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ESEMPIO DI SUCCESSIONE IRREGOLARE
(−1) = 1, −1,1, −1,1, −1, …
La successione è irregolare: non converge ad alcun valore né diverge
PROPRIETA’ DELLE SUCCESSIONI
• : ℝ → ℝ () = lim = lim ()
Se esiste tale che allora
→+∞ →+∞
•
Se è monotona (o è solo crescente o è solo decrescente) allora non ammette
limite; in particolare se è monotona e limitata allora è convergente.
ALCUNI LIMITI DI SUCCESSIONI
! ! = ( − 1) ∙ … ∙ 2 ∙ 1
Sia il fattoriale e cioè
lim ! = +∞ lim = +∞
Allora e di conseguenza
→+∞ →+∞
!
• lim =0
→+∞
• lim =0
!
→+∞
ESERCIZI
1+3
• lim = +∞
→+∞ 1 1 1 1
• (
lim ∙ sin = [sin ~ → +∞)] = lim ∙ = 1
( ) ( )
.
→+∞ →+∞
2
+1 1
• lim =
2
3 −+5 3
→+∞ 1
1
log ( )
• lim √ = lim = lim = lim =1
→+∞ →+∞ →+∞ →+∞
• lim √ = ⋯ = 1
→+∞
GRAFICO DELLE SUCCESSIONI
Il grafico delle successioni numeriche è un insieme di punti nel piano che tramite
interpolazione raffigurano una linea spezzata:
TEOREMA DEGLI ZERI
ENUNCIATO [,
: ] → ℝ
Sia una funzione continua;
()() <
Se e cioè la funzione ha segno discorde agli estremi (cioè cambia segno agli
estremi) allora la funzione interseca le ascisse (e se interseca l’asse x vuol dire che la sua
(,
∃ ): () =
immagine è 0):
DIMOSTRAZIONE (metodo di bisezione)
PRIMO PASSAGGIO
Ragioniamo sull’intervallo [a,b] e supponiamo che f(a)<0 e f(b)>0
a b
» Consideriamo ora c come punto medio dell’intervallo [a,b]
0 C
0
a b
Se f(c )=0 allora abbiamo trovato il valore che cercavamo e quindi il teorema è dimostrato.
0
Ma se così non fosse dobbiamo costruire un altro intervallo che chiameremo [a, b ]
1
contenuto in [a,b] che si trova tra [a, c ] o tra [c ,b] tale che f(a)f(b )<0 e quindi continuo ad
0 0 1
indagare dove la funzione cambia segno
C = b
0 1
a b
» Consideriamo ora c come punto medio dell’intervallo [a , b ]
1 1 1
C = b
C = b 0 1
1 2
a b
Se f(c )=0 allora abbiamo trovato il valore che cercavamo e quindi il teorema è dimostrato.
1
Ma se così non fosse dobbiamo costruire un altro intervallo che chiameremo [a, b ] che si
2
trova tra [a, c ] tale che f(a)f(b )<0 e quindi continuo ad indagare dove la funzione cambia
1 2
segno
» Ripetendo il metodo costruiremo una sequenza di intervalli sempre più piccoli (uno
contenuto nell’altro) e se guardo agli estremi degli intervalli stiamo costruendo delle
successioni le cui caratteristiche saranno spiegate nel secondo passaggio…
SECONDO PASSAGGIO
Esprimiamo e proprietà su queste successioni che stiamo costruendo:
1. Stiamo costruendo una successione (a ) il cui estremo a può solo aumentare mentre
n
nell’altra successione (b ) l’estremo b può solo diminuire. E quindi stiamo costruendo
n
delle successioni monotone (monotone perché o solo aumentano o solo
diminuiscono) e limitate (perché i valori di tali successioni sono tutti compresi tra a e
b) −
2. Al passo n la lunghezza dell’intervallo sarà b -a =
n n
3. Le successioni hanno valori di segno discorde agli estremi f(a )f(b )<0
n n
TERZO PASSAGGIO (considerazione)
Le successioni sono convergenti, cioè idealmente diminuiscono fino a
toccarsi in un punto in cui devo dimostrare che la funzione vale zero.
