (Cesare è il condottiero per antonomasia) | parturir = generare | delfica deità = Dio di Delfi | fronda peneia = alloro | asseta = dare desiderio di sé. Stile: "padre" è un epiteto, un nome con cui ci si rivolgeva a dei e vati | "DElfica DEità DOvria la fronDA" è ancoraun'allitterazione | "delfica deità" è una perifrasi per indicare Apollo, dio venerato nel santuario di Delfo | anche "fronda peneia" è una perifrasi e indica l'alloro, una fronda (cioè una pianta) in cui si trasforma la ninfa Dafne, figlia del fiume Peneo, da cui il patronimico "peneide". Un patronimico è un nome o un cognome derivato dal nome del padre per mezzo di un suffisso. Concetto chiave: È così raro che un condottiero o un poeta vengano riconosciuti con la corona di alloro, che il solo fatto che qualcuno desideri questo riconoscimento dovrebbe rendere Apollo contento. Poca favilla gran fiamma seconda: forse dietro a me con miglior voce si pregherà perché Cirra risponda. 36 Analisi del I canto "Paradiso" di Dante A una piccola fiamma può seguire un vasto incendio: forse, dopo di me, poeti migliori invocheranno la grazia di Apollo. favilla = fiammella | Cirra =ApolloStile: "poca favilla gran fiamma seconda" era probabilmente un proverbio al tempo di Dante.
Concetto chiave: Dante si auspica di fungere da buon esempio perché poeti più tardivi vogliano scrivere altre opere altrettanto o più grandiose.
Commento: Cirra è il nome della cima del Parnaso dove risiedeva Apollo. Dante dice Cirra, ma intende il suo abitante. | Nota che Dante fa un atto di umiltà dicendo che forse in futuro ci saranno poeti migliori di lui.
37 - 81 TRASUMANAZIONE E ASCENSIONE DI DANTE: Riprende in questa seconda parte la narrazione del viaggio. Il poeta segnala il momento cronologico in cui si trova il suo personaggio, poi racconta che, mentre torna dal fiume Eunoè che l'ha purificato, Dante vede Beatrice rivolta a fissare il sole. Lui fa altrettanto e riesce a scorgere, grazie ai sensi ora affinati, una grande luce. Tornato con lo sguardo a Beatrice si sente trasumanare: senza accorgersene, sta salendo con lei verso il cielo.
Sente all'improvviso una dolce armonia e percepisce una straordinaria luminosità. Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo; ma da quella che quattro cerchi giugne con tre croci, con miglior corso e con migliore stella esce congiunta, e la mondana cera più a suo modo tempera e suggella. A beneficio dei viventi, il sole sorge da diversi punti dell'orizzonte; ma, quando spunta là dove quattro cerchi si intersecano a formare tre croci, esso nasce in congiunzione con le stelle più benigne e sulla rotta più favorevole e può modellare e improntare di sé la materia del mondo nel modo migliore. Analisi del I canto "Paradiso" di Dante lucerna del mondo = sole | foci = punti di origine | giugne = interseca Stile: Notare la metafora del mondo e dei suoi abitanti come cera modellata e a cui viene data la forma voluta. Concetto chiave: In primavera il mondo è nella migliore disposizione a ricevereL'influsso benefico del sole.
Commento: Si parla dell'equinozio di primavera (quando il sole sorge in congiunzione con le stelle più benigne) e della primavera stessa (cioè la rotta più favorevole). Dante conclude il proemio e si butta nella narrazione. Per prima cosa, il poeta vuole stabilire in che momento dell'anno si sia trovato all'inizio del suo viaggio verso il Paradiso e usa tutti questi complicati riferimenti astronomici per farcelo capire. Durante l'equinozio primaverile, il sole è nella costellazione dell'Ariete, una posizione giudicata al tempo molto favorevole. Il poeta colloca qui i fatti che narra in un preciso momento dell'anno, mentre nella terzina successiva darà anche l'informazione sull'ora del giorno più precisa (mezzogiorno).
Fatto avea di là mane e di qua sera 8tal foce, e quasi tutto era là bianco quello emisperio, e l'altra parte nera, 45quando Beatrice in sul
sinistro fiancovidi rivolta e riguardar nel sole:aguglia sì non li s’affisse unquanco. 48Sorgendo da tal punto, il sole aveva portato il giorno all'Eden e la sera aParafrasi:Gerusalemme, e l'emisfero dell'Eden era ormai quasi interamente illuminato, mentre ilresto del mondo era immerso nel buio. In quel momento vidi Beatrice rivolta verso oriente aguardare il sole: mai nessuna acquila lo fissò così intensamente.mane = mattino | aguglia = acquila | unquanco = maiConcetto chiave: è mezzogiorno nel giardino dell'Eden e Dante vede Beatrice fissare il sole.Nota: Opinione diffusa nel passato era che l'acquila fissasse il sole per abituare i piccoli afare lo stesso. Analisi del I canto "Paradiso" di Dante