QUARTO PASSAGGIO
Riprendiamo le proprietà delle successioni espresse nel secondo passaggio e per ognuna di
esse scriviamo la conseguenza:
• Leggendo quanto dice la 1. e ricordando una delle proprietà delle successioni,
le successioni (a ) e (b ) convergono e quindi hanno limite finito.
n n −
• ( )
lim − = lim =0
Per la 2.:
2
→+∞ →+∞
( ) ( )
lim − lim = 0
Per l’algebra dei limiti questo significa che
→+∞ →+∞
( ) ( )
lim = lim
E quindi portando il secondo limite a destra
→+∞ →+∞
Dunque i due limiti sono uguali e il loro valore supponiamo sia genericamente c
( ) ( )
lim = lim =
→+∞ →+∞
• Per la 3. e per il corollario del teorema di permanenza del segno, siccome la
successione f(a )f(b ) è negativa allora lo sarà anche il limite
n n )( )
lim ( ≤ 0
→+∞ +∞
Ma abbiamo detto che per n che va sia che diventano e quindi
2
(c)(c) = [()] ≤ 0
(c) = 0
Ma l’unica soluzione a ciò è che
TEOREMA DI WEIERSTRASS
ENUNCIATO [,
: ] → ℝ
Sia una funzione continua;
Allora f ammette sempre massimo e minimo assoluti e cioè:
[, [, ) )
∃ , ∈ ]: ∀ ∈ ], = ( < () < ( =
TEOREMA DEI VALORI INTERMEDI
ENUNCIATO [,
: ] → ℝ
Sia una funzione continua;
Allora f assume tutti i valori compresi tra il minimo ed il massimo:
[, [,
̅ ̅ ̅ ̅
∀ ∈ ] ∃ ∈ ]: = ( )
DIMOSTRAZIONE
PRIMO PASSAGGIO
) )
( = ( =
Sia e
SECONDO PASSAGGIO [,
̅
∈ ],
Sia g(x) una nuova funzione che è il “traslato” della funzione f(x) di un valore
̅
() = () −
quindi
TERZO PASSAGGIO
Scriviamo due aspetti della nuova funzione g(x):
• ̅
, ] perchè < <
g è continua nell’intervallo [
• ) ) ̅ ̅
( = ( − = − < < ̅
)
Valuto (perché
) ) ̅ ̅
( = ( − = − > < ̅
)
Valuto (perché
QUARTO PASSAGGIO
Abbiamo g(x) che è una funzione continua in un intervallo chiuso e limitato che cambia
segno agli estremi e quindi vale il teorema degli zeri.
Per tale teorema
[ ] ) )
̅ ̅ ̅ ̅ ̅ ̅
∃ ∈ , . ( = ( − = → = ( )
CALCOLO
DIFFERENZIALE
DERIVATA DI FUNZIONI
INTERPRETAZIONE ANALITICA
: (, ) → ℝ ∈ (, )…
Data e 0
ℎ ∈ ℝ , |ℎ| ≪ 1)
Ci si sposta da con un incremento molto piccolo (ℎ
0 ( + ℎ) − ( ),
La funzione avrà quindi una variazione variazione che di per sé non è
0 0
significativa se non si rapporta all’incremento della variabile indipendente: cioè questa
variazione, per darci un tasso di variazione, deve essere rapportata all’incremento:
( + ℎ) − ( )
0 0
ℎ
Questa quantità è nota come rapporto incrementale ed è il tasso di variazione medio nel
+ ℎ
momento in cui la variabile indipendente passa da a (tasso di variazione medio
0 0
).
dei valori di rispetto ad + ℎ.
In pratica esprime come varia la funzione mediamente nel passare da a
0 0
Si osservi però questo caso: 1 2
Sicuramente il rapporto incrementale di ed è uguale (hanno la stessa variazione) ma
puntualmente ciò non è vero.
L’idea è quella di lavorare localmente in un intervallo sempre più piccolo e quindi sfruttare
il limite per trovare puntualmente (punto per punto) questa variazione.
( +)−( )
= ′( )
Si dice derivabile in se esiste finito il che è la derivata
→
La derivata è quindi il tasso di variazione puntuale dei valori di rispetto ad
INTERPRETAZIONE GEOMETRICA
Data una funzione che si suppone essere derivabile in , si parte dall’idea di voler
0
definire una tangente ad una curva qualsiasi:
()
Si considera quindi la retta secante ad passante per i punti
))
( , ( ( + ℎ, ( + ℎ))
e
0 0 0 0
L’equazione della secante sarà la seguente:
− ( ) −
() = =
( + ) − ( )
Ordinando per formula inversa:
( + ) − ( )
( )
= ∙ − + ( )
Si nota che il rapporto incrementale corrisponde al coefficiente angolare della secante.
Si nota inoltre che man mano che diminuisce l’incremento, cioè considerando incrementi
sempre minori, la retta secante tende a diventare sempre più retta tangente fino a
quando le due rette coincideranno. →
Dunque, il coefficiente angolare della tangente lo si trova passando al limite per
( + ) − ( )
=
→ = ()
Se questo limite esiste ed è finito allora la funzione si dice derivabile nel punto
e il valore che assume il limite prende il nome di derivata di in
A questo punto l’equazione della retta tangente sarà la seguente:
′ ( )( )
= − + ( )
PRIME REGOLE DI DERIVAZIONE
[] =
Si dimostra:
(+ℎ)−() −
= =0 .
ℎ ℎ
ℎ→